Il frutto
della conoscenza
Quello
era il terzo calice di vino
quella sera, e Federico si sentiva stordito come se ne avesse bevuti
almeno
dieci.
Sapeva
di non riuscire a reggere
neanche un calice di vino, eppure non aveva pensato che ad un'unica
cosa: che
si era sposato, incastrato in un matrimonio per volere del Pontefice.
Evidentemente frustrato, Federico bevve un altro sorso di vino. Si
sentiva
stretto con quel matrimonio, come se avesse perso una sua
libertà fondamentale.
Una
moglie. Aveva una moglie. Che
portava il nome di sua madre. Costanza. Lui che non aveva mai
conosciuto un
vero legame parentale se non attraverso la devozione verso i nomi dei
suoi
genitori e del loro lascito, ora aveva appena impalmato una
sconosciuta, venuta
appositamente per lui, previo ordine del Papa mascherato da consiglio.
Per
convincerlo, lo stesso Pontefice
gli aveva assicurato che gli sarebbe piaciuta, sperando di farlo
restare quanto
più possibile nella sua aura di influenza. Perché
Federico aveva capito
perfettamente che la scelta del papa era ricaduta sulla bella e santa
Costanza
d'Aragona per farlo incamminare sulla retta via.
Ma
era davvero sicuro che Costanza
potesse fare di lui un burattino nelle sue mani?
No!
Né lui né quella donna
riusciranno mai a plasmarmi a loro piacimento!
Preso
dalla rabbia, scagliò con
forza il calice d'oro a terra; ma immediatamente indirizzò i
suoi occhi verso
quella che erano le stanze della regina, ricordandosi subito che
Costanza era
dall'altra parte, e che doveva aver sentito quel baccano propagarsi nel
silenzio della residenza; e l'astio che provava per quella situazione
tanto
normale quanto assurda si dissolse per far spazio ad un sentimento di
riverenza
che Federico non seppe classificare. Per Costanza aveva provato molti
interessi
contradditori, ma uno solo aveva prevalso nella sua testa: quello per
ciò che
lei aveva acquisito nel corso degli anni in quanto regina d'Ungheria.
Bella,
raffinata, colta, adulta.
Aveva tutta la grazia e l'esperienza che al Federico monello di strada
mancava,
nonostante l'istruzione ricevuta. Aveva tutta quella conoscenza che
senza
dubbio alcuno avrebbe saziato la sua curiosità. Avrebbe
potuto dargli
cognizioni che lui ignorava completamente, e che gli sarebbero servite
per
comandare una volta sottratto alla tutela papale.
Ma
non avrebbe ottenuto niente se si
fosse mostrato riluttante ed incerto. Non avrebbe mai realmente fatto
la sua
conoscenza se non si fosse aperto a lei, tanto meno poteva pretendere
che una
donna simile si prostrasse al suo capriccioso senso di ribellione di
fronte ad
una decisione presa comunque da lui.
Innervosito
da tutti questi
pensieri, il giovane emise dei mugolii infastiditi prendendosi la testa
rossiccia fra le mani.
Finché
arrivò ad una risoluzione:
doveva parlarle, doveva conoscerla, senza l'influenza di chi aveva
realmente
voluto questo matrimonio.
Guardandosi
attorno, scorse un cesto
di frutta lasciatogli per la sera, e non ebbe alcun dubbio su quanto
potesse
esserle gradito quel regalo. Costanza era una brava donna, e non
avrebbe
rifiutato i prodotti della terra del Signore.
Con
il cuore che gli batteva forte
si incamminò verso la stanza della regina consorte,
accelerando il passo
nonostante la volontà lo stesse letteralmente abbandonando.
Costanza
era lì, seduta sul bordo
del talamo nuziale, coperta di una modesta veste bianca e lo sguardo
spento
rivolto verso chissà dove.
Dovunque
sia il suo figlio defunto.
Era
bellissima, dai lineamenti
dolci, ancora nel fiore degli anni. Per molti era vecchia e altera,
segnata
dalle spiacevoli circostanze che la vita le aveva riservato; ma lui non
vedeva
altro che una giovane donna colma di tristezza che attendeva un ragazzo
per
sposo per eseguire il suo compito di moglie e concepire un figlio; e
per la
prima volta si rese conto di avere un altro potere, oltre a quello
regale:
quello di poter essere l'artefice della felicità di
qualcuno, o perlomeno, di
creare un fine per una vita ormai perduta.
Doveva
aver sentito i suoi passi avvicinarsi,
perché la donna prese un silenzioso respiro e si
alzò per accoglierlo. Fece un
lungo e lento inchino, lo osservò a lungo senza alcuna
espressione, finché un
sorriso le apparve sul viso delicato. La perspicacia di Federico intese
a
ragione che quel sorriso era di circostanza, che non era altro che un
modo per
farlo sentire a suo agio, ma al ragazzo non sortì l'effetto
che lei
probabilmente si aspettava, perché il giovane re si
scoprì ancora più smarrito.
Per quanto sapesse di essere in buone mani con lei, non sapeva se
questo
matrimonio fosse di suo gradimento.
Certo,
lui era degno di lei e lei di
lui; lei aveva una competenza che lui non aveva e che lei poteva
concedergli, e
queste erano certezze inconfutabili.
Ma
cosa c'era al di là del reciproco
dovere? Non ci sarebbe stato niente che l'avesse legato a lei, o che
avesse
giovato a entrambi al di là degli obblighi?
Perché
se non ci sarebbe stata
partecipazione, se non ci sarebbe stato qualcosa da assorbire, cos'era
se non
un freddo contratto stipulato da altri che prevedeva il solo ed unico
scopo di
procreare?
"Chiedo
venia per l'attesa,
Vostra Maestà" disse con la voce più ferma che
riuscì ad emettere. Provò a
rilassarsi ricambiando il sorriso, e nel tremore del momento le porse
il cesto
quale omaggio.
"Vi
ringrazio, Maestà"
disse lei accettando il dono e allargando il sorriso.
Costanza
si allontanò per posare il
cesto sul tavolo, riprese con grazia il suo posto e lo
invitò a sedersi con
lei. Dapprima Federico tentennò, ma poi prese coraggio, e
così come aveva
varcato la soglia della camera, così si accomodò
accanto a lei.
Per
l'amor di Dio, devo aprirmi a
lei!
"Siete
mai stata in Sicilia
prima d'ora?"
"No,
Vostra Maestà."
"Bella,
non è vero? Dovreste
vedere le strade di Palermo! Anche se vi avete sbarcato, certamente non
l’avrete vista" disse, e gli occhi gli si accesero
involontariamente
d'entusiasmo al suono del nome. "E' enorme; ci sono strade larghe,
mercati
colmi di ogni prelibatezza! Voglio farvi vedere ogni cosa!
Dovrò prendervi per
mano e farvi da guida per non perdervi."
La
donna assunse un'espressione
sorpresa, come se Federico avesse detto qualcosa di strano di cui non
si era
reso minimamente conto.
"Qualcosa
non va?"
"Volete
dire che siete solito andare
per conto vostro?"
Fu
in quell'istante che Federico
comprese di aver detto qualcosa che avrebbe compromesso la sua
reputazione.
Costanza avrebbe pensato che fosse un maleducato, che sfugge al
controllo dei
suoi tutori sparendo come se fosse un comune ragazzetto del popolo.
Sfoggiò un
sorrisetto di scuse, sperando di non ricevere un rimprovero.
Ma
perché non tengo più spesso la
bocca chiusa?!
Vide
la sua consorte guardare
pensierosa nel vuoto, per poi sorridere divertita. Sembrava deliziata
dalla sua
audacia, anche se ancora piuttosto esterrefatta.
"Sarebbe
magnifico vederla
tutta, certo! Ma Messina mi piace molto. Ha un calore nella sua aria
che non ho
mai sentito prima."
Calore.
La Sicilia era tanto bella
quanto calda; persino nei mesi freddi il clima era abbastanza
gradevole. Che
Costanza alludesse a qualcos'altro? Che avesse trovato quel barlume di
serenità
che troppo a lungo le era stato negato avvolta dal freddo del nord?
"Quello
che voi desiderate. Ciò
che volete voi, lo voglio anch'io", e d'istinto Federico le prese la
mano
esile, quasi scarna, eppure dolce e vellutata. Un contatto innocente,
che già
avevano avuto nelle cerimonie pubbliche, ma che in privato assumeva un
significato più intimo e profondo.
Gesti
e parole che affioravano
spontaneamente dal giovane re oramai spogliato della sua soggezione, ma
che
fecero ritrarre repentinamente la giovane regina, palesemente turbata.
"Sire,
non dovete preoccuparvi
di questo. Avete altro a cui pensare" si affrettò a dire
Costanza con voce
rotta e, come se avesse paura di ulteriori coinvolgimenti emotivi, si
nascose
il viso con le mani tremanti.
Da
donna nobile e forte era
improvvisamente diventata piccola e inerme.
Era
in uno stato doloroso a vedersi,
e per un secondo si pentì di essere stato troppo sfrontato.
Ma
Federico si riebbe subito. Non
aveva sbagliato. Era certo di non avere sbagliato. Se lui aveva bisogno
di
Costanza per avere solide basi per un regnare e per perpetuare la sua
discendenza, Costanza aveva bisogno di qualcuno per poter intraprendere
una
nuova vita, e per darle un nuovo scopo. E Federico non tardò
nel comprendere
che quel qualcuno doveva essere lui.
"Non
è il dovere di un buon
consorte, essere degno della sua sposa?" continuò il
ragazzo, cercando
invano di intercettare il suo sguardo. C'era un non so che di
estremamente
sensuale in quella domanda, ma era deciso ad andare avanti per quella
strada.
"Non
avete obblighi di questo
genere nei miei confronti. Piuttosto, ne ho io nei vostri."
"So
che avete sofferto, che
avete perso più di quanto una donna possa sopportare, che la
vostra vita non vi
ha dato altro che dispiaceri..."
Non
poté aggiungere altro, perché la
donna si arrese alle lacrime; e il giovanissimo re sentì
un'improvvisa fitta al
cuore. Non era a quel punto che voleva arrivare. Ora semplicemente
voleva che
la sua consorte si sentisse compresa, ma adesso che vedeva lo
spiacevole
risultato della loro conversazione considerò seriamente la
possibilità di non
parlare più in sua presenza appositamente per non ferirla.
Più che migliorare
la situazione, Federico sentiva che la stava solo peggiorando.
"Vi
prego, non piangete"
sussurrò piano.
"Avete
raccolto delle
informazioni, a quanto vedo..." convenne lei, ignorando il suo
consiglio.
Già,
aveva fatto di tutto per sapere
quanto più possibile di lei, perché non voleva
sposare una donna senza essere a
conoscenza della sua vita. Farlo lo avrebbe fatto sentire insensibile
alla sua
stessa persona, oltre che un bambino sotto l'ala fin troppo interessata
degli
ecclesiastici.
"Detesto
non sapere."
Finalmente
il viso di Costanza
emerse dalla sua precaria protezione, e sebbene avesse gli occhi lucidi
di
pianto incrociò i suoi occhi con quelli seri del marito
senza timore, ma
soprattutto senza nascondere la sua sofferenza. Forse non era
impressionata
dalla sua curiosità cocente nel fondo dei suoi occhi, forse
la considerava
legittima; era molto probabile che fosse il modo con cui andava oltre
ciò che
il Pontefice gli permetteva di sapere che la destabilizzava.
Federico
era rimasto all'oscuro di molte
cose troppo a lungo, e non era disposto a sottomettersi ad alcuno,
tanto meno
era disposto a sottomettere la sua mente all'autorità di un
uomo che non
avrebbe fatto altro che servirsi di lui.
"Avete
ragione, la conoscenza è
fondamentale" disse lei, e la sua mano gli carezzò il mento
imberbe.
"Ne siete consapevole nonostante siate così giovane..."
"Non
sono un ragazzino"
sibilò offeso. Di colpo la simpatia nata grazie alla loro
simile condizione
svanì in favore dell'antica diffidenza. Odiava essere
considerato un fanciullo
inesperto in tutto; e chi soltanto provava a farlo, nella sua mente
veniva
immediatamente radiato.
Costanza
però restò impassibile.
"Le voci erano vere."
"Quali
voci?" chiese
ancora arrabbiato.
"Dicono
che siete saggio per la
vostra età, che avreste da insegnare anche al più
anziano fra gli uomini. E non
raggiungete neppure la mia età."
Improvvisamente
il giovane Federico
arrossì, riscoprendo Costanza sotto una luce diversa. Non
con astio, e neanche
con l'infantile incanto con cui l'aveva accolta quale membro della sua
famiglia. Piuttosto con la consapevolezza di avere con sé
un'alleata che lo
stimava, con cui condividere potere e interessi, oltre che un figlio.
"Sono
comunque in età matura,
Vostra Maestà" mormorò lui.
"Ne
sono felice" sorrise
la donna. "Farete cose che nessuno ha mai fatto."
"Avete
molta fiducia in
me" si compiacque Federico.
"E
voi l'avete in me. Vi donerò
tutto il mio appoggio."
Costanza
si protese per baciargli la
fronte, e fu poco dopo quel gesto che Federico si soffermò a
osservarle le
labbra. Erano sottili, delicate, quasi fresche nonostante fossero
già state
baciate.
Non
impiegò molto a comprendere che
quelle erano labbra che sapevano amare, che avevano bisogno di amare,
che forse
avevano cercato a lungo qualcuno che le avesse amate come si
meritavano, pur
senza esserne consapevoli. Non c'era spazio per quell'amore cantato dai
trovatori, quello che arde e che fa rimanere svegli, ma c'era per
quell'amore
dettato dall'alta considerazione e dall'affetto.
"Confido
in voi e nei vostri
insegnamenti, Costanza."
Era
la prima volta che la chiamava
per nome, prendendosi una libertà concessa da sé,
e come esaudendo la sua
tacita preghiera di chiamarlo anch'essa per nome, la sua consorte fece
la
medesima cosa.
"Ed
io nella vostra saggezza,
Federico."
Quella
notte conversarono sugli
argomenti più disparati; e nella maggior parte del tempo
Federico ascoltava con
interesse, assimilando ciò che ancora non aveva appreso,
mangiando insieme i
frutti che aveva portato per lei.
E
nel corso degli anni, nella sua
mente pensosa, Federico fece di Costanza il frutto stesso della
conoscenza, che
svelava il bene e il male, che ne definiva il confine, rivelando
segreti e
aspirazioni.
NDA
Non
avrei mai creduto di scrivere qualcosa
su un personaggio storico, un giorno. La cosa è alquanto
destabilizzante. Si ha
una seria paura di sbagliare qualche passaggio storico fondamentale,
soprattutto si ha paura di non rendere attendibile e aderente alla
realtà la
figura del personaggio che si vuole trattare.
Ma
era una sfida molto interessante,
e mi ci sono dedicata.
Ho
scelto Federico II perché era una
personalità avida di sapere, che favoriva la cultura e le
scienze, che aveva
una visione della vita che racchiudeva tantissimi usi e costumi diversi
con le
quali si è sempre confrontato con estremo interesse, anche
quando ciò veniva
usato contro di lui. E sì, anche perché sono nata
nella città che aveva scelto
per vivere i pochi momenti di pace.
Qui
è ancora un ragazzo - come io lo
intendo, ovviamente. Siamo nel 1209 - che già dimostra di
essere un abile
calcolatore e di avere dei grandi progetti, ancora prima di avere il
pieno
controllo della sua autorità.
Per
quanto riguarda Costanza - qui
in seconde nozze e sopravvissuta al figlio nato dal primo matrimonio -,
sappiamo che lei sarà coinvolta politicamente, specie quando
avrà la reggenza
della Sicilia in assenza del marito - il quale si recherà in
Germania per
mettere in pratica l'autorità imperiale.
Peccato
che sotto certi punti di
vista Costanza sarà abbastanza trascurata -
perché il concetto di amore vero e
proprio per Federico arriverà dopo, e con una sola persona a
quanto pare -, ma
sarà seppellita con tutti gli onori dovuti - segno evidente
che comunque il
consorte le portava grande rispetto.
Non
c'è mai stato amore, né con lei
né con altre due mogli successive: aveva per loro affetto,
spesso gelosia, ma
teniamo in conto che erano matrimoni politici, che con Bianca Lancia
è stata
tutta un'altra storia.
Grazie
a chiunque voglia passare di
qui, e un ringraziamento immenso va a Laylath per la pazienza, per le
correzioni e, cosa ultima ma non meno importante, le rassicurazioni su
alcuni
punti salienti.