Anime & Manga > Fairy Tail
Ricorda la storia  |       
Autore: jaki star    17/09/2016    0 recensioni
Nel giorno del proprio compleanno, Erza Scarlett perde i genitori in un drammatico incidente stradale.
Il vuoto della perdita corrode la sua armatura e la solitudine s'impossessa dei suoi occhi.
Ma un pendolo rintocca la mezzanotte ed una misteriosa foto d'altri tempi compare nella nebbia dei ricordi:
Un villaggio. Una famiglia. Un maniero di campagna. Un ragazzo misterioso a cui sembra essere legata dal destino. Una promessa e il rumore della pioggia, fine e maestoso nel verde di una foresta proibita.
Fra antiche credenze e fitte ombre, Erza dovrà fare i conti con un passato soffocato nel sangue e nascosto nella luce di una pietra... Prima che la Creatura canti l'agonia della sua ultima ora.
[Kirisame ga furu mori crossover] [Principalmente Gerza] [Gale!accenniGruvia]
Presenza di linguaggio scurrile, enjoy!
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza Scarlet, Gajil Redfox, Gerard, Levy McGarden, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
THE FOREST OF DRIZZLING RAIN
 


Prologo: Il suono del pendolo – All’ombra della morte
 
 
 Rombi di tuoni e pioggia scrosciante.
“Vieni, vieni qui, mia bella bambina”
Un urlo sorpassa il rumore della tempesta.
“Fa’ in fretta e vieni da me”

La disperazione pervade le giovani iridi, lucide di pianto. 
“La promessa. 
VIENI A MANTENERE LA PROMESSA!”
 
 
Erza Scarlett percorse a passo svelto il corridoio dell’università: un sorriso radioso le illuminava il volto e chi la incontrava rimaneva estasiato dalla sua bellezza. Non capitava spesso di vederla così di buon umore: solitamente manteneva un’aria composta e non lasciava intuire quali emozioni la pervadessero. Tuttavia, quel giorno era diverso: era il suo compleanno ed i suoi genitori stavano venendo a prenderla per festeggiare con lei, nell’appartamentino che aveva aff
ittato come studentessa fuori sede. Il suo sorriso si ampliava mano a mano che s’avvicinava alla porta d’ingresso dell’ateneo: si immaginava i suoi genitori ai piedi della grande scalinata in marmo, gioiosi di vedere la loro unica figlia dopo tanto tempo nonostante la stessero aspettando sotto una fitta pioggia.
Senza dubbio suo padre avrebbe gettato la sigaretta a terra e avrebbe allargato le braccia, pronto a riceverla, mentre sua madre le avrebbe accarezzato i capelli, stringendola dolcemente a sé.
Ma qualcosa fermò la sua corsa: un presagio oscuro le si insinuò nel cuore, facendole arrestare progressivamente la camminata. Degli uomini in divisa parlavano con il rettore della sua facoltà, mentre accanto a loro Natsu, suo compagno e amico, li guardava pallido.
Quando la vide ferma in mezzo al corridoio le rivolse un’espressione fin troppo seriosa, che lei non riuscì immediatamente a capire: Natsu Dragneel era un tipo spensierato, nulla poteva incupirlo… A meno che non si trattasse di qualcosa di estremamente grave.
Il rettore si girò verso di lei e la guardò fissa negli occhi: rassegnazione e tristezza parevano lottare in quelle iridi solitamente serene.
“Scarlett” la chiamò, la voce stanca e carica di tensione: Natsu era visibilmente agitato e non riusciva a stare fermo. Le andò incontro mentre lei si avvicinava e le mise una mano sulla spalla: la ragazza lo guardò interrogativa, ma la sua attenzione venne catturata dal secco colpo di tosse che diede il rettore.
I suoi grandi occhi scuri si spostarono su di lui: alle sue spalle, gli uomini in divisa stavano sull’attenti, impassibili.
“Ho una brutta notizia, ragazza mia” fece con voce grave: un lampo di dolcezza baluginò nelle sue pupille e la stretta di Natsu sulla sua spalla si intensificò.
“Si tratta dei tuoi genitori”. 
Istintivamente, la giovane indietreggiò di un passo.
Dragneel chinò il viso, contratto in una smorfia di puro dolore: Erza si scoprì in apnea.
“I tuoi genitori sono morti in un incidente stradale a pochi isolati da qui, Scarlett. Mi spiace molto, bambina mia, ma non c’è nulla da fare”.
 
“Non c’è nulla da fare”.
Le parole del rettore Makarov le rimbombavano nella mente senza darle tregua: Erza si appoggiò al tavolo imbandito della cucina e non si sorprese di vedere una lacrima caderle sul dorso della mano. Le capitava spesso, ormai. La pioggia cadeva pesante dal cielo, proprio come il giorno in cui aveva ricevuto l’orrenda notizia della scomparsa dei suoi genitori. Si passò una mano sul viso, in un blando tentativo di arrestare quel pianto silenzioso, ed i suoi occhi corsero ad un informe pacco di carta che sostava all’estremità della superficie lignea del tavolo: quello che doveva essere il suo regalo di compleanno giaceva cupamente accanto al suo piatto, sporco di sangue ed irrimediabilmente distrutto.
L’unica cosa che erano riusciti ad estrarre dalla macchina dopo l’indicente. 
Erza voltò le spalle a quel deprimente spettacolo, incamminandosi a passo svelto verso il salotto: il telefono fisso squillò, segno che sulla segreteria telefonica l’aspettavano numerosi messaggi. Diede uno sguardo rapido all’orologio: probabilmente Natsu e gli altri suoi amici stavano cercando di contattarla da ore. Era bello sapere che qualcuno si preoccupasse per lei, tuttavia il vuoto della perdita le impediva di gioire: l’apatia più totale si era impossessata del suo animo e non pareva lasciarla andare. Con passo strascicato raggiunse il suo studio e si sedette alla scrivania: incrociò le braccia sotto il mento, stanca, per poi accarezzare con le dita il cellulare.
Senza riflettere lo sbloccò , per poi osservare impassibile la foto che aveva come sfondo: seduti su un muretto accanto a lei stavano diversi ragazzi e ragazze, suoi compagni di scuola fin dall’asilo. Le stesse persone che, oltre ad alcuni amici di famiglia, avevano preso parte al funerale: era una cosa più che normale, dato che i entrambi i suoi genitori avevano tagliato i ponti con le rispettive famiglie.
Nonostante quelle facce amiche le sorridessero dal display luminoso, Erza si sentiva terribilmente sola. 
 


Il rumore del  pendolo la fece sobbalzare: sbadigliando si stropicciò gli occhi, per poi inarcare la schiena.
“Quando mi sono addormentata?” si chiese, corrugando la fronte: stancamente si alzò in piedi, lanciando uno sguardo al pendolo che continuava a rintoccare, imperterrito.
“Sarà meglio che riordini e vada a dormire” asserì, chinandosi per raccogliere alcune carte sparse a terra: il cuore le si strinse in una morsa di agonia quando identificò quei fogli come il certificato di morte dei suoi genitori.
Impilò ordinatamente le carte e si diresse verso lo scaffale: proprio mentre stava sistemando la risma, un rumore metallico catturò la sua attenzione.
“Una chiave?” mormorò, chinandosi: prese fra le mani quel piccolo oggetto, rimirandolo da ogni angolazione.
“Eppure non ricordo di averla mai vista” si disse, aggrottando le sopracciglia: mentre proseguiva nella sua analisi, si accorse che il pendolo aveva smesso di eseguire il suo solito tic tac.
“Oh no, non dirmi che si è rotto?!” ringhiò Erza esasperata, avvicinandosi all’oggetto: morto, completamente fermo.
“Sembra che qui non possa fare nulla… Ci penserò domani: non vorrei farlo saltare in aria”.
A passo incerto si avviò verso la scrivania, decisa a riporre la chiave e andarsene a dormire. L’avrebbe sicuramente fatto, se non fosse che c’era qualcosa, in quella stanza, che improvvisamente la turbava: un album che prima era sicura di non aver visto sostava sul ripiano ligneo dello scrittoio. Rosso fuoco e dall’aria sciupata, pareva avere una strana serratura: e lei, ne era inconsciamente sicura, aveva la chiave per aprirla. Con mano tremante infilò la chiave nella toppa e dopo qualche secondo uno scatto le fece capire che le sue sensazioni erano esatte: iniziò a sfogliare le pagine impolverate, sentendosi trasportata in un passato che non le ricordava il suo.
“… Vecchie fotografie. Molte pagine sono state lasciate bianche, anche se a giudicare dagli aloni giallastri dovevano essere piene di istantanee” ragionò, sentendosi sempre più affascinata e allo stesso tempo inquietata da quella strana serie di eventi.
“… Sarà meglio andare a dormire ora: probabilmente la stanchezza mi sta giocando brutti scherzi” si disse, chiudendo l’album.
Fece il giro delle stanze e, una volta assicuratasi che ogni cosa fosse in ordine e che ogni porta fosse chiusa, si diresse nella sua camera da letto: con uno sbadiglio si infilò sotto le coperte, ripetendosi mentalmente che, infondo, non era successo nulla di male.
“Bè… Buonanotte a me” sussurrò, per poi cedere alla stanchezza.
 
 
“Vieni qui, mia dolce bambina: io ti sto aspettando. 
Fa’ in fretta, più veloce che puoi…
La promessa. 
DEVI TENERE FEDE ALLA TUA PROMESSA!”
 
 
Erza si svegliò di soprassalto, sudata e con il cuore in gola: scattò a sedere, mentre il respiro affannoso non accennava a calmarsi.
“Che diavolo è stato?” mormorò, con gli occhi spalancati fissi nel buio: il pendolo suonava, una melodia lugubre nel cuore della notte.
“Quel maledetto orologio voleva farmi venire un infarto” sibilò, alzandosi: strascicando i piedi raggiunse il suo studio, la rabbia che prendeva il sopravvento sull’inquietudine. Un cadenzato ding dong accolse l’ingresso di Erza nella stanza: il pendolo oscillava, placido.
 “Mi sembra fin troppo strano: prima era fermo ed ora si è rianimato” mormorò, mentre si avvicinava al vecchio orologio: vi appoggiò sopra le mani e provò a capire cosa non andasse.
“Non si ferma, questo brutto figl-” prima che potesse inveire come una camionista, un fruscio attirò la sua attenzione: un foglio lucido svolazzava in aria e solo quando si posò a terra Erza capì di cosa si trattasse.
Si chinò, incredula.
“E’ una vecchia fotografia” constatò, chinandosi “… C’è una didascalia dietro: è la scrittura della mamma, ne sono sicura”.
Prese in mano l’istantanea e si alzò in piedi, accostandosi alla finestra per avere più luce: con espressione assorta fissò quel piccolo tesoro, assorbendo ogni minimo particolare.
Sullo sfondo di una villa immersa nel verde, quattro persone sorridevano all’obiettivo: una bambina dai capelli scarlatti salutava allegra, mentre alle sue spalle due adulti, i suoi genitori, la abbracciavano. Accanto al trio, un uomo piuttosto anziano li osservava con fare pacato, i capelli rosso scuro quasi del tutto ingrigiti.
“Villaggio di Azakawa. Il padre di Kenji, io, Kenji ed Erza” mano a mano che leggeva la didascalia si sentiva sempre più confusa “Mio padre, mia madre, io e quest’uomo… Il padre di Kenji… Mio nonno?”.
Il pendolo smise improvvisamente di suonare.






Angolo dell'autrice: 

Buonasera popolo!
Dopo un lungo periodo di silenzio, ho deciso di tornare con una Long che rappresenta una sorta di scommessa con me stessa. 
Due cosucce che sicuramente serviranno per comprendere al meglio l'intera vicenda: come si può notare, ci troviamo in un altro universo rispetto a quello di Fairy Tail, difatti l'ambientazione della fic 
corrisponde a quella di un bellissimo gioco RPG, ovvero "The Forest Of Drizzling Rain", "Kirisame ga furu mori" per chi preferisce i titoli in lingua madre. 
Mi capitò di incappare in questo bellissimo videogame per caso: avevo da poco finito Ib e curiosando su youtube ho trovato un video che illustrava alcune scene di TFODR.
Inutile dire che nel giro di mezza giornata l'avevo fra le mani. 
Mi innamorai perdutamente di questo sottile horror e dei suoi personaggi, difatti mi stupii molto il fatto che in Italia fosse poco conosciuto e, se devo dirla tutta, ci rimasi anche un po' male.
Di conseguenza, un giorno, mi venne un'idea: perché non provare a far conoscere Kirisame ga furu mori in una maniera un po' originale?
Ed è qui che è nata questa "scommessa": provare ad attuare un CrossOver, il primo della mia "carriera", fra Fairy Tail e questo sconosciuto quanto fantastico RPG. 
La scelta dei personaggi è stata ardua, ma dopo un grande dibattito interiore -ed esteriore, ringrazio la mia fidata collaboratrice che, purtroppo, non è più su EFP- la scelta è ricaduta su alcuni eletti che ovviamente
non vi dirò, ma che scoprirete leggendo. 
Un altro avviso: le ship principali saranno Gale e Gerza, tuttavia non escludo che ci siano riferimenti molto meno marcati ad altre coppie anche se, ovviamente, questa storia non si presta molto al romanticismo. 
Detto questo, vi ringrazio per la gentile attenzione!

Un abbraccio, 

Jaki Star


Ps: Link per la componente fondamentale per poter utilizzare il gioco: 
https://rpgmaker.net/engines/rmvxace/utilities/45/
       Link per il gioco: 
http://www.mediafire.com/file/2a6xpt71fws04ru/kirisame1.06.rar
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: jaki star