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Autore: Blue_Passion    18/09/2016    3 recensioni
Amulet Hinamori è una normale studentessa del liceo "Seyo Accademi" dove studia psicologia per realizzare il suo sogno, ma quando diventa una stagista al "Seyo Madhouse" la sua vita cambierà grazie all'incontro con il suo paziente, il misterioso e famigerato criminale pazzo "Stregatto".
[Il titolo potrebbe cambiare più avanti; storia ispirata a Joker e Harley Quinn, si ispira solo! Non è uguale quasi per nulla] [Aggiornamenti incostanti]
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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There's a demon inside that asks to be freed

Stai calma, non ti ha chiamata confettino, no.
-La prego di non chiamarmi così signor Stregatto, per lei sarà Dr.ssa. Hinamori, la prego di rispettare il mio volere-
-Mah…potrei chiamarti fragolina dato che odi confettino, che ne dici? E non chiamarmi signor Stregatto! –
Si, è bipolare.
-La prego mi dia del lei, non siamo amici e non lo diventeremo, io sono solo la sua psicologa e lei è il mio paziente; comunque come vuole che la chiami? –
-Potrebbe smettere di darmi del lei? ODIO quando la gente mi dà del lei, sarebbe molto più comodo un bel tu; puoi chiamarmi S fragolina-
Sospiro, decidendo di accontentarlo a metà.
-Mr.S, immagino che non abbia capito cosa le ho detto: non le darò del tu, però posso chiamarla come vuole se la fa sentire più a suo agio-
-Ti ringrazio…però vorrei sul serio che mi dessi del tu, mi fa sentire ancora meglio-
-Non glie lo darò, ora vediamo di incominciare-
-Okay: no, non ti dirò il mio passato, no, non ti dirò come sono impazzito…-
-Non voglio sapere questo-
Stregatto amplia gli occhi, ma cambia subito espressione facendo spuntare il suo sorriso, anche se ha uno sguardo incazzato.
-Non interrompermi! Ma dato che sembra interessante ti lascerò parlare, però non sprecare il mio tempo! –
-Qui è lei quello che spreca il mio tempo se si comporta così tutta la seduta, anche se per ora non importa: partirò con calma e con la domanda che mi chiedo da quando ho letto il suo fascicolo e da quando l’ho vista; perché ha così tanti tatuaggi? –
-Mi piacciono-
-E cosa rappresentano? –
-Non lo so, appena mi viene in mente un’immagine interessante me la tatuo nel punto in cui potrebbe starci meglio, mi diverte-
Rimango confusa ma in poco elaboro, sorridendo.
-Quindi si fa i tatuaggi da solo? È piuttosto bravo vedendo dove se li è fatto, anche sul viso-
-Esempio fragolina? –
-Quello che ha sotto l’orecchio; è una S, l’iniziale del suo nome, è fatta davvero bene, eppure le persone di solito non riescono a farseli in punti del genere da soli e così bene-
-Sono pazzo, riesco a fare tutto quello che la gente normale non sa fare-
-Interessante-
Scrivo gli appunti nel mio blocco, mentre faccio un piccolo sorriso; questo pazzo è sicuramente interessante.
-E mi dica, come mai si diverte in quello che fa? Immagino sia per una qualche vendetta o odio che prova verso il mondo-
-Confettino tu mi sorprendi ogni secondo di più, c’hai azzeccato. Posso solo dirti che non capiscono per nulla il mio senso dell’umorismo, non sanno ridere! Chi non riderebbe davanti ad un viso dipinto di puro terrore? Chi? Ah…giusto, le persone SENZA UMORISMO! Tu rideresti, rideresti ai miei scherzi? –
Credo che sono io quella che ora ha il viso dipinto dalla paura, ma lo nascondo.
-Non devi avere paura, non posso farti nulla, NULLA! Sono incatenato e bloccato come una pericolosa pantera, è inutile temermi-
-Cazzate-
Rispondo schietta.
-Come scusa? Oh, quindi anche il confettino ha il suo lato oscuro…non credevo sapessi dire certe parole-
-Lei potrebbe alzarsi benissimo anche ora e in un qualsiasi modo uccidermi, del resto le catene alle sue caviglie non ci sono più da un pezzo, no? Le ha tolte cinque minuti dopo che io sono entrata-
-Arguta la ragazza-
Fa di nuovo quel suo sorriso e si alza in piedi, dirigendosi verso di me.
-Dimmi: hai paura? –
Respiro profondamente, annuendo.
-E perché? Non posso mica usare le mani, con la bocca o con le gambe è molto improbabile uccidere qualcuno-
-Lo so bene, eppure…lei non è così stupido, no? Lo faccia, se poi mi ucciderà lo accetterò, potevo anche rifiutare di fare lo stage con lei, ma sa, la vita senza rischi non la si può godere a pieno-
Ride, ride di nuovo nel modo che sa fare e mi fa rabbrividire.
In poco mi ritrovo stesa sul tavolo con le sue mani al collo, mentre continua a ridere.
-Dimmi: hai paura?
-Si, molta-
-Perché me lo dici? Nessuno direbbe a qualcuno come me la verità sul suo stato, perché?!
-Perché è inutile mentirle, lei mi capirebbe lo stesso Mr.S, meglio dire la verità di mia spontanea volontà invece di farla arrabbiare per il mio mentire; lei è stato sincero con me, io sarò sincera con lei-
Continua a ridere, lasciando il mio collo e spostando le sue mani all’altezza delle mie spalle, afferrando il tessuto in una morsa di ferro e tirandolo giù in modo violento e senza delicatezza, lasciandomi in solo reggiseno e la parte inferiore dei vestiti, mentre sento la camicia e il camice mezzi strappati coprirmi la pancia e lasciando scoperta tutta la parte superiore.
Inizio a tremare leggermente, mantenendo un’espressione indifferente mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Si china ancora di più su di me, raggiungendo con il suo viso il mio collo, sorridendoci contro.
-Dimmi: perché hai paura? –
-Perché so chi sei, so cosa hai fatto, e so che saresti capace di tutto-
Le lacrime iniziano a scorrere libere sul viso, ed è ora che mi accorgo di non aver realmente paura.
Il viso mi sta andando a fuoco, e tremo ancora di più di prima, ma…non sento per nulla paura, Stregatto mi dà un senso di sicurezza, protezione.
-Così liscia, così morbida…così perfetta. Sei una piccola bambola nuova di zecca, devi, devi, devi...romperti-
Spalanco gli occhi, mentre il mio viso si scalda ancora di più quando lui inizia ad avanzare verso il seno, respirandoci contro.
-C-come scusa? Non sono perfetta, non sono una bambola, non ho bisogno di rompermi, lo sono già-
-No, no, no, no! Sbagliata, tu non puoi essere qui! Gli altri…ti vedono come la piccola e timida ragazzina che NON sei, perfetta, educata e gentile…NO! Tu sei…diversa, troppo da loro. Cambia, liberati, non vai bene lì…sei fuori luogo, sbagliata, in un posto dove non dovevi essere, perché tu non sei normale! E quando diventerai imperfetta per gli altri, quando sarai uscita, lo saprò, e finalmente tu sarai al tuo posto, dove dovresti davvero stare, giusta-
Perché? Perché lui deve essere così pazzo? Mi fa stare male, mi fa vedere tutti gli errori che ho commesso nella vita, io non dovrei essere qui! Il problema è che non lo avrei mai conosciuto, ma sono sbagliata! Sbagliata! Mi sento assolutamente imperfetta dove sto, ma con lui sto bene, con lui so di essere sul serio me stessa, non mento, e lui vede dentro di me, cosa che nessuno sa fare.
-È normale sentirsi fuori luogo in questo modo Mr.S? È normale vivere ogni giorno in un mondo che non ti appartiene? Introdotta nella scala sociale sbagliata, fuori dal comune e totalmente da resettare…eppure con lei, con lei mi sento finalmente a casa, finalmente libera; mi dica: è normale? –
-Forse sì, forse no, tu che dici? È normale per te? È normale essere chi non si è ed esserlo con una persona che appartiene al tuo mondo? Dimmi…è normale? –
-Si! Non ha senso f-fingere…i-io, non riesco a f-fermarle-
Le lacrime escono senza ritegno, buttandosi a capofitto fuori dai miei occhi, mentre lui inizia ad accarezzarmi piano i fianchi, fermandosi per fare pressione, ferendomi, segnandomi, per poi continuare.
-Le tue lacrime sono normali? Tu piangi? Tu vuoi piangere? –
-N-no, ma non riesco a fermarle, c’è qualcosa dentro di me che preme per uscire-
Toglie il viso dal mio petto, chinandosi poi sul mio orecchio, mordendolo dolorosamente.
-E c’è un demone dentro che sta chiedendo di essere liberato; non mi farò problemi ad accontentarlo, perché loro chiedono di uscire, di liberarsi e di farti sparire, di renderti quella che dovresti essere dalla nascita, lo vuoi? Vuoi liberarti? –
-Si-
-Allora ti avverto, farà male, più di ora-
Mi afferra i fianchi ancora più strettamente, trapassandomi la pelle con le unghie, tagliandomi e affondando in me, riempiendo totalmente i tagli, facendomi percepire la sua presenza contro la mia carne.
Trattengo un grido, afferrando il tessuto della sua tuta grigia e alzando di poco le gambe, stringendo i denti e guardandolo intensamente.
-Hai una resistenza sul serio impressionante, ma te l’ho detto, non sarà così il dolore, sarà molto peggio-
-Sono pronta ad affrontarlo, Mr.S, purché tu sia con me-
Ride di nuovo, arrivando poi ad un centimetro dal mio volto, ghignando.
-Ah! Finalmente confettino, allora immagino che siamo amici-
-Forse, S-
Toglie le unghie dai miei fianchi, accarezzandomi poi il viso e riempendolo di sangue, il mio sangue.
-Lo vedi? Ecco cosa succederà, cosa ti farò, cosa farai tu un giorno-
Incredibile ragazzo! Lui sì che mi piace!
Oh ma sta zitta, deve piacere ad Amu, non a noi
Noi siamo Amu, ve lo devo ricordare a tutte e due?
Già, e state calme, questo è pericoloso, non bisogna giocare col fuoco
Ragazze…no, no non commentate, lui va bene, lui mi fa sentire a casa, vi sente, mi rende quella che dovrei essere e mi fa totalmente dimenticare la mia paura
-Ci parli spesso? –
Guardo Stregatto, che ora ha un sorriso enorme e mi fa vedere i denti.
-Si-
-State parlando di me? Vero? DIMMI CHE PARLATE DI ME! –
-Calmati S…sì parliamo di te! È colpa loro, non riescono a stare zitte, mi fanno impazzire! –
-Più di quello che sei già-
-Giusto-
Mette a contatto le nostre fronti e i nostri nasi, respirando pesantemente, scoppiando poi a ridere.
-Tu sei divertente! Non mi sono mai divertito tanto mia cara…dimmi, chi è che sa far ridere? –
-Un pagliaccio, un comico, un…-
-Jolly, tu sei questo, tu sei il mio Jolly…non negare! Non dire di no, non dire di sì, solo zitta! –
Chiudo gli occhi, assaporando il nome che mi ha dato e lottando dentro di me con le voci che mi dicono che è sbagliato, che è giusto, che non dovrei accettarlo, che dovrei solo farlo continuare e non dire nulla.
Ho una tale confusione in testa, mi sembra di scoppiare, voglio solo allentare la presa dalla sua tuta e lasciare che le mie mani facciano quello che vogliono, ma non riesco, non posso, non voglio davvero.
Mi manca il fiato, per il suo peso, per la sua presenza, per tutto, ma non posso riprenderlo, perché c’è questa cosa dentro di me che cerca di uscire, e ora mi accorgo di non aver mai fatto nulla di davvero giusto, nulla nel mio interesse, tutto in base a cosa diceva mia madre, mio padre, mia sorella, e le lacrime scorrono, non si fermano e continuano, perché è troppo tempo che le tengo.
Lui continua a fissarmi con degli occhi diversi da prima, più scuri ma più luminosi, più pazzi ma più euforici, diversi e uguali.
Piano mi lecca le lacrime, assaporando il gusto salato di queste goccioline d’acqua, godendosi il mio dolore, la mia confusione e la mia decisione.
-Perché ti hanno portata qui? Perché non potevano lasciarti andare? Perché a me? Sei troppo perfetta per me, devo distruggerti, non posso tenerti così Jolly-
E le lacrime si fermano, fermano la loro caduta, appena lui pronuncia il mio nome, o almeno, quello con cui d’ora in poi mi chiamerà, quello con cui crescerò d’ora in poi.
-Fuori piove, c’è il sole; dentro c’è una tempesta, un tornado; rimettimi la camicia di forza, non vogliamo mica che capiscano tutto, no? –
Mi accarezza le clavicole, arrivando ai seni poggiandoci tutte e due le mani, ed io arrossisco, di nuovo e senza trattenermi.
Si alza, si guarda le mani e guarda me.
-Stoffa-
Respiro piano, alzandomi e frugando nella tasca del camice mezzo rotto.
Ne tiro fuori un piccolo fazzolettino di stoffa, avviandomi poi verso di lui bagnandolo leggermente con la saliva.
-Le mani S-
Mi porge le mani e deglutisco.
Le dita sono sporche di sangue su tutta l’unghia, che è piuttosto lunga e affilata per un uomo, eppure sono così perfette su di lui.
Inizio a pulirle, stando attenta a non lasciare nemmeno una piccola goccia del mio sangue, perché altrimenti se lo scoprono con le dita sporche siamo fritti entrambi.
-Dammi-
Gli porgo il fazzoletto, che piega e bagna di nuovo.
Me lo mette sulla guancia, iniziando a togliere il sangue che mi aveva sparso prima sul volto, passando alle clavicole e alla parte scoperta dei seni, fermandosi poi arrivato ai fianchi.
-Sono profonde-
Annuisce, premendo rudemente il fazzoletto sul mio fianco sinistro, facendomi gemere di dolore.
-Ci vorrà un po’ prima che si fermi, vedi di non far vedere a nessuno cosa ho fatto-
Passa all’altro fianco, ripetendo la stessa cosa di prima e sorridendo tutto il tempo.
Che bello…lui i sorrisi normali non li sa fare.
-Che ne dici, ora riusciamo a smetterla? –
Annuisco, mentre lui mi tira su la camicia e il camice con forza, spingendomi verso di sé.
-E ricorda…non far ridere qualcun altro se non me, Jolly-
Mi chino a prendere la sua camicia di forza, guardandolo poi timidamente.
Tende le braccia verso di me con quel sorriso ancora sul volto, incitandomi a infilargli la camicia.
Faccio come in silenzio mi chiede, stringendo le cinghie al massimo, come erano messe prima, sentendomi male per lui; lo trattano come un’animale, è una persona per l’amor di dio!
Come faccio a rincatenarlo alla sedia?
-E-e la sedia? –
-Tranquilla, segui le mie istruzioni confettino-
Torna a sedersi, facendomi cenno col capo di avvicinarmi, mentre rimane calmo e tranquillo.
-Basta che chiudi quelle stupide catene, tanto hanno uno scatto automatico, per aprirle ci vuole la chiave per forza-
-E allora come hai fatto a liberarti? –
-Segreto; dopo tanti anni che vieni rinchiuso qui dentro senza un minimo divertimento inventi nuovi giochi, come togliersi queste cavigliere o la camicia di forza…diverte! –
Ora che lo noto…quando è seduto mi arriva al collo, quando è in piedi io gli arrivo a malapena al petto; è sul serio alto.
-Sai una cosa? –
-Cosa? –
-È la prima volta che rimango più di due giorni in questo schifo di posto…e tutto grazie a te, forse mi troverai ancora qui alla tua prossima visita, dimmi, quando sarà? –
-Credo domani S; ora dovremmo finire, abbiamo altri cinque minuti-
Si china sul tavolo, annuendo e sorridendo.
-Ti piace essere diventato pazzo? –
-Ovvio, sai, prima ero in trappola, non potevo dire una parola che venivo subito criticato, ma ora, ora chi mi interrompe muore, chi mi sfida finisce male, e la mia pazzia mi ha fatto capire dove dovevo stare, qual era il mio vero posto e qual è tutt’ora; voglio fare così anche con te Jolly; gli amici ti chiamano Amu? –
-Si, ma non tu, vero? –
-Affatto, Jolly-
La porta si apre ed entrano le due guardie, che mi guardano preoccupati e guardano lui incazzati.
-Sta bene Amulet? –
-Si, tranquilli, allora a domani Signor Stregatto-
-A domani confettino; dimmi, sai qualcosa di me oltre a quello che hai letto sul fascicolo? –
Gli tolgono le catene e lo prendono bruscamente dalle spalle, iniziando a trascinarlo fuori.
-Avevo a malapena sentito il tuo nome, quindi non so nulla di te-
E ride, di nuovo ride, facendo ridacchiare anche me.
-Smettila, sei fastidiosa! Continua! Ti adoro! –
Mi metto una mano sulla bocca, cercando di trattenere la risata che ho voglia di fare, facendomi venire mal di gola e i crampi, ma riuscendoci.
 
-Sono a casa! –
-Amu cara, come va? La seduta è stata bella? –
-Interessante, il paziente è molto…particolare-
-Va bene, tesoro cambiati, sei ancora con i vestiti del manicomio; dopo vieni subito di sotto che la cena è pronta-
-Va bene! –
Corro di sopra, buttando il mio zaino sul letto, prendendo di fretta il pigiama e correndo in bagno.
Mi spoglio, guardando i miei fianchi e sospirando.
Ci sono quattro profondi tagli che perdono ancora sangue, con un quindi un po’ più dietro e leggermente più grande; il pollice.
Li tocco, guardando il sangue un po’ secco e quello ancora caldo, che continua a sgorgare piano.
Sospiro, prendendo del cotone, il disinfettante e due cerotti piuttosto grandi rettangolari.
Inizio a disinfettarmi e a togliere il sangue, mettendo poi i due cerotti, fasciandomi i fianchi con delle bende per bloccare il circolo sanguigno e far chiudere prima i tagli, togliendomi un po’ il respiro.
Mi metto il pigiama, prendendo poi reggiseno, camicia e camice iniziando a togliere le macchie di sangue, buttandoli poi insieme al mucchio di roba da lavare dentro le ceste.
Esco, correndo di sotto e trovando la mia adorabile sorella maggiore ad aspettarmi, più grande di me di un anno, che mi prende per il braccio e mi trascina a tavola.
-Mamma devi lavarmi in fretta la camicia e il camice che troverai sopra il mucchio, servono per domani-
-Va bene tesoro, te li verrò a portare a scuola; come mai già in pigiama? –
-Appena finita la cena vado a dormire, il mio paziente mi ha fatta stancare-
-Amu, chi è? Chi è? –
-Ami non te lo dico, non posso, mi hanno vietato di parlarne ad anima viva-
-Ma tanto ci verrò anche io domani a lavorare in quel cavolo di posto, a me hanno dato un tizio che si chiama Ice, domani vedrò pure il tuo paziente quindi! –
-C-certo-
E c’è un demone dentro che sta chiedendo di essere liberato; è quello che mi ha detto, ed è quello che sento anche io.
Chi sono? Cosa devo fare? Voglio stargli accanto, farlo ridere ed essere il suo Jolly, ma…no! Non voglio, non posso farlo! Buttare via una vita di studio, tutto, eppure lo voglio.
Inizio a mangiare, litigando con le voci dentro di me ma mantenendo un sorriso fuori, mentre dentro muoio.
-Finito! –
Io finisco subito un attimo dopo mia sorella, salutando i miei genitori e avviandomi di sopra, seguita da mia sorella.
Davanti alla mia porta mi trovo spinta dentro e cado a terra, guardando male mia sorella.
-Ma sei matta? –
-No! Dai, chi è? Non riesco ad aspettare domani, devi dirmelo ora! –
Sospiro, trascinando mia sorella sul letto e sedendomi accanto a lei.
-Ami, è pericoloso-
-Ti hanno assegnato qualcuno di pericoloso? –
-Molto, quindi non ne parlare a nessuno; te l’avrebbero detto domani ma dato la tua curiosità ti dirò tutto io-
Inizio a sbottonarmi la maglia del pigiama, ignorando mia sorella che diventa un pomodoro e cerca di fermarmi.
-M-ma che fai?! Amu chiudi quella maglia! –
-Siamo sorelle, sta zitta-
Finisco di sbottonarla, lasciando chiusi solo i primi due bottoni cosicché non mi si vedano tutti i seni e faccio vedere i miei fianchi a mia sorella.
-Che ti è successo?! Chi l’ha fatto? Sei piena di sangue! –
-Lo so, è stato lui. Non mi ha voluto spiegare come ha fatto, ma si è tolto le catene e la camicia di forza come se nulla fosse, me lo sono ritrovato addosso senza nemmeno accorgermene-
Sorrido leggermente al ricordo, mentre mia sorella mi riempie di domande, guardando fuori dalla finestra.
-Ma chi è? Un pazzo normale non sa fare queste cose, non può-
-È il più pericoloso, il più pazzo e l’unico che è riuscito ad evadere: chi è? –
-Non sarà Stre…no, Amu non possono averti affidato lui-
-Stregatto? Si mia cara, carissima sorella, ma sono sincera quando ti dico che non vuole uccidermi, solo farmi male-
-E non hai paura? –
-Non più, mi ha fatta ridere sai? E io ho fatto ridere lui, ha una bella risata, così unica, e i suoi occhi…così pazzi eppure così coscienti; un pazzo a caso non diventa il criminale più ricercato di sempre, lui ha qualcosa di…speciale, e riesce a vedere! Lui sa tutto, senza che io abbia aperto bocca lui sapeva già chi ero, e credo che lui mi aiuterà-
-Sei tu che devi aiutare lui Amu. È cattivo, e sembra come se fosse tuo amico! –
-Lo è! Lui è l’unico, l’unico che ci è riuscito, mi ha fatta ridere! E mi ha letta, mi ha letta come nessun’altro ha fatto, è pazzo ma riesce a vedere, lui vede dove altri non arrivano, forse sarà lui a darmi la felicità di cui ho bisogno-
Mi prende le mani, sorridendomi.
-Avvertimi se ti fa troppo male, e io ti auguro tutto il bene del mondo sorellina, ma lui è pericoloso. Tadase ti fa la corte da parecchi mesi, dovresti accettare, lui ti renderebbe sul serio felice e non ti farebbe male-
-Il dolore che mi infligge è nulla in confronto al dolore che provo ogni giorno, quello di sentirmi sbagliata, e Tadase non mi sa far ridere, nessuno può, nessuno tranne lui-
Mi bacia la fronte, per poi abbracciarmi.
-Ti sosterrò sempre, ma ti prego non morire, non potrei sopportarlo-
-Non accadrà, Ami-
Si alza, baciandomi un’ultima volta sulla guancia e lasciandomi le mani.
-Buona notte rosellina, vedi di vivere al meglio la tua vita-
Annuisco, dando la buona notte alla mia sorellona e guardando fuori dalla finestra.
-Stregatto…lui sì che sa divertirti-
 
 
-Jolly, Jolly, Jolly, confettino, fragolina…rosellina! Bel nome…Jolly! La odio…occupa troppo spazio nella mia mente, mi tiene troppo bloccato, me ne devo sbarazzare; ma fa ridere, e quegli occhi, quella pazzia nascosta…io la devo tenere, è roba mia; ho bisogno di Somy, deve darmi un paio di cosine. HEY GUARDIE! NON È CHE POSSO VEDERE UNA PERSONA? –
-La puoi sentire al telefono, ma la tua telefonata sarà ascoltata-
-Va bene, l’importante è sentirla! –
Rido ancora, pensando alla gioia che avrà Somy nel risentirmi.
La porta si apre e appaiono due guardie con un telefono in mano.
-I numeri li schiaccio col piede, non scomodatevi! –
-Sta zitto feccia, ti togliamo la camicia solo per ora-
Mi tolgono l’arnese bianco che ho indosso e mi passano il telefono, che mi affretto a prendere digitando il numero di Somy.
-Pronto?
-Somy! Da quanto tempo, te la stai spassando?! –
-C-capo, c-come ha fatto a telefonarmi? E’ evaso?
-No! Ma hey, mi tengono in trappola ma delle telefonate le posso fare, tanto le ascoltano! –
-Quindi non vuole evadere?
-Evadere? NO! Ma che te lo fa pensare? Voglio solo chiederti un…FAVORE! –
-Quale capo?
-Ahahahah…AHAHAHAH! Quale? Molto facile, capisci cosa faccio e guardala, osservala per me, Somy-
-Chi capo?
-Te l’ho detto, capisci cosa faccio, Somy-
-Intende in manicomio?
-Capiscilo! Addio Somy! –
-Aspetti cap…bip, bip, bip, bip
Chiudo la chiamata con una risata, facendo rabbrividire le guardie che mi guardano con diffidenza.
-Ci hanno detto che non vuoi evadere, allora che vuoi? –
-Un Jolly…un piccolo, delicato Jolly che mi farà ridere per sempre-
Non capiscono, lo vedo dallo sguardo, ma loro non hanno bisogno di capire, mentre mi rimettono la camicia di forza, mentre se ne vanno, mentre mi odiano, non hanno bisogno di capire che io voglio il mio Jolly.
 
 
-Capito Prince? Vedi di stare attento okay? –
-Si King’s, che strada sorveglio? –
-Parti da quelle meno affollate, di solito lì c’è sempre chi ha bisogno d’aiuto-
-Va bene-
Vedo Prince andare via, sparendo dalla mia vista e sospiro.
Inizio a correre velocemente, fermandomi sul tetto di una casa, osservando una ragazza che sta guardando fuori dalla finestra dalla casa davanti con sguardo perso.
-Oh Stregatto, perché lei? Perché proprio lei? Mi spiace piccola, cercherò di tenerti fuori dai guai, ma con Stregatto è impossibile-
E vado via, pensando a come fare per aiutare quella piccola ragazza a non morire, a non sparire del tutto e a non marcire, come ha fatto lui.
-È colpa tua! Sei tu che mi hai ridotto così! Ora gioca con me, GIOCA CON ME! –
-Non è colpa mia, eri lì, non dovevi esserci-
-Chi mi ha buttato di sotto senza pensarci? Senza pensare che io potessi volere una vita normale senza mio padre? Non te a quanto pare-
-Mi dispiace okay? Non ho pensato che tu non centrassi nulla in quel momento, ero troppo incazzato per pensare che qualcuno lì dentro effettivamente non avesse scelto quella vita! –
-Beh troppo tardi per le scuse! Sono così ora, quindi…GIOCA CON ME E PAGA PER I TUOI CRIMINI! –
Rabbrividisco ancora quando ci penso, ed è vero, è colpa mia, sono io che l’ho scaraventato di sotto senza nemmeno starlo a sentire, mentre quel ragazzo si agitava e cercava di dirmi che non centrava, che non voleva seguire il padre, ed ora sono gli altri a pagarne le conseguenze.
-Lo fermerò, ci riuscirò, sia l’ultima cosa che faccio-
 
 
Angolo autrice da uccidere:
Okay, uccidetemi ma credo che gli aggiornamenti di ‘sta storia saranno settimanali, ho troppe idee!
Domanda: Ikuto l’ho fatto chiamare Mr.S/S, ditemi, che nome volte che gli dia Amu oltre a Kitty (che gli darà più avanti)?
 
Ho fatto il capitolo troppo incasinato? Si capisce? Non ho capito nemmeno io bene se devo dire la verità, e avverto che inizialmente il cappy si chiamava “Seduta”, ma preferisco il titolo che c’ho dato.
 
Ditemi, è giusto?! Cioè, Ikuto non l’ho stravolto di nuovo? È difficile tenere il suo carattere in ogni capitolo senza sbagliare qualcosa.
 
Bum! Avete capito chi è King’s? E secondo voi chi è Prince?
 
Si inizia a capire qualcosina di Ikuto, pochissimo, solo piccoli problemi e quel flash che ha King’s…che cosa è successo? Cosa centra il padre? Cosa ha fatto quel re da strapazzo a Stregatto per farlo diventare quello che è ora? E Somy chi è? Cosa deve fare perfettamente, cosa vorranno dire certe frasi di Ikuto? (che sinceramente ho fatto fatica a capire pure io, anche essendo l’autrice).
 
Ripeto, ho il cervello fritto, è difficile fare compiti, scrivere un capitolo del genere, con un pazzo, spremersi le meningi per mezza giornata (perché l’ho fatto in mezza giornata) e farlo sembrare decente, quindi se è venuto di merda avvertitemi, perché io lo rileggo UNA volta e poi BASTA! Se ho sbagliato qualche lettera lo correggo tra 5 giorno (come ho fatto con il precedente) perché ho voglia di farlo e mi sono letta il cappy in tranquillità e con attenzione, e domani ho inglese cazzo! A proposito, il titolo è giusto? Per chi sa bene l’inglese è giusto?
La traduzione dovrebbe essere “C’è un demone dentro che chiede di essere liberato”, però non so se l’ho tradotto dall’italiano all’inglese giusto.
 
Sono stanca! Okay, Amu! Ikuto!
Amu/Ikuto: si?
Io: ho voglia di chiacchierare!
Amu: su cosa?
Io: qualsiasi argomento! Sono stanca!
Ikuto: *le porge una coperta e un cuscino* tieni; parliamo della storia?
Io: e va bene, ma solo le vostre domande, via!
Ikuto: PERCHÈ CAVOLO SONO PAZZO?
Io: ho spiegato il perché, dato che prende spunto dalla storia di Joker e Harley Quinn ‘sta roba, tu devi essere pazzo.
Amu: ed io mi sto già innamorando?
Io: vedrai, comunque credo di no…non so se farti innamorare in tre capitoli o in più tempo.
Amu/Ikuto: decidui tu! Sei tu l’autrice! Ora salutiamo?
Io: si!
Ikuto: e quando posso baciarla? Perché le ho fatto male? Quando me la porto a letto?!
Io: cavolo…Ikuto zitto! Sei pazzo, non pensi a questo adesso!
Ikuto: uff
Io: ora salutiamo!
Tutti e tre: bene, alla prossima settimana gente, e grazie di seguire questa cosa pazza!
 
Baci Blue.
 
P.S: scusate la lunghezza, e scusate errori eventuali di battitura, e se non avete capito qualcosa alzate la manina e chiedete (l’ho già detta questa cosa? Si? No? Vabbè, la ridico!)

   
 
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