Anime & Manga > Inazuma Eleven
Ricorda la storia  |      
Autore: Lady_Dragon99    14/09/2016    1 recensioni
[14/09] [KidoTaku] [A Lea e a Sissy]
-Andare…? Non capisco, dove…?-
-Non posso restare, lo sai.
-Lo so… lo so… ma…

Sapeva che aveva ragione. Ma questa consapevolezza non rendeva il tutto meno doloroso. Perché la separazione non è che dolore.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jude/Yuuto, Shindou Takuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
And if you have to leave,
I wish that you could just leave




-Non posso restare, lo sai.

-Lo so… lo so… ma…

Sapevi che aveva ragione, sapevi come quella soluzione fosse l’unica possibile per non distruggervi entrambi, per non rodere le vostre vite in un turbine di colpe e menzogne, ma il saperlo non rendeva quello strappo meno doloroso. Allora avevi sofferto, stringevi gli occhi, nascondevi le lacrime dietro le palpebre serrate, ma sentiva il tremito nel tuo respiro, nelle tue parole, nel tuo stringere forte le dita nei suoi vestiti. Non potevi fare null’altro, le labbra sigillate per chiuderti i singhiozzi nella gola.
Tutto quel che sapevi in quel momento erano le sue mani sulle spalle, che ti tenevano stretto a quel silenzioso calore che tanto ti sarebbe mancato. Odiavi percepire quel profumo che ormai ti apparteneva, i suoi occhi su di te.
Non parlavate, rimanevate stretti l’uno nelle braccia dell’altro, artigliandovi senza furia, come se fosse l’unico modo per dimenticare la separazione.

Oh, lo ricordate com’era iniziata?
Un pensiero ricorrente, per entrambi. Ammirazione da un lato; un’invidia sottile, venata di curiosità dall’altro. Una cottarella, così ti dicevi? Con che disprezzo pronunciavi quella parola, lo ricordi, Takuto? Non era così. Hai amato con tutta la brutale e irruenta forza con cui può riempirsi il cuore di un adolescente, lo hai addirittura venerato, mentre la tua mente urlava. Non solo avevi a fatica accettato di essere gay, non bastava ancora. Ti sentivi un deviato, un pervertito, celavi tutto il tuo amore e il tuo terrore nel profondo del cuore, sotto quell’ossessione così malata ai tuoi occhi grandi e puri. Cercavi di allontanarla, di buttarla fuori con le lacrime, ma davvero speravi che potesse funzionare? Il tuo pianto ti strappava dalle iridi la vita, il sonno, l’energia e il dolore, ma non quello. Per strapparti quello, una mano avrebbe dovuto lacerarti il petto, strapparti il cuore e farlo a brani.

E Anche tu, Kidou? Come potresti dimenticare la serpe della colpa che si generava fra le tue viscere, mordendoti il cuore e lasciandolo sanguinante a sforzarsi di battere fra i fumi corrosivi del veleno. Un ragazzino. Sì, lo è. Eppure lo ami. Il ribrezzo che provi per te stesso non ha fine, sei un malato, uno schifoso animale, un pervertito. Eppure il sentimento che nutri per lui è la cosa più pulita, pura, perfetta che tu abbia mai potuto sentire. Lo sporchi tu stesso, con la morale che si ribella al solo pensiero. L’essere ricambiato nel tuo peccato mortale ti ha solo terrorizzato di più. Non puoi rinunciare alle mani sottili di quel ragazzino che cercano le tue, alle dita lunghe e perfette che si intrecciano con le tue, ai suoi occhi, a quei capelli che sembrano solo in attesa di essere accarezzati. Non avresti mai potuto sfiorarlo. Lo sapevi, quando ti si era dichiarato con voce tremante, quando aveva pianto ogni sua lacrima al tuo distaccato, falso, rifiuto, quando aveva scoperto le tue menzogne e nascosto la testa nel tuo petto caldo.

Avevate passato quel mese di limbo di cupa indecisione in una danza di semplici e morbide carezze, di sorrisi concessi e di sguardi lunghi che nascondevano troppo. La vicinanza celata agli occhi del mondo, nascosti e maledetti come mostri, preoccupati di coprire il loro peccato piuttosto che di amarsi, ma poi era giunta la fine del sogno. In quell’ultima sera, si era abbassata la ghigliottina che aveva tranciato quell’amore nato troppo presto.
Con la morte nel cuore e le valigie già chiuse, avevi in qualche modo trovato la forza di dire quella certezza che ti aveva raschiato via l’anima: -Devo andarmene, Takuto.
Lo sapevate entrambi, vero? Avevate temporeggiato senza un perché, ma il momento doveva arrivare.

-Andare…? Non capisco, dove…?-
-Non posso restare, lo sai.
-Lo so… lo so… ma…
Lo avevi pregato perché non venisse all’aeroporto, lo sussurrasti quasi, con una debolezza nella voce che non appartiene all’uomo che sei.
Ma entrambi sapevate che sarebbe comunque stato lì.

In quell’ora di sofferenza e mutuo inutile conforto, vi eravate scambiati l’unico bacio che mai legò le vostre labbra. Vi soffocavate vicendevolmente in un contatto tanto disperato quanto puro. Lacrime sul tuo viso, così diverse da tutte le precedenti, nascondevano uno strappo nella gola, alla bocca dello stomaco, nel cuore e nelle viscere.
Dita fredde che le asciugavano con più fretta di quanto avrebbero dovuto. Non potevi trattenerti, vero Kidou? Volevi consolarlo per l’ultima volta, anche se sapevi avrebbe pianto ancora, mentre eri lontano.
Il bacio fu affamato, vi eravate lasciati con il fiato corto e quella sensazione di distacco e debolezza che, sapevate, non vi avrebbe abbandonato.

Quella notte era stata terribile, non avevate chiuso occhio. Pensieri e lacrime amare si alternavano nelle vostre menti e sui vostri volti. Desideri non espressi, promesse non fatte, un futuro così maledettamente dubbioso da potervi tranciare in due l’animo.
Ma anche quella notte doveva finire. L’alba era venuta di nuovo.

E ora sei qui, Kidou, a guardare con i tuoi occhi rossi finalmente scoperti verso quelle mani appoggiate al vetro, verso quello sguardo che sembra tanto perso, sotto tutte quelle lacrime. Non doveva venire, lo sapevi, ma in qualche modo sei grato sia lì. Tornerai, un giorno, tornerai quando il vostro essere uno non sarà più un peccato, quando potrai amarlo senza colpe. È una fuga, lo stai abbandonando, tu lo sai, lui lo sa. Sei un debole, ma sei convinto, o forse ti sei convinto, di aver fatto l’unica scelta possibile.
Non stacchi un istante lo sguardo da lui, mentre l’aereo infine lascia la terra, diretto lontano.
Alla fine, in questo momento in cui è ormai tutto finito, crolli anche tu, Kidou, piangi tutte le tue lacrime in un silenzio ammorbante, che ti stringe il petto con le unghie.
“Takuto, tornerò, te lo giuro”
Non singhiozzi, non lo hai mai fatto mentre piangi, ma urli nel vuoto del tuo cuore, che sembra essere rimasto là, su quella terra tanto distante, fra quelle mani tanto fini di quel ragazzo troppo giovane.

E questa notte tu urli, Takuto, e urli con tutta la voce che i tuoi polmoni tengono, urli guardando al cielo, guardando alle stelle, soffocando il dolore nello sterile abbraccio di un cuscino. Guardi in alto e piangi, cerchi di farti forza, ma non riesci. Continui a pensare che lui ora è lontano, senza di te, tu sei qui, prigioniero in una quotidianità così vuota senza di lui. Non ti contatterà, lo sai, non nel primo periodo, ne sei certo, ma non puoi fare a meno di sperarlo, anche se sai che il desiderio disilluso ti ridurrà a pezzi l’animo.
È dunque questo dolore l’amore vero? Forse, ti dici fra le lacrime e l’angoscia, è solo una bugia.
Ma continui a sperare, qualcosa si rifiuta di non pensare, non vuoi arrenderti all’idea che Kidou ti abbia lasciato solo. Ma piccolo Takuto, cosa fa quell’uomo adesso, tanto lontano da te? È adulto, può avere un nuovo amore, più vero, un’altra vita, più facile, meno problemi e meno pianti inutili.
Eppure il tuo petto si ribella a una simile idea, vuoi credere ti ami; forse è follia. Forse è l’unica cosa che ti tiene in vita, che ti impedisce di tagliarti i polsi e lasciare che tutto quel dolore scorra via. O forse, semplicemente sai che continua ad amarti e che un giorno, non sai quanto lontano, qualcosa cambierà. Ma il dolore è forte. La speranza lontana.

“Perdonami, ti prego”
“Non lasciarmi, torna, ti prego”




Tana del Drago:
Ebbene eccomi qui!~
Non pensavo sarei riuscita a finirla oggi, eppure, in qualche modo, ci sono. Ho il terrore di postarla, ma non posso giocarmi anche quest'anno l'occasione di "celebrare" il 14/09, non vi sembra?~
Spero sia riuscita a farvi un po' emozionare, sebbene questa ship sia praticamente inesistente ed emani sofferenza da tutti i pori.
Temo di essere davver otroppo esausta per un angolo decente, ringrazio chi leggerà e chi lascerà una recensione, ma soprattutto Lea e Sissy, che mi sopportano in una qualche maniera, in questi giorni di gran delirio più che mai. Vi voglio bene, girls~

Lady
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: Lady_Dragon99