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Autore: fervens_gelu_    13/09/2016    1 recensioni
E, lo stesso, dicasi per il bruciore che ancora lui provava. Non più sul suo volto, ma dentro di sé. Nello stomaco che si aggrovigliava ogni qualvolta la mente si assopiva per ricordargli che lei era ancora viva e lo stava aspettando, nell’anima, rea di non averlo condotto da lei, nel petto, che faceva male, che dolorante sferzava il corpo ormai senza più sentimento del ragazzo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ash, Misty | Coppie: Ash/Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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1 Aprile 1997, non un giorno qualunque. Mi alzavo, ogni giorno, pensando a quella data.
Quella mattina mi ero destata molto presto, avevo numerosi incontri da affrontare. Mi ero assentata per qualche giorno dalla palestra per sbrigare alcune commissioni e, così, dovetti darmi da fare, dato che le mie sorelle non ne volevano affatto sapere di svolgere la loro mansione di capopalestre. Ormai erano interessate esclusivamente ai concorsi di bellezza e alle performance di nuoto sincronizzato. Non pensavano ad altro.
-Non ne posso più, sono sfinita, un altro sfidante e potrei davvero cadere a terra dalla stanchezza- mormorai a bassa voce.
La sua voce venne udita da un ragazzo che, con un tono deciso, cominciò:
-Sono io il prossimo sfidante-
Mi voltai, non potevo credere ai miei occhi… era lui, era Ash. Cosa ci faceva qui, nella mia palestra, dopo tutto questo tempo. Non riuscivo davvero a concepirlo.
I ricordi scorrevano veloci, inesorabili… non mi facevano respirare.
Non posso davvero credere sia lui. Strofinai lievemente l’occhio sinistro, lucido e leggermente appannato nel vedere i suoi capelli, il suo capellino, nel vedere Lui. Non riuscivo a proferire parola. Avevo atteso così tanto tempo per poterlo rivedere ma ero scioccamente ferma sul pavimento dell’edificio, immobile come una statua. Mi sentii quasi mancare, mentre, vedendo il Pikachu sulla sua spalla mi accinsi a ricordare. A ricordare il nostro primo incontro, a ricordarmi di lui, a riesumare, ad assaggiare l’unico frammento che mi aveva ancorato alla sua persona. Il ricordo. Ormai rimaneva solamente quello da tempo. Anche se,ora,  lui era davanti a me, per me era come se non ci fosse. Intrappolata nel passato, non riuscivo a digerire questo suo cambiamento. Anche se sentivo ancora di provare qualcosa per quel ragazzo. Altrimenti non sarei arrossita visibilmente. No, decisamente.
Venni catapultata nel momento in cui lo incontrai. Quel giorno farà parte per sempre di me…
Non è un giorno qualsiasi, per me è il giorno. La data del nostro primo incontro, che avrebbe segnato le mia vita, qualsiasi cosa avrei fatto poi, anche se da sola, anche se non più insieme a lui, anche se come un'anima disgiunta da lui. Chissà se anche lui sta pensando ciò che in questo momento penso anche io.
Ma, forza Misty, chiediglielo, è di fronte a te… Tutto era ormai offuscato dalla nebbia, dalla nebbia dei miei pensieri. Quasi non riuscivo a parlargli. Di fatto, sembravano passati infiniti minuti, ma, in realtà, il tempo si era fermato, al ritmo del mio cuore… il cuore che faticava ancora a battere a quella vista.
 Ci saremmo stati sempre l’uno per l’altra… questo era quello che ci dicevamo quando viaggiavamo insieme.
Prima di tutti gli incontri in palestra, pensavo a lui, Lui mi faceva vincere, mi spronava a continuare a lottare, anche quando era tutto finito. Pensavo a lui, ma lo facevo inconsciamente e inconsapevolmente. Insomma, avrei dovuto dirglielo, avrai dovuto dire quello che provavo, ciò che sentivo nei suoi confronti. Ma, anche se era lì, di fronte a me, lo sentivo distante.
Avrei dovuto vomitargli addosso tutto quello che avevo tenuto dentro per così tanto tempo. Avrei dovuto dirgli che lo amavo, che la mai vita non era la più la stessa e che io ero un’altra senza di lui. Senza di te, Ash Ketchum… il ricordo cade irrimediabilmente su di te, sempre, per sempre.
Vedevo la sua immagine sfocata, non era più nitida come un tempo, come poteva essere possibile. Mi aveva parlato un attimo fa.
No, non posso permettergli di andar via. Sentivo i suoi passi retrocedere. Il ricordo aveva risucchiato anche il vero Ash, l’Ash che avevo sempre amato. Forse, mi ero innamorata di un ricordo…
Vedevo il suo volto smaterializzarsi, avvolto dalla nebbia dei miei stressi pensieri. Cercavo di parlare, per farlo rimanere, ma la voce era ferma, riuscivo a malapena a muovere le braccia.
Ingabbiata nel ricordo… ed ecco che tornano, che mi avvolgono, mi rassicurano, mi cullano. Perché? Non posso vivere nel mero ricordo!
Intravidi, improvvisamente, lo scoglio in cui lo incontrai per la prima volta.
Il destino ci aveva fatti incontrare. Quelle parole risuonano nella mia testa da quando l’ho abbandonato nel suo viaggio.
Da quel giorno…
Niente sarebbe più stato lo stesso. Quando meno lo si aspetta, qualcosa di speciale bussa alla porta. Ma bisogna carpirlo in fretta, per non farselo sfuggire, per non lasciarlo andare via trasportato dal vento… tenere stretto il ricordo per rivivere quel giorno, quel momento, l’attimo in cui ho posato lo sguardo su di lui. Il momento in cui le prime parole hanno accolto l’orecchio dell’altro. Così forti, sferzanti come ero solita esprimermi, con quell’acume e fiele che mi caratterizzavano. E, il momento in cui, il coraggio, la lealtà, la sua incredibile tenacia, avevano, invece, colpito me. Sicuramente insieme alla sbadataggine, alla testardaggine e alla sua incredibile ingenuità.
Un ragazzino così testardo, così sciocco era diventato la mia ragione di vita. Non voglio crederci.  Ma, anche se, ora lo avevo davanti, non riuscivo a proferir parola. Era solo impalpabile ricordo.
I miei occhi smeraldini si iniziano a tingere di lacrime che hanno il sapore della salsedine del mare. O forse del cloro... troppe ore passate in piscina con i miei Pokémon d’acqua, credo.
Niente, la sua immagine era sempre più sbiadita. Stava voltando le spalle, i suoi occhi color cioccolata non guardano più il mio volto. Guardano a terra. Aveva uno sguardo smarrito, perso nel vuoto.
Questo non è l’Ash che conosco, non può essere lui.

-Come pensi che possa essermi sentito, eh…- mi dice mentre indietreggia, sempre più.

Non riesco a dire nulla. Ma lui è lì. Davanti a me. Più distante. Ma è comunque lì. Cosa aspetto a parlargli. La voce non ne vuole sapere di uscire.
Quindi, anche lui, si è sentito solo e abbandonato senza di me. Non riesco a capire. Se solo potessi spiegare e lui mi potesse spiegare. Se riuscissimo a parlare. Entrambi.
Io ti ho amato, e ti ho anche odiato. Ma ora ti amo. Io ti amo. Erano le parole che ronzavano nella testa, ma che non riuscivo a far uscire dalle labbra, dalle mie labbra incollate, appiccicate.

La tua voce mi fa calmare, mi rassicura, ma, ora, mi spaventa.

Sei stato tu che mi ha abbandonato.

Tu, che mi hai lasciato andare.

Tu, che non mi hai permesso di chiarire.

Tu, che non mi hai mai fatto una telefonata.

Tu, che che sei sempre stato nei miei pensieri.

Tu, che mi hai trafitta.

Ma è stato il fato che mi ha fatto incontrare te. A questo punto non avrei mai voluto incontrarti, avrei preferito rimanere qui, a Cerulean, senza averti mai conosciuto. Mai.
Le lacrime scendono prepotenti sul mio volto, mentre ti sento sempre più distante. Hai già fatto qualche passo, non mi guardi più, ti stai facendo sempre più piccolo, mentre il ricordo è sempre più imponente.

Perché, se non è stato un caso incontrare te tra tanta gente, non saprei proprio cosa potrebbe mai essere…

Questa è la mia storia, non posso di certo fermarmi ora. Proprio no. E’ la nostra storia. Cerco di combattere contro me stessa per parlargli, per dirgli che abbiamo sbagliato, sì, abbiamo sbagliato, ma lo abbiamo fatto insieme. Io perché non sono andata mai da lui, ma anche lui non mi ha mai cercata, forse perché pensava che lui por me non fosse nulla, soltanto un semplice compagno di viaggio. Ma io pensavo di avergli dimostrato, attraverso numerosi gesti, ciò che provavo realmente.

Sono immobile, come la nostra storia, che non vuole andare aventi, che preferisce rimanere ancorata al passato, cibandosi del ricordo, intersecando piccoli nodi che ci terranno sempre legati, in modo leggendario.

Siamo una cosa sola Ash. Ecco quello che avrei voluto dirgli. Intanto, fuori, vedevo una pioggia di fiori di ciliegio cadere a terra. Sono così belli. Ma cadono così rapidamente, non lasciandogli lo spazio di rimanere ancorati all’albero che li nutrirebbe. Così io mi sentivo quando non avevo accanto Ash. Come un fiore di ciliegio.

Era primavera. Come la stagione in cui lo incontrai per la prima volta.

Ti ricordi quando ti toccai per la prima volta?
Volevo dirglielo, ma non riuscivo, le corde vocali non mi permettavo di creare suoni di alcun tipo.
I ricordi presero il sopravvento.

Uno schiaffo per l’esattezza. Un ceffone in pieno viso. Il segno delle mie dita sulle tue guance poteva ancora essere scorto.

 E, lo stesso, dicasi per il bruciore che ancora lui provava. Non più sul suo volto, ma dentro di sé. Nello stomaco che si aggrovigliava ogni qualvolta la mente si assopiva per ricordargli che lei era ancora viva e lo stava aspettando, nell’anima, rea di non averlo condotto da lei, nel petto, che faceva male, che dolorante sferzava il corpo ormai senza più sentimento del ragazzo.
Ti parlai, lì, su quella roccia. Proprio lì sarebbe iniziato qualcosa che sarebbe durato in eterno. Il destino ci aveva chiamati a sé, non potevamo sottrarci. O, forse non lo abbiamo voluto. Altrimenti, tu non saresti venuto qui, da me e io, non ti avrei aspettato qui, consapevole che saresti tornato.
Con i tuoi passi cadenzati, sento che ti stai allontanando. Ti sento come un ricordo lontano, ormai.

Una freccia, un nuovo dardo era stato scoccato e tutto finì come era iniziato. A volte il destino può essere crudele, bisogna cercare di arrestarlo, di farlo rallentare nella sua corsa. Ma io non riuscivo. O almeno non come desideravo.
 Lo si può fare con il ricordo o andando avanti, senza più guardarsi indietro, senza più voltarsi.
Io aveva scelto il ricordo.
Lui era andato avanti. Ma era tornato, adesso. Non potevo permettere che se andasse un’altra volta, non potevo farlo. Ma, forse ,era troppo tardi.
Sto per buttare via anni insieme, anni all’insegna del divertimento e del sentimento, come se tutto quello che ci aveva coinvolti non fosse veramente importante. Fosse solo una parte della nostra vita, destinata ad essere dimenticata, scolorita dal tempo, sbiadita dalla salsedine del mare che faceva, ogni giorno di più, bruciare i miei occhi. I miei occhi cristallini che ancora lo aspettavano. Io che lo attendevo a  braccia aperte. Ma, ora che era qui, non riuscivo a parlargli, non riuscivo a vederlo nella sua interezza. Vedevo un altro Ash. Non quello che realmente avevo conosciuto.
Ash, era ormai vicino alla porta e, come era venuto, stava andando via.
Erano passate delle ore da quando Ash aveva fatto irruzione nella sua vita. Per la seconda volta. Diamine, per la seconda volta… sembrava passato qualche minuto…
 Il tempo passa e non cancella. Non cancella il sentimento, il dolore, le gioie. Sembra quasi sia io, ormai, a controllare il tempo, tanto vi sono rimasta dentro. Sono rimasta nel mio ricordo, intrappolata, lì. Stretta in una morsa, nemmeno un incantesimo potrà liberarmi da questa morente e degradante condizione. Nemmeno Lui, oramai…

Lui, che stava andando via, lasciandomi, qui, da sola, a piangere.

Lui, che aveva incolpato me.

Lui, che mi ha fatto soffrire per la seconda volta.

Lui, che, nonostante tutto, amo ancora.

Tutti i giorni passati con Lui non torneranno più, perché l’ho lasciato andare, per sempre. Non sono riuscito a dare una seconda chance a me stessa. Credo.
Una lacrima, quasi di cristallo, viene versata e si infrange sulla terra.
Forse lui mi ama, forse lo ha sempre fatto, chissà. Ma, ormai non mi è dato scoprirlo.
Un tonfo assordante e la porta dietro di Lui si richiuse.





Passarono mesi da quel brutto incubo. Perché, sì, era solo un gigantesco incubo.
Ero svenuta, sfinita, dato che non mangiavo da giorni, e sono stata assalita dai ricordi, che, questa volta, hanno fatto materializzare un brutto sogno, uno di quelli in cui non vorresti mai capitare.
Pungolata dai miei stessi ricordi e lacerata dall’orgoglio, dalla paura di fallire, spronata dall’incubo, dopo numerosi rimuginamenti avevo, finalmente compreso che ciò che più desideravo più ardentemente era lui. Lui e soltanto lui. Senza di Lui saresi stata un’anima vagante nell’Universo, senza scopo alcuno, vuota. Perché mi resi conto di amarlo.
Eravamo ognuno la metà di qualcosa. Ma di cosa? 
E’ passato ormai troppo tempo, ed entrambi, non l’abbiamo ancora provato, l’Amore. E, forse, mai lo proveremo. O, almeno non credo Ash abbia trovato una ragazza…
Guardo dalla finestra mentre fuori incombe un gigantesco temporale. Chissà se si ricorda ancora di me. Chissà. 

 


 

 


Non posso più resistere. Il ricordo di lei mi uccide. Ero cresciuto, erano passati tanti anni. Forse sarebbe stato meglio lasciare i Pokémon al Professore e tornare da lei a Cerulean. Per poterla abbracciare, per poterle dire che nessuna ragazza l’avrebbe mai eguagliata. I suoi occhi. I suoi capelli. Il suo volto. Il suo carattere. Ma soprattutto per dirle quello che avevo tenuto nascosto per troppi anni. L’amore per lei.
Questo è ciò che pensavo, mentre cercavo invano di dare una forma ai capelli corvini sempre spettinati.
Le avrei solo voluto dire:
- Ti amo misty…- forse l’avrei resa felice
-Anche io ti amo Ash- ero corsa da lui, non potevo più aspettare troppo tempo.

-Il professore mi ha detto dove ti eri recato, per fortuna mi ha detto che ti trovavi alla Lega di Kalos. E' stato facile raggiungerti. Mi ha detto che disputerai il tuo primo incontro domani. Ho preso la prima nave da Vermilion City. Il sogno, la nebbia, i miei occhi, tu… in quel momento soltanto avevo capito di averti perso… oh, no, che sto dicendo… sei sempre il solito ragazzino, non sei cambiato poi tanto eh.
-Quanto parli, è possibile che non riesci mai a stare zitta- mi ammutolì
Ci guardammo per un attimo, forse per due.
Mi baciò. Sentii premere le sue labbra sulle mie.
In quel momento ci fu un intreccio di cuori. Spezzato da un violento acquazzone.
Ci guardammo per un istante e ridemmo di gusto. L’acqua ci aveva sempre accompagnati nei momenti più speciali. Faceva da cornice alla nostra storia.
E così, forse troppo felice per questa vista meravigliosa, voleva partecipare anch’essa, sotto forma di pioggia, a quel meraviglioso contatto, quel ricongiungimento etereo di noi due.

Anche se passano giorni, mesi, anni, l’amore vero, non passa, immutabile, rimane scolpito nei candidi cuori e nelle menti pure, come quelle di due ragazzi, che ancora non sanno cosa sia l’Amore. Ma che lo avrebbero, d’ora in poi, scoperto, assaporato, masticato, consumato e ingannato. E lo avrebbero fatto insieme. Per sempre.

   
 
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