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Autore: Lory221B    16/09/2016    6 recensioni
La vita trascorreva tranquilla al 221B. Sherlock cercava nuovi modi per non annoiarsi e John evitava che i passatempi ricreativi del marito distruggessero l'appartamento. Poi, una mattina come tante, la figlia di John si presentò in Baker Street, con una lieta e sconvolgente notizia.
(johnlock) (non tiene conto degli eventi della quarta stagione)
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Irene Adler, John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le coincidenze esistono


Il detective era immerso nel suo palazzo mentale, dove stavano vorticosamente girando tutte le informazioni che Mycroft gli aveva fornito. Doveva trovare il modo per trovarsi da solo con il maggiordomo e le cameriere, in modo da interrogarli su tutte le piccolezze della famiglia Von Ormstein, che nessuno tranne il personale fidato, conosceva.
 
Era in quei momenti che ringraziava di avere il suo palazzo mentale, dove isolarsi dalla noia degli incontri sociali, ma soprattutto ringraziava di avere un marito che era anche il suo collega e che comprendeva perfettamente quando doveva lasciarlo in silenzio a pensare.

« Sherlock, hai qualcosa tra i capelli » fece John, allungando il braccio con una rapidità che spiazzò anche il detective, completamente assorto nei suoi pensieri.

Erano stati chiamati per fare un brunch nel parco della villa e qualche convenevole e fastidioso - almeno per John - scambio di battute dopo, erano rimasti soltanto loro due, seduti al tavolo, mentre gli altri passeggiavano o semplicemente prendevano il sole. A John ricordava un quadro impressionista che aveva visto tempo prima, dove erano ritratte una serie di persone in un bosco, vicino al lago, intente a consumare un pic-nic. Doveva trasmettere serenità, ma a lui aveva donato una certa inquietudine. L’immagine era statica, era un pic-nic, ma sembravano tutti in attesa di qualcosa. Ecco, si sentiva proprio in quel modo,  fermo, in attesa di qualcosa che doveva accadere.

Il matrimonio? Le analisi del capello del probabile figlio segreto di Sherlock? I furti di cui era sospettata Irene? Ogni ipotesi lo portava lontano dalla tranquillità che credeva di aver conquistato. Aveva appena  strappato un capello dalla testa del marito per poter inviare il campione a Molly e doveva recuperarne un altro da Christopher, per poterli confrontare.

« La prossima volta potresti essere più delicato? » fece Sherlock, massaggiandosi il punto dove John aveva strappato la sua preziosa chioma.

Il dottore fece spallucce e nascose il capello in una bustina che aveva in tasca, soddisfatto di aver portato a termine la metà del suo piano.

Sherlock scosse il capo, confidando che prima o dopo il marito avrebbe smesso di comportarsi come Steve Martin ne “Il padre della sposa” e avrebbe accettato il fatto che Grace stava per sposarsi e ne era convinta.

Lo scuotere il capo, come gesto di dissenso nei confronti di John, causò un movimento ondulatorio della chioma di Sherlock, che spezzò per un attimo il flusso di pensieri cospiratori del dottore; alla luce di mezzogiorno, con i capelli che ondeggiavano al vento e quella maglietta che gli dava un aspetto di bello e dannato, John non poté che sentirsi un idiota.

La sua gelosia era immotivata, erano sposati da tanti anni, non c’era davvero motivo per temere che sarebbe scoppiata nuovamente la passione tra Sherlock e Irene, né che il detective gli avesse mentito. Anche la storia di Christopher, iniziava a guardarla con altri occhi. D’accordo, aveva gli occhi chiari, gli zigomi alti e i capelli ricci, ma questa descrizione si adattava alla maggior parte del rango snob del popolo britannico, anche se lui, in effetti, aveva origini nell’Europa dell’Est. Inoltre, non aveva ancora incontrato il padre, che magari era la copia esatta di Sherlock. Forse Irene aveva cercato qualcuno che somigliasse al detective, un po’ come aveva fatto Molly, anni prima, con Tom.

Christopher aveva fatto una deduzione brillante davanti a tutti, per mettersi in mostra, ma John era abbastanza sicuro che Sherlock non fosse l’unico al mondo capace in quell’ambito e che non fosse necessario avere metà dei geni del marito per fare deduzioni.

A ben pensare Mycroft era ancora più bravo di Sherlock, magari era lui il padre segreto del ragazzo. Scoppiò a ridere da solo, subito ricomponendosi, appena in tempo per non essere preso per pazzo da Grace e Christopher che si stavano avvicinando con aria allegra.

Presero posto accanto a loro, mentre John gettava a terra il capello del marito, più rilassato, perché aveva smesso di comportarsi da idiota e aveva abbandonato l’improbabile idea che Christopher fosse figlio di Sherlock.

« Papà, stai meglio adesso? Ero molto preoccupata » chiese la ragazza, allungando una mano per prendere quella di John.

« Sì, grazie. Scusate per prima »

Sherlock accanto a lui emise un leggero sbuffo e John non capì se era infastidito dalle chiacchiere o dal suo comportamento.

« Non abbiamo avuto modo di parlare di come vi siete fidanzati » fece John, cercando di simulare interesse e felicità per la scelta della figlia. Non poté non constatare che Christopher non era poi così uguale a Sherlock come era sembrato all’inizio. Gli occhi erano più tondi rispetto a quelli del detective, gli zigomi meno evidenti. Forse era tutto nella sua testa.

« Beh, ci siamo incontrati in una escape room. Io e miei amici dovevamo appena entrare mentre lui stava uscendo. Era rimasto dentro circa 20 minuti » rispose lei, entusiasta e ammirata.

« Banale » commentò Christopher e a John venne un brivido.

« Concordo » intervenne inaspettatamente Sherlock « Noi abbiamo risolto gli indovinelli in 10 minuti, dovrebbero avvisare che non sono per persone intelligenti » fece, aspettandosi un commento da John, che non arrivò.

« Vero » confermò, invece, Christopher.

Al dottore cadde leggermente la mascella. Si accorse che aveva stretto i pugni mentre una serie di immagini di Sherlock e Irene continuavano a passargli nella testa. Al diavolo il buonsenso, doveva venire a capo di quel problema.

Grace e il fidanzato avevano continuato a chiacchierare amabilmente e Sherlock, inspiegabilmente - almeno per John - sembrava dargli corda. Il dottore era talmente sprofondato nei suoi pensieri più cupi, che non si accorse nemmeno che Mary li aveva raggiunti e aveva scherzosamente rapito i due fidanzati, per iniziare a parlare con la futura suocera dei preparativi delle nozze.

« John, so che sei preoccupato per il matrimonio, ma sei stato scortese » fece Sherlock, scrutandolo.

« Giuro che non credevo sarebbe arrivato il giorno in cui tu lo avresti detto a me » rispose massaggiandosi la testa.

« Potevi dire qualcosa, Cristopher penserà che tu abbia qualche problema di demenza senile »

« Ti importa cosa pensa Christopher? » sbottò John, con voce eccessivamente alta.

« Ti importa di Grace? » ribatté il detective, perplesso dalla reazione.

John si chiuse nelle spalle, era un incubo. Perché la sua perfetta figlia voleva sposare un rampollo snob, figlio di Irene Adler?

E soprattutto, perché era tanto simile a Sherlock? Si maledisse della decisione di liberarsi del capello del marito, per cui senza tante cerimonie, finse di togliergli qualcos’altro dalla chioma e ne recuperò un altro.

« La pianti? »

« Non è colpa mia se ti si impigliano le cose nei capelli, c’è troppo vento e ci sono troppe foglie in questo parco »

Sherlock fece per ribattere, ma qualcosa attirò la sua attenzione e John ne approfittò per dileguarsi. Erano tutti in giardino, per cui recuperare un capello di Cristopher dalla sua camera non sarebbe stato particolarmente difficile. Non avrebbe dovuto fingere qualche strano motivo per salire al piano di sopra e curiosare, instillando vari dubbi nel resto della famiglia allargata. In ogni caso doveva evitare che Sherlock fosse in giro:  mister deduzione prima o dopo avrebbe capito che John stava tramando qualcosa.

Entrò nella casa, a passo svelto, cercando di non farsi vedere dai vari maggiordomi dei pomposi, mimetizzandosi con gli arazzi, i vasi cinesi e degli orribili suppellettili che solo dei ricchi, noiosi snob avrebbero comprato.

Salì le scale e si infilò nella camera di Cristopher. Tirò un sospiro di sollievo quando vide che nella stanza non c’erano teschi né dita mozzate. Anzi, tutto era molto in ordine, diversamente dalle abitudini del marito.

Spostò delicatamente il lenzuolo e subito gli cadde lo sguardo su un capello leggermente ondulato. Era fatta, aveva il campione di cui aveva bisogno e presto avrebbe avuto conferma o - come sperava - la smentita sulla paternità del ragazzo.

Nascose il capello in tasca, quando sentì degli scricchiolii proveniente dalla scala. Qualcuno stava salendo. Percepì le risate tipiche di due innamorati molto giovani. Non era semplicemente qualcuno, erano Grace e Christopher, che con ogni probabilità si stavano dirigendo proprio nella camera dove era penetrato per il suo raid anti figli segreti.

Sentì un’ondata di panico, doveva inventare un’ottima e valida scusa, al volo, per giustificare la sua presenza nella stanza. Oppure poteva decidere di nascondersi velocemente sotto il letto. L’irragionevolezza prevalse e rotolò velocemente sotto il letto a due piazze.

Grace e Christopher entrarono, in un susseguirsi di rumori di baci e risate. John cercò di rifugiarsi nella propria soffitta mentale per non sentire quello che in ogni caso non sarebbe successo, perché a costo di essere buttato fuori dalla villa, non sarebbe rimasto sotto il letto mentre la figlia faceva sesso.

Prese il cellulare e digitò velocemente un sms per l’unica persona che non avrebbe fatto domande e deduzioni e soprattutto non avrebbe ignorato il cellulare.

Circa due minuti dopo quella persona bussò alla porta e John poté sentire il rumore di due diciottenni che saltavano per aria, come quando si veniva sorpresi dai genitori.

Si ricomposero velocemente e uscirono dalla stanza, chiudendosi la porta dietro di loro. John li sentì parlare con Mary; non aveva idea di quale scusa si fosse inventata per farli uscire, ma non sembrava volessero muoversi da davanti la porta. Strisciò da sotto il letto, pensando che dopotutto era John Watson, ex Quinto Fucilieri di Nothumberland, ne aveva superate tante, per cui uscire dalla finestra e calarsi fino al piano terra, non era una cosa così folle.

Aprì piano la finestra, scavalcò il cornicione, ringraziando che la camera non fosse sul lato dove si trovavano gli altri, che a quel punto erano David, e soprattutto Sherlock e Irene, cosa che non mancò di infastidire il dottore, e iniziò a calarsi  verso il basso.

La struttura antica, fortunatamente, aveva diversi appigli e una pianta rampicante che facilitava la discesa. Quando era a pochi metri da terra, con lo sguardo attento a dove metteva i piedi più che a tutto quello che accadeva attorno a lui, sentì il rumore inconfondibile di qualcuno che si schiariva la voce.

La sorpresa gli fece mancare l’appiglio e cadde all’indietro, mentre il grido “attento” lo accompagnava nella discesa.

Si ritrovò disteso su qualcosa di morbido, che si rivelò essere il corpo dell’autore della distrazione che lo aveva fatto precipitare a terra.

« Sherlock? »

John si voltò, per vedere Sherlock che lo rotolava via in malo modo, per poi massaggiarsi le braccia.

« Cosa stavi facendo, John? »

« Tu, piuttosto, pensavi di prendermi in braccio come un supereroe? »

« Scusa se cercavo di rimediare al tuo momento Steve Martin » rispose stizzito.

« Cosa? »

« Stai dando di matto, come il protagonista de “Il padre della sposa”, quando si aggira per la villa dei futuri suoceri facendosi i fatti loro; solo che lui, almeno, era caduto in piscina »

John scoppiò a ridere, ringraziando che Sherlock avesse trovato quella giustificazione per il suo comportamento bizzarro, perché se il test fosse stato negativo, come John auspicava, il detective non avrebbe mai dovuto sapere che aveva dubitato di lui.

« Indagare sulla famiglia di Christopher, comunque, è una buona idea » commentò Sherlock, rimettendosi in piedi e aiutando il marito a fare altrettanto « Spero che presto conosceremo il sig. Pomposo, perché per il momento non ho scoperto niente di utile per l’indagine di Mycroft »

John sospirò, pensando all’indagine per Mycroft che avrebbe portato all’arresto della sua futura suocera o del suocero o magari di tutta la famiglia.

Con che faccia avrebbe guardato Grace, se fosse accaduto?

« Sarà meglio ritornare dagli altri, prima che inizino a sospettare qualcosa » fece il detective, mentre John lo seguiva come un’anima in pena.

Quando tornarono nel parco, John notò l’espressione di scherno di Mary, che sicuramente lo avrebbe torturato per sapere cosa ci faceva nella stanza di Christopher e non gli sembrava per niente una buona idea mettere al corrente qualcun altro della sua impresa.

Avrebbe tenuto fede alla teoria di Sherlock, che stava cercando informazioni su suo genero, certo che era abbastanza credibile.

Era pronto ad affrontare l’imbarazzante conversazione con la moglie, quando notò che un altro uomo si era aggiunto al gruppetto.

Alto, biondo, loro coetaneo, non poteva essere Pomposo senior, che sapeva esser più in là con gli anni. Mentre si avvicinavano, Sherlock sembrava rallentare il passo, fino a inchiodarsi in mezzo al giardino.

Aveva un’espressione indecifrabile, né quella da “quanto sono intelligente” né quella da “non capisco, odio non capire”.

« Tutto bene? Hai già dedotto che quello in realtà è il ladro? » chiese John, sperando che l’indagine fosse già finita.

« Ti ricordi quando ho detto che chi non crede nelle coincidenze, deve avere una vita noiosa? » fece Sherlock, rilassandosi leggermente.

« Sì »

« Ecco, la nostra vita non è noiosa per niente. Qualche giorno fa ti ho detto che in passato ero uscito con un mio compagno di università che poi si è fatto prete, ricordi? Ecco quello è lui » rispose, indicando il biondo, con la stessa tranquillità con cui avrebbe commentato il cambio di clima.

John credette fosse una battuta, ma la faccia di Sherlock non era per niente divertita. Lo fissò ancora, sperando che sarebbe scoppiato a ridere, dandogli dell’idiota per averci creduto, ma l’espressione non mutava.

« Stai scherzando? Dimmi che non accadrà che il tuo ex, ora prete, sposerà mia figlia con il figlio della tua ex »

« Non sono l’ex di nessuno, John. E’ solo una serie di strane coincidenze su cui farsi una risata » commentò, cercando di fargli abbassare la voce.

« Non hai idea di quanto lo trovi divertente » rispose sarcastico.

«Comunque è un prete, non sarai geloso anche di lui, spero! »

John alzò gli occhi al cielo, perché era molto prossimo a correre nella villa e gettare a terra tutti i vasi cinesi, giusto per avere una valvola di sfogo « Sherlock, lo sai che i preti anglicani non hanno l’obbligo di celibato? »

« Oh, esiste una differenza? Lo avrò rimosso » commentò, senza scomporsi, mettendosi le mani in tasca e riprendendo a camminare.

« Bene, andiamo a presentarci al tuo ex »


***** *****

Angolo autrice:
Wow, non posso che ringraziarvi perchè non mi aspettavo tanto enrtusiasmo per questa storia. Sperando che resti sempre all'altezza delle aspettative vi abbraccio e vi aspetto al prossimo capitolo.

   
 
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