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Autore: ___scream    15/09/2016    5 recensioni
[Malec - angst - 2357 parole]
Alec è diviso in due: da una parte c'è la felicità, dall'altra il dolore più assoluto. Non è facile ricordarsi che il sole esiste per tutti, quando ad ogni passo rischi di cadere nell'abisso che la tua mente ha reso fatale.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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A/N: Un pochettino di angst e un po' di confusione. In poche parole: la mia prima Malec. 
Buona lettura (spero)!



A PERFECT DENIAL
 
Vorrei ricordassi, tra i drammi più brutti, che il sole esiste per tutti


 

Alec! Missione, ora”, disse Jace, mostrando la spada angelica e dirigendosi verso la hall dell'Istituto.

Alec sospirò, voltandosi di nuovo verso il fidanzato. “Questione di ore. Ci vediamo a casa, va bene?”.

Magnus, però, scosse la testa. “Vengo anch'io. Non ho voglia di aspettarti a casa nostra come sempre, non sapendo se tu sia vivo o morto”.

Lo shadowhunter roteò gli occhi. “Sempre così drammatico”, commentò, circondandogli la vita con un braccio coperto di rune e incamminandosi con lui verso la hall dell'Istituto, per partire con gli altri.

Magnus non rispose, ma ghignò apertamente, posando la testa sulla sua spalla e facendosi più vicino.

Che cosa abbiamo qui?”, s'informò subito Alec, rivolgendosi al proprio parabatai e alla sorella. Clary era qualche metro lontana, ancora a scegliere la spada da utilizzare.

Un demone superiore. Sicuramente evocato da qualche stregone”, rispose Isabelle, controllando la sua frusta e arrotolandola come sempre all'avambraccio.

Non necessariamente”, brontolò Magnus, sottovoce, senza farsi sentire dagli altri. Alec, però, colse le sue parole e lo strinse un po' di più a sé. “Okay, quindi ci dobbiamo occupare di un demone superiore. Bene”.

E di uno stregone”, aggiunse Jace.

Alec gli lanciò un'occhiataccia e fece per rispondere, ma Magnus gli strinse un braccio. “Andiamo, non stiamo qua a cincischiare”, si affrettò a rispondere, sorridendo brevemente. Alec, che stava imparando a conoscerlo meglio di chiunque altro, riconobbe quel sorriso come finto, ma non disse niente. Si staccò dal fianco del suo fidanzato e raggiunse Clary per prendere il suo arco.

Jace e Isabelle non hanno filtri”, borbottò la ragazza dai capelli rossi, guardandolo comprensiva.

Lo so”, replicò l'arciere, mettendosi la faretra sulle spalle e stringendo l'arco. “Vieni?”. Clary sorrise, annuendo. “Vedi di legarti i capelli, però”, aggiunse, rovistando nella tasca dei pantaloni; quando trovò un elastico glielo porse prima di tornare da Magnus e dai suoi fratelli, seguito da una rossa allegra e pimpante.

 

Il demone era un Mazoku.

Il loro corpo non era materiale, ma le frecce di Alec potevano comunque colpirlo, essendo angeliche. Non sbagliava un colpo. Era da quando aveva cinque anni che tirava con l'arco, che si esercitava ogni minuto libero del giorno e che ogni volta sceglieva i bersagli più difficili. Alla fine, non era solamente diventato un dovere, ma una passione.

Da qualunque angolazione fosse, riusciva a colpire il suo bersaglio. Il Mazoku, infatti, si ritrovò abbastanza in difficoltà.

Grazie all'aiuto di Magnus, però, riuscirono a sistemare la faccenda nel giro di venti minuti, unendo tutte le loro forze. Clary aveva solamente un graffio sulla guancia e una caviglia slogata, qualcosa di facilmente curabile con un iratze, che Jace le disegnò non appena il demone fu sconfitto.

Mi piace vederti combattere”, esalò Magnus, ancora col fiatone, non appena si ritrovarono l'uno davanti all'altro. Non aveva mascherato i suoi occhi, mostrando la loro particolarità. Le pupille erano sottili e nere, mentre l'iride era verde brillante. Alec sorrise, abbracciandolo in vita. “Potrei dire lo stesso di te”, mormorò, arrossendo. Gli era ancora difficile dire qualcosa di vagamente dolce e sciogliersi sotto lo sguardo penetrante di Magnus non era decisamente facile.

Poi, un suono che tutti conoscevano meglio di qualunque altro, arrivò alle sue orecchie.

Demoni shax. Un'orda.

Con uno schiocco delle dita di Magnus, la sua faretra fu nuovamente piena di frecce. Lo ringraziò con lo sguardo, prima di stampargli un bacio sulle labbra, velocissimo. Isabelle srotolò la frusta fissando l'orda di demoni con uno sguardo quasi felino, mentre Jace aiutò Clary ad alzarsi. Alec rivolse alla ragazza uno sguardo vagamente preoccupato, prima di posizionare l'arco e incoccare la prima freccia.

Rivolse uno sguardo di striscio a Magnus, trovandolo in posizione d'attacco, le mani avvolte da fiamme blu. Sorrise brevemente, scoccando la prima freccia. Colpì esattamente due demoni shax.

Si separarono, ma Alec non distolse lo sguardo dalla schiena dello stregone. Ogni volta che lo perdeva, si vietava di farsi prendere dal panico e si concentrava a uccidere più demoni possibili.

Poi, accadde.

La freccia fu incoccata come al solito, e la scoccò con una velocità impressionante. Guardò la sua traiettoria, come se sapesse che quel colpo sarebbe stato il peggiore di tutti.

E infatti, colpì il bersaglio. Ma non quello che aveva puntato.

 

Colpì Magnus.

 

Alec si svegliò di soprassalto, il respiro altalenante.

Si guardò velocemente intorno, riconoscendo la camera che condivideva con Magnus da almeno un anno. Sospirò, passandosi una mano sul viso e infilandosela nei capelli, tirandoli leggermente.

“Alexander?”, chiese la voce insonnolita di Magnus. Alec ebbe un tuffo al cuore, quando lo vide con gli occhi gonfi dal sonno, le guance rosse e i capelli spettinati. Si fiondò sulle sue labbra, senza pensarci due volte, stringendolo a sé.

“Uhmpf, e questo per cos'era?”, lo stuzzicò Magnus, ghignando. Alec strizzò gli occhi e appoggiò la fronte alla sua. “Alexander, che succede?”, aggiunse poi, il tono più serio.

“Ho fatto un sogno”, mormorò lui. “E.. mi ha semplicemente un po' scombussolato. Ma era solo un sogno”.

Magnus gli fece posare la testa sul cuscino, guardandolo dritto in viso. “Hai voglia di raccontarmelo?”.

Alec scosse la testa. “Non era bello, Magnus”.

“Non fa niente. Hai voglia? Così posso aiutarti”.

Lo shadowhunter sospirò, continuando a tenere gli occhi serrati. S'inumidì le labbra con la lingua, prima di cominciare a raccontare. “C'era una missione. Un demone superiore. Tu- dovevi aspettarmi a casa, ma sei venuto con noi. Isabelle e Jace erano anche strani, ora che ci penso”. Si accigliò un attimo, scuotendo poi la testa. “Avevamo sconfitto il demone ma- c'è stata un'invasione di shax”. Cominciò a tremare e Magnus gli accarezzò una guancia per tranquillizzarlo. Sono qui, diceva con lo sguardo. Alec prese un respiro profondo. “Ce la stavamo cavando. Erano demoni shax, alla fine. Ma.. io- io ti ho colpito. Ho puntato verso di te e ho scoccato la freccia e – per l'Angelo, Magnus, mi dispiace..”. Cominciò a farneticare e lo stregone gli si fece più vicino, stringendosi nelle sue braccia.

“Shh, Alexander. Ci sono io qui, non mi hai colpito veramente. Era solamente un sogno, un brutto brutto sogno”.

Alec gli lasciò un bacio sui capelli, ispirando il suo profumo e stringendolo un po' di più.

“Ti amo, Magnus. Ti amo e scusami, scusami-”.

“Basta”, lo interruppe Alec. “È stato solamente un sogno”.

Alec annuì, rilassandosi piano piano e addormentandosi ancora.

 

 

Magnus! Magnus, no!”, urlò, colpendo gli ultimi demoni shax e fiondandosi dallo stregone. Gli si inginocchiò accanto, prendendolo fra le braccia e scuotendolo.

Non tolse la freccia che gli aveva colpito il centro della schiena – no no no no, ti prego, no – e cercò di fargli aprire gli occhi.

Magnus, non lasciarmi. Non proprio adesso, ti prego”.

Lo stregone aprì gli occhi e puntò lo sguardo sul suo viso. Si addolcì. “Oh, mio Alexander. Non essere così triste”.

Alec stava piangendo, non sapendo cosa fare. Non poteva disegnargli iratze sul corpo, non poteva sopportarli, era un Nascosto. Clary gli si precipitò accanto. “Chiama Catarina!”, gridò, quasi. “Sta.. Magnus sta-..”.

Clary gli posò una mano sulla spalla, prendendo il telefono dalla tasca posteriore dei jeans.

Isabelle e Jace se ne stavano in un angolo a parlare, senza neppure badare allo stregone sanguinante e morente fra le braccia del loro fratello.

Magnus, resta con me”, continuava a ripetere Alec.

Magnus tossì sangue, facendo una smorfia di dolore. Poi, sorrise quando vide gli occhi pieni di lacrime di Alec. “No, non devi piangere. Sarai ugualmente felice”, sussurrò. Prese dei respiri profondi, come se solamente pensare le parole facesse male. “Non dimenticarmi, Alexander”.

Alec scosse la testa, lasciando andare un singhiozzo. “Non puoi lasciarmi”, supplicò, la voce intrisa di dolore. Sentiva Clary parlare con Catarina al telefono, ma le voci gli arrivavano ovattate. “Non puoi, Magnus, ci stiamo per sposare e- e come faccio senza di te?”.

Magnus ridacchiò tristemente. Alzò a fatica una mano, quella che sfoggiava l'anello dei Lightwood con cui Alec gli aveva fatto la proposta di matrimonio. La posò sulla guancia sello shadowhunter, strofinando il pollice con gesti circolari, in una carezza. “Ce la farai. Incontrerai qualcuno che amerai, che meriterà il tuo amore e ti darà una vita normale”.

No, Magnus. Non voglio qualcuno di normale, voglio te. Voglio te, voglio te..”, singhiozzò, spingendosi contro la mano dello stregone.

Magnus sospirò, prima di rilassarsi. “Non fa più così tanto male”, disse, a fatica. “Oh, che stanchezza..”, aggiunse.

No!”, gridò Alec. “Magnus, non devi addormentarti. Ora arriva Catarina e ti guarirà e- starai bene. Starai bene e in due mesi ci sposeremo, come abbiamo deciso insieme. Ti prego, non proprio adesso”.

Con la mano ancora sulla guancia di Alec, Magnus lo tirò delicatamente giù. Posò le labbra sulle sue, in un bacio che sapeva di sangue, lacrime e addio. Era un addio urlato, e per niente sereno.

Alec lo strinse a sé, baciandolo con tutto sé stesso. Quando si staccò, Magnus stava piangendo e sorridendo allo stesso tempo.

Morire fra le braccia della persona che ho amato più nella mia vita”, mormorò. “Non mi è andata così male, ripensandoci”. Chiuse gli occhi continuando a sorridere e piangendo silenziosamente.

Magnus..”, implorò Alec, la voce spezzata.

Lo stregone lo fissò ancora per un'ultima volta, come a dover portare i suoi lineamenti nell'aldilà. “Aku cinta kamu, Alexander”.

Ti amo anch'io, Magnus”, pianse Alec.

Magnus sorrise, stringendo la sua guancia per un ultima volta. Poi, con un respiro, si lasciò andare, lo spettro di un sorriso ancora sul volto.

 

Quando Catarina arrivò, trovò uno shadowhunter urlare dalla disperazione dopo aver perso l'amore della sua vita.

 

“Alexander, stai bene?”, chiese Magnus per l'ennesima volta.

Alec si guardò intorno, come se non ricordasse di essere seduto sul divano del suo salotto. Si guardò le mani e sentì qualcosa di bagnato sulle guance.

Lacrime.

Magnus era davanti a lui che lo guardava preoccupato, mentre Alec non sapeva cosa fosse successo.

Era tutto così vero. Il sangue, Magnus che moriva tra le sue braccia.

“Sto bene”, mentì. “Un.. ricordo, penso”.

Lo stregone lasciò stare, facendoglisi vicino e lasciandogli un bacio sulla guancia.

E quella era la realtà. Doveva esserlo.

 

Magnus era steso su un telo, attendendo di essere sepolto.

Alec non aveva lasciato il suo fianco, dopo aver scavato la fossa con le dita e le lacrime. Clary se n'era andata, restando comunque nei dintorni, ma lui non se n'era neppure accorto.

La ferita era stata pulita e Catarina aveva pulito e rivestito il suo migliore amico, sotto lo sguardo assente dello shadowhunter.

Gli occhi da gatto di Magnus erano aperti e senza vita, di un verde spento. Alec ricordava quando si svegliava la notte per colpa del loro bagliore.

Non mi serve una stupida runa, diceva, ho questi. Alec alzava sempre gli occhi al cielo, guardandolo con esasperazione.

Ora, avrebbe pagato qualsiasi prezzo pur di riavere quei momenti,

Pur di riavere il suo fidanzato con lui.

Non aveva sfilato l'anello dei Lightwood, che brillava ancora al dito dello stregone.

Strinse Magnus – il suo cadavere – a sé per un'ultima volta, prima di sollevarlo di peso e adagiarlo nella fossa.

Sarebbe stato sepolto lì, in una zona nascosta ai Mondani, nel bel mezzo della natura.

Una manina delicata si posò sulla sua spalla. Alec non ebbe bisogno di girarsi per riconoscerla come quella di Clary.

La ragazza teneva due pale e gliene porse una. Fu lui a buttare la prima palata di terra.

Seppellì l'amore della sua vita – l'unico – insieme a quella che era diventata l'unica persona che si preoccupasse ancora per lui.

Non pianse. Non lo fece per tanto tempo.

 

Alec non sapeva più riconoscere il sogno dalla realtà.

Era tutto così vero, così tutto doloroso e completamente- terrificante.

Da una parte c'era Magnus, vivo, che lo amava e che parlava di matrimonio e di futuro. C'erano loro, Magnus e Alec, che ce lo avevano veramente, un futuro.

I suoi fratelli lo amavano e Clary – beh, Clary era sempre la stessa rossa rompiscatole che trattava come una sorellina minore.

Dall'altra, invece, c'era Magnus morto, il Conclave che aspettava una sola scusa per strappargli le rune e la sua famiglia che si fregava altamente di lui.

Non riusciva a separare le due cose. Si risvegliava da un sogno anche quando non stava dormendo.

Stava lentamente impazzendo, e sapeva che prima o poi tutto quello sarebbe finito.

 

Alec, va tutto bene. Alec.. Alec, ci siamo noi. Ci sono io”, ripeteva Clary, tenendolo fra le braccia mentre piangeva. Simon le era accanto, le lacrime che minacciavano di uscire a sua volta.

Era stato anche lui male per la morte di Magnus - il famoso Magnus Bane, invincibile, immortale – ma vedere Alec soffrire così era peggio di qualsiasi altra cosa.

L'ho ucciso. Sono stato io, è tutta colpa mia”, mormorò con voce strozzata Alec. “Clary- è tutta colpa mia”.

No, non dirlo neppure”.

Alec scosse la testa. “Raziel, fammi morire”, gemette, disperato. “Fammi pagare per le mie colpe”.

Clary cominciò a singhiozzare, stringendo il ragazzo a sé. “Non dirlo neppure, Alec. Non dirlo.. shh, ci sono io, ci sono io”.

Alec si lasciò andare al dolore, stretto fra le braccia di Clary e Simon: le uniche persone che gli fossero rimaste.

 

“Ventitré maggio? Fa caldo, ma neppure così tanto. E Central Park di maggio è qualcosa di bellissimo!”, esclamò Magnus. “Che ne dici?”.

Alec annuì, cercando di sorridere. Strinse lo stregone fra le sue braccia, baciandolo con trasporto. “Non vedo l'ora”, sussurrò sulle sue labbra.

Lo stregone ghignò, baciandolo ancora e sfilandogli la maglia. “Dobbiamo metterci d'accordo anche per la luna di miele”, aggiunse, passando le dita sul fisico scolpito del fidanzato. Tracciò le rune con le dita, prima di tracciarne i contorni con le labbra e la lingua.

Alec gemette, inarcandosi leggermente con la schiena. “Magnus..”.

Magnus lo baciò ancora sulle labbra, questa volta dolcemente. “Ti perdono, Alexander”.

 

Alec chiuse gli occhi, sbattendo la testa contro il muro e lasciando libere le lacrime di scorrere sulle sue guance.

Poi, sorrise, mentre l'oscurità lo avvolgeva.

 

Aveva sempre saputo di non poter vivere in una bugia. 
 

 

A/N: OKAY, SE SIETE CONFUSI NON SIETE GLI UNICI. 
Ma, per quanto possiate odiarmi/volermi schiaffeggiare/uccidere/amputare/osolamenteferiregravemente, l'universo vero è solamente uno. Quale sia, però, non sta a me dirlo (anche se l'ho praticamente scritta io sta cacata). 
Non l'ho ricontrollata attentamente (vedi: quindici pagine di filosofia da capire), quindi se ci sono degli erroracci fatemi sapere che provvedo a sistemare subito!

Vi auguro una buona serata/mattina/nottata/giornata, e grazie mille per aver letto!
___scream. 

 

  
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