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Autore: HermionTris_fangirl    13/09/2016    1 recensioni
Post-HLV. FemLock.
"Vieni a vedere il tuo figlioccio." mormorò piano Joan, appena senza fiato.
Sherlock fece qualche passo avanti, le mani che tremavano. Tutto questo è ridicolo, è solo un bambino.
Eppure, appena lo vede, si innamora per la seconda volta nella sua vita.
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Elizabeth Sherlock Sofia Holmes."
"Cosa?"
"E' il mio nome completo- se cercate un nome per il bambino."
"No, abbiamo fatto una radiografia. Siamo abbastanza sicuri che sia un maschio."
"Oh. Okay."
"Già...Sai, non riesco a trovare niente da dire."
"No, neanche io."
"..."
"Joan, c'è una cosa che dovrei dirti. Ho sempre cercato di dirtela, ma non ci sono mai riuscita. Dal momento che è improbabile che ci rivedremo, sarà meglio che te la dica ora. Sherlock è un nome da ragazzo."
"No, non lo è."
"Almeno ci ho provato."
"Non chiameremo mio figlio come te."
"Penso che potrebbe andare."
"..."
"Ai nostri tempi migliori, Joan" 


Vi sono mancato?

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Sherlock passeggiava lungo la sala d'attesa dell'ospedale. 

Poteva sentire Joan gridare. Joan che provava dolore, Joan che piangeva e Sherlock non poteva aiutarla, non poteva fare nulla...Poi, improvvisamente, il pianto di un bambino.

La sua testa scattò verso l'alto, e le labbra si spalancarono, piene di meraviglia. Quel suono era il suono del figlio di Joan Watson.

La porta si aprì, e Mark Morstan sporse la testa fuori.

"Sta chiedendo di te," dice semplicemente, un enorme sorriso sulle labbra.

Sherlock annuì debolmente, entrando nella stanza come se stesse sognando.

Joan la cercò con gli occhi, un sorriso stanco sulle sue labbra. I suoi occhi blu brillano, la pelle è lucida per il sudore, le sue guancie rosse come rose.

Sherlock non riesce a staccarle gli occhi di dosso.

"Vieni a vedere il tuo figlioccio" mormorò piano Joan, con appena un po' di fiatone.

Sherlock fece qualche passo in avanti, con le mani che le tremavano. Era ridicolo. E' solo un bambino, no?

E appena i loro occhi si incontrano, si innamora per la seconda volta nella sua vita.

"E' bellissimo." esalò, perchè Scott Morstan lo era. Sembrava la versione in miniatura di Joan, come poteva non esserlo?

"Vuoi tenerlo?" chiese Joan, le braccia di Mark poggiate leggermente sulle sue spalle.

Non fa in tempo a dire "no", che Mark le mette Scott tra le braccia.

Il bambino è sorprendentemente |corsivo| leggero, e pare così fragile che Sherlock teme di romperlo.

"Non aver paura." rise Mark, e Sherlock tentò di sorridere, ma probabilmente le venne fuori solo una smorfia, per far esplodere Joan in un'enorme risata.

"Oh, Sherlock." le disse, e lei sentì il suo cuore stringersi.

Joan non poteva dire il suo nome in quel modo.

Pieno di tenerezza e affetto, divertito ed esasperato.

Sherlock si sentiva morire ogni volta.

*

Ci volle un po' prima che Joan potesse tornare a risolvere i casi con Sherlock. E anche allora, portava il bambino con sè, e seguiva solo i casi che potevano essere risolti dal 221B.

Lei e Scott erano diventati una nuova entità.

Sherlock osservava come allattava suo figlio mentre cercava di decifrare un codice fatto di dancing little men (DA TRADURRE). La ama in un modo doloroso e disperatamente inespresso.

Farebbe qualsiasi cosa per lei, anche guardarla costruire una vita col marito, che aveva tentato di ucciderla.

Joan sollevò gli occhi dagli omini danzanti (?) e sorrise caldamente a Sherlock.

Lei ricambiò, per poi tornare al lavoro.

*

Una sera, Joan e Scott arrivarono al 221B mentre Sherlock suonava il violino.

"Possiamo restare?" chiese stancamente Joan, e Sherlock non aveva bisogno di dedurre niente. Il litigio con Mark era all'ordine del giorno.

Semplicemente annuì, e Joan si avviò verso le scale della sua vecchia stanza.

"Grazie, Sherlock."


*

"Potremmo lasciare Scott con la signora Hudson."

"Joan, potrebbe essere pericoloso..."

"Sai che quelle parole hanno l'effetto opposto su di me, sì?"

Sherlock gemette frustrata, passando una mano tra i lunghi capelli ricci.

"Se ti accadesse qualcosa-"

"Mi guarderai le spalle, no? Andrà tutto bene."

Joan era davvero determinata, quindi Sherlock si limitò ad annuire ed insieme uscirono dal 221B, fermandosi velocemente al 221A per salutare Scott.

Poi, entrambe sono fuori, e|corsivo|Dio, era fantastico.

Corsero per tutta Londra, Joan riesce persino ad atterrare un ladro di gioielli. A quella visa, Sherlock si eccitò un po'. Soltanto un po', davvero. Tornarono al 221B, tutte sudate e senza fiato dalle risate.

Si appoggiarono allo stesso muro dove si erano appoggiate anni fa. E risero. 

"Grazie per oggi." sussurrò Joan, alzandosi per baciare la guancia di Sherlock.

Lei la guardò in shock, ma la donna era già sparita nel 221A. La detective si sfiorò lo zigomo. Era caldo.

E pochi secondi dopo, era bagnato dalle sue lacrime.

*

Ci volle un solo sguardo verso Joan, per far capire a Sherlock che le cose con Mark non stavano andando affatto bene. Poteva vedere in ogni piega del volto l'assenza di Mark, i litigi, il loro disagio alla presenza dell'altro.

"Smetti di dedurmi." sbottò Joan, passando Scott a Sherlock,che era ormai abituata a reggere il piccolo, posandolo sulla spalla e sorridendogli.

"Ciao, ometto." disse, strofinando i loro nasi insieme. Joan osservò la scena con un'espressione indecifrabile, poi si passò una mano tra i corti capelli dorati.

"Ho bisogno di un favore." disse alla fine.

"Qualsiasi cosa." replicò Sherlock.

Lei annuì, un sorriso triste sulle labbra. "Ho bisogno che tu chieda a Mycroft di investigare su Mark."

"Perchè non io?" chiese Sherlock, offesa.

L'altra rise piano. "Mycroft ha più contatti di te."

La detective sbuffò annoiata. "Perchè vorresti che quella grassa imbecille di mia sorella indagasse su tuo marito, poi?"

"Ho i miei motivi."

"Non puoi parlarne con me?"

Joan sospirò profondamente, raggiungendo Scott. Sherlock le passò il bambino, per poi incrociare le braccia al petto, in attesa.

"Te l'ho detto, puoi fidarti di lui. Se avesse voluto uccidermi, sarei morta."

L'altra sbuffò. "Ti ha sparato."

Sherlock andò in panico.

Tutto ciò che voleva era che Joan fosse felice, lei aveva scelto Mark e Sherlock gliel'aveva lasciato fare, mentendo anche, dicendo che il proiettile le aveva mancato il cuore mentre l'aveva centrato in pieno, ed ora Joan stava per gettare tutto alle ortiche...

"No. No, te l'ho detto, era un'operazione chirurgica."

Joan scosse la testa. "Come vuoi."

Quindi prese le sue cose ed uscì dal 221B con Scott.

*

"E perchè mai dovrei fare una cosa del genere?" chiese quella presuntuosa imbecille.

Joan strinse i denti.

"Vivo con quell'uomo, Mycroft," sputò fuori, piena di rabbia. 

Mycroft sospirò, inspirando profondamente e restando in silenzio per quella che parve una vita. L'altra donna si mise le mani tra i capelli.

"E' che- per favore, ho bisogno di sapere."

"Allora farò delle ricerche sul passato di Mark Morstan."  

“Grazie.”

*

Quando si arriva a parlare di Joan, Sherlock sa benissimo di non essere razionale. Ma mai, neanche in un milione di anni, avrebbe sospettato che la sua migliore amica e sua sorella avrebbero cospirato alle sue spalle. Entrambe l'attendevano al 221B,
insieme al DI Greta Lestrade, quando arrivò a casa. Si fermò, a metà tra la confusione e il fastidio all'essere confusa. Non le è mai piaciuto non sapere le cose.

Così non fece domande, semplicemente alzò un sopracciglio in direzione delle donne.

Solo allora si accorse di quanto fosse pallida Joan. E del fatto che Scott non fosse con lei.

"Dov'è Scott?" chiese, in panico.

Fu Lestrade a risponderle.

"Mark Morstan ha rapito Scott questa mattina," mormorò.

Sherlock sentì un'onda di brividi che la attraversò. 

"Da questo momento in poi, ci sempre per voi. Per tutti e tre."

Al matrimonio aveva giurato di proteggerli, e aveva fallito.

"No." scosse la testa, incapace di digerire l'informazione.

Mycroft si schiarì la gola. "I miei uomini migliori si stanno già occupando del caso."

Sherlock strinse i denti.

"Non ci stanno provando abbastanza. Lo andrò a cercare io, Mycroft, non provare a tenermi fuori da questo."

L'altra si passò una mano tra i capelli rossi. "Non lo farei mai."

"Lestrade, indizi?" chiese subito, iniziando a lavorare.

Joan si limitò a sospirare, senza dire una parola per l'intera giornata.
 
*

"Posso dormire con te?"

"Certo che sì. Qualsiasi cosa che ti serva."

*

"Joan?"

La voce di Mycroft è statica attraverso il telefono.

"Sì?"

"Temo che mia sorella abbia lasciato che il suo affetto per lei la accecasse."

Joan inspirò con forza.

"E questo cosa cazzo significa?"

Mycroft sospirò, come faceva sempre quando le sembrava di parlare ad un muro.

"Ho paura che il signor Morstan sia in qualche modo collegato a Jane Moriarty."

"Q- questo è impossibile, Sherlock mi avrebbe detto-"

"Tenga in considerazione, Joan; Sherlock potrebbe non essere l'eroe che lei le ha costruito intorno. Può sbagliare, specie per le giuste ragioni."

*

Tre giorni dopo Sherlock trovò un indizio utile. Aveva a malapena dormito, eccetto quelle poche volte,  con Joan che la stringeva forte.

Sapeva di non doversi illudere: Joan aveva paura per suo figlio, era stata tradita dall'uomo che amava. Cercava conforto, e lei è la fonte più vicina di calore umano. Niente di più.

Ciò che trovò era l'immagine di Mark su un video delle telecamere di Leinster Gardens. Dove tutto era iniziato, dove si trovava la casa vuota. Scott non si vede da nessuna parte.

"Ci sta deliberatamente sfidando." sputò Sherlock, sbattendo la sua tazza di caffè sul tavolino del 221B.

Sono le 5 di mattina, e nessuno ha dormito. Joan cammina per la stanza, un nodo alla gola, le mani strette a pugno.

"Almeno ora sappiamo dov'è." disse Lestrade.

Sherlock scosse la testa. "Ma non sappiamo dove sia Scott."

"Chiediamolo al bastardo." grugnì il DI.

"Potrebbe essere la mossa sbagliata, potrebbe essere una trappola."

"Non me ne frega un cazzo!" gridò improvvisamente Joan, attirnado l'attenzione di Sherlock e Greta.

"Non mi interessa se è una trappola o meno, tutto quello che voglio è riavere mio figlio. Mark ci saluta? Vuole che lo troviamo, quindi troviamolo."

Sherlock farebbe qualsiasi cosa per Joan. anche questo, così si alza e prende il suo Belstaff.

"Portate le pistole." dice alle due donne, uscendo dall'appartamento.

*

"Mark, lasciala andare o giuro che ti uccido."

"Vorrei vederti, a uccidere il padre di tuo figlio."

"Mark. Lasciala. Andare."

"Ha ucciso Jane, sai. Era l'amore della mia vita. Ora tu soffrirai esattamente come ho sofferto io, Joan."

"Sherlock!"

Ci fu l'eco di due spari.

*

 "Sherlock, oh mio dio Sherlock, riesci a sentirmi?"

"J-Joan?"

"Sherlock, resta con me. Tieni gli occhi aperti."

"Joan, ciò che dovevo dirti all'aeroporto. D-Devi sapere cosa volevo dire. Potrei non avere un'altra possibilità."

"Shh, Sherlock, non lo dire. Ce la farai, ce la farai. Devi. Non puoi lasciarmi di nuovo."

"No, Joan, ti prego ascolta. Ti amo. Ti ho sempre amato e sempre ti amerò."

Buio.

*

Luce. Troppa.

Bianco, è ovunque.

Lenzuola che sembrano fogli di carta.

Qualcosa nel suo naso.

La gola secca e dolorante.

Un dolore accecante alla spalla.

Se questo è il Paradiso, Sherlock avrebbe preferito essere all'Inferno.

“Sherlock?”

Joan.

Sherlock provò a dire il suo nome, ma lo sforzo era troppo e tutto scomparve.

*

Si svegliò in una stanza d'ospedale.

"Joan?" chiamò, perchè quella fu la prima cosa che la sua mente imbottita di farmaci riuscì a pensare.

"Ora è con Scott." la voce di Mycroft rispose. Cercò di alzarsi, ma due braccia la tennero ferma.

"Lasciami, Mycroft."

Sua sorella sospirò. "Bentornata."

"Cos'è successo?" chiese immediatamente, dato che non ricorda nulla.

Mycroft giocherellò con il manico del suo ombrello, appoggiata ad una sedia di plastica accanto alla sua testa.

"Vuoi dire da quando tu, la DI Lestrade e la dottoressa Watson avete trovato Mark Morstan?"

Sherlock annuì.

“Avete trovato il signor Morstan fuori da quella tua casa vuota. Hai sentito Scott pianger, così la signorina Lestrade è corsa dentro l'edificio, mentre tu e Joan vi occupavate dell'uomo. Questo era esattamente il suo piano, comunque. C'erano due dei suoi

uomini nella casa, e fuori è riuscito a metterti al tappeto e puntarti una pistola addosso, Joan gli ha sparato, e lui ha sparato a te. Ha mancato la testa di così poco..." prese un respiro profondo. 

"Proprio in quel momento sono arrivati i miei uomini ad aiutare Lestrade a trovare il giovane Scott, mentre la dottoressa Watson ti teneva in vita.

Sherlock ricordava vagamente Mark puntarle una pistola al cuore, e Joan che puntava la sua a lui.

"Mark è...è morto? E Scott è al sicuro, vero?"

“Mark Morstan, partner ed amante di Jane Moriarty, è morto. Scott è al sicuro.”

Sherlock annuì. Iniziava a ricordare-

Merda.

Aveva detto a Joan che l'amava.

Ecco perchè non era lì adesso, non la voleva vedere mai più, oh no...

Come se chiamata, Joan aprì la porta, Scott al sicuro tra le sue braccia.

"Finalmente ti sei svegliata, Bella Addormentata." sorrise, appoggiandole Scott nell'incavo del braccio sano.

Sherlock sollevò la mano, con le lacrime agli occhi.

Scott sta bene.

"Ehi, piccolo." gracchiò.

"Mycroft, potresti lasciarci un secondo?"

Sherlock chiuse gli occhi.Era arrivato il momento. Joan le avrebbe detto che non provava lo stesso, il momento che aveva tanto temuto.

Una mano sul suo vlto. I suoi occhi si aprirono di scatto.

“Sherlock, sai che per me è difficile, questo genere di cose. Ma… Dio, Sherlock, devi saperlo, ti amo anche io. Con tutto il cuore.”

Lacrime.
 
*

“Mamma! Mamma! E' Natale!”

Sherlock nascose il volto nel petto della moglie, sbadigliando. 

“Scott,” disse Joan, assonnata.

“Sono le 5 del mattino!” grugnì, esasperata.

Sherlock ricambiò il sentimento.

“Voglio aprire i miei regali! Venite a vedere cosa mi ha portato Babbo Natale!”

Detto ciò, saltò giù dal loro letto e sparì.

“E' tuo figlio, occupatene tu.” mormorò Sherlock.

Joan rise piano.

“Sei sua madre anche tu, quindi alza il culo e vai. Ho bisogno di dormire.”

“Joan?”

“Hmm?”

“Ti amo.”

Joan sorrise, accarezzandole il viso.

“Non mi stancherò mai di sentirtelo dire, amore.”

Sherlock nascose il suo sorriso nell'incavo del collo della moglie, ascoltando loro foglio che saltellava eccitato attorno all'albero di Natale.

“Ti amo anche io” disse Joan, e Sherlock sospirò.
   
 
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