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Autore: Lux Nox    16/09/2016    1 recensioni
"Ora che hai versato le tue lacrime di sangue, rincorrerai la morte."
Kamiko Kuran è stata un ninja, una figlia e un'amica. Kamiko aveva amato il sorriso di Shisui, stare con lui, divertirsi assieme a lui. Kamiko aveva amato anche Itachi, ma in modo più sincero, più come un buon amico, finché non era scoccata la scintilla. Ma quella stessa scintilla si era tramutata in odio, quando aveva perso tutto in una sola notte.
Itachi Uchiha prima di sparire, si è lasciato dietro una scia di vittime e un fratello orfano. Itachi era il genio, colui da superare, ma adesso il suo obbiettivo da uccidere.
E da guarire.
Tra passato, presente e futuro. Due amici, nemici e amanti, orgogliosi, scriveranno la loro storia, ferendosi a vicenda, squarciandosi la propria pelle e salvandosi dall'inferno.
Chissà, magari c'è per tutti una seconda possibilità per redimersi.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Kisame Hoshigaki, Nuovo Personaggio, Shisui Uchiha, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Prima dell'inizio, Naruto Shippuuden
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Il mostro che si è augurato di essere
 
Quando era bambina, Kamiko aveva visto la morte in faccia, non una o due volte, ma migliaia. I corpi sparsi in un campo come grano seccato dalla siccità, uomini, donne, vecchi e bambini mandati a morire per una causa che ai suoi occhi non valeva la pena di combattere. Come si decretava la fine di una persona solo perché apparteneva ad un altro villaggio? Chi lo diceva che era un nemico? Che non avesse un figlio, una madre o un padre che ne stava aspettando impaziente il ritorno? E la coscienza, quella sarebbe mai stata pulita?
Kamiko non aveva più che quattro anni quando venne la grande guerra e si mangiò la sua famiglia, i suoi amici e i conoscenti. La guerra era una grande Signora rossa, con un bellissimo abito scarlatto e la pelle bianca come quella dei cadaveri, era sempre affamata e non si faceva scrupoli a cibarsi di vittime innocenti.
La Signora, un bel giorno d’estate, si era portato via anche suo padre, perforandolo davanti ai suoi occhi con un rapidissimo kunai in pieno petto, e, sua madre, che aveva assistito inerme alla scena, si premurata di  proteggerla con il corpo alla vista del massacro. Loro, appartenenti al Villaggio di Iwagakure, non si erano fatti scrupoli nell’uccidere un uomo in compagnia di sua figlia e della giovane moglie, solo perché stava indossando lo stemma di Konoha.
Sua padre era stato un ninja di Konoha.  Aveva combattuto per il suo Villaggio. Era morto per il suo Villaggio.
Kamiko non aveva mai amato la violenza, in passato era stata l’ultima risorsa a cui attendevo. Forse quando aveva litigato, dando delle sberle, ma lo aveva fatto solo perché era stata arrabbiata, non era mai stata abbastanza coraggiosa da togliere la vita a qualcuno. Lei si era sempre sentita diversa dai suoi amici d'infanzia. Lo aveva promesso quando era deceduto suo padre.
Mai usare la violenza. Ma le parole erano come il vento, volavano via, si sbriciolavano come castelli di sabbia dall’impeto del mare. Non era mai facile mantenere e Kamiko ne aveva avuto la conferma nel corso della sua vita.
Quando si uccideva per dovere, era orribile, terrificante ma in qualche modo gratificante, perché immediatamente nasceva la famosa scusa per sopprimere i sensi di colpa. C’era sempre un motivo del perché un essere umano si spingesse a tanto, ma quando uccidere era per piacere… era tutt’altro conto.
Dal primo omicidio ne seguivano altri, e quel piacere si trasformava in rimorso, in odio, in vendetta e in perdizione. E se non si trattava di piacere, cosa poteva essere? Oscurità? Oblio?
Kamiko non cercava una risposta, aveva smesso di inseguirla e di credere che fosse una brava persona. Lei era marcia, orrenda, un mostro.
La belva che Itachi Uchiha si era dimenticato alle spalle, in una notte di luna piena, con le stelle luminose che assistevano al bagno di sangue e allo scorrere del liquido rosso che seguiva le assi del pavimento, infilandosi tra gli spazi vuoti e gocciolando senza fine.
Il rosso le ricordava la sua missione. Il suo obiettivo. La sua ragione di vita.
Kamiko poggiò le mani sul tavolo di legno e saltò elegantemente come un gatto dall’altra parte, evitando dei kunai che si conficcarono sul muro con un suono sinistro.
Le arrivò dall’alto una palla di fuoco che riuscì a schivare in tempo rotolandosi e andando a sbattere contro una sedia conficcata per terra prima, quando il suo aggressore gliela aveva lanciato con forza. Kamiko ghignò e prese dal taschino due shuriken, sicura che avrebbe potuto eliminarlo come se niente fosse.
La taglia di Xorra non era una grossa somma, non abbastanza per riempirle le tasche e sfamarla per un’altra settimana o pagarle il vitto e alloggio alla pensione di Aoi. Quella vecchia taccagna minacciava di buttarla fuori con la sua roba se non avesse pagato in tempo, e Kamiko era sicura che l’avrebbe fatto se lei non facesse da guardia alla pensione decadente. Erano circa due anni che aveva messo radici lì, e per il figlio di Aoi avrebbe potuto viverci anche gratis se lei avesse accettato le sue avances.
Ma porca misera, gli affari non andavano a gonfie vele. Ultimamente, i criminali si tenevano alla larga dai guai e nessuno voleva sborsare soldi per proteggersi o vendicarsi di un torto subito.
Kamiko lanciò gli shuriken al clone di Xorra, che non riuscì sfuggire e sparì in una nuvola di fumo. Poi, scocciata di averci messo tanto (e di essersi rovinata il pranzo), estrasse la sua katana dal fianco destro e si scagliò su Xorra con tutta la sua forza. L’uomo, un grassone pelato di 160 kg, che controllava l’arte del fuoco a magnificenza, le sputò quello che doveva essere “ Sospiro del drago." Kamiko dovette roteare e saltare in alto, facendo una capriola degna di Gai Maito, con le sue immancabili scarpe con il tacco. Lo colpì proprio con il tacco sul mento e, infine, con la spada gli tagliò di netto il braccio funzionante.
Sentì le ossa frantumarsi e lo scroscìo di qualcosa di caldo sul viso quando si inginocchiò, puntandogli la katana alla giugulare.
-Un altro passo e sei morto.- lo avvertì seriamente.
Il sangue aderì  sugli abiti di Kamiko come una seconda pelle, e la ragazza provò la fastidiosissima sensazione di sporco attaccarsi e imprimersi in lei.
Lui la stava chiamando a distanza.
Le ossa reclamavano altre ossa.
Il sangue versato andava lavato con altro sangue.
Ma la reietta si sentiva sempre lei, non lui, che ovunque fosse, stava di sicuro tingendo altri quadri con corpi di innocenti. La danza macabra della morte accompagnava Itachi come una cantilena e Kamiko la poteva sentire in silenzio.
Doveva solo trovarlo. Alla fine avrebbe regolato i conti.
Occhio per occhio, dente per dente. La sua legge, il suo mantra, la sua nuova condizione di vita.
“Non si lasciano superstiti, Itachi. Mai.”
Xorra tentò di reagire ma Kamiko cominciò ad affondare la katana sulla gola, mantenendo di fede al suo avvertimento. – Sono una donna di parola, il cliente non mi ha specificato se ti vuole vivo o morto. Mi basta anche il tuo corpo per avere il compenso.-
La taverna era vuota, se non per il proprietario che scuoteva la testa inorridito, gli altri clienti era scappati appena era iniziata la battaglia tra i due.
Nemmeno tre minuti fa, constatò la ragazza.
-Kami-chan.- gridò la voce di una ragazzina sui quindici anni, fermandola appena in tempo dal tagliare Xorra a fettine.
-Non ti avevo detto di aspettarmi fuori?- la sgridò lei.
-C’era troppo silenzio e mi ero impensierita.- si giustificò Cho, una ragazza dai capelli castani e gli occhi scuri, appartenente al clan Akimichi. Come poteva portarsela dietro non lo sapeva ancora... Ma forse perché era brava a procurarle le pillole Akimichi e, anche, perché doveva un favore al padre di lei.
-Falla crescere, Kamiko-san, il mondo le insegnerà che non è tutto rose e fiori.- le aveva detto mesi addietro il padre di Cho.
-E proprio perché non lo è, non voglio che venga con me.- aveva replicato scocciata lei. Ma lui le aveva allungato un borsellino pieno di soldi e Kamiko era dovuto scendere a patti con la sua integrato morale, perché si stava facendo corrompere per pagarsi l’affitto.
-Ora che hai visto che è tutto a posto, esci fuori.-
Ma Xarro la interruppe, dandole una testata sulla fronte e facendola atterrare per terra. La katana le volò dalla mano e i suoi occhi si annebbiarono mentre le urla della giovane Cho si propagarono nella taverna.
“Bastardo…” Lo maledette mentre le esplodeva un forte mal di testa che si espanse per tutto il corpo.
Ci vedeva doppio. Quadruplo.
Xarro aveva sbattuto Cho contro una parete e la stava prendendo a calci, la ragazzina tentava di difendersi, parando i colpi ma era inutile contro 160 kg di grasso e pura malvagità. Cho venne colpita ripetutamente sui fianchi, in faccia e sulle braccia.
Kamiko tentò di rialzarsi ma la sua testa faceva capricci. Si sentiva persa, anche se era quattro volte più forte e veloce di Xarro, un ninja traditore da quattro soldi.
Un odore metallico le penetrò le narici e risvegliò in lei i suoi incubi.
Anche Itachi, quella sera, profumava di morte quando lo aveva beccato a scappare a gambe levate.
 
“Era notte piena, con una luna luminosa e beffarda che avrebbe illuminato e contaminato la vita di Kamiko per sempre.
Una leggera pioggia iniziò a cadere su Konoha e Kamiko si rifugiò sotto tetto di una casa. Il sole era calato da parecchio tempo e la ragazza si stava recando verso villa Uchiha. Il cuore le batteva fortemente, le guance erano arrossate sia dalla corsa che dall’imbarazzo di doversi dichiarare. Le ci era voluto molto a decidersi a fare il primo passo dopo la scomparsa di Shisui, ma aveva tanti dubbi
Se non era meglio rimanere amici? Itachi era già promesso a Izumi, sua fidata amica, e non sapeva nemmeno se lui ricambiasse, anche se il piccolo scoiattolo diceva di sì.
Ma Sasuke era un bambino, non tutto ciò che diceva andava preso sul serio.
-Stupida pioggia.- imprecò la ragazza guardando con aria distratta il cielo.
Non le importava molto della pioggia, ma raggiungere Itachi, quello sì.
-Itachi?- qualcuno che assomigliava a lui saltava sui tetti con una velocità impressionante. 
-È lui, ne sono sicura. - la ragazza lo seguì infischiandosene della pioggia che aumentava. Avrebbe riconosciuto l’andatura e il suo passo dovunque, anche all’inferno.
Aumentò il passo, saltando agilmente da un palazzo all’altro.
-ITACHI FERMATI!- gridò la ragazza all’amico dinanzi a sé.
Il moro fece finta di non sentirla e avanzò imperterrito con la sua corsa. Cosa aveva di così di urgente da scappare, quando le aveva chiesto lui stesso di parlare? Le aveva dato appuntamento sopra la montagna dove era scolpiti i volti dei Kage, ma non si era presentato e lei era andato a cercarlo, preoccupata.
-So che sei tu, è inutile che fuggi.-
D’improvviso il moro si fermò, come da lei sperato, e la aspettò sopra il tetto di un’abitazione decadente.
Kamiko fece un salto lungo e si avvicinò a lui ansimando dalla corsa.
Si era fatta bella, legando i suoi lunghi capelli castano- ramati in una coda alta, indossando il suo miglior vestito, gli sandali bianchi e addirittura truccandosi. Ma tutto il suo lavoro si era vanificato ora che si era bagnata come un pulcino ed era diventata un panda.
Non era l’unica che era messa male. Anche Itachi non era nelle sue condizioni migliori e quando se ne accorse rabbrividì.
-Itachi ma che…- il moro era sporco e lo sporco si scioglieva con la pioggia,  creando pozzanghere rosse sotto i loro piedi. 
Era coperto di sangue, osservò lei terrorizzata. Un campanello d’allarme si accese, ma lei lo spense subito.
Si fidava di lui. Era pur sempre Itachi Uchiha.
-Che cosa è successo?- si azzardò a chiedere spaventata.
L’occhiata vuota che le lanciò, cancellò via quel ragazzo gentile e buono dei suoi ricordi, alterandolo con uno che indossava i panni di un assassino.
-Ho sterminato il mio clan.- rivelò il ragazzo freddamente.”
 
Kamiko lanciò un urlo animalesco dalla rabbia. Una furia cieca la travolse facendo esplodere la sua abilità innata come se niente fosse, rompendo barriere erette in tanti anni di duro addestramento.
Il Kochou si risvegliò nei suoi occhi e nel suo corpo, penetrando nel suo chakra come un veleno. Gli occhi chiari divennero bianchi come la pelle della Signora, persero il colore azzurro sottraendolo e rubandolo. Rimasero solo due anelli fini neri; l’iride e la pupilla erano di un bianco puro e innocente, un bianco che le mostrava il passato e il presente, grazie al quale, poteva leggere le memorie e giocare con esse. La mente di una persona si trovava sotto il suo giogo.
Ma era al chakra che Kamiko avrebbe puntato, si alzò da terra e tolse i guanti che erano lunghi fino alle braccia.
E così fece, in modo silenzioso e inquietante.
Xarro non poté nemmeno capire cosa stesse succedendo quando si girò, perché Kamiko lo afferrò per il collo e lo alzò da terra con una forza sovraumana.
-Non avresti mai dovuto farlo.- gli disse, sorridendo come se due uncini le stessero tirando le guance all’insù.- Ti avevo avvisato, Itachi.-
-Chi… è..?- ma lei non lo lasciò finire, perché sussurrò le parole con cui avrebbe sentenziato la sua morte. –Porpora lenta. –
Le sue mani brillarono di una luce violacea e sinistra, mentre i pori della sua pelle si dilatavano e assorbivano il chakra dell’uomo velocemente, mentre lo sostituiamo con il veleno.
Xorra tento di ribellarsi ma Kamiko gli poggiò anche la mano libera sopra il cuore, bloccando il flusso del chakra e facendolo agonizzare nel suo stesso dolore. I lamenti del criminale furono soave musica per le sue orecchie, mentre immaginava qualcun altro al suo posto.
Ma mentre lo uccideva, la memoria di lui diventava sua, e la storia di Xarro si proiettava nei suoi occhi e si incideva nelle sue membra. Altri ricordi sconosciuti le appartenevano mentre drenava il chakra e l’esistenza di Xarro, e le scelte incomprensibili e la sua rabbia avevano un motivo.
Una storia.
Xarro era un padre e i suoi figli morivano di fame. Faceva di tutto per sopravvivere. I clienti erano i suoi creditori. E si difendeva da loro come meglio poteva.
Le mani di Kamiko presero a tremare e così anche la sua stretta sul collo di Xarro.
I cosiddetti sensi di colpa vennero a farle visita e a metterla di fronte alla realtà. Cosa diavolo stava facendo? Si stava trasformando in ciò che Itachi aveva augurato?
Un mostro.
 
Continua a rincorrermi, Kamiko, anche per sempre.
 

Eccomi tornata dopo una lunga assenza nel mio fandom preferito! Avero già pubblicato questa storia e l'avevo cancellata per mancanza di idee, e poiché ho visto Itachi Shinden-hen, non potevo non riproporla, modificata però. Spero che vi incuriosisca e rencensite per far sapere la vostra opinione. :) 
   
 
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