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Autore: Dragos Luca    15/09/2016    0 recensioni
Anthony è un normale impiegato in una banca. O almeno pare normale...
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Anthony controllò di aver preso tutto. La cassetta degli attrezzi, il cavo, la scatola. Chiuse l’auto e prese il tutto, la cassetta degli attrezzi con una mano, il cavo con l’altra e la scatola sottobraccio.
Si diresse verso l’entrata della banca. Un formicolio lo percorse per tutto il corpo. Dopo tutto era la prima volta che faceva un lavoro così. Sperava che l’emozione non lo avrebbe sopraffatto; doveva lavorare con efficienza. Solcata la porta, andò alla reception per l’identificazione. Una signorina bionda sui venticinque anni lo accolse con un largo sorriso e un saluto cortese.
-Buongiorno.- rispose Anthony –Sono qui per la sostituzione del cavo nella stanza S301.-
-Sì, ecco il suo badge. Mi servirebbe il suo nome, il nome della sua ditta e la sua firma qui.- disse, indicando una tabella stampata su un foglio rosa.
Anthony riempì i campi richiesti e prese il badge, salutando la giovane donna. L’ascensore era proprio di fianco alla reception. Una volta al piano giusto, Anthony cercò la sala delle conferenze. S300... S301. Entrato, chiuse la porta dietro di sè e respirò profondamente. Si diresse al rack, un piccolo armadio metallico su quattro ruote nell’angolo della stanza. Lo aprì da un lato e vide subito il cavo da sostituire: era stato tagliato a metà, dove il groviglio di cavi copriva il difetto. Anthony scollegò le due parti del cavo, collegò quello nuovo e chiuse il rack. Era un lavoro da pochi minuti.
Rialzatosi, Anthony sentì di nuovo quel formicolio. Si sforzò di restare calmo, inspirando lentamente più volte. Ora iniziava il vero lavoro.
Anthony portò la scatola e la cassetta degli attrezzi sotto il tavolo della sala. Aprì la scatola e osservò l’oggetto nero all’interno. Aveva un display e una piccola tastiera con i numeri da 0 a 9 e un tasto ENTER. Anthony tirò fuori l’oggetto quadrato e lo posizionò lentamente a terra; non voleva saltare in aria in vano. Aperta la cassetta degli attrezzi, prese un cacciavite e quattro viti per fissare la bomba al tavolo.
Proprio mentre avvitava l’ultima vite, la porta si aprì e delle voci maschili si affollarono nella stanza: avevano spostato la riunione di un’ora. Maledizione. Doveva sbrigarsi a finire il lavoro. Le voci, sostenute da gambe, si sedettero al grande tavolo ovale, circondando Anthony. Mentre le voci parlavano ancora, Anthony iniziò la programmazione della bomba. Era facile: 0 per iniziare la programmazione, 1 per selezionare il programma, ENTER per farlo partire. L’unico problema era che aveva solo un programma salvato in memoria; doveva programmarne uno nuovo, ora che tutti quei pezzi grossi erano già lì. Fortunatamente aveva portato il manuale con sè.
La riunione iniziò ed Anthony riconobbe la voce del suo dirigente, uno dei più bastardi della banca. Sorrise pensando a cosa sarebbe successo di lì a poco.
0... 7...
Ora bastava solo inserire il conto alla rovescia.
5... 0... 0...
Cinque minuti sarebbero dovuti bastare. Insieme al conto alla rovescia, fece partire anche il suo cronometro sull’orologio per sapere sempre quanto tempo gli rimaneva. Ma ora bisognava uscire da lì. Il piano era che nessuno doveva vederlo o riconoscerlo. Per quello indossava una barba e degli occhiali finti, ma il suo dirigente avrebbe potuto riconoscerlo. Per la segretaria lui era un viso nuovo, dato che i dipendenti usavano un’altra entrata. Ma dopo tutto, se il dirigente lo riconosceva non aveva più importanza ora. Anthony prese la scatola vuota e la cassetta degli attrezzi e strisciò fino al posto a capotavola opposto al suo dirigente. Sbucò da sotto il tavolo con aria imbarazzata.
-Scusate il disturbo.- disse, cammuffando un po’ la voce –Sono il tecnico che avete chiamato per la riparazione del cavo.-
Il suo dirigente prese la parola:
-Ah, sì. Come mai non avete detto che eravate qui?.-
-Non volevo disturbare la vostra riunione.- la risposta gli pareva stupida, ma non gli importava.
-D’accordo, ma lei sa che questa è una riunione, e quindi è privata. Se tutto funziona, la prego di andarsene.-
Il solito bastardo.
-Si, ora funziona tutto. Buona giornata, signori.-
Nessuno salutò. Anthony uscì dalla stanza e tirò un sospiro di sollievo. Guardò l’orologio: ancora quattro minuti.
Anthony prese questa volta le scale e usò l’uscita dei dipendenti. Dirigendosi verso l’auto, parcheggiata al lato della banca, guardò il badge appeso alla vite: l’avrebbe tenuto come ricordo. Caricò tutto sulla macchina e controllò l’orologio: un minuto e mezzo. Salito in macchina, si tolse la barba, gli occhiali e la camicia da lavoro, scoprendo un’altra camicia, come quella che usava per lavorare in ufficio. Stava per far partire l’auto, quando si ricordò dei guanti trasparenti che aveva indossato per tutto quel tempo. Partito, indossò gli occhiali da sole e fece partire la sua canzone preferita. Dopo qualche centinaio di metri svoltò a destra.
Poi si scatenò il caos.
 
Quel giorno stesso, Anthony prese la valigia che aveva preparato in precedenza e partì per l’Europa dell’Est. Aveva pianificato tutto il viaggio, tutte le fermate. Dall’altra parte lo aspettava già un suo amico, il quale nel frattempo provvedeva alla compera di una casa in campagna. Dopo questa sua vendetta, Anthony voleva solo vivere in pace, alla larga dai problemi della città.
La radio continuava a parlare del ”terribile attentato” di oggi. Dicevano che avevano per ora trovato 22 morti e 15 feriti. A quanto pare l’esplosione aveva fatto crollare anche parte del quarto piano, com’era prevedibile.
Ripensando a quanto accaduto, non era stato poi così difficile: ascoltare la telefonata tra la segretaria e la ditta che sarebbe venuta a cambiare il cavo che lui aveva tagliato, aspettare una risposta dalla ditta e poi anticipare l’appuntamento di un giorno, quello della riunione annuale, dove si ritrovavano tutti i dirigenti della banca, e infine installare la bomba che aveva comprato su un sito nel darknet. Anthony era orgoglioso di se stesso e avrebbe voluto far sapere al mondo che era stato lui a compiere quel gesto, ma dall’altra parte non voleva essere scoperto. Secondo la legge, lui sarebbe dovuto andare in prigione, ma lui si sentiva un eroe: aveva vendicato se stesso e liberato centinaia di impiegati da tutti quei maledetti dirigenti.
Improvvisamente squillò il telefono. Anthony rispose:
-Pronto. Chi parla?-
-Anthony, sono David.- disse una voce calma. Era il suo psichiatra.
-Ciao David. Tutto bene?-
-Sì, volevo ricordarti che il nostro incontro è iniziato da cinque minuti.-
-Oh, mi ero completamente dimenticato!- esclamò Anthony –Ho un impengo ora, scusa.-
-Anthony, lo sai che i nostri incontri sono importanti, sia per te che per me.- la voce rimaneva calma.
-Sì, ma non ho potuto farci niente. Dovevo risolvere questo problema.-
-Se hai tempo, vieni pure adesso, così ne possiamo discutere. Parlare dei problemi può aiutarti.-
-Non penso che tu possa fare più niente adesso.- Anthony guardò il suo secondo cronometro. Era ora.
Al telefono si udì:
-Anthony...- poi un’esplosione.
E infine il silenzio.
   
 
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