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Autore: SagaFrirry    16/09/2016    3 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ANGELO E LA VAMPIRA

 

Seconda parte

 

Delle voci risvegliarono l’Arcangelo. Aprì gli occhi e, da dietro la tenda che nascondeva il letto, vide Carmilla che consegnava dei rimedi medicinali ad alcune persone giunte a casa sua. Dopo aver ringraziato, gli umani se ne andarono e tornò il silenzio.

“Perché lo fai?” chiese Mihael.

“Faccio che cosa?” rispose lei, risistemando delle erbe.

“Perché aiuti  gli umani? Sei un demone. I demoni fanno solo cose cattive”.

“Non è vero! E poi ti ho già spiegato che lo faccio per vivere. Pagano i miei servigi”.

“Ma tu sei una procacciatrice di anime, non un medico!”.

“Ho lasciato l’Inferno”.

“Perché?”.

“Ma quanto sei impiccione!”.

Lei sbottò, chiudendo di colpo un cassetto ed accigliandosi. Fece notare all’Arcangelo che fuori c’era il sole e poteva andarsene.

“Dimmi perché” insistette lui “Cosa c’è sotto?”.

Si era messo seduto sul letto, rendendosi conto di aver privato del giaciglio la padrona di casa. Un po’ se ne vergognò. Stiracchiò le grandi ali. Si sentiva molto meglio, anche se non vedeva l’ora di tornare a casa. Purtroppo la guerra era ancora lunga e lui doveva difendere quella città, che i demoni bramavano.

“Lo vuoi proprio sapere?” sospirò lei, porgendo all’Arcangelo un infuso alle erbe.

Mihael ringraziò ed annuì.

“Grazie a te..” iniziò a raccontare Carmilla “..all’Inferno ero diventata piuttosto famosa. Questo aveva fatto sì che giungessi fino al palazzo del re. A Lucifero sono piaciuta quasi subito, sono diventata una delle sue donne. Il periodo al palazzo reale è stato molto piacevole, lo ammetto...”.

“Non scendere nei dettagli, per favore”.

“Oh, andiamo... Siamo persone adulte!”.

“Ma io certe cose non le faccio”.

“Ah... già.. quindi.. poverino, sei vergine?”.

“Sono puro. Come tutti gli angeli. Ora continua...”.

Carmilla voleva porre altre domande a riguardo ma preferì tacere e riprese la sua storia.

“Il palazzo del re ha tante femmine, ero in buona compagnia. Lilith, la prima accolta a palazzo, in un certo senso comandava. Io però, giunta ad un certo punto, ho iniziato a sentire che mi mancava qualcosa. Sognavo un figlio, con tutta me stessa. Sapevo che anche il re provava desideri simili ma, purtroppo, nessun piccolo ha preso vita in me...”.

La demone dava le spalle all’Arcangelo, che non riusciva a coglierne l’espressione.

“E quindi lui ti ha scacciata?” suppose Mihael.

“Oh, no. Nessuna fin ora è stata in grado di accontentare il sogno del re ma lui continua a voler bene alle sue donne, non ne scaccerebbe mai nemmeno una”.

“E allora...?”.

“Me ne sono andata di mia volontà. Mi sentivo in colpa, inadeguata”.

“Ma tu lo ami? Tu ami il re?”.

“Come si ama un dio. Lo venero. Lo adoro. Fra le sue braccia mi sentivo speciale, ma non amata. Lui non ama le sue donne, il suo cuore è altrove. Io me ne sono andata per capire dove mi conduceva il mio”.

“Il tuo cuore? Dove ti ha condotto?”.

“Per ora qui” sorrise debolmente lei, voltandosi “Starò qui finché potrò. Poi cambierò città forse. Viaggerò...”.

“La tua natura avrà il sopravvento, prima o poi”.

“Vedremo. Tanto, finché ci sarà la guerra, tu mi sorveglierai. Dico bene?”.

Mihael stava riprendendo le sue cose. Fuori splendeva il sole e l’Arcangelo si sentì subito bene appena i raggi lo sfiorarono. Ringraziò ancora e poi si decise ad allontanarsi. Altri angeli lo stavano cercando e velatamente lo sgridarono per essersi nascosto.

 

L’autunno lasciò lo spazio all’inverno. Carmilla non vedeva l’ora che la guerra finisse. Un po’ perché le condizioni di vita della città peggioravano e un po’ perché non ne poteva più di sentirsi sempre osservata da Mihael, che controllava eventuali usi di poteri demoniaci.  Pure l’Arcangelo era stanco, voleva tornarsene a casa. Era una vera seccatura dover combattere e fare da baby sitter alla vampira dai capelli rossi.

Una notte, era quasi primavera, Mihael riposava assieme ad altri angeli nei pressi di una basilica dedicata a Sophia. Subito riconobbe la figura di Carmilla. Sbuffò, perché si chiedeva che stesse combinando, nell’oscurità. Fermò con la mano uno dei fratelli angelici, che volevano seguirlo per aiutarlo.

“Dove vai, demone?” chiese lui, seguendola.

“A fare un giro. È proibito?” si stizzì lei, accelerando il passo.

“Dai, tornatene a casa. Ho sonno...”.

“E vai a dormire! Gli angeli non dovrebbero essere tutti a nanna con il buio?”.

“Non posso, se ti so in giro”.

“Fai finta di non saperlo! Che palle!”.

Carmilla camminò rapida fin fuori dalle mura, diretta al porto. L’assedio era finito, la gente era chiusa in casa o nelle taverne. Mihael la seguì in silenzio, perplesso. Lei si avvicinò all’acqua. Togliendo le scarpe, immerse per qualche istante il piede in mare, poi ritraendolo perché la temperatura non era delle migliori. Si udiva solo l’infrangersi delle onde ed il fruscio delle erbe che la demone stava cogliendo. Crescevano lungo le mura e lei le recideva, poi riponendole con cura in una borsa. L’Arcangelo la osservava. Com’era cresciuta dalla prima volta in cui l’aveva vista! La tenue brezza le muoveva i capelli e le stoffe che la vestivano, mentre lei si muoveva lieve e con grazia.

“Fila a dormire, angelo” mormorò lei “Non ho intenzione di commettere alcun peccato. Sto solo raccogliendo le mie erbe medicinali con la luna piena”.

Mihael alzò lo sguardo. In cielo vi era una luna grande e magnifica, come non ne vedeva da secoli. La notte era stellata e si rifletteva sul mare.

“Aspetterò il tuo rientro. Mi sentirò più sicuro”.

“Quanto sei noioso...”.

Lui non sorrideva mai e lei gli fece una smorfia.

“E così...” parlò poi Carmilla, capendo che non lo avrebbe allontanato “...l’assedio è finito”.

“Sì. Sto per tornare a casa”.

“Quindi ci salutiamo. Io non sono più una nemica, non verrai più mandato a controllarmi. Sei libero, almeno da me!”.

“E pensi che possa fidarmi?”.

“Mi hai spiato per mesi. Che ho fatto? Proprio niente. Su, fammi un sorriso. Non mi avrai più fra i piedi”.

Lui rimase in silenzio, non fidandosi per niente.

“Sei rimasto sempre uguale” riprese lei “Dalla prima volta in cui ti ho visto, non sei cambiato nemmeno un po’. Nemmeno nell’espressione. Io invece...”.

“Sì, tu sei cambiata molto”.

“In bene o in male?”.

“In bene, direi. Quel che ho visto in questi mesi e lodevole per un demone”.

“Sono cresciuta. Non sono più una bambina...”.

“Lo vedo”.

Aveva terminato di raccogliere le erbe. Si avvicinò all’Arcangelo, che la fissò con aria interrogativa.

“Le stelle si riflettono nei tuoi occhi, Mihael”.

Lui arricciò il naso un paio di volte, scuotendo la testa come a voler dire “ma che stai dicendo?!”.

“Un po’ mi mancherai” sorrise la demone “Un pochino...”.

“Che...?”.

“Ed io? Ti mancherò? Mi mancheranno le nostre piccole guerre, anche se non troppo”.

“Perché dovrebbe mancarmi il fatto di doverti inseguire continuamente e lottare per riavere le anime che tenti?!”.

“Lo immaginavo” distolse lo sguardo lei, guardando di nuovo il cielo.

“Hai finito con quelle erbe? Rientri a casa adesso?”.

“Impaziente. Sono una vampira. A me piace gironzolare di notte”.

Mihael sospirò e lei rialzò gli occhi.

“Vai a riposare. Non farò nulla di male, angelo. La guerra è stata lunga...”.

“Tu pensa al tuo lavoro, che io penso al mio”.

“E se ora facessi il bagno? Tu puoi guardarmi nuda o poi non sei più puro?”.

“Smettila di dire scemenze!”.

L’Arcangelo iniziava a sentirsi in imbarazzo. Lei gli stava molto vicino e parlare di certi argomenti lo infastidiva. Lei parve cogliere quel lieve fastidio e sorrise divertita.

“Mihael...” mormorò poi, allungano lievemente il collo e baciando il suo nemico.

Lui si ritrasse d’istinto.

“Ma che fai?!” sibilò lui, scostando la testa “Che speri di ottenere?!”.

“Niente” alzò le spalle lei “Volevo solo baciarti”.

“Ma... io...”.

Lui iniziò a farfugliare cose insensate, scuotendo la testa.

“Smettila!” rise lei “Per un bacio... quante storie! Non lo faccio più, era solo per salutarti. Una specie di regalo di addio. Non arrabbiarti”.

“Regalo d’addio?” ripeté lui, sforzandosi di calmarsi.

“Eh sì. Se io non caccio più anime, non hai motivo di combattermi. Non ci rivedremo tanto presto. O forse sì, ma non come nemici. Sarà per puro caso”.

“Tu confidi troppo nel tuo autocontrollo...”.

“Divertente. Non ci confido proprio per niente... di fatti, voglio un bacio decente come regalo d’addio. Per favore, concedimelo”.

“Ma no! Ma che pensieri hai per la testa?!”.

“Da demone”.

Lei ghignò  divertita. Mihael sembrava un bambino imbarazzato. Ne sfiorò il viso e lo costrinse a guardarla negli occhi. Lui rimase in silenzio e lei si allungò di nuovo, per dargli un altro bacio. Questa volta fu molto più lungo e, inaspettatamente, lei si sentì cingere dall’Arcangelo.

“Finalmente” furono le prime parole della tentatrice “Finalmente percepisco un pizzico di calore da parte dell’Arcangelo del Sole!”.

Mihael non sapeva bene che dire e che fare. Erano rimasti abbracciati, stretti sotto la luce della luna. Lei sorrideva, con gli occhi chiusi.

“Cosa provi?” sussurrò Carmilla “Che cosa desideri?”.

Lui non sapeva che dire. Desideri? Era una creatura del cielo, era al di sopra da desideri e bisogni. Non necessitava di nulla, se non della luce di Dio. Però in quel momento... Che strano... Era inspiegabilmente felice e non ne capiva il motivo. Inclinò la testa per baciarla ancora, era una sensazione piuttosto piacevole, che non aveva mai provato prima. Che fosse quello l’amore degli uomini? Quel desiderio di avvicinarla a sé, nonostante fosse un demone suo nemico? Quella voglia di sentire il sapore delle sue labbra? E poi... la strinse. Si chiedeva che cosa stesse facendo, che cosa gli stesse succedendo.

“Lascia che ora faccia io un regalo a te...” mormorò lei, dandogli piccoli e lievi baci.

“Un regalo?”.

La demone sorrise, passò le mani sul petto dell’Arcangelo.

“Ti voglio” gemette lei sottovoce “Desidero averti”.

“Carmilla...”.

“Ah, la prima volta che mi chiami per nome!”.

Si unirono in un bacio molto più passionale dei precedenti. Le stoffe che coprivano lei stavano cadendo, una dopo l’altra. La sensazione della carne nuda sotto le dita era nuova per l’Arcangelo, mentre la demone con mani esperte lo stava spogliando.

“Sei bellissima...” le disse lui.

Lei ringraziò con un altro bacio e lo tirò a sé, stendendosi accanto alle mura. La luce della luna ne illuminava la pelle e la rendeva candida, davvero magnifica.

“Vieni, mio Arcangelo” sorrise “Vieni a prendere il tuo regalo”.

Mihael ebbe un istante d’esitazione ma poi la raggiunse. Carmilla socchiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un piccolo gemito quando lui entrò in lei. Gli tuffò una mano fra i capelli, attorno al collo. I movimenti dell’Arcangelo erano impacciati, poco esperti, ma lei lo guidava. Era dolce, come una danza elegante. Mihael imparava in fretta. Accelerò leggermente il ritmo e lei gemette di piacere.

“Oh, Mihael” ansimò Carmilla “Non sai quanto io abbia sognato questo momento”.

I due si chiamarono per nome, fra i sospiri, mentre la loro unione si faceva sempre più intensa e rapida. I denti da vampiro di lei si mostravano e brillavano alla luce della luna. Si teneva aggrappata alla schiena di lui con forza.

“Non fermarti” supplicò “Amor mio...”.

Lui chiamò il suo nome con dolcezza, a quanto pare lei lo gradiva molto. Che sensazione d’estasi! L’Arcangelo spinse con più forza, soddisfatto nel sentir  godere la demone sotto di sé. Carmilla ansimava e lanciava piccoli urli di piacere. Era molto diverso da come era abituata, era diverso l’amore di angeli e demoni. Era ugualmente intenso, ma diverso. Ruotò gli occhi, sentendo i suoi muscoli irrigidirsi d’istinto, raggiungendo l’orgasmo. Non trattenne un gemito di puro piacere e percepì che anche l’Arcangelo era giunto all’apice di quell’atto proibito.

“Ho visto il paradiso” ansimò lei, sfinita e felice, stringendo ancora Mihael a sé.

Lui rimase in silenzio, immobile per qualche istante. Poi rialzò il busto e guardò lei in viso. Non sapeva che cosa dire, non sapeva che cosa fare. Si scostò, guardandosi attorno. Guardò anche verso l’alto.

“Mihael...?” lo chiamò la demone, vedendolo confuso.

“Io... Io non dovevo...” farfugliò l’Arcangelo, tirandosi indietro e passandosi una mano fra i capelli.

Carmilla fece per ribattere ma lui si stava già rivestendo, ripetendo frasi insensate. Percepì una presenza e si voltò di  scatto. Non si aspettava di certo di trovarsi di fronte il fratello maggiore, Lucifero.

“Ci spiavi? Guardone...” quasi ringhiò.

“Ammetto di essere stato nei paraggi per un po’...” ghignò Lucifero, nascosto nell’ombra “...sei stato un angelo cattivo...”.

“Non infierire...”.

“Non sto infierendo. Sto cercando di farti ragionare. Sembri sconvolto”.

“Certo che lo sono. Io... Ho commesso un grave peccato”.

“Non esagerare. Scopare non è poi così grave. Peggio se avessi sterminato una famiglia o... non so... hai presente quelle cose che ti fa fare papà? Tipo sterminare intere città?”.

“Smettila, serpente. Devo confessare quanto fatto”.

“E perché? Fratellino, ragiona. Non sei stato punito. Non vedo fulmini o cose simili, e tu sai che Lui ti ha visto di sicuro. Perché andare nei casini con il mondo celeste, quando Lui pare d’accordo? Ti avrà concesso una notte di divertimento in cambio dei tuoi servigi. Vedilo come un premio”.

“Stai delirando!”.

“Mihael!”.

Il demone dovette afferrare il fratello per il braccio. Questi era ancora confuso ed agitato, non era in grado di reagire adeguatamente.

“Mi costringi ad agire in un solo modo” parlò Lucifero, obbligando l’Arcangelo a guardarlo negli occhi.

Questi lanciò un gemito e cadde in terra. Il demone sospirò. Si voltò verso le mura, dove vide la bellissima Carmilla addormentata. Gli mancava, ma non poteva costringerla a tornare all’Inferno.

“Quando vi risveglierete, non ricorderete nulla di quanto successo” sussurrò, prendendo fra le braccia la demone e riportandola dentro le mura “Ho già visto in troppi cadere per sentimenti definiti proibiti. Saprò come farmi ripagare per il favore...”.

La portò fino in casa e la adagiò a letto.

“Ti sembrerà tutto un sogno, mia bella Carmilla”.

 

L’Arcangelo si svegliò poco dopo, confuso. Si convinse di essere caduto per la stanchezza. La battaglia lo avevo provato molto, anche se in sé provava uno strano senso di soddisfazione che non capiva. Era tempo di tornare in Paradiso, aveva perso fin troppo tempo in quella città!

   
 
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