Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: rhys89    12/09/2016    2 recensioni
[Apocalisse zombie!AU]
Aomine e Kise si ritrovano a fare i conti con uno strano virus che ha infettato la popolazione giapponese, e cercano in qualche modo di riuscire a sopravvivere in quell'inferno che è diventata la loro vita.
Credevi di aver toccato il fondo – anzi, di essertici proprio schiantato sopra – quando il virus si è portato via anche Momoi… o meglio, quando lei, ai primi segni del contagio, vi ha supplicato di ucciderla prima che si trasformasse in un mostro. Credevi che dopo aver cremato il suo cadavere e aver sparso le sue ceneri sulle macerie di quella che una volta era la Teikō – era stato il suo ultimo desiderio – quella parodia di vita che vi aveva inghiottito interi non avrebbe potuto diventare ancora più schifosa di così. Ti sbagliavi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autrice

Salve gente!
Ho questa cosuccia piccola piccola (sono appena mille parole) ferma a far la muffa nel computer da secoli, spero che l'idea di farla uscire da lì non sia stata troppo malsana. ^^"

Premetto che io odio gli zombie e tutto ciò che gli è connesso, non ho mai guardato film né tantomeno giocato a videogiochi che li vedessero come protagonisti... ma mi è capitato questo prompt - durante un evento del gruppo facebook We Are Out Of Prompt - che mi ha intrigato un sacco, e quindi ho deciso di mettermi alla prova.

Il prompt in questione è: Aokise - zombie!AU, in cui Aomine anche se non vuole darlo a vedere è letteralmente //distrutto// dal cambiamento, e Kise cerca di essere forte per entrambi.

L'ambientazione è ovviamente post-apocalittica, ma ci sono dei richiami al canon, il POV è quello di Kise e... niente tutto qui. Spero vi piaccia, o che almeno non vi dispiaccia troppo. <.<

Questa storia partecipa alla The AU challenge indetta da DonnieTZ sul forum di EFP.

Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà ^^


Disclaimer: i personaggi e la storia di Kuroko no Basket non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

Buona lettura a tutti! ^_^



Solo una piccola, grande vittoria

 L’incubo è iniziato due mesi, undici giorni e qualche ora fa. Non lo sai di preciso perché non hai idea di che ore siano adesso, – l’unico orologio che avevate ha smesso di funzionare quando vi siete buttati nel fiume per fuggire – ma erano le diciassette e trenta quando in televisione hanno dato l’annuncio di questa fottuta epidemia. La giornalista era giovane e carina, ha fatto un sorriso tutto miele che Dio solo sa da dove l’ha tirato fuori e ha invitato la popolazione giapponese a non farsi prendere dal panico.
E intanto, per le strade, si era scatenato l’inferno… anzi, l’Apocalisse.
 Al tuo fianco, Aomine sta controllando il vostro piccolo arsenale per essere certo che non abbia difetti o mancanze di nessun tipo – e per tenere la mente occupata.
 Osservi il suo viso concentrato senza preoccuparti di farti notare – ormai privacy e imbarazzo sono termini estranei al vostro vocabolario – e ti soffermi sui suoi occhi. Sono arrossati e spenti, gonfi di sonno arretrato e lucidi di lacrime che quel testone non vuole concedersi di versare. Perché i veri uomini non piangono, nossignore. Piuttosto si consumano il fegato cercando di reggere tutto il fottuto peso del mondo sulle spalle.
 Sospiri e riporti lo sguardo sul taglio che hai sul braccio, cominciando a ripulirlo per non rischiare un’infezione.
 Credevi di aver toccato il fondo – anzi, di essertici proprio schiantato sopra – quando il virus si è portato via anche Momoi… o meglio, quando lei, ai primi segni del contagio, vi ha supplicato di ucciderla prima che si trasformasse in un mostro. Credevi che dopo aver cremato il suo cadavere e aver sparso le sue ceneri sulle macerie di quella che una volta era la Teikō – era stato il suo ultimo desiderio – quella parodia di vita che vi aveva inghiottito interi non avrebbe potuto diventare ancora più schifosa di così. Ti sbagliavi.
Dopotutto non è una novità: ti sei sbagliato su un sacco di cose, negli ultimi anni.
 La morte di Kuroko è arrivata come un fulmine a ciel sereno – no, peggio, come una pioggia di meteoriti dritta sulle vostre teste – durante il primo pomeriggio quasi felice dall’inizio di quest’inferno. Vi eravate sistemati in un posto riparato, seduti attorno a un falò improvvisato su cui si arrostiva la patetica imitazione di cena – un coniglio magro e sicuramente tiglioso – che eravate riusciti a mettere insieme senza dover ricorrere alla vostra esigua scorta di cibo in scatola.
 Erano ormai tre giorni che non subivate attacchi di nessun tipo. Non che quelli fossero spariti, ovvio, ma eravate stati abbastanza fortunati da vederli sempre per primi e quindi riuscire ad evitarli.
E, come dei veri idioti, avevate abbassato la guardia.
 Eravate lì tranquilli, a bere acqua calda e a ricordare i vecchi tempi e le vecchie partite. E tra una risata e un battibecco – perché Aomine e Kagami erano pur sempre due galli in un pollaio, in mezzo a una vera e propria guerra per la sopravvivenza come sul campo da basket – Kuroko si era alzato in piedi.
 «Mi scappa.» Aveva mormorato col suo solito tono incolore in risposta ai vostri sguardi perplessi.
 Aomine si era messo a ridere e l’aveva preso in giro, perché uno che sa sparire nel nulla non ha senso che si allontani per pisciare, e per una volta anche Kagami era stato d’accordo con lui – nonostante si conoscessero da due anni, ormai, ancora sobbalzava ogni volta nel ritrovarsi Kuroko vicino all’improvviso.
Ma, a quanto pare, la misdirection non funziona con gli zombie: quei dannati sono più stupidi di una gallina senza testa, ma hanno l’olfatto di un segugio.
 Quando quei tre sono sbucati fuori dal nulla e si sono letteralmente lanciati su Kuroko, il tempo si è come congelato. Pochi, maledetti, istanti dopo era già troppo tardi.
 Stringi i denti e sfreghi l’acqua ossigenata sulla ferita con più forza, cercando di dissipare lo strazio di quei ricordi con il dolore fisico. Non funziona. Non funziona mai.
 Kagami è stato il primo a riprendersi dallo shock ed è stato sempre lui che si è liberato velocemente di quegli zombie. Poi si è avvicinato a Kuroko e l’ha stretto tra le braccia.
 Imprechi tra i denti e ti costringi a cancellare dalla mente quelle immagini. Non vuoi ricordare – non puoi permetterti di ricordare – come Kuroko ha sorriso a tutti voi, né vuoi ripensare alle sue parole di addio o alla sua decisione di farla finita da solo, per non caricarvi di altro inutile dolore.
 Getti il cotone sporco nel cesto dei rifiuti e frughi nella cassetta del pronto soccorso fino ad estrarne una garza – il rotolo è quasi alla fine, dovete iniziare a cercare un’altra farmacia per fare rifornimento.
 Vi siete diretti subito al rifugio, in una busta il coniglio bruciacchiato che nonostante la nausea non potevate permettervi di buttare via e negli occhi il baluginio delle fiamme a cui avevate affidato il corpo senza vita di Kuroko.
 Kagami non è nemmeno entrato in casa: ha detto che andava a fare un giro di perlustrazione, e di non aspettarlo alzati. Sapevate tutti e tre che non sarebbe tornato.
 Respiri a fondo. Ancora. Ancora. Ti concentri al massimo per sciogliere il magone che ti opprime la gola e ricacciare indietro quelle lacrime che senti pizzicare agli angoli degli occhi. Non vuoi piangere, no, non puoi. Non per qualche stupido motivo di orgoglio, – per quanto ti riguarda, anche quella parola è stata depennata dal dizionario – ma perché Aomine è così maledettamente fragile, in questo momento, che basterebbe un niente per spezzarlo. E tu non puoi permetterti di perdere anche lui.
 Sospiri e ti stampi in faccia quel sorriso da star che tanto piaceva ai tuoi fan quando facevi il modello. Poi ti alzi e raggiungi Aomine.
 «Aominecchi, mi bendi il braccio?» Gli chiedi.
 Aomine finge di non averti sentito, – o forse neanche finge, chissà – comunque non ti arrendi.
 «Aominecchiii, per favoooreee!» Esclami ancora, piagnucolando in quel modo infantile che tanto lo irritava.
 Lui si riscuote dalla sua trance e solleva gli occhi su di te – un lampo di vita li attraversa, ed è tutto quello che ti serve per tirare avanti ancora un altro po’.
 «Sei una piaga, Kise.» Borbotta scontroso. Però poi si alza, ti strappa la garza dalle mani e inizia a fasciarti la ferita.
 Sorridi di nuovo, – un sorriso sincero, per una volta – chiudi gli occhi e ti concentri per goderti appieno quella piccola, grande vittoria.


   
 
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