14/09/2016
3 recensioniMariposa
Le mani affondano nel prato curato, gli steli brillano alla luce del sole e rinfrescano il tatto. L’odore della terra solletica le narici, umida dalla pioggia primaverile della sera precedente; si macchierà certamente i vestiti, ma non se ne cura. La brezza frizzantina e il debole sole mattutino sono un’attrattiva troppo forte.
Una dolce fragranza le accarezza il viso, portata dal vento da chissà quale luogo remoto, a ricordarle che finalmente, dopo il gelido periodo invernale, il sereno risveglio primaverile ha finalmente fatto capolino nella vita di tutti gli abitanti della Città dell’Ovest.
Un sospiro le scappa dalle vermiglie labbra, le ciglia hanno un fremito nel percepire gli inconfondibili colpi sibilanti provenire dalla camera gravitazionale.
Socchiude gli occhi, completamente abbandonata, con la mente che, libera da ostacoli, vaga tra ricordi di sere gelide, discussioni estenuanti ed incontri proibiti.
Una farfalla le vola a fianco, traccia invisibili percorsi nell’aria, percorre strade segrete note solo a lei. Disegna cerchi, forme astratte; danza libera, prigioniera solo del fato.
Si chiede se sia consapevole delle ultime ore che le rimangono, del destino terribilmente ingiusto che la attende.
Lo sai, piccola creatura, che stasera morirai?
Leggiadra, si libbra tra profumi e raggi di sole. Continua a danzare, piccola amica, prenditi gioco del destino.
Che essere stupido, si ritrova a pensare. Sprecare così la vita, senza la minima accortezza.
Potrebbe sbatterla a terra con una pedata e finirla subito, eppure lei non se ne accorge, continua imperterrita a volarle appresso, a sbeffeggiarla con le sue movenze eleganti, i colori vivaci.
Lo sai, che stasera morirai?
Niente potrà salvarti, nemmeno un’opera di carità; il destino incombe, i tuoi sono fili sottili mossi da falangi infantili, non aspettano altro che lame taglienti pronte a spezzarli.
Vola, segui il profumo dei fiori, adagiati, bevi il nettare e cerca di godertene ogni stilla. L’ultimo pasto di un condannato a morte. Chi ti ha creato non possedeva un’anima.
Si ritrova a sorridere, amaramente. Volge lo sguardo alla gabbia di metallo, ambita dal Saiyan molto più della sua camera da letto.
La farfalla si allontana, incespica. Ruota su se stessa, riprende quota e, affaticata, si adagia a terra.
Prendi fiato, leggera comparsa. Se non ci vedremo più, buona fortuna.
Bulma si alza, si liscia sovrappensiero i pantaloni, si incammina nel giardino.
Passi leggeri, un piede dopo l’altro, senza una vera traiettoria; le braccia oscillano, seguono un loro ritmo, una musica silenziosa. Le mani carezzano l’aria.
Lei, così inerme di fronte a tanta forza e sentimento, torna con il pensiero a Lui, alieno inafferrabile ed imprevedibile, ignorante nei sentimenti e duro come un diamante.
Lo sai, che stasera morirai? No, forse no.
Giochi col fuoco, fragile e temeraria. Sola contro una forza spropositata ed incontrollabile.
Sorride senza gioia, china la testa. Stasera lo aspetterà, come al solito.
Cammina senza meta, passi di danza leggeri, vola in punta di piedi.
Svolta l’angolo, passa accanto alle aiuole in fiore di sua madre, api laboriose e farfalle spensierate giocano tra petali colorati.
No, non lo sa.
***
500 parole esatte.
Erano anni che non scrivevo, una flashfic a dimostrazione che l’amore per quest’arte e per questo sito, per quanto in certi momenti possa sembrare assopito, non si spegnerà mai.
Buona serata e grazie per l’attenzione, sono aperta a qualsiasi commento.
hibou.