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Autore: Flitwick    18/09/2016    3 recensioni
{ Hogwarts!AU • Human!Aithusa }
«Il Ballo del Ceppo è una tradizione del Torneo Tremaghi sin da quando ha avuto inizio. […] Nel Ballo del Ceppo innanzitutto e soprattutto, si danza.»
Sembra che la più famosa scuola di magia sia in fermento e che tutti siano impazienti di ballare... Ma sapranno conciliare dei volteggi con le piroette del cuore?
[Mordred/Aithusa]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aithusa, Kara, Mordred, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Zucchero, cannella ed ogni cosa bella'
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Non so perché faccio ‘ste cose credetemi, so solo che tutta questa pioggia mi sta rimbambendo.

Se non conoscete Harry Potter o avete voglia di capire meglio la scena, vi consiglio di vedere questo video per capire il livello di sottonaggine di Mordred e quest’altro per comprendere le figuracce che fa persino nelle AU e immaginarvi Arthur e i cavalieri che fanno la balbettante bambocciona banda di babbuini, Fred e George indovinerete subito chi sono.

Okay, mi eclisso.

P.S. Ho litigato con l’editor con un’ora quindi ricoprite di amore la mia OTP<3 (Dopo i Merthur)

 

 

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The Yule Ball

 

«Il Ballo del Ceppo è una tradizione del Torneo Tremaghi sin da quando ha avuto inizio. […] Nel Ballo del Ceppo innanzitutto e soprattutto, si danza.»

Minerva McGranitt~ Harry Potter e il Calice di Fuoco

 

 

 

 

L’ultima volta borbottò Mordred fra sé Ultima volta che chiedo a mio padre di aiutarmi allentando per la millesima volta il papillon nero, cercando disperatamente di non soffocare.

La Sala Grande, già gremita di persone, risplendeva di luminosi colori che -ovviamente per magia- davano vita a una splendida aurora boreale. Polvere nivea ricadeva sulle teste degli invitati, spesso causando il dispiacere di qualche giovane fanciulla che, con molta probabilità, aveva passato l’intero pomeriggio ad acconciare quei capelli perfettamente scolpiti e decorati con ogni genere di accessorio. Gli alberi di Natale, in passato ricchi delle più stravaganti decorazioni, ora erano confinati negli angoli della sala, dolcemente ricoperti di neve candida. I lunghi tavoli delle quattro Case erano scomparsi misteriosamente, mostrando la ampiezza della stanza e lasciando lo spazio necessario per ballare.

Da quando il Torneo Tremaghi era iniziato Hogwarts sembrava essere rinata. Ogni suo angolo era stato lucidato a dovere, e il castello pareva essersi ingrandito misteriosamente per accogliere un gran numero di studenti che sicuramente non era stata in grado di ospitare nel passato. Perfino Gwaine e Percy, perennemente intenti a preparare nuovi scherzi da fare a qualche povero malcapitato, sembravano come incantati da queste continue novità, divenendo più quieti del previsto.

Si lisciò la camicia, arrendendosi al papillon-assassino e aspettando vicino alle scale. Alla fine, preferiva soffrire in silenzio che morire strangolato da quel Tranello del Diavolo travestito.

Figliolo, un gentiluomo non si slaccia mai né la cravatta, né il papillon.

Mordred sbuffò, sentendo la voce imperiosa di suo padre, Uther, rimbombare nelle sue orecchie. Certo, se magari il papillon fosse nuovo e lo smoking fosse della misura giusta! Aveva arrotolato le maniche della giacca che, come se non bastasse, era sicuramente di almeno due taglie più grande, così come anche i pantaloni, stretti da una cintura recuperata dal fondo del suo armadio, in modo tale da non mostrare a tutti le sue mutande. Forse l’unica cosa nuova del completo.

Quando il suo amabile genitore aveva scoperto dell’imminenza del Torneo Tremaghi aveva spedito ai suoi figli gli abiti da sera più belli che avesse trovato.

 Peccato che quando Mordred aveva aperto il suo pacco tutto il tavolo dei Serpeverde fosse scoppiato a ridere all’unisono. Un vestito femminile, di un colore indefinibile fra il marrone e un beige sbiadito tutto trine e merletti troneggiava davanti ai suoi occhi sconvolti.

Che fine aveva fatto il suo smoking? Quello di Arthur, nuovo fiammante, era giunto sano e salvo al destinatario, che aveva cercato di non ridere di fronte alla sventura del fratellino, ma con scarsi risultati.

Eppure Mordred sapeva chi era stato, lui ne era più che certo. Nel pacco, ben nascosto sotto i diversi strati di carta velina, aveva ritrovato un foglietto completamente bianco, eccezion fatta per l’impronta di un bacio.

Un rossetto rosso sangue che solo una persona al mondo portava.

Morgana, sua sorella maggiore, la pupilla di suo padre, la più brillante e sicuramente la più perfida tra tutti e tre i figli di Uther.

Quella bastarda. Per colpa sua e del suo scherzo suo padre gli aveva spedito in fretta e furia il primo smoking che aveva trovato. Peccato che fosse appartenuto allo zio Agravaine e che puzzasse di muffa. Era talmente vecchio che fra le tasche aveva trovato fazzoletti sporchi ormai ingialliti di cui il solo pensiero lo fece rabbrividire.

Si raddrizzò nuovamente il colletto, sperando che finalmente la sua dama si mostrasse e potessero addentrarsi nella calca prima dell’entrata dei campioni.

Voleva tutto, fuorché dover incontrare i campioni, e in particolare quello di Hogwarts, anzi, quella di Hogwarts. Da un paio di anni a questa parte il regolamento era stato modificato, e il Torneo era ben lieto di accettare campioni al di sotto dei diciassette anni che fossero in grado di superare le sue prove.

Suo fratello Arthur aveva posto il suo nome nel Calice, nella speranza di essere lui il nuovo campione, incoraggiato da un’ovazione di Grifondoro impazziti. Le qualità c’erano tutte: il coraggio, l’ardore, la voglia di farsi ammazzare che Mordred continuava a non capire, e un’altra serie infinita per cui era dato per certo come campione della scuola.

Tutti i Grifondoro giravano armati per la scuola con spille, magliette, cappellini e ogni genere di cianfrusaglie raffigurante il suo faccione biondo. Una ragazzina del secondo anno aveva cercato di corrompere Mordred con un sacco di Gelatine Tutti i Gusti +1 per avere una ciocca di capelli di suo fratello.

Il che, lo aveva semplicemente scandalizzato.

Merlin, il suo… Amico, per i più, ma fidanzato di Arthur per la cerchia, da bravo Corvonero quale era, aveva però ricordato più volte ai suoi amici la presenza di altri candidati, ma ogni volta veniva zittito da Arthur con una borsa in piena faccia o un Stai zitto, Merlin molto poco cortese. Ah, l’amour, peccato che ogni volta dopo la precedente battuta Arthur si ritrovasse con delle orecchie d’asino, e un Merlin offeso lungo i corridoi della scuola.

Fortunatamente, questi battibecchi inutili e poco produttivi finirono la sera dell’estrazione, quando nel silenzio generale il preside non urlò Arthur Pendragon, bensì un nome del tutto inaspettato…

«Ehilà, Reddie!»

Una pacca ben assestata sulla schiena fece mugolare il giovane Serpeverde dal dolore. Non si era ancora ripreso dal morso dell’ippogrifo che avrebbe dovuto curare durante la lezione di Cura delle Creature Magiche.

Lo sapeva che lo faceva apposta, maledetta.

«Ciao Kara, ti stavo aspettando.» pigolò ignorando la fitta lancinante che pulsava sulla sua schiena. Strizzò gli occhi, cercando di trattenere le lacrime, venendo aggredito dal giallo canarino quasi accecante dell’abito della sua accompagnatrice.

Lui e Kara erano amici sin dal primo anno, entrambi Serpeverde, ed entrambi relegati al ruolo di fratelli minori, condividevano una passione per gli scacchi magici che sua sorella Morgana continuava a definire assolutamente idiota. Kara era quel tipo di persona che sapeva cosa significasse aprire un pacco e trovare un vestito da donna inguardabile senza stupirsi più di tanto. Era la più giovane di tre fratelli, tutti maschi e tutti fieramente Corvonero, e ovviamente lei era la pecora nera.

E Mordred sapeva cosa significasse anche quello.

Dopo Morgana e il suo essere Serpe fino al midollo, Uther aveva sperato ardentemente che i suoi figli maschi fossero entrambi Grifondoro. Purtroppo le sue speranze andarono in frantumi non appena il Cappello Parlante sfiorò la sua testa.

Più Serpeverde di così si muore, giovane Pendragon, aveva scherzato il Cappello una volta rivisto il ragazzo tanti anni addietro nell’ufficio del preside.

Si erano conosciuti durante una lezione di Trasfigurazione in cui Kara aveva dovuto accompagnare il ragazzino dolorante in infermeria dopo essere stato schiantato accidentalmente da un suo compagno di classe, e da allora non si erano mai lasciati.

Nonostante i pettegolezzi sulla loro relazione, l’affetto per Kara non era mai sfociato in qualcosa di più grande, evitando di complicare un’amicizia inutilmente. In nome della loro amicizia avevano quindi deciso di andare insieme al ballo per evitare accompagnatori di fortuna poco amichevoli.

«Sei pronto a ballare? Dopo tutte quelle ore di prova non accetto più scuse.»

Mordred gemette sonoramente, lui odiava ballare, lo odiava profondamente e quelle settimane erano state un vero inferno per lui. La professoressa Annis aveva sacrificato le sue lezioni di Trasfigurazione per insegnare ai suoi alunni l’elegante arte della danza.

E chi meglio di lui poteva essere usato come cavia? Lo aveva invitato a raggiungerla nel bel mezzo dell’aula per ballare il valzer di fronte agli occhi divertiti di tutta la sua Casa.

Era stata sicuramente una delle cose più imbarazzanti della sua vita, poco ma sicuro.

Ora, metta la mano destra sul mio fianco, signor Pendragon.

…Come prego?

Sul mio fianco.

Solo il ricordo delle risate soffocate di Leon e Gwaine gli facevano voglia di nascondersi sotto al letto, al sicuro, nei suoi sotterranei. E invece era lì, a mostrare a tutti la sua bravura e a supportare la sua migliore amica.

«Ti concedo due valzer, dopo di che, fai finta che io faccia parte della tappezzeria.»

Kara alzò un sopracciglio visibilmente contrariata, non aveva sicuramente intenzione di passare la serata seduta accanto al suo cavaliere.

«Non fare l’asociale, Mordred, dobbiamo divertirci stasera! Mostriamo a quei bulgari come si balla.» Il ragazzo la guardò di sbieco «… O come non si balla, sei una noia mortale.» concluse lei con l’entusiasmo che svaniva miseramente.

«Anche io ti voglio bene.» continuò rassegnato il giovane, mentre le porgeva il braccio con galanteria.

«I vecchietti del San Mungo sono più arzilli di te, almeno prova a fare colpo su qualcun-…» Le parole le morirono in gola mentre un fruscio di abiti le indirizzò lo sguardo verso le scale.

Mordred non ci fece troppo caso, controllando l’orologio con impazienza.

«Non voglio fare colpo su nessuno, Kara, ora possiamo andare? Altrimenti…»

La Serpeverde lo zittì, costringendolo a voltarsi e a rimanere a bocca aperta. Sulla cima, a pochi gradini di distanza, apparve la campionessa di Hogwarts.

Aithusa.

Il corpo flessuoso avvolto da un lunghissimo abito azzurro cielo, la cui scollatura lasciava ben poco all’immaginazione. I meravigliosi capelli liberi da qualsiasi fermaglio, ricadevano candidi come una cascata. Dei riccioli ribelli le incorniciavano il viso niveo, le labbra rosee e lucide si piegavano in un sorriso sbarazzino mentre scendeva le scale.

Kara ridacchiò, vedendo l’espressione ebete del ragazzo di fronte alla loro coetanea. Mordred si era innamorato di lei quasi un anno prima in circostanze piuttosto comiche, arrivando a conquistare la bella Grifondoro in poco tempo con la sua dolcezza e la sua gentilezza disarmanti.

Tutto questo clima di amore e pace era durato diversi mesi, fino all’estrazione del campione di Hogwarts. Quella sera Aithusa O’Connor divenne la campionessa di Hogwarts nel silenzio più totale.

Nessuno si aspettava il suo nome, tanto meno Mordred, con il quale scoppiò una lite furiosa degenerata a suon di colpi di bacchetta e fatture lanciate a destra e a manca. Nonostante la ragazza avesse ribadito più volte di non essere stata lei a mettere il suo nome nel Calice, Mordred non ci credette mai. I due si lasciarono bruscamente, evitandosi a vicenda, e arrivando addirittura a cambiare le loro abitudini giornaliere pur di non incontrarsi. E quando ciò accadeva, il silenzio regnava sovrano, le occhiatacce omicide che volavano dal tavolo dei Serpeverde a quello dei Grifondoro erano sufficienti più di mille parole.

Tuttavia, sia Kara che la combriccola di Arthur sapevano che i due non avevano mai smesso di piacersi a vicenda e che se non la smettevano sarebbero finiti a pomiciare da qualche parte all’improvviso, o almeno questa era la teoria di Merlin a riguardo e secondo la Serpeverde non aveva tutti i torti.

«È bellissima…» lo sentì bisbigliare con un filo di voce mentre i suoi occhi annegavano nella figura elegante della fanciulla.

Kara sospirò, scuotendo la testa rassegnata «Scommetto che a lei un terzo valzer lo concederesti eccome.»

Mordred non rispose, godendosi ancora per qualche istante il sorriso furbo di Aithusa, per poi vederla scomparire al braccio del suo accompagnatore francese, non prima di aver lanciato un’ultima occhiata al giovane Serpeverde.

Rimase imbambolato, incapace di articolare una frase di senso compiuto o di muovere un singolo muscolo. Che caso perso. Pensò esasperata, vedendo gli occhi di Mordred completamente assenti e assorti in tutt’altri pensieri.

«Andiamo Romeo, non abbiamo tutta la sera.»

Mordred si lasciò trascinare senza opporre resistenza, sentendo ancora il profumo di Aithusa stordirlo dolcemente.

 

 

Se siano finiti come Merlin aveva previsto? Nessuno lo sa, nemmeno Kara.

Eppure c’è chi afferma di averli visti insieme dopo il ballo, ma questa, è un’altra storia.

 

  
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