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Autore: xingchan    16/09/2016    2 recensioni
[Federico II di Svevia; Costanza d’Aragona]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Il frutto della conoscenza

 

 

 

Quello era il terzo calice di vino quella sera, e Federico si sentiva stordito come se ne avesse bevuti almeno dieci.

Sapeva di non riuscire a reggere neanche un calice di vino, eppure non aveva pensato che ad un'unica cosa: che si era sposato, incastrato in un matrimonio per volere del Pontefice. Evidentemente frustrato, Federico bevve un altro sorso di vino. Si sentiva stretto con quel matrimonio, come se avesse perso una sua libertà fondamentale.

Una moglie. Aveva una moglie. Che portava il nome di sua madre. Costanza. Lui che non aveva mai conosciuto un vero legame parentale se non attraverso la devozione verso i nomi dei suoi genitori e del loro lascito, ora aveva appena impalmato una sconosciuta, venuta appositamente per lui, previo ordine del Papa mascherato da consiglio.

Per convincerlo, lo stesso Pontefice gli aveva assicurato che gli sarebbe piaciuta, sperando di farlo restare quanto più possibile nella sua aura di influenza. Perché Federico aveva capito perfettamente che la scelta del papa era ricaduta sulla bella e santa Costanza d'Aragona per farlo incamminare sulla retta via.

Ma era davvero sicuro che Costanza potesse fare di lui un burattino nelle sue mani?

No! Né lui né quella donna riusciranno mai a plasmarmi a loro piacimento!

Preso dalla rabbia, scagliò con forza il calice d'oro a terra; ma immediatamente indirizzò i suoi occhi verso quella che erano le stanze della regina, ricordandosi subito che Costanza era dall'altra parte, e che doveva aver sentito quel baccano propagarsi nel silenzio della residenza; e l'astio che provava per quella situazione tanto normale quanto assurda si dissolse per far spazio ad un sentimento di riverenza che Federico non seppe classificare. Per Costanza aveva provato molti interessi contradditori, ma uno solo aveva prevalso nella sua testa: quello per ciò che lei aveva acquisito nel corso degli anni in quanto regina d'Ungheria.

Bella, raffinata, colta, adulta. Aveva tutta la grazia e l'esperienza che al Federico monello di strada mancava, nonostante l'istruzione ricevuta. Aveva tutta quella conoscenza che senza dubbio alcuno avrebbe saziato la sua curiosità. Avrebbe potuto dargli cognizioni che lui ignorava completamente, e che gli sarebbero servite per comandare una volta sottratto alla tutela papale.

Ma non avrebbe ottenuto niente se si fosse mostrato riluttante ed incerto. Non avrebbe mai realmente fatto la sua conoscenza se non si fosse aperto a lei, tanto meno poteva pretendere che una donna simile si prostrasse al suo capriccioso senso di ribellione di fronte ad una decisione presa comunque da lui.

Innervosito da tutti questi pensieri, il giovane emise dei mugolii infastiditi prendendosi la testa rossiccia fra le mani.

Finché arrivò ad una risoluzione: doveva parlarle, doveva conoscerla, senza l'influenza di chi aveva realmente voluto questo matrimonio.

Guardandosi attorno, scorse un cesto di frutta lasciatogli per la sera, e non ebbe alcun dubbio su quanto potesse esserle gradito quel regalo. Costanza era una brava donna, e non avrebbe rifiutato i prodotti della terra del Signore.

Con il cuore che gli batteva forte si incamminò verso la stanza della regina consorte, accelerando il passo nonostante la volontà lo stesse letteralmente abbandonando.

Costanza era lì, seduta sul bordo del talamo nuziale, coperta di una modesta veste bianca e lo sguardo spento rivolto verso chissà dove.

Dovunque sia il suo figlio defunto.

Era bellissima, dai lineamenti dolci, ancora nel fiore degli anni. Per molti era vecchia e altera, segnata dalle spiacevoli circostanze che la vita le aveva riservato; ma lui non vedeva altro che una giovane donna colma di tristezza che attendeva un ragazzo per sposo per eseguire il suo compito di moglie e concepire un figlio; e per la prima volta si rese conto di avere un altro potere, oltre a quello regale: quello di poter essere l'artefice della felicità di qualcuno, o perlomeno, di creare un fine per una vita ormai perduta.

Doveva aver sentito i suoi passi avvicinarsi, perché la donna prese un silenzioso respiro e si alzò per accoglierlo. Fece un lungo e lento inchino, lo osservò a lungo senza alcuna espressione, finché un sorriso le apparve sul viso delicato. La perspicacia di Federico intese a ragione che quel sorriso era di circostanza, che non era altro che un modo per farlo sentire a suo agio, ma al ragazzo non sortì l'effetto che lei probabilmente si aspettava, perché il giovane re si scoprì ancora più smarrito. Per quanto sapesse di essere in buone mani con lei, non sapeva se questo matrimonio fosse di suo gradimento.

Certo, lui era degno di lei e lei di lui; lei aveva una competenza che lui non aveva e che lei poteva concedergli, e queste erano certezze inconfutabili.

Ma cosa c'era al di là del reciproco dovere? Non ci sarebbe stato niente che l'avesse legato a lei, o che avesse giovato a entrambi al di là degli obblighi?

Perché se non ci sarebbe stata partecipazione, se non ci sarebbe stato qualcosa da assorbire, cos'era se non un freddo contratto stipulato da altri che prevedeva il solo ed unico scopo di procreare?

"Chiedo venia per l'attesa, Vostra Maestà" disse con la voce più ferma che riuscì ad emettere. Provò a rilassarsi ricambiando il sorriso, e nel tremore del momento le porse il cesto quale omaggio.

"Vi ringrazio, Maestà" disse lei accettando il dono e allargando il sorriso.

Costanza si allontanò per posare il cesto sul tavolo, riprese con grazia il suo posto e lo invitò a sedersi con lei. Dapprima Federico tentennò, ma poi prese coraggio, e così come aveva varcato la soglia della camera, così si accomodò accanto a lei.

Per l'amor di Dio, devo aprirmi a lei!

"Siete mai stata in Sicilia prima d'ora?"

"No, Vostra Maestà."

"Bella, non è vero? Dovreste vedere le strade di Palermo! Anche se vi avete sbarcato, certamente non l’avrete vista" disse, e gli occhi gli si accesero involontariamente d'entusiasmo al suono del nome. "E' enorme; ci sono strade larghe, mercati colmi di ogni prelibatezza! Voglio farvi vedere ogni cosa! Dovrò prendervi per mano e farvi da guida per non perdervi."

La donna assunse un'espressione sorpresa, come se Federico avesse detto qualcosa di strano di cui non si era reso minimamente conto.

"Qualcosa non va?"

"Volete dire che siete solito andare per conto vostro?"

Fu in quell'istante che Federico comprese di aver detto qualcosa che avrebbe compromesso la sua reputazione. Costanza avrebbe pensato che fosse un maleducato, che sfugge al controllo dei suoi tutori sparendo come se fosse un comune ragazzetto del popolo. Sfoggiò un sorrisetto di scuse, sperando di non ricevere un rimprovero.

Ma perché non tengo più spesso la bocca chiusa?!

Vide la sua consorte guardare pensierosa nel vuoto, per poi sorridere divertita. Sembrava deliziata dalla sua audacia, anche se ancora piuttosto esterrefatta.

"Sarebbe magnifico vederla tutta, certo! Ma Messina mi piace molto. Ha un calore nella sua aria che non ho mai sentito prima."

Calore. La Sicilia era tanto bella quanto calda; persino nei mesi freddi il clima era abbastanza gradevole. Che Costanza alludesse a qualcos'altro? Che avesse trovato quel barlume di serenità che troppo a lungo le era stato negato avvolta dal freddo del nord?

"Quello che voi desiderate. Ciò che volete voi, lo voglio anch'io", e d'istinto Federico le prese la mano esile, quasi scarna, eppure dolce e vellutata. Un contatto innocente, che già avevano avuto nelle cerimonie pubbliche, ma che in privato assumeva un significato più intimo e profondo.

Gesti e parole che affioravano spontaneamente dal giovane re oramai spogliato della sua soggezione, ma che fecero ritrarre repentinamente la giovane regina, palesemente turbata.

"Sire, non dovete preoccuparvi di questo. Avete altro a cui pensare" si affrettò a dire Costanza con voce rotta e, come se avesse paura di ulteriori coinvolgimenti emotivi, si nascose il viso con le mani tremanti.

Da donna nobile e forte era improvvisamente diventata piccola e inerme.

Era in uno stato doloroso a vedersi, e per un secondo si pentì di essere stato troppo sfrontato.

Ma Federico si riebbe subito. Non aveva sbagliato. Era certo di non avere sbagliato. Se lui aveva bisogno di Costanza per avere solide basi per un regnare e per perpetuare la sua discendenza, Costanza aveva bisogno di qualcuno per poter intraprendere una nuova vita, e per darle un nuovo scopo. E Federico non tardò nel comprendere che quel qualcuno doveva essere lui.

"Non è il dovere di un buon consorte, essere degno della sua sposa?" continuò il ragazzo, cercando invano di intercettare il suo sguardo. C'era un non so che di estremamente sensuale in quella domanda, ma era deciso ad andare avanti per quella strada.

"Non avete obblighi di questo genere nei miei confronti. Piuttosto, ne ho io nei vostri."

"So che avete sofferto, che avete perso più di quanto una donna possa sopportare, che la vostra vita non vi ha dato altro che dispiaceri..."

Non poté aggiungere altro, perché la donna si arrese alle lacrime; e il giovanissimo re sentì un'improvvisa fitta al cuore. Non era a quel punto che voleva arrivare. Ora semplicemente voleva che la sua consorte si sentisse compresa, ma adesso che vedeva lo spiacevole risultato della loro conversazione considerò seriamente la possibilità di non parlare più in sua presenza appositamente per non ferirla. Più che migliorare la situazione, Federico sentiva che la stava solo peggiorando.

"Vi prego, non piangete" sussurrò piano.

"Avete raccolto delle informazioni, a quanto vedo..." convenne lei, ignorando il suo consiglio.

Già, aveva fatto di tutto per sapere quanto più possibile di lei, perché non voleva sposare una donna senza essere a conoscenza della sua vita. Farlo lo avrebbe fatto sentire insensibile alla sua stessa persona, oltre che un bambino sotto l'ala fin troppo interessata degli ecclesiastici.

"Detesto non sapere."

Finalmente il viso di Costanza emerse dalla sua precaria protezione, e sebbene avesse gli occhi lucidi di pianto incrociò i suoi occhi con quelli seri del marito senza timore, ma soprattutto senza nascondere la sua sofferenza. Forse non era impressionata dalla sua curiosità cocente nel fondo dei suoi occhi, forse la considerava legittima; era molto probabile che fosse il modo con cui andava oltre ciò che il Pontefice gli permetteva di sapere che la destabilizzava.

Federico era rimasto all'oscuro di molte cose troppo a lungo, e non era disposto a sottomettersi ad alcuno, tanto meno era disposto a sottomettere la sua mente all'autorità di un uomo che non avrebbe fatto altro che servirsi di lui.

"Avete ragione, la conoscenza è fondamentale" disse lei, e la sua mano gli carezzò il mento imberbe. "Ne siete consapevole nonostante siate così giovane..."

"Non sono un ragazzino" sibilò offeso. Di colpo la simpatia nata grazie alla loro simile condizione svanì in favore dell'antica diffidenza. Odiava essere considerato un fanciullo inesperto in tutto; e chi soltanto provava a farlo, nella sua mente veniva immediatamente radiato.

Costanza però restò impassibile. "Le voci erano vere."

"Quali voci?" chiese ancora arrabbiato.

"Dicono che siete saggio per la vostra età, che avreste da insegnare anche al più anziano fra gli uomini. E non raggiungete neppure la mia età."

Improvvisamente il giovane Federico arrossì, riscoprendo Costanza sotto una luce diversa. Non con astio, e neanche con l'infantile incanto con cui l'aveva accolta quale membro della sua famiglia. Piuttosto con la consapevolezza di avere con sé un'alleata che lo stimava, con cui condividere potere e interessi, oltre che un figlio.

"Sono comunque in età matura, Vostra Maestà" mormorò lui.

"Ne sono felice" sorrise la donna. "Farete cose che nessuno ha mai fatto."

"Avete molta fiducia in me" si compiacque Federico.

"E voi l'avete in me. Vi donerò tutto il mio appoggio."

Costanza si protese per baciargli la fronte, e fu poco dopo quel gesto che Federico si soffermò a osservarle le labbra. Erano sottili, delicate, quasi fresche nonostante fossero già state baciate.

Non impiegò molto a comprendere che quelle erano labbra che sapevano amare, che avevano bisogno di amare, che forse avevano cercato a lungo qualcuno che le avesse amate come si meritavano, pur senza esserne consapevoli. Non c'era spazio per quell'amore cantato dai trovatori, quello che arde e che fa rimanere svegli, ma c'era per quell'amore dettato dall'alta considerazione e dall'affetto.

"Confido in voi e nei vostri insegnamenti, Costanza."

Era la prima volta che la chiamava per nome, prendendosi una libertà concessa da sé, e come esaudendo la sua tacita preghiera di chiamarlo anch'essa per nome, la sua consorte fece la medesima cosa.

"Ed io nella vostra saggezza, Federico."

Quella notte conversarono sugli argomenti più disparati; e nella maggior parte del tempo Federico ascoltava con interesse, assimilando ciò che ancora non aveva appreso, mangiando insieme i frutti che aveva portato per lei.

E nel corso degli anni, nella sua mente pensosa, Federico fece di Costanza il frutto stesso della conoscenza, che svelava il bene e il male, che ne definiva il confine, rivelando segreti e aspirazioni.

 

 

 

 

 

 

 

NDA

Non avrei mai creduto di scrivere qualcosa su un personaggio storico, un giorno. La cosa è alquanto destabilizzante. Si ha una seria paura di sbagliare qualche passaggio storico fondamentale, soprattutto si ha paura di non rendere attendibile e aderente alla realtà la figura del personaggio che si vuole trattare.

Ma era una sfida molto interessante, e mi ci sono dedicata.

Ho scelto Federico II perché era una personalità avida di sapere, che favoriva la cultura e le scienze, che aveva una visione della vita che racchiudeva tantissimi usi e costumi diversi con le quali si è sempre confrontato con estremo interesse, anche quando ciò veniva usato contro di lui. E sì, anche perché sono nata nella città che aveva scelto per vivere i pochi momenti di pace.

Qui è ancora un ragazzo - come io lo intendo, ovviamente. Siamo nel 1209 - che già dimostra di essere un abile calcolatore e di avere dei grandi progetti, ancora prima di avere il pieno controllo della sua autorità.

Per quanto riguarda Costanza - qui in seconde nozze e sopravvissuta al figlio nato dal primo matrimonio -, sappiamo che lei sarà coinvolta politicamente, specie quando avrà la reggenza della Sicilia in assenza del marito - il quale si recherà in Germania per mettere in pratica l'autorità imperiale.

Peccato che sotto certi punti di vista Costanza sarà abbastanza trascurata - perché il concetto di amore vero e proprio per Federico arriverà dopo, e con una sola persona a quanto pare -, ma sarà seppellita con tutti gli onori dovuti - segno evidente che comunque il consorte le portava grande rispetto.

Non c'è mai stato amore, né con lei né con altre due mogli successive: aveva per loro affetto, spesso gelosia, ma teniamo in conto che erano matrimoni politici, che con Bianca Lancia è stata tutta un'altra storia.

 

Grazie a chiunque voglia passare di qui, e un ringraziamento immenso va a Laylath per la pazienza, per le correzioni e, cosa ultima ma non meno importante, le rassicurazioni su alcuni punti salienti.

 

 

 

   
 
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