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Autore: vanessie    16/09/2016    4 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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Capitolo 22

“Irish kiss”

 

 

POV Nicole

6 novembre. Jonathan mi aveva invitata ad andare al Drive In. Quella sera infatti si teneva un evento speciale in stile anni ’80, al quale era necessario andare vestiti seguendo la moda di quegli anni. Avevo messo dei pantaloni neri a vita alta aderenti, abbinati ad un top dello stesso colore, realizzati con un tessuto lucido. Misi anche una giacca luccicante e glitterata e scarpe da ginnastica. Quella sera al Drive In, in occasione dell’evento, avrebbero proiettato ‘Grease’, un vecchio film di successo. Jonathan venne a prendermi “Ciao, mmmm carino!” esclamai osservando i suoi vestiti anni ’80: jeans, maglietta bianca e giubbotto di pelle nero. Uscimmo di casa e andammo al Drive In. Noi non avevamo la macchina, ma lì c’erano tante auto predisposte per chi voleva assistere alla proiezione del film. Ne scegliemmo una davvero tamarra, con la carrozzeria tinta di rosso e bianco. Salimmo a bordo e guardammo il film, mangiando pop corn e bevendo coca cola. Le nostre mani si toccarono involontariamente mentre prendevamo dei pop corn dal secchiello che condividevamo. Quel semplice contatto mi mandò su di giri. Restò a guardarmi ed io esitai, ma alla fine incrociai il suo sguardo. Mi sorrise appena, avvicinandosi per sistemarmi i capelli dietro alle orecchie. Gli sorrisi inebetita “Tutto bene?” bisbigliò, annuii incapace di proferir parola. “Ti stai divertendo?” chiese “Sì” “Non ti ho ancora detto che…stasera sei…bellissima” sussurrò, cercai di trattenere un sorriso, ma non ci riuscii. “Brilli di luce propria” precisò “Credo che sia merito della giacca” dissi “No…è la luce dei tuoi occhi” sottolineò.

 

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Restammo a guardarci, avevo voglia di baciarlo, erano trascorsi 3 anni da quando l’avevo fatto per l’ultima volta e ancora ricordavo l’emozione che provavo quando le sue labbra si poggiavano sulle mie. Jonathan ad un tratto distolse lo sguardo, interrompendo quella comunicazione muta che stava avvenendo tra noi. Finimmo di guardare il film in silenzio e successivamente facemmo un giro nella zona interna del drive in. Ci divertimmo in sala giochi “Ahahaha ti ho battuto!” lo presi in giro “Ok hai vinto!” rispose. Mi portò vicino alla macchina dei pelouche “Vuoi che te ne prenda uno?” mi propose “Se vuoi…mi fa piacere, nessuno eccetto mio padre, mi ha mai regalato un pelouche” “Davvero?!” “Sì” “Quale ti piacerebbe?” “Il pupazzo di Hello Kitty” ammisi. Lui si mise all’opera e riuscì a prendermelo! Me lo porse “Grazie!!! È bellissimo!” esclamai.

“Ti accontenti di poco!” “Guarda che per far felice una ragazza come me basta pochissimo. Non pretendo diamanti, gioielli, o chissà cos’altro” dissi. Lo ringraziai per la sua gentilezza, dandogli un abbraccio e un bacio sulla guancia. Mi riportò a casa in metropolitana. Ormai avevo preso il vizio di farmi coccolare appoggiandomi a lui e anche quella sera lo feci. “Sei profumato!” esclamai d’improvviso “Il tuo odore è buonissimo” precisai. Mi accarezzò la schiena e i capelli “Stanotte ti ho sognata” iniziò a dire e poi proseguì “Eravamo insieme a La Push e andavamo a fare il bagno…poi il resto non te lo dico” “Perchè? Che altro succedeva nel sogno?” “Non credo di potertelo dire Nicole, a meno che tu non abbia voglia di arrossire!” esclamò. “Ok ho capito, è roba hot” dissi “All’incirca” ammise. Restammo un po’ in silenzio “Quindi…quando ci vediamo?” gli domandai “Venerdì?” “Perfetto” risposi. Quelle uscite stavano diventando sempre più pericolose, speravo che prima o poi entrambi ci rendessimo conto di amarci. Più che altro speravo che Jonathan ricambiasse il mio sentimento per lui.

Sabato 10 novembre. “Nicole?! Hai visto i miei orecchini blu?” chiese Cat entrando in camera mia, dove ero impegnata a finire di vestirmi per l’uscita serale con Jonathan. “No” “Cavoli non li trovo…chissà dove li ho messi. Come sei bella!” “Grazie Cat” “Prego, è la verità…dove andate stasera?” domandò sedendosi sul mio letto “A prendere da bere al pub irlandese di Seattle” “Wow…Jonathan è proprio uno di quei tipi attenti ai particolari!” esclamò, mi voltai a guardarla sorridendo “Perché?” le chiesi “Non hai sempre detto che tua madre è irlandese?” “Sì infatti lo è” “Secondo me è davvero romantico che John ti porti in un pub in cui si servono cibi e bevande tipiche di una terra che, per metà, è nel tuo codice genetico” spiegò “Beh in effetti…non ci avevo pensato e…detta così appare davvero carina…dici che lo ha fatto di proposito?” “Nikki sì, certo. Non penso che sia una coincidenza. Lui è un ragazzo particolare…lo conosco abbastanza ormai, sai che è sempre attento ai dettagli e secondo me non è casuale che abbia scelto il pub irlandese. È uno che ci ragiona parecchio sulle cose, per cui…beh sei davvero fortunata” “Sai ultimamente le nostre uscite da amici hanno preso…una piega diversa. Riusciamo comunque a parlare, a raccontarci le cose, a ridere e scherzare ma…ci sono dei momenti in cui…ci avviciniamo in modo diverso, ci scambiamo delle…coccole. Niente di intimo, solo abbracci, baci innocenti sulla guancia…” confessai “E io sono felice per voi, credo che finalmente vi stiate rendendo conto di amarvi” disse Cat. “Uhm…non lo so. Tu sai già che io sono da sempre innamorata di lui, ma…boh” “Anche lui ti ama, è evidente, è sempre talmente gentile con te, attento, premuroso…se questo non è amore!” esclamò lasciando che finissi di prepararmi e tornando in camera sua. Dopo poco John venne a prendermi, salutammo Catherine e uscimmo. Il pub irlandese di Seattle era davvero carino, servivano tante birre e drink tipici di quel paese. Ci accomodammo ad un tavolino e iniziammo a leggere il menù.

“Che ne dici di prenderci un Irish kiss?” proposi “Ok, non so cosa sia, ma va bene” “È una bevanda tipica. Devi assaggiarlo assolutamente!” “Perché si chiama Irish kiss?” domandò curioso “Perché è un cocktail dal gusto avvolgente molto simile all’Irish coffee, ma sul fondo del bicchiere ci sono delle fragoline di bosco ricoperte di cioccolato, che andrebbero mangiate facendosi imboccare dal proprio partner. È una cosa molto sensuale. Comunque se decidi di prendere quel cocktail, tu non hai la ragazza e quindi…le fragoline te le mangi da solo” spiegai. “Mi va di assaggiarlo, ma sai sono uno che rispetta le tradizioni e quindi…visto che non ho la ragazza, le fragoline magari…mi aiuti tu a mangiarle” disse con aria sicura di sè. Lo guardai titubante “Perché dovrei farlo?” “Per rispetto delle tradizioni” “Oh sì certo” dissi scoppiando a ridere. Ordinammo alla cameriera due Irish kiss e aspettammo che ce li servisse. Portò due bicchieri contenti il drink e una ciotolina. Con una specie di mestolo d’acciaio versò in ognuno delle fragoline di bosco ricoperte di cioccolato. “Vedrai è buonissimo” affermai “Mia mamma ogni tanto lo prepara fatto in casa” aggiunsi. Jonathan prese il mano il suo bicchiere, avvicinandolo al mio per un brindisi. “Scegli tu a cosa brindare!” esclamò guardandomi negli occhi. “Mmmm vediamo…all’amicizia?” proposi “Io sceglierei qualcos’altro” “Tipo John?” “Beh l’altra sera abbiamo parlato tanto dell’amore e quindi…potremo dire che questo brindisi è per augurarci a vicenda di incontrare la nostra anima gemella. Poterla riconoscere, potersi concedere la libertà di amare senza riserve, ricevendo in cambio la stessa dose di sentimenti che si donano a quella persona” disse. Feci ticchettare i nostri bicchieri e entrambi bevemmo un sorso. Il cocktail era davvero buono “Wow, sono a dir poco…senza parole Jonathan Call” affermai ripensando alle belle parole che aveva scelto per il brindisi. Lui mi sorrise, continuai a perdermi nei suoi occhioni ammalianti mentre bevevo.

 

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“Avevi ragione, è buonissimo” affermò sorseggiando l’Irish kiss. “Ma Nik…come la mettiamo con le fragoline sul fondo del bicchiere?” “Beh te l’ho detto! Bisognerebbe imboccarcele a vicenda, ma è un gesto che richiede una certa intimità, che noi non abbiamo” “Se non ce l’abbiamo allora…creiamocela” disse con tono di voce più sensuale. Non risposi, mordicchiai le mie labbra e guardai da un’altra parte, cercando di controllare il rossore delle mie gote.                                                                                                                                                  

Finimmo il cocktail e mi convinsi a lasciarmi andare, ma sì…non è che stavamo andando a letto insieme, imboccare qualcuno non era un gesto poi tanto strano…superai il mio stupido imbarazzo e presi dal mio bicchiere una delle fragoline al cioccolato. Mi avvicinai e gliela imboccai con un gesto sensuale. Mi osservò con uno sguardo altamente pericoloso, mentre masticava. Uno di quegli sguardi che mi facevano avvampare e non solo sulle guance…ero accalorata “Vuoi fare il furbo con me Mr.Call?” “Può darsi, Miss Black” rispose. Prese una fragolina dal suo bicchiere e la avvicinò alle mie labbra. Dischiusi la bocca, ma per tre/quattro volte fece finta di volermela far mangiare per poi tirare indietro la mano. Lo guardai imbarazzata ma divertita. Gli bloccai la mano e la portai alla mia bocca, per afferrare la fragolina di bosco con i denti. Continuò a imboccarmi con le fragole del suo bicchiere. Non sapevo se fosse accaduto di proposito o meno, data la mia mente confusa e totalmente oscurata dal desiderio fisico, ma per prendermi le ultime fragole che mi aveva avvicinato alla bocca, avevo assaporato anche le due dita con le quali le teneva in mano. Mi stava facendo impazzire “È il mio turno adesso, Jonathan” dissi cominciando a giocare con lui e le fragole, allo stesso modo in cui lui aveva giocato con me poco prima. Per l’emozione alla terza fragolina combinai un disastro, sporcandogli la maglia. “Scusami” affermai mentre lui si alzò in piedi. Mi alzai anch’io e presi a pulirlo sfregando la manica della mia maglia sulla macchia. “Nicole dai tranquilla, non serve” disse sorridendo dopo svariati minuti in cui continuavo a tentare di pulirlo.

 

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I nostri sguardi si incontrarono e i battiti frenetici del mio cuore aumentarono esponenzialmente. Ci rimettemmo seduti “Ora capisco perché si chiami Irish kiss. È parecchio…eccitante” affermò “Ti avevo avvisato. Talmente eccitante che ho paura di farmi del male” confessai, pensando a quanto quel gioco mi stesse facendo battere il cuore. “Non voglio farti del male” affermò poggiando la sua mano sulla mia “Sai che puoi fidarti di me” aggiunse. “Sento di potermi fidare di te per qualche assurda ragione” “Sei in assoluto la ragazza più bella e intrigante che abbia mai conosciuto” sussurrò. Trattenni un sorriso per mascherare la gioia che le sue parole avevano fatto nascere dentro di me. Allo stesso tempo tuttavia la gioia si mescolò alla paura. Il timore di rovinare un’amicizia sincera, se solo ci fossimo baciati…non volevo perdere Jonathan come amico, ma non volevo neppure vivere per tutta l’eternità desiderando da lui qualcosa di più. La confusione si impossessò della mia mente. Mi alzai di scatto e camminai verso l’uscita del pub. Lui mi seguì, mi raggiunse, posizionandosi davanti a me “Che ti prende?” mi chiese “Nulla” “Sono stato troppo diretto?” “No John, non hai detto niente di male. Siamo amici e tu…sei così…diverso dagli altri ragazzi con cui ho avuto a che fare. Riesco a parlare di tante cose con te, sei dolce e allo stesso tempo affascinate. Non dovrei nemmeno pensarle certe cose, dato che siamo amici ma…questo nostro gioco di sguardi e provocazioni è talmente coinvolgente e…no non posso” dissi tormentata. “Nicole, non devi vivere pensando alle conseguenze, certo è razionale farlo, ma se ti fermi a ragionare su tutto…non riuscirai mai a fare ciò che realmente vuoi” “Non voglio rovinare la nostra amicizia” “Tu vuoi che io e te restiamo solo amici?” “Io…non lo so Jonathan…sono confusa, sono combattuta su ciò che realmente voglio” “Credo che tu debba rifletterci” “Hai ragione. Con te io mi sento libera di essere me stessa. Mi sento una ragazza diversa e mi spaventa, perché vorrei…vorrei sentirmi come mi fai sentire tu ogni giorno, in ogni istante” “Non posso dirti cosa scegliere Nicole, sei tu a doverlo stabilire. Lascia perdere il cervello, in queste situazioni non serve. Segui solo il tuo cuore” “Non ce la faccio” dissi mentre le lacrime presero a scendermi sul viso. “Scusa, starai pensando che sono una pazza squilibrata” “No, penso che tu sia una ragazza come non se ne trovano più in giro. Non devi giustificarti, capisco che sei confusa” disse stringendomi in un abbraccio. Lasciò che piangessi e mi accarezzò i capelli. “Lo sai che io ci sarò sempre per te, come amico o…qualcosa di più” affermò. Sciolsi l’abbraccio “Credo che da quando ci siamo lasciati anni fa…non mi sia mai passata Jonathan. Ho sempre pensato a te e ti ho sempre voluto bene…quel bene” “Quindi di cosa hai paura?” “Della mia idea d’amore” ammisi “Sarebbe?” “L’amore ideale, quello della letteratura romantica, quello che nella realtà non può esistere. Tu per me hai sempre incarnato quel tipo ideale di uomo e ho solo paura che tra noi non funzioni e che…i miei sogni si infrangano. Ho paura che se accadesse poi…ti perderei davvero” “Capisco i tuoi desideri sull’amore…ma non dovresti essere tanto sfiduciata. Insomma…trovare l’uomo dei tuoi sogni è possibile! Certo, non è detto che sia io!” esclamò. “Ma vedi…l’amore ideale è qualcosa che…non esiste. È un amore perfetto, in cui lui e lei si amano allo stesso modo. Tanto profondamente da farli impazzire e sì…starai pensando che sono troppo legata alla letteratura romantica o da film ed è una cosa stupida. Ma hai presente Romeo e Giulietta? Lui che si uccide per lei, lei che si uccide per lui perché non può immaginare la sua vita senza quell’amore?” “Sì, conosco la loro storia” disse “Beh è solo una storia John. La realtà è diversa. Esiste una Giulietta, che ama sinceramente ma…penso che quel Romeo sia solo letteratura” dissi. “Vorrei consolarti, dirti che ti sbagli sull’amore, quel Romeo ideale esiste, basta che ti guardi intorno per trovarlo. Sono innamorato di te da sempre, lo sai. Secondo me Nikki…non dovresti pensare che l’amore vero sia solo finzione. Hai 19 anni, sai quanto tempo avrai per trovare la persona giusta? Magari ce l’hai qui davanti e nemmeno te ne accorgi” disse. Gli sorrisi “Sì può essere. Magari hai ragione. Potresti essere proprio tu. Come potrei accorgermene?” domandai. Si mise seduto sulla panchina di fianco a noi ed io mi posizionai accanto a lui. “Se io fossi l’uomo della tua vita Nicole, in un modo o nell’altro tu te ne saresti già resa conto. Il tuo cuore lo capirebbe, anche se la tua mente la ritenesse ancora una cosa assurda” “Uhm, un pensiero favolosamente romantico” dissi. Restammo occhi negli occhi e anche se nessuno dei due aggiunse altro, avvertii la reciproca voglia di darci un bacio. L’atmosfera era perfetta, il suo sguardo dopo avermi confessato la sua concezione dell’amore, era per me un richiamo al quale non sapevo tirarmi indietro. Le sue labbra appena dischiuse mi attiravano in modo assurdo. Ma purtroppo non ci fu quel contatto tra le nostre bocche.

 

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Mi alzai in piedi di scatto, forse impaurita dalla possibilità di commettere una sciocchezza. “Ho bisogno di tornare a casa adesso” dissi “Scusami John, ma devo riflettere, è come se dentro di me ci fossero due pensieri contrasti che lottano tra loro. Devo capire quale pensiero lasciar vincere” spiegai. Lui annuì, mi riportò al mio appartamento, non ci dicemmo niente durante il tragitto. Sentivo che si era creata una specie di invisibile parete tra noi. Forse l’avevo ferito…ma volevo essere sincera fino in fondo. Ci salutammo frettolosamente una volta arrivati a casa mia. Trascorsi ore ed ore con gli occhi spalancati cercando di prendere inutilmente sonno. Pensai a lui, a me, a chi volevo essere, a chi volevo avere al mio fianco…mi alzai e quella confusione mentale mi aiutò ad ultimare una canzone che avevo scritto per John, parole e musica per pianoforte. Avevo iniziato a comporla da mesi ma mi mancava il giusto arrangiamento, che invece riuscii a trovare quella notte. Tornai a letto e, non so come, riuscii ad addormentarmi poco prima dell’alba.

 

NOTE:

Ciao ragazze, ci siamo: Jonathan si è esposto abbastanza, le ha fatto capire apertamente che desidererebbe di più da Nicole, anche lei gli fa capire che vorrebbe qualcosa di più profondo di un'amicizia, anche se Nicole ha un pizzico di timore che la loro storia possa nuovamente finire. Per il momento non succede altro tra loro, lei vuole rifletterci, chiarirsi le idee e decidere cosa è meglio per entrambi...dai, la confusione ci sta, in fondo sono molto amici, le loro famiglie in qualche modo sono legate l'una all'altra, dunque è naturale porsi delle domande. Alla fine del capitolo Nicole riece a ultimare una canzone dedicata a Jonathan che si intitola “You’re the reason”, ed è una canzone originale di Victoria Justice, colei che interpreta Nicole, la trovate qui https://www.youtube.com/watch?v=2kltwYSwtXQ

Vi aspetto venerdì,

Vanessie

 

   
 
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