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Autore: Namielly    18/09/2016    2 recensioni
Abbandonato contro il tronco di un ciliegio, Sasuke giaceva addormentato. Continuai ad avanzare, dapprima attonito, poi eccitato. Cominciai a saltare sul posto, presi la mia borsa e cominciai a rovistarci dentro freneticamente. Avevo l’occasione di impasticciare il suo brutto muso da perfettino!
…Ma niente. Non avevo un pennarello. Nemmeno un pennarello! Cavolo, proprio adesso che mi serviva!
Maledii mentalmente la mia sfortuna, sbuffando sonoramente. Infine, il mio sguardo cadde di nuovo su di lui. Anche in quel momento non era scomposto. Aveva sempre quel qualcosa di ricercato, di elegante, di composto, che non poteva avere nessun altro. Dormiva col suo respiro regolare, la bocca leggermente schiusa e un’espressione quasi tranquilla. Sembrava… forse meno intimidatorio del solito. Meno teme, si.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jiraya, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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“Come tutto ebbe inizio”



Ricordo perfettamente quel giorno.

Come potrei dimenticarlo?

Era pomeriggio inoltrato, e il cielo aveva preso i toni aranciati di un tramonto imminente. Correvo tra le strade di Konoha con la mia borsa a tracolla. Avevo deciso di rendere indietro i kunai che Saske-teme mi aveva gentilmente prestato.

…Ok, lo ammetto: forse non me li aveva proprio prestati, forse me li ero presi e basta e probabilmente mettere di fianco al nome Sasuke la parola gentilezza era quasi blasfemia, ma volevo essere riassuntivo e… delicato, ecco.

Che dicevo? Ah si. Volevo restituire a Saske-teme i suoi kunai. Me li chiedeva probabilmente da mesi, ma i miei li avevo tutti persi, e mi serviva qualche kunai, ‘tebayo! Quindi li avevo dovuti tenere sino a che Jiraya non avesse voluto rendermene qualcuno.

“Non guardarmi così! Li hai persi, e io non posso farci nulla. Non ti darò proprio niente finchè non smetterai di essere tanto sbadato!”

Ma alla fine, dopo qualche mese di suppliche (Sasuke non smetteva di rompere!) Jiraya me ne aveva dato qualcuno.

E adesso, finalmente, potevo restituire i suoi pugnali, così avrebbe smesso di lanciarmi frecciatine e occhiatacce ogni santo giorno. Era insopportabile!

Giunsi nei pressi di casa Uchiha che il sole era calante, e sfiorava la linea dell’orizzonte. Decisi di non fare molte moine, e di scavalcare il muretto e addentrarmi nel giardino. Casa Uchiha era mastodontica, certo una delle case più belle di Konoha. (… forse una reggia?)

Probabilmente ero io a vederla come tale, visto che vivevo in un buco, ma dettagli. Aveva un enorme giardino pieno di alberi di ciliegio, e sul cancello delle piante rampicanti davano un che di elegante al tutto. Un piccolo vialetto conduceva sino alla porta d’entrata. La casa aveva i toni del blu e del bianco; quella casa non poteva essere di nessun altro, se non di Sasuke. L’erba tagliata perfettamente, il profumo dei fiori, l’eleganza degli alberi di ciliegio, e la cura al dettaglio… Beh… si, non poteva essere di altri se non di mister perfettino-so-tutto-io-Sasuke-Uchiha.

Poggiai e indugiai col dito sul campanello con ben poca grazia, sentendolo trillare sonoramente e rimbombare per tutta casa. Un ghigno soddisfatto mi si dipinse in volto, e aspettai. Il campanello continuò a trillare, ma nessun Sasuke incazzato venne ad aprirmi la porta. Tolsi il dito, un tantino sorpreso, e gettai un’occhiata in alto, verso le finestre. Che Sasuke non fosse in casa? Effettivamente erano tutte chiuse.

Decisi di dare un’occhiata al retro della casa, dove il giardino continuava ad estendersi. Il teme spesso si allenava lì dietro, a volte lo avevo interrotto durante qualche colpo di scherma o addirittura lo yoga.

Mentre camminavo tranquillo, con le mani affondate nelle tasche, mi chiedevo se Sasuke non avesse un po’ timore di quel posto. Io ne avevo un po’… Lui? Lui come stava? Male? Non ne parlava mai.

Una volta dietro casa, lui non c’era. Così mi sedetti al suolo, a gambe incrociate, e chiusi gli occhi. Il vento mi scompigliava piacevolmente i capelli, e quell’odore tenue di fiori e di erba era quasi gradevole.

Sentii un lamento. Mi alzai di scatto, riconoscendo la voce di Sasuke, e cercando di capire da dove provenisse.

“Saske?! Dove sei?!” urlai, ma sentii poco distante un ennesimo lamento. M’avvicinai cauto e… Lo vidi.

Abbandonato contro il tronco di un ciliegio con un libro stretto tra le mani, Sasuke giaceva addormentato. Continuai ad avanzare, dapprima attonito, poi eccitato. Cominciai a saltare sul posto, presi la mia borsa e ci rovistai dentro freneticamente. Avevo l’occasione di impasticciare il suo brutto muso da perfettino!

…Ma niente. Non avevo un pennarello. Nemmeno un pennarello! Cavolo, proprio adesso che mi serviva!

Maledii mentalmente la mia sfortuna, sbuffando sonoramente. Infine, il mio sguardo cadde di nuovo su di lui. Anche in quel momento non era scomposto. Nonostante fosse appoggiato al tronco di un albero, e la sua testa ciondolasse in avanti, Sasuke non appariva un idiota come invece apparivo io. Aveva sempre quel qualcosa di ricercato, di elegante, di composto, che non poteva avere nessun altro. Dormiva col suo respiro regolare, la bocca leggermente schiusa e un’espressione quasi tranquilla. Sembrava… forse meno intimidatorio del solito. Meno teme, si.

Era sempre bellissimo.

Quando lo conobbi la prima volta, dopo qualche minuto gli chiesi se avesse delle sorelle. Perché se avesse avuto delle sorelle, ci avrei fatto un pensiero… Con i suoi lineamenti, poi… Manco fosse scolpito nel marmo… Ma che cosa diavolo sto pensando?!

Mi avvicinai, tirandogli le guance leggermente per vedere se stesse realmente dormendo o fosse qualche sua subdola trappola. Mi coprii la testa con le braccia, strizzando gli occhi, attendendo un suo colpo. Ma nulla. Sasuke dormiva!

Un ghigno malefico mi si dipinse in volto, e con una risata degna di un cattivo cattivissimo ripensai alla lezione fattami da Jiraya qualche tempo prima.


“Il mio sogno è quello di diventare Hokage! Voglio che tutti sappiano che io non sono un mostro, ma che sono, anzi sarò, uno dei migliori ninja del mondo!”

“Non dovresti sbandierare ai quattro venti i tuoi sogni, Naruto.” Mi redarguì l’ero-sennin. “I sogni… sono qualcosa di pericoloso. Tu dici troppo di te, a chiunque, e questo è un male. Puoi essere davvero sicuro che quello con cui stai parlando, un dì, non possa diventare tuo nemico? Potrei un giorno diventare cattivo e sfruttare i tuoi sogni e paure contro di te.”

“… Naaah, tu non diventerai mai cattivo!” risposi, dopo una breve pausa.

“Era un esempio. Non puoi comportarti così. I sogni sono un’arma a doppio taglio: tramite questi, il nemico può conoscere le tue debolezze. E tu, Naruto, dimostri di temere terribilmente il giudizio degli altri, e vuoi ad ogni costo l’apprezzamento di tutti. Inutile dirti che questo è sbagliato…”

“Io…” abbassai gli occhi, stringendo i pugni. “Io lo faccio anche… perché… perché voglio essere abbastanza forte e potente per proteggere tutte le persone a cui voglio bene… Voglio esserci, se loro sono in difficoltà, voglio essere lì per difenderle…”

“Altro punto debole: i tuoi amici. L’hai appena indirettamente confessato.”

“… Ma come possono usare ciò contro di me?”

Lo sguardo di Jiraya si perse nel vuoto. “Durante la Grande Guerra, c’era una tecnica molto in voga… La tecnica dei sogni. Con essa, si entrava nei recessi della mente del nemico addormentato, e in sogno si manifestavano tutte le sue più grandi debolezze. Di qualsiasi tipo. Venivano tutte a galla, una per una, e dopodiché rovinavano la persona vittima della tecnica nel giro di qualche giorno. Se non la notte stessa.”

Il silenzio calò gelido.

“…Oh mio Dio. Credevo che i sogni fossero… Innocui.”

“No, Naruto. Per niente.”

Un piccolo sorriso birbante sbucò sulle mie labbra.

“…Me la insegni, ero-sennin?”


Avevo dovuto pregarlo per ore, ma infine aveva ceduto. Mi aveva ripetuto e ripetuto che avrei dovuto utilizzarla con parsimonia… Solo se strettamente necessario. Che non era uno scherzo, qualcosa con cui giocare.

Ma lo avevo ignorato.

Chissà quali sono… le debolezze di Sasuke… Sembra così freddo e infrangibile…

Volevo conoscere tutto di Sasuke, tutto, anche ciò di cui si vergognava… E che nascondeva nei recessi dei suoi sogni. Lo osservai nuovamente. Una strana smorfia si dipinse sul suo volto, e pensai stesse avendo un incubo. Un ennesimo lamento lasciò le sue labbra, e scrutai e osservai la sua fronte aggrottata e il suo volto contratto in una smorfia di dolore.

La curiosità divenne insostenibile. Sasuke non mi parlava mai del suo dolore. Se l’avessi saputo, forse avrei potuto alleviarlo… Me ne sarei fatto carico, almeno un po’, e gli avrei reso il fardello meno pesante. Potevo aiutarlo… Potevo sapere cosa lo torturava, cosa lo affligeva… Si. Mi convinsi.

L’avrei fatto per lui (e un po’ per me).

Chissà cosa sarebbe accaduto… se invece, avessi ascoltato l’ero-sennin.

   
 
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