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Autore: Pll_AeAlove    14/09/2016    0 recensioni
Il giorno del suo sedicesimo compleanno Anneka Weber scompare misteriosamente, per poi ritornare a casa completamente sotto shock, senza nemmeno riuscire a spiegare cosa le sia successo e quanto spaventoso sia stato. Ma Anneka non sarà l'unica a subire vari attacchi o, addirittura, la morte.
Lei è l'unica ad essere sopravvissuta, l'unica a sapere, ma è bloccata dalla paura, talmente profonda da averle fatto dimenticare l'accaduto, a cui si aggiunge il conseguente desiderio di non ricordare affatto la brutta esperienza vissuta.
Ma quando le cose si fanno difficili e seguono altre morti misteriose, Anneka è costretta a fronteggiare i suoi demoni e cercare di scoprire cosa è successo davvero e, soprattutto, chi è il carnefice.
Perché, innegabilmente, c'era qualcosa che li accomunava tutti.
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Ehi, sfigata!» Anneka alzò semplicemente gli occhi al cielo, sbuffando. Ecco quello che odiava del corso di matematica. Ross Nolan. «Tu sei sola e oggi anche io, perché Beverly non è venuta. Sai che devi sederti accanto a me, non è vero?» Sì, lo sapeva. «Non penso che tu voglia rimanere sola,» aggiunse il ragazzo, ammiccando. Anneka rinnovò il suo sbuffo e prese posto accanto al biondo che, per l'esattezza, era tinto. E ciò era anche abbastanza palese. Come se Ross non fosse quel tipo di ragazzo che fa di tutto per farsi notare dalle ragazze... Anneka credeva che il suo comportamento fosse abbastanza patetico, ma solitamente se ne stava zitta, evitando di esprimere le sue opinioni con qualcuno che avrebbe dato risposte senza argomentarle. Si sarebbe limitato agli insulti, i suoi soliti insulti e non avrebbe smesso di tediarla, così lei preferiva sopportare. In fondo Ross non era una persona cattiva, lei lo sapeva. Era solamente stupido, così lo lasciava fare. «Come ti va oggi?» le chiese, con una punta di sarcasmo «la tua amica non è venuta?» la guardò di sottecchi e lei sbuffò nuovamente. «Ma tu sbuffi sempre?» le domandò, arricciando il naso. «Ross, non mi va di parlare con te, dico sul serio,» asserì la ragazza, intenta a prendere il libro di matematica dalla sua cartella. «Come mai? Di solito parli molto.» Ross continuò a fissarla insistentemente, attendendo una risposta che però non arrivava. «Allora? Dai zuccherino, rispondi.» «Zuccherino? Ma di cosa ti fai? Prendi qualche droga?» Ross emise una sonora risata «di sicuro qualche droga più leggera di quelle che prendi tu.» «Ora la finisci o devi continuare a fissarmi? Mi stai infastidendo,» sbuffò. «Sbuffi ancora!? Ma tu non ti diverti proprio mai, eh?» Solo perché solitamente teniamo tutto dentro e a volte ci sembra anche che funzioni, non significa che prima o poi non scoppieremo. Tenere tutto dentro non fa mai bene, mai. Nascondiamo così tanto la nostra vera immagine, illudendoci di poter sopire quei pensieri e quelle sensazioni latenti che fanno parte della nostra personalità ma che non mostriamo, se non in casi disperati, ed è questo il problema: abbiamo tutti dentro emozioni che non mostriamo, emozioni così recondite che ci sembra non ci appartengano, ma ci appartengono. E non vorremmo mai risvegliare quei vecchi sentimenti nascosti per così tanto tempo, ma prima o poi succede. Le emozioni inespresse non moriranno mai, sono sepolte vive e un giorno usciranno fuori in un modo peggiore. È la nostra natura, e non possiamo ignorare ciò che siamo davvero. Dobbiamo scendere a patti con il nostro lato più oscuro e realizzare che ognuno di noi ne possiede uno. Dobbiamo soltanto imparare a conviverci, per quanto sia difficile farlo. Tutta quella paura che Anneka nascondeva e non mostrava, tutta la sua fragilità, le sue debolezze che a lungo aveva celato, sarebbero uscite fuori in qualche modo, sarebbe esplosa, e proprio in un giorno in cui sarebbe dovuta essere felice. E tutto ciò per colpa di qualcuno, una singola persona che non voleva che lei fosse felice. Una singola persona che voleva distruggerla. Distruggere la sua immagine, distruggere la sua anima, distruggere tutto di lei. E fino alla fine, Anneka non avrebbe saputo il perché. Ma c'era, inevitabilmente, qualcosa che univa tutti, che li accomunava in una singola vicenda che sarebbe riuscita a portare alla luce i segreti di tutti quelli che ne avevano. In fondo, abbiamo tutti un motivo. C'è sempre un motivo dietro quello che facciamo, anche le azioni che ci sembrano più sordide. Forse anche la persona che voleva fare del male ad Anneka e ad altri aveva un passato che l'aveva portata a fare ciò che avrebbe fatto. «Andiamo su, calcolami,» Ross mise il broncio. «E dimmi,» se ne uscì Anneka «perché Beverly non è venuta? Scommetto che persino lei si è scocciata di avere un fidanzato come te. Sai che guaio doverti sopportare tutti i giorni...» Ross si incupì improvvisamente e la sua voglia di scherzare se ne andò col suo sorriso. Anneka lo guardò stranita. «Sono io che mi sono stancato di lei, semmai!» tuonò. «Calma Ross, non urlare. Stavo scherzando come tu scherzi con me. Cosa ho detto di sbagliato?» «Sei troppo buona...non farci caso. Abbiamo litigato. Ma stiamo cercando di sistemare tutto. È solo colpa sua...non fa che combinare stupidaggini! Come se quello che ha fatto fosse solo una stupidaggine...» Anneka non conosceva molto bene Beverly, la fidanzata di Ross. La vedeva spesso a scuola, ma non le aveva parlato molto spesso. Sembrava una ragazza tranquilla e socievole, eppure anche Anneka l'aveva vista, qualche volta, abbastanza iraconda nei confronti di Ross e un paio di volte aveva assistito a qualche alterco tra i due. Stava succedendo qualcosa, ma preferì non chiedere altro. Era sicura che avrebbero risolto. Si chiese in che modo, però. Ross le sembrava una persona non vendicativa, piuttosto una persona dispettosa in senso infantile. Tutte le volte che le mandava stupidi bigliettini, le toccava insistentemente la spalla, o quelle poche volte in cui si sedevano vicini e lei andava all'interrogazione, ansiosa di quello che Ross stava facendo con le sue cose, sapendo che Anneka era una persona molto riservata e non voleva che nessuno le toccasse niente, nemmeno l'astuccio. Erano cose da niente, di certo non c'era cattiveria in ciò che faceva. Molto spesso proprio non sapeva cosa faceva, lo faceva e basta, solo perché gli mancava qualche rotella. Ed era sicura che di lì a poco ne avrebbe fatta un'altra delle sue. Anneka odiava Ross quasi quanto odiava Regan Wagner. Ma Regan era un'altra storia. - 16 ottobre 2014 «Auguri!» Rachel, Rosalie e Claire gridarono in coro esultanti, mentre Anneka si ritraeva nella sua sedia, imbarazzata dal fatto che fosse al centro dell'attenzione. Quel giorno il sole splendeva luminoso nel cielo, facendo rilucere ogni cosa di una prospettiva nuova. La mattina del suo sedicesimo compleanno Anneka aveva sorriso a un nuovo giorno, aveva goduto degli abbracci e gli auguri dei genitori, e aveva pensato che sarebbe stata una bella giornata, perché era contenta. Aveva chiuso gli occhi, assaporando il profumo leggero e inebriante dei fiori che crescevano rigogliosi nel modesto giardino che costeggiava la sua casa, e si era avviata a passo svelto a scuola, ansiosa di incontrare le sue tre migliori amiche. Quei giorni erano passati velocemente, e si erano svolti come si svolgevano tutti gli altri giorni. Era una continua routine, in cui ad Anneka sembrava che niente cambiasse o si rinnovasse, ma andava bene così. Perché la sua vita, anche se un po' noiosa, le piaceva. Aveva tutto ciò che voleva, e di certo non poteva chiedere altro. Avrebbe di sicuro preferito il suo niente piuttosto che il dolore. Il niente le andava bene. Il niente era neutro. Lei rimaneva costantemente nella sua zona d'ombra, guardando il mondo da una finestra, perché lei non voleva sentire. C'è chi farebbe di tutto pur di sentire qualcosa. Ma se sentire avrebbe portato al dolore o, in qualche modo, avrebbe portato conseguenze negative, lei preferiva starsene nella sua zona d'ombra e vivere in tutta tranquillità. I suoi genitori non le avevano più chiesto nulla di quella ragazza morta a luglio di quello stesso anno, ma ormai non ci faceva più caso. Molto spesso le facevano strane domande e lei si chiedeva quale fosse il loro scopo e soprattutto cosa volessero sentirsi dire, ma quel giorno tutto sembrava andare per il meglio. Almeno di mattina. «Dai Anneka! È il tuo compleanno! Oggi sei la protagonista,» Rachel la abbracciò calorosamente e Anneka godette di quell'abbraccio affettuoso, stringendo ancora più forte la sua migliore amica. «Ti voglio così bene, Rachel...» Rachel le sorrise. «Uhm,» Claire alzò la mano «guarda che esisto anche io.» Anneka sorrise e corse ad abbracciare Claire. Claire era forse la "razionale" del gruppo, la "realista" e, a questo proposito, era considerata anche la più pessimista, ma lei si difendeva definendosi una che, a differenza delle altre, sapeva "discernere la realtà che la circondava." Poi Anneka abbracciò Rosalie, che le disse «mi prometti che in questi giorni ti fai una manicure anche tu?» mettendo falsamente in mostra il broncio. «E va bene! Ma solo perché non voglio sentirti più nelle orecchie,» rise Anneka. Come sempre, erano rimaste in aula di filosofia nonostante fosse intervallo. Era una giornata da festeggiare, no? Il compleanno era qualcosa di importante. Ecco perché doveva essere celebrato, non rovinato. Sarebbe stato un peccato rovinarlo, no? «Allora, ragazze,» annunciò Anneka «alle sette stasera da me. Va bene?» «Certo che va bene,» asserì Claire «hai invitato solo noi, giusto?» «Claire,» fece Anneka, in tono ovvio «siete le mie migliori amiche. Voglio solo voi con me. È un giorno importante, voglio festeggiarlo con le persone che più amo. E poi non è una vera e propria "festa", è un'occasione per stare insieme,» sorrise, stringendosi nelle spalle. «Quindi non inviti Ross?» chiese Rachel in tono ironico. «Che domande, è il mio migliore amico! E magari invito anche quella squilibrata di Regan,» rise. «Sono sicura che ci divertiremo,» disse, dopo che le risate si furono sfumate ed era tornato il silenzio. «Sarà un compleanno indimenticabile!» Già. Un compleanno proprio indimenticabile.
   
 
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