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Autore: Elis_06    13/09/2016    4 recensioni
E se...la storia dell'incontro tra Harley Quinn e il Joker fosse tutta al rovescio? E se fosse Jack Napier, psicologo dell'Arkham Asylum e colui che un giorno diverrà la famosa nemesi di Batman, ad innamorarsi follemente e perdutamente della sua paziente Harley Quinn, pericolosa criminale di Gotham City? Come sarebbe il loro incontro?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harley Quinn, Joker
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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[Suicide Squad] What if...?

 

Finalmente.

Dopo settimane e settimane passate a supplicare il direttore dell'Arkham Asylum di affidarmi il nostro ultimo caso per assisterlo durante il suo percorso di cura psichiatrica, finalmente il vecchio burbero ha ceduto.

Questa paziente sarà la chiave del mio successo. Ho saputo da vari ed illustri colleghi, rassegnati a continuare solo dopo pochi incontri con il nostro nuovo famoso ospite, che la sua è una mente affascinante, ma terribilmente contorta. Ho saputo di alcuni psicologi, anche esperti, che si sono lasciati abbindolare e sono diventati i suoi schiavetti personali, aiutanti in grado di farla scappare dalle diverse prigioni cui è stata inviata. E la lista è lunga.

D'altra parte, facendo il mio lavoro, si rischia di ritrovarsi con il coltello dalla parte sbagliata nel giro di qualche secondo. E in questo lavoro, ogni secondo può salvarti la vita.

Non è a questo però che penso mentre aspetto impaziente che arrivi il mio tanto atteso caso da curare, no. Sto pensando a come riuscirò ad estorcerle qualche informazione personale per cercare di familiarizzare ed infine farla crollare. Sarà dura, ma sono pronto.

Il registratore è acceso. I fogli con quel poco che si sa di lei sono qui davanti a me. La sedia pronta a riceverla giace silenziosa di fronte alla mia scrivania.

“Sì, sono pronto a riceverti, Harley Quinn”

 

 

-Ehi, novellino. Ecco la bambolina che hai ordinato...Che faccio, le lascio le manette?- a parlare è stato un energumeno in tuta antiproiettile e casco protettivo che tiene ben strette tra le mani quelle della mia paziente. Lei è a testa bassa, come a voler nascondersi dal mondo, eppure ogni tanto prova ad alzare lo sguardo in cerca di qualche oggetto familiare. “Curioso”

Gli occhi della guardia sono nascosti da occhiali da sole molto scuri, sebbene siamo in un luogo chiuso e senza sole, ma posso benissimo notare quanto siano spazientiti dal mio non rispondere subito alla sua domanda.

-Sì, per adesso credo che sia il caso di tenere le manette, per testare il “campo di battaglia” senza cercare di rimetterci un dito- affermo sicuro, sorridendo appena verso la mia paziente, che alza leggermente lo sguardo verso di me, senza allegria o sicurezza. Incrocio per un attimo i suoi occhi spaesati, quasi spaventati, e per un attimo provo lo strano, ma irrefrenabile impulso di toglierle le manette e condurla di persona fuori da questo buco di malati dimenticato da Dio.

“Ora capisco come si devono essere sentiti i miei colleghi” penso con amarezza.

La guardia toglie il disturbo ed io e Harley Quinn rimaniamo soli.

-Dottor Jack Napier- dico, tendendo la mano verso di lei, in attesa che me la scuota di rimando -può semplicemente chiamarmi dottore.

Niente. Né un movimento, né un respiro, né una qualsiasi cosa che mi indichi che la mia paziente sia ancora viva.

“Curioso” mi ripeto tra me e me “solitamente, a questo punto i malati più gravi tenterebbero di scappare, di schernirmi, o comunque di fare QUALSIASI COSA. Sento che questo caso sarà più interessante del previsto”

-Posso chiamarla Signorina Quinn?- chiedo ancora, nella speranza di ottenere qualcosa in risposta.

Ancora niente.

Mi avvicino di più a lei e cerco di usare il tono più gentile che conosco: -Sa, se non prova a parlare un po' con me di come si sente, di cosa prova, non riuscirà a guarire. E niente Harley Quinn in salute, niente sconto della pena. Non vuole passare tutta la sua vita qui dentro, vero?- con anni di lavoro, si impara ad avere a che fare anche con i più testardi. È come parlare con dei bambini: devi tirarle fuori tu, le parole, per iniziare, poi loro proseguiranno da soli.

E finalmente ottengo qualcosa: una risata, esagerata e scomposta, ma con un che di contagioso, di attraente.

Alza lo sguardo verso di me, con un sorriso sbilenco sulle labbra: finalmente posso osservare Harley Quinn in tutta la sua pazzia. O meglio, in tutta la sua bellezza.

Ha lunghi capelli bianchi, tinti sulle punte da una parte di rosso, dall'altra di blu. “Chissà come se li è fatti...”

La carnagione è albina, la più chiara che abbia mai visto, e ha qualche disegno nero sotto gli occhi. Cuori.

Le labbra sono piccole, ma molto carnose; gli occhi di un azzurro spento, come se fossero stati schiariti con la candeggina.

Tutte queste cose le avevo già notate nella foto segnaletica, ma mai avei immaginato quanto potesse essere diversa una fotografia dalla realtà.

-Dunque, posso chiamarla Signorina Quinn...?- tento ancora, approfittando del momento di debolezza.

Lei smette di sorridere, mi squadra con quei suoi occhi incredibilmente magnetici e finalmente dice qualcosa: -Lei può chiamarmi come vuole, dottore- ha una voce profonda, armoniosa, quasi sensuale. Si lecca le labbra. Rabbrividisco. Sono stupito della mia reazione.

-Bene, allora possiamo dare inizio alla nostra prima seduta- unisco le mani ignorando la stretta che inizia a stringermi il petto e mi alzo per andare a controllare che il registratore sia acceso e funzionante. “Non vorrei non aver registrato questo primo scambio di parole”

Quando mi sono accertato che il registratore sia attivato, mi giro di nuovo verso la mia scrivania e trovo Harley in piedi che mi guarda divertita.

-Bene, vedo che ha già appurato che è libera di fare ciò che vuole, qui- dico tranquillo, sebbene un piccolo brivido, di nuovo, mi stia attraversando la schiena.

-Può alzarsi, camminare, ma non può usare...- non finisco la frase perché Harley fa saltare la sicura delle manette e se le toglie con fare indifferente. Poi mi guarda di nuovo come prima, come se non fosse successo nulla.

Sospiro rassegnato, pensando a come tornare INTERO alla scrivania e schiacciare il pulsante di emergenza per avvisare le guardie fuori dalla porta di intervenire.

-Diceva, dottore?- Harley mi parla sogghignando, come se fossi stato uno sciocco a non pensare che si sarebbe liberata in poco tempo. “E in effetti, non ha tutti i torti...”

-Dicevo che non poteva usare le mani fino a qualche secondo fa. Beh, a questo punto, direi di accomodarci.

-Sì, dottore. Accomodiamoci- ha un che di accattivante il suo tono di voce. Per quanto uno tenti di resisterle, Harley Quinn rimane la pazzoide più attraente che io abbia mai visto. E di pazzoidi ne ho viste tante.

Mi avvicino lentamente, ma con passo apparentemente sicuro, finché non mi ritrovo quasi faccia a faccia con la mia paziente, che mi rimira in tutta la sua maestosità.

Cerco di svoltare verso la mia scrivania, ma Harley si muove di scatto verso di me e mi blocca contro il muro.

-Mi dica, dottore. Lei che cosa vuole?- sta giocando con me, sta cercando di indurmi a mostrarle le mie debolezze.

-Mi pare che qui sia lei quella che ha bisogno di una cura, non io- dico, per cambiare discorso. Sto sudando freddo, diamine.

-E siamo sicuri che in realtà non sia lei, il pazzo, tra noi due?- risponde allora lei, accompagnando il tutto con una risata uguale alla precedente.

Si sta avvicinando, ora sento il suo fiato confondersi col mio. Sento di non riuscire più a farne a meno, di questa vicinanza.

-Non ha risposto alla mia domanda- osserva lei, mentre con il suo naso mi sfiora le labbra, la bocca semi aperta e uno sguardo di desiderio negli occhi. Uno sguardo PERICOLOSO.

-Ciò che voglio, Signorina Harley, è aiutarla a guarire- dico quasi balbettando mentre osservo rapito i movimenti della mia paziente, incombente su di me da troppo, troppo tempo.

Ed ecco che, mente sto per ricambiare quelle attenzioni, si scansa velocemente e ride di nuovo.

-Sa, dottore, lei è diverso da qualsiasi altro uomo che io abbia mai affrontato. Lei non cerca di sottomettermi con la forza, lei cerca di convincermi a farmi sottomettere- si sta allontanando, e per un solo, FOLLE istante, cerco di seguirla per non staccarmi di dosso la splendida sensazione che provavo quando le nostre labbra stavano per incontrarsi.

-Ed è- deglutisco a fatica -una cosa positiva?

-Questo me lo deve dire lei- risponde Harley, tornando a sedere.

Anch'io mi risiedo, ma non aziono l'allarme. Non ho più paura.

Voglio davvero aiutare Harley, ma non come psichiatra. Voglio renderla felice, farla guarire, fare cose che, qualche settimana fa, mente aspettavo di incontrarla per la prima volta, non mi sarei mai sognato nemmeno di pensare.

Il percorso di cura psichiatrica di Harley Quinn, sotto la mia guida, è appena iniziato.

E non posso fare a meno di sentirmi già più folle di lei.

 

 

-Angolo autrice-

Ciao gentaglia! Dunque, ecco qui una one shot scritta dopo aver visto al cinema questo film che mi ha lasciato con un finale che conferma la veridicità di una coppia che, personalmente, ho amato e continuo ad amare alla follia.

So che ci sono state diverse critiche riguardo la relazione tra il Joker e Harley Quinn, ma io preferisco di gran lunga il Joker romantico rispetto al Joker infame che abbiamo visto nei fumetti e nelle serie TV.

So anche che magari per gli esperti questo radicale cambiamento della loro storia d'amore può essere piuttosto seccante, ma io non sono un'esperta al riguardo, quindi Amen. XD

Detto questo, spero che la storia vi sia piaciuta.

Ad una prossima fanfiction,

Elis

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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