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Autore: ottantanove    03/05/2009    1 recensioni
...il tempo scorre.
Ho già preso la mia decisione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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...il tempo scorre.

Sono seduta davanti al mio computer e scrivo frasi sconnesse da un po di minuti, cercando di fissare sullo schermo questo mio sentimento.
Ascolto una canzone dei Guns'n'Roses, November Rain e ho appena chiuso violentemente il mio portatile bianco.
Sono stanca.
Stanca perchè si invecchia dal momento in cui si nasce e perchè tutte le cose che mi circondano sembrano svanire, evaporare.

Svaniscono i sogni, svaniscono le possibilità... addirittura noi stessi rischiamo di estinguerci se non si trovano motivi validi per vivere, per tirare avanti con un minimo di coraggio.
Dall'alto dei miei trent'anni affermo che nella mia vita, per il momento, non ho fatto quasi nulla di esatto.

Il tempo scorre...

Mi getto mollemene su un divano mentre il mio stereo, a random, sceglie dal mio iPod un altra canzone, credo sia Sweet Dreams,rifatta da Marilyn Manson.
Sì, è lei.

Come hai ragione, Reverendo.
Tutti cercano qualcosa.

E io? Io cosa sto cercando?

Forse è una domanda con una risposta semplice.
Sto cercando qualcuno.
...o meglio:
Sto cercando di avere qualcuno, perchè quel qualcuno so chi è, ha un nome, un volto ma non posso raggiungerlo.

Sospiro, accoccolandomi sulla mia poltrona in velluto, chiudo gli occhi e rievoco alla mente quei meravigliosi occhi, quella voce, quel corpo.
Amo quella figura, amo quella persona così fragile che si nasconde dietro a tutta l'aggressività visiva degli indumenti.

Mi alzo di scatto per cambiare pezzo, in questo momento i Dragonforce non li voglio nemmeno sentire nominare.
Perdo qualche minuto per scegliere una canzone che mi aggradi.
Finalmente la trovo, Human, The Killers.

Sta volta mi rimetto a computer e scrivo ancora qualche riga.

Non so cosa scrivere, in verità.

Cosa può scrivere un suicida nella sua ultima email al mondo?

Richiudo il computer, la canzone scandisce i battiti del tempo in modo fin troppo veloce.
Ma tanto i minuti rimangono tali nonostante i beat accellerati e la canzone mi piace.

Mi siedo per terra e fumo una Black Devil.
Me l'ha fatta conoscere lei, questa sigaretta completamente nera dall'odore dolciastro.

Stringo gli occhi per non ricominciare a piangere.

Lei è morta.

Che cosa ha fatto, di sbagliato?
Nulla.
Non ha fatto assolutamente niente.
A meno che attraversare la strada ed essere investita da un autobus di linea non sia considerato reato.

Rido in modo convulso mentre le lacrime rigano ancora un volta il mio volto.

Non vedo nessuno da una settimana.
Il cellulare spento, il mio ID messenger in disuso, contatti umani inesistenti.
Mangio scatolette di mais e tonno sott'olio di continuo, solo la musica mi sostiene. E poco.

Penso a quest'ultima settimana e al fatto che la mia vita ha iniziato a perdere senso.

O forse non ne ha mai avuto.

Parte Take Me Out, Franz Ferdinand.
Credo che questa sarà la mia ultima canzone prima del pezzo predisposto per la mia dipartita.

Sì, credo sara così.

Take me out... portami via.

Sì, portami via.
Lontano, via di qui. Fa che io non riviva più questo dolore, fa in modo che la rivedi...
o che le dimentichi per sempre.

Cazzo, le ultima parole della canzone mi fanno rabbrividire.
No. Ancora una.
Ancora un attimo di musica e di vita, per favore.
Decido di lasciare che il casuale faccio il suo corso, non mi alzerò per interrompere il caso.
Ed eccola, ho avuto fortuna.
Ecco i violini ed ecco la melodia che esce allo scoperto.
E' Viva La Vida.
Quanto ho amato la vita prima di quell'evento.

Mi perdo un attimo nel vuoto ascoltando le parole della canzone.

E mi lascio abbindolare dai ricordi.

Un caldo pomeriggio d'estate, nel cortile dietro casa, io e lei mentre cercavamo di appropriarci delle altalene prima dei bambini che stavano per uscire da scuola.

Una sera come tante mentre noi e la Ciurma stava seduta a fumare sugli scalini della facoltà.

Il momento in cui abbiamo messo piede nel nostro appartamente, quelo in cui sono ora.
Le nostre serata e raccontare noi stesse l'una all'altra a scrivere e a tacere.

Mi accorgo con terrore che la canzone è finita.

Ho paura.
Ho una paura folle.

Non ho intenzione di tirarmi indietro.

Mi alzo e cerco freneticamente la colonna sonora di una vita.
Sbaglio più volte, selezionando canzoni sbagliate tre o quattro volte prima di centrare quella giusta.
Mi stanno tremando le mani.

Buonanotte Italia.

Buonanotte davvero, questa volta.

Salgo sulla sedia, metto il cappio al collo e mi chiedo se per caso il gas è chiuso.
Sorrido, pensando a un vecchio scketch di Giorgio Gaber.
E' sorridendo che mi lascio cadere.






Un lieve doloro al collo.








  
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