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Autore: Cordelia    01/04/2005    10 recensioni
"[...]Un giorno ci svegliamo e ci accorgiamo che per 50 anni non abbiamo vissuto. Ma poi ad un tratto ci capita una seconda chance. Si presenta una donna giovane e bella, una per cui proviamo qualcosa. Ci offre una vita insieme a lei. Ma abbiamo una grande decisione da prendere. Perchè dobbiamo rischiare tutto quello per cui abbiamo lavorato per averla.[...]"
Adoro la coppia Sara/Gil! Questa è una delle mie prime ff, e dato che tra poco sarà trasmessa la puntata alla quale mi sono ispirata ho deciso di ripubblicarla....
Leggete e commentate!
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gilbert 'Gil' Grissom, Sara Sidle
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Spoiler!
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INTRODUZIONE
“Triste, vero dottore? I maschi come noi, uomini di mezza età, che hanno permesso al lavoro di consumare la loro vita. L'unico momento in cui tocchiamo gli altri è quando portiamo i guanti in lattice. Un giorno ci svegliamo e ci accorgiamo che per 50 anni non abbiamo vissuto. Ma poi ad un tratto ci capita una seconda chance. Si presenta una donna giovane e bella, una per cui proviamo qualcosa. Ci offre una vita insieme a lei. Ma abbiamo una grande decisione da prendere. Perchè dobbiamo rischiare tutto quello per cui abbiamo lavorato per averla. Io non ce l'ho fatta, ma lei sì. Lei ha rischiato tutto. E Debbie le ha mostrato una vita stupenda, vero? Ma poi se l'è ripresa e l'ha data a qualcun altro, e lei si è sentito perso. Così le ha preso la vita. Li ha uccisi entrambi e ora non ha niente"

LA SECONDA POSSIBILITA'



Qualcuno dice che la vita inizia a 50 anni. Altri che finisce a 30. Io non sono per nessuna delle due ipotesi. Mi trovo a stretto contatto con la morte ogni giorno, e con altrettanta frequenza mi arrendo sempre davanti alla medesima inconfutabile verità. Non esiste un’età nella quale s’inizia a vivere o a morire, perché la vita è più imprevedibile della finzione stessa. La finzione è un’imitazione della vita, che a volta, invece di esasperarla quasi fino all’assurdo, non fa altro che aggiungere d’attendibilità che sembrava essergli stata sottratta.
Come capo della scientifica di Las Vegas mi è trovato davanti a centinaia di casi. Decessi per cause naturali tra le più disparate, e molti, troppi, omicidi. La vita finisce inaspettatamente, e anche se nessuno sembra di noi sembra volerlo credere, un giorno verrà anche il nostro turno.
Oggi ho 48 anni e ho appena deciso di mettere inizio alla mia vita. Ho dedicato troppo tempo al lavoro, senza ricordarmi di me stesso per poter dedicarmi completamente agli altri, che poi sono il mio lavoro. Ma adesso è diverso. Mi trovo davanti a casa tua Sara. Non è tardi sono solo le nove di sera. Mi sto chiedendo che cosa ci stia a fare qua da solo. Sono già due giorni che rimando a domani, ma adesso basta. Il domani non esiste, è solo l’oggi che si presenta ogni giorno cambiato d’abito. Tanto vale togliersi il pensiero subito. E’ strano scoprirsi a titubare davanti a questa porta… alla tua porta… mi sembra di essere un bambino alle prese con la prima cotta, INGENUO, PIENO di SPERANZE, FIDUCIOSO… Sei tu. E’ grazie a te e per te che adesso sono così. Te lo devo dire. Sara, lo devi sapere. Sono passati due giorni da quell’incidente… per poco non ti sei fatta licenziare per aver bevuto quel goccio in più… e forse sono stato io insieme alla mia apparente apatia nei tuoi confronti a spingerti a questo punto…
Quasi senza accorgermene allungo la mano e suono il campanello. L’allegro trillo si fonde con il suono ansante del mio respiro, e stringo più forte il mazzo di rose rosse al petto, pregando che tu venga ad aprire. Lo so, forse portarti dei fiori è patetico, ma è un gesto che spero capirai. Mi aggiusto gli occhiali, e ascolto il ticchettio dorato dei tuoi passi dietro la porta, respirando distratto l’aroma dolce dei fiori che non dolce come il sorriso che mi rivolgi quando apri la porta.
- Oh, ciao…- Non sai come chiamarmi, non sai come comportarti, anche se vorresti fare tante cose, e chiamarmi in così tanti modi che la tua maschera di risolutezza vacilla pericolosamente. Ti porgo le rose, il cui colore intenso si accosta perfettamente a quello delle tue guance. Ti ho sorpreso, e non hai parole.
- Spero siano di tuo gradimento.
- Sono splendide.
- Posso…?- Lascio la frase in sospeso, ma tu capisci e arrossendo ancora mi lasci entrare, permettendo che la porta si chiuda dietro di me. Non ero mai stato nel tuo appartamento prima di adesso, anche se ti ho immaginata talmente spesso ultimamente tra queste quattro mura che quasi mi sembra di stare a casa mia. Posi le rose sul tavolo, e forse speri che sia venuto qui a parlare di lavoro. Lavoro o di qualsiasi altra cosa che non comprenda i nostri sentimenti.
Forse, dato che ti ho portato delle rose di botanica, o di scienza. - Non sono venuto per lavoro. – Decido di mettere subito le cose in chiaro. Non voglio più partecipare ai nostri giochi di sguardi fatti di allusioni e mezze verità. BASTA.
Tu annuisci, non sai da che parte guardare, così ti fissi sul pavimento cercando di sembrare tranquilla. – E allora come mai sei passato?- Il tuo bisbiglio sussurrato mi riempie la testa di una melodia nuova, mai ascoltata, così semplice a bella da sembrare eterea.
Mi avvicino, fissando il tuo viso splendente, facendomi coraggio avanzo di qualche passo, uno dopo l’altro, e adesso sono vicino, così vicino che posso respirare senza fatica la tua timidezza, ed talmente pura e palapabile da lasciarmi incantato.
Protendo una mano verso di te, che non ti opponi al mio tocco, ma rabbrividisci, percepisco il tuo eccitamento ma non voglio andare oltre con le scoperte questa notte. Il sesso rovinerebbe tutto, e non voglio che tu soffra di nuovo a causa mia. Non voglio che succeda mai più…
Ti accarezzo la guancia vellutata, e arrivo a sfiorarti il labbro inferiore con il pollice, mentre i tuoi occhi si serrano in un movimento brusco, quasi non volessi credere a te stessa.
Ma perché non ci vuoi credere, amore? E’ la verità, è la nostra realtà, che non è mai stata più semplice di adesso…
Questo presente che si avvicina così tanto ai tuoi sogni romantici, che forse hai archiviato tra i tuoi sogni più belli, in quel cassetto ordinato che non merita di portare il mio nome.
Questo non è il momento di uscirmene con una delle mie solite citazioni di personaggi illustri, anche se vorrei dedicarti un passo tra i più belli mai scritti, ma non sono sicuro che ne troverei uno adatto a poter sperare di poter compiacere quel dono divino che è il tuo intelletto.
- Gil…- Mi chiami per nome. Non sono molte le volte in cui l’hai fatto e appena sento la lingua scivolare tra le tue labbra tiepide schiudersi per parlare sento un brivido che non mi sarei aspettato di provare giù per la schiena…
Non riesci a dire nient’altro, niente di niente… Così sono io a parlare. So che ai sentito il mio discorso la settimana prima, so che hai capito che mi riferivo a te…Lo, so. – Sara… voglio una seconda possibilità… con te… io avevo paura e…
- Zitto. – Mi dici così dolcemente da sorprendere anche te stessa. Ti fai più vicina, adesso sai cosa devi fare, come l’ho capito io poco fa… - Non devi dire niente… Abbiamo già perso troppo tempo…
Ed è vero. E’ così vero che in risposta un si, sarebbe troppo banale… Così non rispondo, ma riesco solo ad abbracciarti… tu ti lasci prendere, rabbrividendo quando poggi la testa sul mio petto, ascoltando il battito irregolare del mio cuore pompato a mille… Una donna nel fiore degli anni stretta tra le mie braccia, in attesa del niente assoluto. Non è mai stato così facile far passare il tempo come adesso, Sara. Forse tu non lo sai, ma non credo di poter pretendere tutto questo. Non so se voglio che tu passi la tua giovinezza con me, un vecchio quasi, che come garanzia può darti solo il suo amore, e spero che questo sia sufficiente. Il tuo respiro è regolare e fresco, lo sento sul collo leggero e inebriante, come una leggera brezza marina, non voglio perdere tutto questo… ma sai cosa ti dico? La tua felicità è strettamente indispensabile alla mia… non importa più quello che voglio io, ma quello che desideri te per te stessa, per la Sara Sidle che ti sei figurata nel passare degli anni, e voglio che tu me lo dica ora, che adesso tu faccia questa scelta.
- Sei così bella…- Sussurro. Avverto il tuo sorriso candido e la tua nuca volgersi verso di me. Mi trovo davanti ai tuoi occhi, ai tuoi intensi occhi castani che parlano da soli, sprizzano gioia da ogni capillare, e in questo momento non mi ricordo di averli mai visti più luminosi.- E così giovane…
Improvvisamente hai paura. Lo sento, ti irrigidisci così brutalmente da farmi star male. – No, ti prego non dirlo…- Mi supplichi. - Non ha importanza, non ha importanza l’età… ti prego. – Ora piangi. Delle minuscole goccioline argentate si formano intorno ai tuoi occhi, scendendo giù fino alla tua bocca. Mi concentro su di essa, e tu ti prepari al peggio… ma non avviene perché come in un film, a lentezza affascinante avvicino la mia bocca alla tua fino a che non ci fioriamo e cimentiamo in un bacio,forse il primo, da quello che posso ricordare, perché adesso tutte le mie scorse storie mi sembrano così lontane e irreali da farmi pensare che non siano mai accadute. Il bacio è un’apostrofo rosa tra le parole t’amo… ed è strano, perché tutto, i nostri movimenti, i nostri gesti, il nostro modo di muovere la testa uniti insieme, i nostri sorrisi e sguardi, tutto fa trasparire il sentimento reciproco che ci unisce, e mi chiedo se ci sia bisogno di esplicitarlo…
Ricordo di una volta, quando ancora lavoravamo insieme come due semplici colleghi ed eri un semplice livello 2, che avevamo appena lavorato ad un caso insieme, uno dei nostri tanti successi. “Vorrei essere come te… Senza emozioni…” Oh, Sara, io sento emozioni, forse anche troppe… se solo percepissi tutto quello che sto provando adesso, forse capiresti!
Adesso ci sono così tante cose da dire, cose da fare, azioni da organizzare, luoghi da visitare, decisioni da intraprendere…ma mi viene in mente una sola parola.
- Grazie.
Tu alzi la testa e mi guardi sorridendo con gli occhi ancora lucidi. – Di cosa? Ogni risposta mi sembra così banale e scontata che sono tentato di non parlare, per paura di rovinare tutto. Ma tu ti meriti una risposta, Sara. Ed è quella che ti darò. – Di esistere, e questo credo sia sufficiente.
Sento i battiti del tuo cuore farsi più veloci, una musica dolcissima e insieme quasi preoccupante per la sua intensità non richiesta. - Che cosa faremo adesso?
- Tu cosa vorresti fare?
Ci pensi, ma non troppo. La risposta ormai ce l’hai pronta da molto tempo. Ci sono così tante cose che vorrei fare, che vorrei sperimentare, ma senza di te, che gusto ci sarebbe? Aspetto che tu parli, mentre con una mano ti scompiglio delicatamente i capelli che profumano di gigli… Ti ritrai un po’, poggiandomi le mani sul petto e cercando le parole adatte da dire in questo momento. Forse stai cercando un punto di partenza, o forse solo un indizio. – Io… Oddio, ci sono così tante cose… ma prima… prima vorrei sapere fino a che punto…
- Fino a che punto sono disposto a spingermi?- Dico concludendo la tua frase. Tu annuisci quasi timidamente.
- Sara tu hai anni e sei nel fiore della tua età… sembrerò un vecchio cretino per dirtelo, ma forse è ora che tu metta su famiglia… con la persona che hai scelto per starti a fianco…
Sorridi e mi baci di nuovo, questa volta con più passione. – E sei disposto a essere tu quella persona?
Nella mia testa ormai la fantasia che non è stata soppressa dalla parte logica del mio cervello è partita al galoppo. Vedo te, raggiante in abito bianco da sposa, stupenda quasi come adesso, e io all’altare con lo smoking nero, affiancato da Brass come testimone, che vicino a Catherine sorride ammiccando verso di te. E sento improvvisamente che tutto adesso è così… GIUSTO… non lo era mai stato prima di adesso. - Non chiedo altro.- Mormoro affondando la faccia nell’incavo del tuo collo.
- Ti amo Gil. Ti amo.
Tutto si fonde in un incredibile gioco di colori e senza averne coscienza, alzo la testa e ti vedo. Ma il tuo viso è lontano dal mio e come scenario non c’è il tuo appartamento, ma il mio ufficio. Tu mi stai dicendo qualcosa che non capisco, e scuoto la testa. – Scusa… non… non ti seguo…
Tu sbuffi. – Grissom, ti sto semplicemente chiedendo qualche giorno di ferie per sposarmi, non mi sembra da pazzi! Non farò la luna di miele se ti può far sentire meglio, in modo da poter stare via il meno possibile. Ah, ovviamente sei invitato anche tu alla cerimonia.
- Non sapevo ti vedessi con qualcuno così seriamente in questo periodo. Chi…
- Gil ti prego, sono già in ritardo per la scelta dell’abito!- Tagli corto te. - Non ho tempo di una delle nostre chiacchierate da adolescenti, Hank è uno al quale non piace aspettare. Mi firmi il permesso, per favore?
La fatica stringo la penna tra le dita, premendo forte sulla carta, incido la mia firma. Ti porgo il biglietto con un falso sorriso. – Porta i miei saluti ad Hank.
- lo farò.- Dici girandoti verso l’uscita. Il mio bel sogno si è frantumato in un mille sfumature, e tu corri verso il tuo uomo, lasciandomi precipitare inconsciamente in un abisso senza fine. Era un sogno… solo un sogno. Ma a noi della scientifica non è concesso di sognare… quindi, addio Sara.
Addio.


  
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