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Autore: DavidMac93    12/09/2016    3 recensioni
L'ombra ha chiesto aiuto in un disperato appello. La luce risponderà, mandando il suo più temerario eroe in aiuto.
Ma prima di tutto questo... cos'è accaduto?
Scopriamolo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non è la fine...

 

Da quando la Triforza era stata distrutta le cose andavano sempre peggio. Il cielo azzurro non si vedeva più da tempo, ma non erano nuvole di pioggia quelle che lo occupavano: sembrava che una spessa coltre di fumo si fosse generata dal nulla, formando uno strato che impediva ai raggi del sole di raggiungere il suolo. Così l'erba si era seccata, diventando gialla, gli alberi soffrivano e nel terreno arido iniziarono ad aprirsi spaccature. Alcune di esse si ingrandirono al punto da risultare impossibili da attraversare e si riempirono di una nebbiolina che ne nascondeva il fondo.

Poi erano arrivati i mostri. Erano apparsi dal nulla e avevano iniziato a seminare il panico, invadendo il regno. Distruggevano, saccheggiavano, uccidevano. La gente cercava di trovare scampo barricandosi nelle proprie case oppure fuggendo nottetempo, sperando di non essere scoperti prima di uscire dai confini del regno.

Fra coloro che avevano deciso di restare, rifiutando di farsi schiacciare dalla paura, c'era un ragazzo. Vestiva una tunica viola ed era armato di tutto punto, scudo imbracciato, Spada Suprema in pugno e bisaccia piena di strumenti utili. Aveva appena lasciato la sua abitazione, deciso a raggiungere il castello per incontrare la principessa e decidere come affrontare quella situazione. Amava la sua terra e non si sarebbe mai arreso.

Come avevano potuto permettere che accadesse una cosa del genere? Che un intero regno venisse condannato a morte per colpa di un gesto sconsiderato? Come avevano potuto pensare che distruggere la Triforza avrebbe messo fine a tutte le guerre? Questi e milioni di altri pensieri gli occupavano la mente e facevano un frastuono assordante, cozzando violentemente uno contro l'altro.

La sua sciarpa svolazzava mossa dal vento mentre avanzava verso la meta, attraversando l'arida piana ingiallita. Era stata ridotta ad una brughiera inospitale, così diversa dalla rigogliosa distesa di prati, fiori ed alberi che conosceva. Si guardò attorno, vedendo in ogni direzione solo assenza di vita.

Colto da un momento di debolezza, si fece sfuggire una lacrima dai suoi occhi color nocciola. Non voleva farsi sopraffare dalle emozioni, non era il momento adatto poiché il pericolo era sempre in agguato. Doveva continuare ad essere l'eroe che era sempre stato, fiero e coraggioso.

Di colpo il vento cessò e seguì il silenzio. L'unico rumore veniva dalla sua mente che continuava a lavorare senza sosta, cercando di elaborare qualche pensiero sensato che potesse aiutarlo a prendere in mano la situazione, ma senza successo. Ad un tratto, il ragazzo sentì uno strano scricchiolio che ruppe la quiete. La sua mente tacque all'istante, mettendo all'erta ognuno dei suoi sensi. Si mise in posizione di guardia. Non era solo.

Proseguì a passo felpato, voltandosi di scatto ad ogni minimo rumore e cercando di capire chi o cosa ne fosse la causa. Era ormai arrivato in vista delle guglie del castello quando vicino al tronco di un albero secco vide una grande figura con il volto di cinghiale fissarlo minacciosamente. Il cuore del ragazzo accelerò picchiandogli violentemente nel petto, gli si mozzò il fiato e gli si seccò la gola, mentre tutto il suo corpo iniziò ad essere invaso dai tremori.

Il mostro si avvicinò a grandi passi, estraendo un'arma che il ragazzo non fece in tempo ad identificare, perché già stava correndo a perdifiato, allontanandosi il più possibile da lì. Non sapeva se il bestione con il muso da cinghiale lo stesse seguendo e non ci teneva particolarmente a scoprirlo, quando fu costretto ad immobilizzarsi di nuovo: davanti a lui era comparso un enorme rettile che si ergeva sulle due zampe posteriori, simile ad un coccodrillo.

Il ragazzo gli puntò contro la spada, che tremava terribilmente assieme a tutto il suo braccio. Indietreggiò di qualche passo, chiedendosi perché mai si stesse comportando in quel modo mentre il rettile digrignò i denti. Fu allora che si accorse di un dettaglio che non aveva mai notato: la Triforza impressa sul dorso della propria mano non c'era più.

Non trovando il coraggio di attaccare il suo nemico, Lavio ricominciò a correre più veloce che poteva in direzione del castello ormai poco lontano, continuando a fissare sconcertato il dorso della mano che stringeva la spada, maledettamente vuoto. Attraversò in un lampo il ponte sospeso sul baratro che si era recentemente formato tra la piana ed il castello, trovando finalmente rifugio al suo interno.

Si accasciò a terra ancora ansimante, poggiando la schiena contro alla dura pietra della parete interna. Aveva perso il Coraggio, era diventato un codardo che non riusciva più nemmeno ad affrontare un mostriciattolo poco pericoloso. Come poteva ridare speranza al regno in quelle condizioni? Quando mai era scappato a gambe levate davanti ad un pericolo?

Inspirò profondamente diverse volte, cercando di calmarsi soprattutto dal panico che lo aveva assalito quando si era reso conto per la prima volta della conseguenza che la distruzione della Triforza aveva avuto su di lui. Si rialzò in piedi e salì l'enorme scalinata che conduceva alla sala del trono. Quando vi fece il suo ingresso, la principessa Hilda era già lì che lo stava aspettando.

«Immaginavo che saresti venuto, prima o poi» esordì lei.

«Era l'unica cosa che potevo ancora fare.»

La principessa non rispose. I suoi occhi viola incontrarono quelli dell'eroe e in un attimo Lavio capì che anche lei sapeva. E come avrebbe potuto essere altrimenti?

«È la fine» sentenziò Hilda, «è accaduto ciò che più temevo. Con la distruzione della Triforza tutto ciò che c'era di buono in questo regno se n'è andato, ed ora non resta altro che il male. Sovrasterà ogni cosa, si prenderà tutto e noi non possiamo più impedirlo. Lorule è morta.»

«Non dite così» tentò Lavio, «finché non ci arrenderemo ci sarà ancora speranza! Noi due ci siamo ancora e non lasceremo che il male ci sconfigga senza combattere.»

«Noi due» ribatté la principessa, «un eroe senza Coraggio ed una principessa senza Saggezza.» Gli mostrò il dorso della mano che una volta ospitava il simbolo sacro. «Abbiamo perso tutto» concluse.

«Sì» concordò Lavio, «abbiamo perso tutto, ma possiamo fare ancora qualcosa per questa terra prima di dirle addio. Ho perso il Coraggio, ma ho ancora le mie armi. Se non riesco a servirmene, almeno devo farle avere a qualcuno che ne sia in grado. Qualcuno che è ancora capace, se vorrà, di aiutarci. Qualcuno che abita nello specchio.»

Hilda osservò lo stemma del proprio regno ricamato sul grande tappeto della sala del trono. Lavio aveva ragione. Potevano ancora fare qualcosa: passare il testimone ad un regno più prospero del loro, se avesse accolto la loro richiesta.

Un regno che aveva ancora una Triforza.

Raffigurata, però, con la punta verso l'alto.

 

ANGOLO AUTORE:

Di nuovo è passato molto tempo dalla pubblicazione dell'ultima storia e anche se ci sono state le vacanze estive questo periodo si è rivelato estremamente intenso, corredato da una fantastica zero ispirazione. Spero di aver rimediato con questa nuova storia.

Forse all'inizio avrete pensato che il protagonista fosse Vio e invece... sorpresa!! C'è poco su A Link between Worlds e ho pensato di arricchire il repertorio con questa shot che, al solito, spero sia piaciuta. Sarò noioso e ripetitivo, pesante, pretenzioso, ecc ecc ma fatemi avere i vostri commenti!! Sono sempre preziosissimi!!

P.S. Credo che le long le lascerò perdere, non riesco ad avere la costanza per pubblicare un capitolo ogni tot e portare a termine la storia.

   
 
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