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Autore: JacobStark    18/09/2016    3 recensioni
ATTENZIONE, IL CAPITOLO 7 E' STATO RICARICATO A CAUSA DI UN PROBLEMA DEI SERVER
Davanti a lui c’era una ragazza dall’aria stranamente familiare, profondamente addormentata nonostante le urla di Akane. La dormiente era rossa di capelli, ben dotata, snella ma muscolosa e cosa più importante, o imbarazzante, Ranma sul momento non seppe dirlo, era completamente nuda.
Ma la cosa che riuscì a pietrificare il ragazzo fu un’altra. Perché il volto, il volto era quello di lui in forma di ragazza!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ranma, Akane e un cupido rosso

 

Ranma

Erano passati due giorni dagli eventi del duello e del pestaggio di Happosai. Kasumi aveva accettato le scuse ed il vecchio era stato tranquillo per le ventiquattro ore successive, o meglio, era stato lontano per le ventiquattro ore successive. Ma ora era sera, nel momento appena dopo cena, e Ranma era sdraiato sul tetto. Era duro, scomodo e pericoloso. Eppure non avrebbe mai scelto un’altro Sapeva solo che per tutto il giorno non era riuscito a smettere di ricordare la sensazione che gli aveva dato il corpo di Akane appoggiato a lui. Come era possibile che lei lo mettesse in ginocchio in quel modo? Aveva sconfitto molti nemici, ma non lei. Lei lo aveva sconfitto senza neanche provarci. Era stato così per una sacco di tempo. Non subito certo, non appena conosciuti, ma presto. Appena aveva cominciato a salvarla, appena aveva cominciato a subire le sue scenate di gelosia, aveva capito che lei era l’unica per lui. Certo, gli correvano dietro ragazze che al loro primo incontro gli erano sembrate più carine, oppure persone più brave a cucinare, e quello probabilmente non sarebbe cambiato mai, ma lui sarebbe potuto essere felice con nessun’altra. E allora perché? Perché non riusciva a dirlo. Erano due parole semplici semplici. Anzi, tre. Meglio essere chiari con Akane, tra quello che gli capitava tutti i giorni e la brutta abitudine di fraintendere che aveva Akane era decisamente meglio essere chiari. “Akane ti amo.” Provò a pronunciarle. Non ci riuscì. Non riuscì neanche a far uscire qualcosa di diverso un rantolo strozzato. Si sentì un coglione. Come avrebbe potuto fare a dirlo ad Akane se non riusciva nemmeno ad ammetterlo neanche  a se stesso? Come era possibile che lui, un coraggiosissimo artista marziale, bello, forte, uno dei migliori. Come era possibile che tre parole fossero un ostacolo così insormontabile per lui? Era assurdo! Ma più cercava di convincersi che non sarebbe stato difficile più si renda conto che non era giusto! Doveva essere lei a dirlo. A quel punto lui avrebbe accettato con fare figo. No. Non avrebbe mai potuto funzionare. Akane era troppo orgogliosa, e lui non sarebbe mai riuscito ad ammetterlo. Avrebbe significato essere sconfitto in quello scontro che andava avanti ormai da quasi due anni. No, avrebbe dovuto cercare di farlo dire a lei! Solo così avrebbe sbloccato la situazione. “Ma certo, farò così!” disse ad alta voce. “Farai così cosa?” un voce familiare lo fece saltare in piedi. “Ahhh! Sorellina, che ci fai qui?” Ran-chan era apparsa dal nulla, proprio accanto a lui, in piedi e che lo guardava curiosa. “Ti stavi agitando in modo strano, quindi mi chiedevo che stesse succedendo. Non è che pensavi ad Akane?” Ranma sentì il sangue affluire alle guance. “No, mai, pensavo a, a… Una sfida, si, una sfida!” Sua sorella lo guardò storto. “E chi sarebbe il nemico che ti costringe a pensare ad una sfida?” “Ab-a-io…” “Pazienza, continua pure a mentire a te stesso. Piuttosto, domani è sabato, e tu sei mio. Faremo qualcosa tra fratelli, una specie di appuntamento. Mi porterai in giro, mi offrirai un gelato o qualcosa del genere e mi aiuterai a comperare qualcosa di carino.” Ranma fece evidentemente una faccia molto strana, perché Ran-chan si mise a ridere. “In che senso?” chiese lui. “Da quando ho perso la memoria siamo strani pochissimo insieme, ma Akane mi ha detto che prima passavamo molto più tempo insieme. Quindi, dato che domani non hai lezione e che hai passato tutto il pomeriggio in palestra ad allenarti a parte le due ore di lezione che hai fatto direi che puoi anche prenderti una pausa. E poi voglio passare del tempo con te, chiaro?” disse la rossa, decisa. Al che il codinato non sapeva cosa fare per opporsi. In realtà non gli dispiaceva troppo l’idea di passare la giornata con lei. Finalmente avrebbe potuto dedicare un po’ di tempo al sé stesso femmina, anche per vedere quali cose erano cambiate da quando si erano separati. “D’accordo sorellina, domani sarò tutto per te. Ora scendiamo, comincia ad essere umido.” Sul volto della ragazza comparve un dolce sorriso “Evviva! Domani ti avrò tutto per me!” Disse, abbracciandolo. Certo che era davvero una strana sensazione. Lo faceva davvero sentire bene essere abbracciato da lei. Non si sentiva disagio come quando gli si avvinghiavano addosso le altre ragazze, e nemmeno quello strano calore che sentiva quando lo abbracciava Akane. Era più come se si sentisse a casa. Appoggiò il viso sulla sua testa, cercando di assumere un fare fraterno. Chiunque avesse visto la scena si sarebbe intenerito. Poi lei gli sussurrò qualcosa all’orecchio “So che hai paura di perdere i tuoi appoggi, e anche lei, ma insieme potreste trovarne di nuovi.” E poi si staccò da lui, che la guardava allibito, sparano con un salto. 

Ranma rimase paralizzato dalle parole della rossa. Se qualcosa era in grado di destabilizzarlo era quello. Insomma, nemmeno lui aveva mai capito cosa lo tratteneva davvero. Pensava che fosse orgoglio, oppure la sua timidezza a parlare quando gli uscivano dalla bocca calate come “Non si affatto carina!” oppure “Hai il sex appeal di un surgelato!”, ma se Ranma avesse avuto ragione? Se fosse davvero stato per paura di perdere il punto di riferimento? Non ricordò nemmeno lui quanto tempo rimase seduto sul tetto a pensare alle parole di sua sorella. Alla fine rientrò, giusto in tempo per la cena. Si unì agli altri, intanto che telegiornale aggiornava con l’ultima, assurda notizia di Nerima: << In questi giorni un misterioso vigilante si aggira per nostre strade. Pare che risponda solo alla chiamata delle donzelle in pericolo, di qualsiasi età. Ad oggi ha già impedito diverse rapine, tre aggressioni e alcune molestie, oltre ad essere intervenuto in soccorso di innumerevoli donne spaventate da un topo o da uno scarafaggio. Nonostante numerosi tentativi nessuno è mai riuscito a parlarci, anche se pare che sia straniero, e che indossa vestiti simili a quelli di Indiana Jones, il popolare eroe del cinema. Passando ad altro, sembra che le misteriose sparizioni ad opera di un serial killer nella parte nord di Kawaghuci si siano interrotte. Le sparizioni avevano coinvolto ben dodici persone, di cui erano state ritrovati solo pochi effetti personali, ed erano state effettuate di notte, senza distinzioni di vittime. Gli investigatori temono tuttavia che si tratti solo di una pausa momentanea, e invitano i cittadini a rimanere al sicuro dopo il tramonto. >>

“Chissà chi è il tipo che salva le donne.” si chiese Akane, causando a Ranma un istantaneo irrigidimento. -Perché Akane era interessata a quel tizio? Forse non lo riteneva all’ altezza?- ed evidentemente era abbastanza evidente, perché sua sorella partì subito in quarta. “Ma sono sicura che per te non ce ne sarebbe bisogno Akane!” Quel commento, che fatto da lui avrebbe significato botte a tutto spiano, per lei significava sono una faccia confusa da parte dell’amica. “Perché scusa? Sono sicura che se urlassi accorrerebbe.” La rossa fece una strana faccia. “Non credo che ne avrebbe il tempo. Mio fratello arriverebbe prima. Sono sicura che ti salva sempre.” A quel punto Akane arrossì un poco. Che lei lo avesse notato? Non che lui la salvava sempre, quello era ovvio, ma perché lo faceva. Non per mero senso del dovere, ma perché senza di lei non aveva senso. “Pff, figurati. Sono sicura che lo fa solo per potersi vantare!” Disse la ragazza, rossa come un peperone. A tutta la famiglia scappò una risatina. Si vedeva benissimo che nemmeno lei credeva a quello che diceva, e che era imbarazzata solo al ricordo di tutte le volte che lui le aveva impedito di fare una brutta fine. In un paio di occasione erano arrivati a tanto così dal baciarsi. Anche Ranma sentì il sangue affluire alle guance, e tentò di nasconderlo affondando il volto nel riso. Ma per fortuna nessuno, tranne sua sorella, stava guardando dalla sua parte. Ed infatti lei fu l’unica a fagli un sorriso sornione, come se sapesse. “A proposito, domani io e mio fratello andremo ad un appuntamento insieme, siete pregati di non disturbare.” A quelle parole invece fu Akane ad irrigidirsi. Ranma, che era seduta al fianco di Akane, le chiese “Akane, cos’hai? Mica te lo rubo, voglio solo stare un po’ con mio fratello. E’ tanto che non ci prendiamo un po’ di tempo fra fratelli, quindi domani ho deciso che staremo una giornata assieme, ma tranquilla, se vuoi domenica è tutto tuo!” disse la rossa, provocando Akane, che arrossì istantaneamente. Entrambi stavo per aprire bocca, per dire che non intendevano andare ad un’appuntamento con lui/ lei, quando tutte le loro famiglie, ovvero Kasumi, Nabiki e Soun dalla parte di Akane e Gema e Ran-chan da parte di Ranma, se né uscirono con un “OTTIMA IDEA! Ranma, perché non porti la tua fidanzata ad un bell’appuntamento domenica? Promettiamo che non vi disturberemo.” Durante la cena tutti continuano a spingere verso quell’idea, e tanto dissero, tanto fecero che alla fine i due accettarono. E Ranma si mise, quasi inconsciamente, a cercare delle idee per l’appuntamento. Dove avrebbe potuto portarla? Cosa avrebbe potuto fare? Andare al parco? Al ristorante? Oppure… poi però gli altri finirono la cena, e fecero una grande confusione. Non ultimo Happosai, che, appena finito di mangiare, aveva deciso di darsi alla caccia, usando la sua testa come trampolino. E il suo istinto scattò. Cominciò ad inseguire il vecchio, nel tentativo di vendicarsi. Alla fine gli sfuggì, lasciandolo con un profondo senso d’insoddisfazione per non essere riuscito a prenderlo. Ma poi andò a dormire. Era certo che la giornata successiva sarebbe stata faticosa. 

 

Akane

Akane controllò un’ultima volta le cose che gli aveva prestato, a caro prezzo, Nabiki. Una parrucca, un vestito e un impermeabile, oltre che un paio dei suoi pacchiani occhiali da sole. In effetti così era irriconoscibile. Si era resa irriconoscibile solo per assicurarsi che nessuno disturbasse i due fratelli durante la loro giornata assieme, giusto? Era solo preoccupata per loro. Non era affatto gelosa.  Non era preoccupata del fatto che potessero avvicinarsi troppo quei due, vero? No, decisamente lo faceva solo per lei. E forse un po’, ma solo un pochino, per Ranma. Ma non perché gli interessasse troppo… doveva smetterla di raccontarsi stupidaggini da sola. Doveva davvero piantarla, non faceva altro che sentirsi stupida. Era gelosa di lei. Era gelosa delle attenzioni e delle cure che lui le dedicava. Capiva che lei era sua sorella, che io teneva lei e tutto, ma non era giusto. Le  coccole, gli abbracci, il fatto che quando lei gli appiccicava vicino nessuno cercava di separarli o di legarli, a seconda dei personaggi. 

La ragazza uscì circa dieci minuti dopo i due fratelli, attenta a non farsi vedere dal resto della famiglia. Li seguì per  tutto il giorno. Andarono prima a fare una lunga passeggiata, che la costrinse a nascondersi. Non sembrano parlare di nulla di importante, da quel poco che aveva sentito si parlava delle lezioni, della scuola e dell’ultimo scontro con i fratelli Tatewaki, vinto invariabilmente dai due Saotome. Cose di poco conto, anche se ad un certo punto li perse di vista, e quando li ritrovò Ranma era rosso come un peperone, e Ranma ridacchiava sotto i baffi. Si chiese cosa diavolo fosse successo. Ma li aveva persi di vista per una manciata di minuti, cosa mai sarebbe potuto succedere? Continuarono a passeggiare per un paio d’ore, sempre con Akane attaccata alle calcagna, che cominciava a congratularsi con sé stessa per la sua abilità, quando sentì qualcosa che la infastidì. Una anziana signora, tutta raggrinzita e curva, che portava delle penati borse della spesa, si fece incontro a loro, che, quasi reagendo istintivamente, si fecero avanti per aiutarla. Allora la vecchietta sé né uscì con un “Ma che coppia giovane e carina!”

Ed Akane si sentì morire un po’ dentro. Non era giusto che la scambiassero per la sua fidanzata! “Mi ricordate me e mio fratello quando eravamo ancora giovani. Anche noi amavamo andare in giro insieme ed aiutare le persone.” Akane riprese a respirare. Per qualche motivo la faceva davvero felice sapere che non confondevano Ran-chan con la fidanzata di Ranma. Quando si riprese seguì i due, che accompagnarono la vecchietta a casa. “Mmmm! Dopo aver fatto d affascina mi è venuta fame, ti va di fare uno spuntino fratellone?” disse Ran-chan,  stiracchiandosi. “Ok, in effetti anche io ho un languorino. Dove andiamo?” Disse Ranma, il cui stomaco brontolante arrivava anche ad Akane, che si mise a sogghignare. “Andremo da Ukyo. Ultimamente ha preparato degli okonomiyaki dolci che sono la fine del mondo!” “Ma io non posso mangiare una cosa così femminile, sei matta? Non è affatto virile!” Akane vide Ran-chan sbuffare. “Se la pensi così magiare una salata, ma secondo me offendi solo Ukyo, di certo lei sarebbe contenta che tu assaggi la sua nuova specialità. Quei dolci sono davvero spettacolari.” disse la rossa, saltando su una ringhiera e cominciando a correre, seguita a ruota dal codinato. “Aspetta maledetta, non provare nemmeno a scappare!” urlò Ranma, divertito, inseguendola, Ad Akane toccò correre come una pazza per stargli dietro, ed alla fine decise di andare direttamente da Ukyo, tanto li avrebbe trovati di sicuro lì. Nessuno dei due era in grado di resistere alla fame e alla golosità. Infatti li trovò lì, seduti a gustare le specialità. Entrò anche lei, camuffando la sua voce e ordinato qualcosa a caso. Istantaneamente venne riconosciuta da Ukyo, che però tacque. Chissà, perché, si chiese Akane. “Brutto zuccone di un fratello! Se vuoi mangiarti un dolce ordinalo, No continuare a chiedermi di assaggiare!” Ed ecco che litigavano, come era normale tra fratelli. Era incedibile quanto si somigliassero. “Va bene, va bene! Ukyo, mi prepareresti uno di quegli okonomiyaki dolci?” Ukyo guardò nella direzione di Akane e la ragazza le vide uscire uno strano sorriso. “Ma certo Ranma, tesoro! Per te questo e altro! E non lo sarà nessuno, almeno non da me! Ma i cambio voglio un bac…” Akane stava quasi per colpire, quando Ran-chan si sporse oltre il bancone e diede un bacetto sulla guancia della ragazza. “Ecco fatto! Contenta?” Ukyo la guardò stranita. “Ma non intendevo te… Oh, fa nulla. Ecco uno dei miei Amaiyaki alle castagne e cioccolato!” disse la ragazza, lanciandosi in un’ esibizione di cucina acrobatica. Akane doveva ammettere che era stupita. Ukyo in cucina era sempre uno spettacolo da osservare. Si muoveva come sapesse esattamente dove erano gli ingredienti, e non avesse nessuna paura di sbagliare gli ingredienti. Magari sarebbe stata mai in grado di destreggiarsi in cucina in quel modo. O anche solo di evitare di fare casini se non aveva Kasumi accanto a tenerla d’occhio. Sospirò, quando Ukyo gli si avvicino e, parlando a voce altissima per farsi sentire dai due fratelli che scherzavano e chiacchieravano, cominciò a farle domande. “Signorina, qual’è il problema? Mi sembra angustiata du un problema di cuore. Non sarà mica gelosa del tempo che il ragazzo di cui è innamorata dedica sua sorella?” Akane voleva ucciderla. Ma come gli era venuto in mente di attirare così l’attenzione! “No, io…” cercò di rispondere, impappinandosi. E, neanche a dirlo, sia Ranma che Ran-chan si intromisero nella conversazione. “Se fossi in te non mi preoccuperei. Probabilmente lui ha solo bisogno di passare un po’ di tempo con la sua famiglia, e lei vuole stare un po’ con la persona a cui vuole più bene in assoluto.” disse Ran-chan, apparentemente completamente ignara dell’identità di Akane. Che tuttavia era troppo imbarazzata anche solo per alzare lo sguardo e rispondere, quindi si limitò a pagare e scappare fuori, dove attese che i fratelli uscissero, nascosta dietro un’angolo della strada. Poi tutto quello che ottenne furono chiacchiere e acquisti in negozi strani, dove i vestiti erano quasi del tutto unisex. Akane sapeva che a Ran-chan non piacevano gli abiti troppo femminili, e per di più così Ranma non si sentiva affatto imbarazzato. Avrebbe dovuto pensarci lei! Quante volte avrebbe privato Ranma della sua scusa preferita “entrare in un negozio del genere non è affatto virile!” L’appuntamento dei due fratelli si concluse nel tardo pomeriggio, con un paio di buste per braccio da parte di Ranma, probabilmente strapiene di vestiti di lei.  Ritornarono a casa, dove Akane li precedette.

“Akane, dove si stata tutto il giorno?” chiese Kasumi, curiosa. “Ehm, in giro con amiche.” disse lei, cercando una scusa realistica. “Davvero? Sayuri ha chiamato cercandoti, ma gli ho detto che eri già uscita.” “Ah, ma io ero con, con Ukyo! Si, con Ukyo.” disse Akane, tentando di sbrogliarsi dalla stupida scusa che lei stessa aveva scelto. “Oh, bene. Non sapevo che oggi avesse il giorno libero!” disse sua sorella, tranquilla come al solito. A cena ci furono le solite chiacchiere, con la sola differenza che si parlò anche della giornata assieme passata dai due fratelli. Alla fine della cena Ranma e Ran-chan si recarono in camera loro. “Devo trovare il modo di rendertelo presentabile domane Akane!” Disse la rossa, trascinando il fratello, non troppo entusiasta di doversi agghindare. Akane invece si fondò in camera sua, a cercare un bel vestito per il giorno dopo.

 

 

Ranma

“Ma perché non posso vestirmi come al solito?” chiese suo fratello, infastidito dopo il decimo cambio d’abito impostogli dalla sorella. “Perché oggi hai ammesso che ci tieni ad Akane, ed io sono convinta che la cosa sia reciproca. Quindi, visto che so che tu non lo ammetterai mai, almeno cerchiamo di farti apparire al meglio, nel caso tu smetta di fare l’idiota e ti decida a dichiararti.” Lei era convinta che questa potesse essere l’occasione perfetta. Sarebbero stati soli, in un luna park, e lei li avrebbe seguiti per assicurarsi che non venissero interrotti da una delle innumerevoli pretendenti di suo fratello, tristemente note, aveva notato in quelle settimane, per essere sempre nel posto giusto al momento giusto per essere fastidiose. Era terrificante quanto fossero precise in questo. E quando erano a scuola c’era Ukyo che si intrometteva, e quando andavano in giro sbucava sempre Shampoo su quella sua assurda bici volante. E quando quelle due non erano presenti sia lei che Ranma erano inseguiti rispettivamente lui da Tatecoso e lei da quella matta di Kodaci. Oppure viceversa, tanto il copione non cambiava. Finiva sempre con i Kuno che le prendevano. Riprese a guardare suo fratello. Ora indossava una camicia rossa, non troppo diversa dalla sua solita casacca cinese, ed un paio di blue jeans. Non erano dei pantaloni particolarmente comodi, anzi, limitavano parecchio i movimenti, ma erano eleganti, moderni e sexy. E sicuramente il fatto che la camicia fosse di mezza taglia più piccola e che quindi strizzasse i muscoli del ragazzo non era casuale. Se lui non fosse stato suo fratello si sarebbe messa a sbavare a quella vista. Insomma, suo fratello era figo e pronto, ora era il caso di parlare con Akane. “A proposito, secondo te perché Akane ci ha seguito per tutto il giorno?” chiese Ranma, mentre si cambiava per dormire. “Chissà, forse era gelosa di noi. Oppure voleva controllare che qualcuno non ci infastidisse, una cosa che succede spesso. Anche troppo.” “Mah, dopotutto non importa. Ehi dove stai andando?” “Da Akane, è ovvio. Tu mi avrai anche detto dove andate, ma lei non né ha idea. E devo assicurarmi che si metta qualcosa di adatto. Ciao e buonanotte!” 

Passò per il tetto, infilandosi nella finestra di camera di Akane. “Akane, sei pronta per domani? Hai scelto i vestiti?” La ragazza, arrossita, finse di non essere interessata. “Non entrare dalla finestra! Mi confondo sempre con tuo fratello. No, non mi stavo provando nessun vestito per domani!” Ranma le lanciò uno sguardo ironico “Si, e quel quintale di vestiti sul letto sono la nuova decorazione trendy del momento.” “Ah, quelli. Si, in effetti stavo facendo qualche prova.” La rossa si fece una risata “Akane, piantala. E se sarai sincera ti darò una mano ad avere il look prefetto per questo appuntamento.” Disse, tutta contenta di avere quella piccola schermaglia con l’amica. Akane prima si arrabbiò, poi gonfiò le guance e alla fine si arrese. “E va bene, ci tengo a questo appuntamento e voglio apparire al meglio, anche se sono sicura che Ranma mi porterà in qualche posto idiota che piace solo a lui. In fondo lo hanno praticamente costretto a portarmi.” Ranma sorrise, beffarda “E se io ti dicessi che parte della mia giornata con mio fratello è stata dedicata cercare degli abiti decenti per lui?” “Ti direi che l’hai costretto.” disse Akane, interessata ma un po’ sconsolata. “Non è vero. Credimi. Dai, cerchiamo qualcosa di elegante, comodo e sexy. E non ci provare nemmeno, non ti dirò mai dove andrete. Sarà una sorpresona! E chissà, magari potrebbe smettere di fare lo stupido e dirti qualcosa di bello.” disse, con fare misterioso. Akane sbuffò e cominciò a fargli da modella, mentre lei continuava a scambiare, combinare, e ragionare per rendere Akane perfetta. Quando Ran-chan fu soddisfatta Akane sfoggiava un maglioncino grigio con la scritta ‘love’ in rosa, una minigonna rosa pastello che arrivava a metà coscia e delle lunghe calze nera che arrivavano poco sotto la gonna, lasciando scoperto una sottile e provocante striscia di pelle. “Secondo me  appena ti vede così ti ordina di rivestirti.” Disse Ranma, annuendo, convinta della su opera. Akane aveva un aria decisamente attraente, dolce e leggermente provocante. “E ricorda Akane, se lui si mostra interessato fai la preziosa e poi cerca di costringerlo a dirti cosa prova per te. Chiaro?” “Tu sei matta, non lo farà mai. Ed io non farò la preziosa. Quello non mi farebbe dei complimenti nemmeno se ne andasse della sua vita.” disse, un po’ sconsolata. Alla fine Ranma, conscia di quanto la sua amica si sentisse a pezzi, decise di dargli un aiutino. Si alzò e l’abbracciò. “Akane-chan, ascoltami. Oggi ci hai seguito tutto il giorno, ma abbiamo deciso di non fare finta di nulla. Io perché non mi preoccupo di te, ma lui lo ha fatto perché tu gli piaci. E gli piace che tu sia gelosa di lui.” Akane per un attimo sembrò speranzosa, ma poi il suo volto si adombrò ancora. “Sono sicura che lo ha detto solo per farmi contenta. Lui mi ritene brutta, dice sempre che non sono carina e che sono un maschiaccio.” Disse la ragazza dai capelli blu, più sconsolata che mai. A quel punto Ranma si arrabbiò. Era un po’ stufa. Era stufa della testardaggine di suo fratello, della convinzione di Akane di non essere adatta a lui, della loro testardaggine. “Akane, ascoltami bene! Mio fratello è innamorato di te! Non l’ha detto, ma io sono sua sorella. Sua sorella gemella, è come se fossimo una persona sola. Lui mi ha detto che ci tiene a te, ma io so che c’è di più. Lo sento. Lo vedo da come ti guarda quando tu non lo vedi. Ha gli occhi che luccicano. Ma non te ne accorgi? Akane, togliti le fette di prosciutto dagli occhi e guarda il mondo, non limitarti a vederlo con le tue convinzioni. Mio fratello è un cretino, un imbecille, un’incapace e per di più è anche troppo timido per dirti la verità. Ma almeno tu, Akane, cresci, e dagli una possibilità. Mi hai detto tu che sei innamorata di lui. Io non mi sono fatta in quattro per renderti irresistibile mio fratello. Ora tocca a te. Dimostragli che sei una bellissima ragazza, che vuoi lui, che non deve più avere paura per te. Ci siamo allenate insieme, sei diventata più forte della maggior parte delle ragazze di Nerima. Ormai sei pronta ad affrontare anche il fidanzamento effettivo con mio fratello. Ora ascolta, io ho fiducia in te. Tu sei mia sorella. Domani voi due vi divertirete, vi ritroverete e magari vi innamorerete. Ma promettimi questo Akane: ci proverai. Proverai a capire se io ho ragione o ho torto, se lui ti ama oppure no. Domani sarai perfetta, e sarà un’appuntamento perfetto.” Quelle parole fecero breccia nel cuore di Akane. Alla ragazza spuntò una lacrima, commossa dalle parole di Ranma. “Va bene Ran-chan, se ci tieni così tanto ci proverò. Promesso.” Alla rossa scappò un sorriso. Ci era riuscita. L’aveva convinta, Ora doveva solo convincere suo fratello. “Bene Akane, buonanotte.” disse lei, uscendo di nuovo dalla finestra.

Una era fatta, ora era il momento di occuparsi di suo fratello. Arrivò in camera loro, dove Ranma aveva appena finito le sue flessioni serali. “Allora sorellina, soddisfatta di quello che hai combinato ad Akane?” “Vedrai domani. Intanto ora è il caso che mi ascolti.” “Sentiamo:” Ranma prese suo fratello e lo fece sedere sul letto. Poi ci si mise davanti. “Bene: Tu Sei Innamorato Di Akane! Lo so io, lo sai tu, lo sanno tutti praticamente. Tranne Akane. E non pensi che sia ora di ammetterlo?” Ranma oppose una fiera ma inutile resistenza. “Ma che dici, come potrei mai innamorarli di una ragazza così maschiaccio, piatta e, e…” “Ma se ti ricordi ancora dello scivolone di due settimane fa.” “Intendi quando TU mi hai fatto inciampare e sono finito sulle tette di Akane.” “E come erano?” “Beh, erano morbide e cal…” Ranma rise di gusto. Suo fratello era diventato color peperone. “Allora non è così piatta e maschiaccio come dici, se te lo ricordi così bene.” Sul volto della ragazza si dipinse un sorriso malizioso. Poi guardò il fratello con grande serietà. “Ranma, tu dici sempre a tutti che essere coraggiosi è fondamentale. Ma allora perché scappi dai tuo stessi sentimenti? Non è da vigliacchi?” Il fratello lo guardò. Evidentemente non si aspettava queste parole così forti e decise. Quello che successe fu’… inaspettata. La abbracciò. “Forse hai faraglione. Sono un vigliacco, un codardo, ed ho paura. Ho paura che la mia vita cambi, che cambi troppo. Se a lei non dovessi piacere dovrei andare via. E se dicesse di si come cambierà la mia vita? Dovrò comportarmi in modo diverso? Dovrei fare errori su errori,  dovrei rischiare di fallire. Ho paura di perdere Akane.” la tristezza e la profondità di Ranma colpirono. Non credeva che suo fratello avesse così paura. Insomma, lei pensava che fosse solo testardo, un po’ stupido e magari molto timido. Non si aspettava che avesse addirittura paura. Decise di fare una cosa che d’abitudine non avrebbe mai fatto. Rivelò un segreto. “Fratellone, lei ti ama. Non è assolutamente capace di mostrarlo, è gelosa all’inverosimile, ma ti ama. L’ho visto nei suoi occhi, come ti guarda, come ti segue, come si fida di te. Come fai a non vederlo, nonostante tutti i tuoi sensi.” 
 

 

Ranma

Nel cuore di Ranma qualcosa scattò. Poteva davvero essere vero? Quello che aveva detto sua sorella era reale?Akane davvero era innamorata di lui? Era davvero stato così ceco? Sua sorella diceva di averglielo visto negli occhi, ma quanto poteva essere vero questo? Le domande gli ronzavano in testa, confondendolo. “Non so se quello che dici è vero, ma domani mi impegnerò per scoprirlo. Si. Domani scoprirò se è vero.” Disse, prima di abbracciare la sorella, grato per quelle parole.  Poi si addormentò, stanco, e deciso a donare a quella strana, dolce e goffa ragazza che si era presa il suo cuore. Akane.

Il giorno dopo il ragazzo si svegliò presto, si vestì con gli abiti impostigli da sua sorella e poi fece qualcosa che non avrebbe mai osato fare prima. Furtivo come un gatto, brrrr,  sgattaiolò verso la camera di Akane, passando dalla finestra. Bussò al vetro, svegliando la ragazza. “Akane? Preparati, andiamo subito.” La ragazza ci mise un po’ a rispondere, ma alla fine si svegliò e guardò fuori dalla finestra. Evidentemente era stupita di vedere il ragazzo, ed a mala pena si trattenne dal colpirlo. “Che ci fai qui, maniaco !?” “Uffa, te l’ho già detto. Preparati, perché partiamo ora. Non voglio che i nostri genitori si mettano fare gli scemi. Dai, sbrigati.” Disse, voltandosi. Non era intenzionato a dare ad Akane una scusa extra per arrabbiarsi, quella ragazza era molto più carina quando sorrideva. E, se quel giorno doveva scoprire cosa provava per lui Akane, preferiva farlo con un bel clima tra di loro. Lei finì di vestirsi e uscì dalla finestra. Allora Ranma la prese in braccio, come avrebbe fatto con una principessa. Sapeva che avrebbe apprezzato. In effetti gli urlò, anche se abbassa voce, ’solo’ una decina di volte, prima di calmarsi e godersi il tragitto fino alla stazione. Erano ormai in treno quando finalmente la ragazza, ora seduta accanto a lui, e stranamente vicina, si decise a fare qualche domanda. “Dove stiamo andando?” chiese, curiosa. “Sarà una sorpresa.” disse Ranma, serio, che face l’errore di guardarla meglio. Sua sorella non scherzava la sera prima. Era davvero bellissima. Indossava un’aderente maglioncino grigio con una scritta rosa in inglese, credeva che fosse ‘amore’. In inglese faceva pena. Sotto aveva una minigonna rosa, che lasciava scoperta una striscia di pelle candida. Per un’attimo si fermò a guardarle le gambe. Poi, con uno sforzo non indifferente, continuò il suo percorso sulle calze di lei, nere e lunghe. Ai piedi un semplice paio di ballerine, che le stavano decisamente meglio di qualunque scarpa coi tacchi. Per fortuna che lei stava guardando il finestrino e non lui, oppure si sarebbe arrabbiata parecchio. Poi, con la coda dell’occhio, notò un movimento sul collo di Akane, e rialzò al volo la testa. Altro errore. Incontrò ancora i suoi occhi. Era da quando l’aveva salvata dalla cassettiera che non la guardava negli occhi così. Si perse in quelle pozze nocciola, profonde e calde. Anche lei lo stava guardando. Si osservarono per un’op’ persi l’uno negli occhi dell’altra, finché qualcosa non li disturbò. Un gruppetto di ragazzi, vestiti con giubbotti di pelle nera borchiata, con acconciature assurde e pessime intenzioni si avvicinò a loro. Evidentemente non avevano osservato bene Ranma, perché uno di loro, presumibilmente il capo gli si accostò, e si mise a fissare Akane. Ranma lo avrebbe picchiato anche solo per quello, ma provò a controllarsi. Poi il coglione parlò. E allungò la mano. “Ehi carina, che ne dici di venire con noi? Molla questo rammoll…” Ranma gli afferrò il polso, stritolandolo. Poi si alzò. Si alzò in tutta la sua altezza e i suoi muscoli. “Tieni giù le mai dalla mia ragazza, oppure i rompo ogni osso del corpo. Parlale ancora e ti stacco la lingua. Guardala ancora e ti cavo gli occhi.” disse, furioso. Un conto era Ryoga, che era goffo, un po’ tonto e assolutamente incapace di controllare la sua forza, ma sempre gentile e cortese. Un conto era questo gruppo di teppisti. Solo dopo si sarebbe ritrovato a chiedersi perché Akane non avesse, come al solito, urlato una cosa come “Non sei il mio ragazzo!”. Gettò il teppista a terra, guardandolo male. Quello, invece di fare la cosa più logica e andarsene, lo guardò peggio. Poi guardò i suoi scagnozzi. “Prendetelo deficenti!” gli ordinò. Quelli caricarono il ragazzo con il codino, attaccandolo in gruppo. Non durarono nemmeno dieci secondi. Il primo volò via a causa di un calcio, il secondo cadde a terra in seguito ad un colpo di taglio sul collo, il terzo e il quarto caddero in un colpo solo, crollando come sacchi di patate. “Sicuri di volerne ancora?” Tutti i teppisti scapparono via, scendendo di corsa nella stazione dove il treno si era appena fermato. Ranma si risedette, mentre Akane ancora lo guardava. “Tutto bene Akane?” “Si, tu?” “Come se questi quattro teppisti  potessero essere un problema. Dai, tra poco dobbiamo scendere.” Disse, tendendo la mano, che lei afferrò per alzarsi. Lui sapeva benissimo che non gli serviva certo aiuto, ma qualcosa lo spinse a pensare che lei l’avrebbe gradito. “Allora, dove siamo?” chiese la ragazza. Ranma, per tutta risposta, la fece voltare verso il paesaggio. Sullo sfondo c’era un grade luna park, colorato, divertente e lontano da casa. Molto lontano da casa, e sopratutto lontano dai loro seccatori. Nessuno sapeva del loro appuntamento, ed erano troppo lontani. Si sperava.

Ranma guardò il parco, poi rivolse il suo sguardo ad Akane. La vide piena di sorpresa e di curiosità. Chiaramente non si aspettava di trovarsi lì. Lui aveva pensato ad un posto che mettesse d’accordo sia lei che lui. E un parco dei divertimenti era il posto ideale. Avventuroso ma romantico, divertente ma tranquillo. Era semplicemente perfetto. Però negli occhi della ragazza lui notò altro. Una scintilla di infantile entusiasmo, come una piccola stella, si era accesa negli occhi della ragazza.* Ranma si sentì soddisfatto della sua scelta. “Allora mandamigella, andiamo?” disse, con fare spiritoso, porgendole la mano senza pensarci. E lei l’afferrò con altrettanta spensieratezza e naturalezza. Lontano da tutti, da tutti quei preconcetti, quelle scenette, quelle assurde parti che si erano affibbiati sin dal primo giorno in cui si erano incontrati erano sparite. Erano lontani, e potevano togliersi quelle assurde maschere. “Allora, andiamo?” Chiese Akane, e Ranma, tenendo la mano della ‘sua’ ragazza, si diresse verso il luna park, felice come non lo era da molto tempo. 

La giornata procedette perfetta. Andarono prima sulle montagne russe, poi nella casa degli orrori, anche se questo non ebbe proprio l’effetto classico, visto che Akane prese a sberle qualunque cosa tentasse di spaventarla. Ma, nonostante le sue risate, la ragazza non si arrabbiò, forse conscia di quanto fosse assurda la sua reazione, ma anzi, si sforzò di comportarsi come si addiceva ad una ragazza, anche se Ranma non riusciva a fare a meno di scoppiare a ridere, a causa delle facce che faceva la ragazza, assurde o esagerate. “Akane, prima che tu mi possa picchiare perché rido, sappi che non hai bisogno di fare finta. Sei meglio quando sei te stessa.” Un piccolo sorriso timido si dipinse sul volto di lei, che poi annuì. Continuarono e finirono la casa degli orrori, ma senza grandi effetti. “Era davvero ridicola.” disse Akane, tutta orgogliosa. Ranma cercò di raffreddare i suoi bollenti spiriti. “Credo che il problema non fosse la casa, ma noi.” “Forse hai ragione. Ora che facciamo?” chiese la ragazza, ora sovreccita. Ranma poteva vedere che aveva una voglia matta di farsi mille giri sulle altre giostre. “Decidi tu, per me è uguale.” Non l’avesse mai detto. Akane lo trascinò per tutto il parco, provando tutte le giostre, tutte. Almeno un paio di volte. Solo a pranzo si fermarono qualche minuto, ma la corsa continuò forsennata per tutto il pomeriggio. Alla fine, verso il tramonto, la ragazza si fermò. Nei suoi occhi scintillava la felicità più pura. Ed era rimasta solo una giostra. La ruota panoramica. Una bellissima, altissima ruota panoramica, che si stagliava immersa nella luce del tramonto. Era uno spettacolo meraviglioso. “Bene Ranma, ci rimane solo la…” solo in quel momento la ragazza si rese conto di quello che significava salire sulla ruota panoramica insieme. Era una scena tipica di tutti i film, le storie e i manga romantici. Un ragazzo e una ragazza, alla fine di un’appuntamento al Luna-park salgono sulla ruota panoramica e… però Ranma vedeva che lei voleva salire. “Ehi Akane, saliamo? C-cioè, non lo facciamo come fidanzati, ma come ami…” Akane gli mise un dito sulla bocca, facendogli cenno di tacere. Era rossa come poche volte, ma lo prese per mano e, rigida come un manichino, lo trascinò verso la ruota panoramica. Ranma non capì bene cosa stesse succedendo, ma capì che la scena era ridicola dalle risate degli inservienti e del cassiere della giostra. Alla fine si ritrovò in una cabina, piccola, con due posti appena ed i vetri che la circondavano completamente,  immergendoli nella calda luce del tramonto. Ranma doveva ammettere che, con la luce che la avvolgeva da dietro, Akane era davvero bella. Inghiottì a vuoto, ricordando le parole di sua sorella: “lei ti ama. Non è assolutamente capace di mostrarlo, è gelosa all’inverosimile, ma ti ama. L’ho visto nei suoi occhi, come ti guarda, come ti segue, come si fida di te.” Ma era vero? La sua unica possibilità era ora. Poteva fare tre cose. Parlare, attaccare o fuggire. Decise, al contrario del solito, di parlare. “Senti, Akane…” “Si?” Quando lei si girò il ragazzo sentì, all’improvviso, il coraggio venire meno. Poi però alla paura si sostituì la determinazione. Quale che fosse la risposta, quel giorno avrebbe saputo. Prese un grosso respiro. “Akane, ora ti dirò qualcosa di importante. Qualunque cosa tu voglia dire, qualunque voglia di colpirmi ti venga, ti prego aspetta. Va bene?” “Si, ma cosa mai potresti…” “Shhh. Fammi parlare. Akane, io… io non so quello che tu provi per me, se mi odi, se siamo amici o se sono qualcosa di più, ma io… io…” non sapeva cosa dire. Così scelse la seconda opzione. La baciò. Sapeva che stava facendo una sciocchezza, che non avrebbe dovuto fare così. Non era saggio, non era intelligente, non aveva senso. Ranma era ceto che fosse un’idiozia. Finché Akane non rispose al bacio. Quel bacio fu la cosa più bella che Ranma avesse mai provato. Caldo, dolce, avvolgete. Il ragazzo sentì una scarica elettrica attraversagli il corpo. Partiva dalle labbra, in contatto con quelle morbide di Akane, e lo attraversava, scendendo sino ai piedi e salendo fino al cervello, immobilizzandolo. Era bello, molto bello. Molto più di quanto, lo ammetteva un po’ a malincuore, lo aveva immaginato anche troppe volte. Istintivamente la stinse tra le braccia e le afferrò il capo. E lei fece lo stesso. Travolti da quella ardente passione lui si risedette con lei sulle ginocchia, continuano quel bacio appassionato. Mai, mai avrebbe immaginato che sarebbe stato tanto bello. Quando quel lungo bacio volse al termine i due si guardarono. Lei aveva gli occhi lucidi, lucidi dalla felicità che l’aveva travolta. E così probabilmente anche i suoi. “Tanto non me l’avresti mai detto, vero?” disse lei, felice ma un po’ malinconica. Ranma sorrise. “Forse non ce l’avrei fatta prima, ma ora lo posso dire. Io ti amo Akane. Ti amo da tanto, troppo tempo. Sono geloso quando parli con Ryoga, vorrei ammazzare quell’imbecille di Kuno quando ti si avvicina, e quando un qualunque ragazzo ti si avvicina e fa il cascamorto con te lo vorrei picchiare a sangue. Io ti amo Akane. Sei scontrosa, permalosa, non sai cucinare e meni le mani troppo spesso per essere una ragazza. Ma io non vorrei nessun’altra. Io ti amo Akane. Vuoi essere la mia fidanzata?” Akane, nonostante si fossero appena baciati, e nonostante gli avesse appena confessato tutto il suo amore, titubò. “Io… io lo voglio. Ma ho paura. Cosa succederà dopo? I nostri genitori, la nostra famiglia di pazzi. Ci costringeranno a sposarci, ma io…” La ragazza girò lo sguardo, mentre piccole lacrime di paura le scendevano dagli occhi. Ranma le afferrò il mento, e le fece girare il volto verso di lui. “Ehi, ehi. Stai tranquilla. Io e te saremo insieme, contro tutti e tutto. E poi con noi ci sarà anche mia sorella. Lei sarà con noi. Ci prenderemo il nostro tempo. Ci sposeremo solo quando ne saremo sicuri. Noi non ci faremo controllare. Vivremo il nostro amore, e lo vivremo come vogliamo noi.” Disse. Si sentiva sicuro, determinato. L’avrebbe protetta, ed avrebbe protetto anche quel piccolo germoglio che era il loro amore, appena sbocciato e, nel loro caso, estremamente fragile. “Ascolta, solo per un po’ teniamolo nascosto. Fingiamo che non sia successo nulla. Ora lo sappiamo. Sappiamo che ci amiamo, ma se preferisci potremmo non dirlo a tutti, almeno all’inizio.” disse Ranma. Quest’ultima parte l’aveva suggerita sua sorella. Tenere per sé la loro relazione in attesa del momento buono per dirlo a tutti senza avere gli ovvi problemi della la loro situazione. Akane, nonostante avesse ascoltato le sue parole, sembrava assente. Poi inchiodò lo sguardo al suo. “Ranma, io non te l’ho ancora detto. Ti amo Ranma. Ti amo con tutto il cuore. Ti amo da quando hai rischiato di beccarti un altro bacio della morte per me. Ti amo, ragazzo con il codino”

*questa scena è una citazione a quando, negli anime, hai personaggi appare una galassia negli occhi per l’entusiasmo. 

 

 

Akane

Akane non si era mai sentita così felice. Stava guardando Ranma, il suo fidanzato, il suo ragazzo con il codino, diritto negli occhi, in quegli zaffiri che l’avevano stregata e che ora scintillavano nei rosseggianti colori del tramonto. Nulla avrebbe interrotto quel momento. Non i genitori impiccioni, non la sorella profittatrice, non le assurde pretendenti di Ranma, non i suoi fastidiosi spasimanti. Solo loro due, loro due e il loro amore. In quella cabina di una ruota panoramica, il loro amore era esploso, così come la sua felicità. Baciò ancora Ranma. Un calore profondo la avvolse. Partiva dalle sue labbra, dalla sua pancia, e dai punti a contatto con il ragazzo, per poi espandersi in tutto il corpo, surriscaldandola e facendola sentire più viva che mai. In un impeto si avvinghiò ancora più stretta a Ranma, sorprendendolo con una passione che neanche lei sapeva di avere, cercando la lingua di lui e intrecciandola con la sua, baciandolo con forza. Probabilmente poi si sarebbe vergognata a morte, ma in quel momento non aveva voglia di pensare alle conseguenze. Voleva solo far fluire tutti quei sentimenti che si teneva dentro da troppo tempo. Interruppe quel passionale contatto solo quando una campanella annunciò che il giro stava finendo. Si staccò dal ragazzo e si riassetto velocemente. Non poteva mica farsi trovare così da tutti, sarebbe stato troppo imbarazzante. Ma rimase seduta su Ranma, troppo felice per pensarci. Anche Ranma, a cui, inconsciamente, aveva sbottonato un po’ la camicia. Quanto era sexy con i capelli in disordine, la camicia sbottonata e le labbra umide. “Ehm, Akane, dobbiamo scendere. Per quanto mi piacerebbe restare così per molto di più.” Disse lui, afferrandola per i fianchi e sollevandola, per poi alzarsi ed appoggiarla al suo fianco, baciandola ancora con un leggero bacio a stampo, che però gli fece provare un scarica di emozioni intensa e potente. Poi lui le afferrò con forza e dolcezza la mano, trascinandola fuori dalla cabina. Akane non voleva. Voleva restare per sempre in quella piccola cabina, dove il suo amore si era realizzato. E se fosse uscita e i sentimenti fossero spariti? Poi però la mano di Ranma le trasmise     tutti i sentimenti del ragazzo. Lui ci sarebbe stato sempre per lei. Allora uscì, solo per stringersi al ragazzo, che arrossì istantaneamente. “A-Akane?” Lei lo guardò con i suoi migliori occhi dolci. “Si Ranma? Problemi?” “N-no, nulla. Sei bellissima.” Disse lui, con un leggero brivido nella voce.

“Dobbiamo tornare, ormai è tardi.” disse lui. “Ma poi dovremmo tornare come prima, rivali e litigiosi.” Lui la guardò, sicuro “Akane, io ti amo. Questo non cambierà. Mai. Akane, non importa come, troveremo i momenti giusti per stare insieme. Stiamo assieme finché rimaniamo in treno, va bene?” La sua voce era calda e rassicurante. Incredibile quanto un semplice bacio avesse cambiato la sua opinione di lui. L’aveva sempre reputato un ragazzino, si, bello, virile, come piaceva dire a lui, ma fondamentalmente un’immaturo. Invece quella decisione di Ranma, quel suo modo di fare tutto nuovo, sicuro e adulto, l’aveva conquistata. Ora sapeva che poteva fidarsi di lui. “D’accordo. Torniamo a casa.” Disse, abbracciandolo. Quando salirono in treno lei gli rimase abbracciata accanto, con la testa appoggiata al suo petto, così tranquilla che si addormentò. Al suo risveglio ebbe una bellissima sorpresa. Ranma immerso nella luce del tramonto, che l’abbracciava, guardandola in volto.  Sobbalzò per un’attimo, forse temendo la sua reazione, dato che lei aveva alzato la sua mano, ma solo per accarezzargli la guancia ed avvicinarsi ancora a lui, baciandolo con passione. “A-akane, tutto bene?” “Si Ranma, è solo che temo non potremmo farlo per un po’, quindi volevo approfittarne al massimo.” Si guardarono per un ultima volta con lo sguardo pieno di dolcezza, abbracciati, per poi alzarsi e uscire dalla stazione a Nerima, tenendosi ancora per mano, un’ultima volta, prima di ricominciare la loro assurda, ora più che mai, farsa. 

 



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Ehhhh si, li ho fatti baciare. Si, avete capito bene. Si sono baciati, dichairati, fidanzati. Bene, un problema in meno per me. Ora che quei due si sono messi insieme possiamo dire che, finalmente, ci immergeremo nella nostra storia. Non in quella di Ranma e Akane, che presto, molto presto, potranno essere felici assime. Ora la storia andrà avanti, e dedicheremo del tempo a Ran-chan, che ora, purtoppo, è senza uno scopo. Siete curiosi? Spero di si, ma dovrete aspettare due settimane per saperlo. Io vi saluto, vi ringrazio per aver letto il mio capitolo e vi chiedo di lasciare una recensione per dimi cosa ne pensate, ciao da vostro
Jacob Stark di Grande Inverno

 

 

  
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