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Autore: _Lady of Winterfell_    19/09/2016    12 recensioni
||Storia interattiva|| Iscrizioni aperte|| What if..? ||
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Mentre si recava in mensa, Margot si sentiva triste e svuotata. Succedeva sempre così quando si rendeva conto che effettivamente lei era solo una cavia, un esperimento. Il Dottor. Hill, la Signorina Jill, gli altri medici così tanto amichevoli con lei… nessuno le voleva davvero bene.
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                              Mad World

 

17/02/2052

A differenza del resto delle stanze della struttura, la camera di Margot non era poi tanto male: ragionevolmente ampia, rettangolare, le pareti erano color pesca, le tende rosa salmone. Vi erano una scrivania, una poltroncina e una libreria semivuota di fronte al letto ad una piazza, posizionato a sua volta su uno dei lati ampi della stanza. Le lenzuola erano quelle che le aveva regalato il Dottor. Hill, quelle a fantasia floreale, le sue preferite. Poco più in là vi era la porta del bagno. Quella sera Margot era seduta a gambe divaricate sulla poltroncina, traducendo svogliatamente il testo in greco antico assegnatole dalla Signorina Jill, la sua tutrice. Era tutto così noioso. La sua routine quotidiana era incredibilmente ripetitiva e meccanica: laboratorio, studio, palestra, letto. Laboratorio, studio, palestra, letto. E di domenica: letto. Le uniche giornate vagamente differenti le trascorreva durante le festività da calendario, che passava con il Dottor. Hill, e il giorno del suo compleanno, il 23 febbraio. Quella era la sua data preferita in assoluto. Il Dottor. Hill e gli altri medici le facevano tanti bei regali e a volte, quando non c’erano troppe cose da fare, organizzavano una piccola festa. L’anno prima non le avevano preparato nulla. Era successo qualcosa di grave, e Margot ancora non sapeva cosa fosse accaduto. Però quella volta il Dottor. Hill si era fatto perdonare, portandola a fare un giro all’esterno.
Sospirò rumorosamente, finendo di scrivere l’ultima frase sul suo quadernetto e bloccando il timer dell’orologio. Emise un gemito di sconforto. 00:15:09. Un tempo davvero pessimo per una versioncina di diciassette righe. Hill si sarebbe arrabbiato, lo sapeva. Ma in effetti, Hill poteva anche non venirlo a sapere.
Sorrise sorniona, resettando il timer e facendolo ripartire. Cinque minuti dovrebbero bastare, pensò. Si complimentò con sé stessa per la propria furbizia. In cinque anni che traduceva testi, nessun tempo era quello corretto. Ma il Dottor. Hill sembrava non essersene mai accorto, ma Margot preferì non porsi domande.
Pochi minuti dopo, qualcuno bussò alla porta. La ragazza si affrettò ad aprire.
Un uomo tozzo e bassino in camice bianco era fermo a braccia incrociate sotto lo stipite della porta. Sul petto faceva bella vista di sé il logo del Brookhaven National Laboratory*.
«Dottor Hill», disse a mo’ di saluto, un po’ sorpresa. Cosa ci faceva lì? Non era ancora ora di cena. Oh cazzo, sarà mica per il timer?
«Margie, mia cara, posso entrare?», chiese con la sua voce nasale, vagamente fastidiosa ma al contempo familiare. Margot era cresciuta con quell’uomo che la conosceva come le sue tasche. Si fidava di lui, era come una specie di padre, per lei. Un padre senza nome però. Per Margot lo scienziato era solo e semplicemente Hill. Il Dottor. Hill.
La ragazza si fece da parte, chinando la testa e acconsentendo l’accesso all’uomo.
Hill si guardò attorno per qualche secondo, per poi scuotere la testa sorridendo. «Margie, cara, ti andrebbe di cambiare un po’ il colore delle pareti della stanza? Lo trovo troppo bambinesco. E tu sei una signorina ora.» Il tono in cui lo disse fece accapponare la pelle della ragazza. Aveva intenzione di ribattere, ma preferì stare zitta. Al Dottor. Hill non piaceva essere interrotto. Si limitò a fissarlo con fare interrogativo.
L’uomo sorrise «Non sono qui solo per una visita, Margie, sospetto che tu lo sappia»
Oh, Dio. Fa che non sia per la versione.
Il Dottore si girò verso la scrivania, puntando con lo sguardo il suo quadernino. Senza dir nulla, si avvicinò e lo raccolse. Margot cercò di darsi un’aria posata e rilassata, perciò andò a sedersi sul bordo del letto.
«Hai una scrittura esitante e disordinata, come se non fossi sicura di ciò che scrivi. Eppure la tua tutrice dice che il tuo greco è perfetto.»
Margot si concesse un sorriso arrogante. «Sono o non sono una ragazza speciale?»
Hill non staccò gli occhi dal quaderno. Voltò pagina e ridacchiò. «Certo che lo sei. Oh, sì che lo sei, Margie cara…» fece una pausa, storcendo le labbra pensieroso «e credo che sia ora che tu sappia il perché…»
«Ma io so il perché, Dottore. Mamma era una scienziata e mio padre era speciale, ed io…»
L’uomo le scoccò un’occhiata truce. «Non mi piace essere interrotto, Margot.»
La ragazza deglutì, turbata dall’espressione aggressiva del Dottore. Aveva sbagliato.
Stupida ragazza.
Borbottò un lieve mi scusi, sperando di riuscire a rabbonirlo con la sua espressione da cane bastonato. Non funzionò.
«Domani, mia cara, scoprirai il vero motivo della tua presenza qui.», posò il quaderno, ammorbidendo lo sguardo. «Scoprirai, Margie, di essere davvero preziosa per i nostri studi. Ti aspetto a cena» e si congedò.

Mentre si recava in mensa, Margot si sentiva triste e svuotata. Succedeva sempre così quando si rendeva conto che effettivamente lei era solo una cavia, un esperimento. Il Dottor. Hill, la Signorina Jill, gli altri medici così tanto amichevoli con lei… nessuno le voleva davvero bene. Attraversò il corridoio B2 a passo veloce e testa bassa, senza salutare nessuno. Tanto che v’importa, pensò amareggiata. Raggiunse ed entrò nell’ascensore bianco, stupendosi di ritrovarlo vuoto. Spinse il tasto 0, esitando più del dovuto sul -1. Non le era permesso andare nei piani sotterranei, e aveva smesso di chiedere il permesso ad Hill già da molto.
Un sorriso malandrino le si aprì sul volto quando si ripromise di farci un salto.

 

 

*Sì, esiste davvero

 

Ave :3

Come va? Spero bene.

E niente, ecco la mia proposta. L’inizio un pochino  ispirato a Life is Strange, ma vabè. E’ una fan fiction dopotutto ì.ì

La storia è ambientata in un futuro in cui il Governo dei mortali sa dell’esistenza di dei e semidei. La notizia sta cominciando ad espandersi. I semidei sono emarginati e perseguitati dai mortali, almeno in America (spoiler? Maybe c:)

Non ho molto da dire, solo qualche appunto per potersi iscrivere.

-         Bisogna iscriversi via recensione. Non lo faccio per aver più commenti, ma è per una questione di organizzazione (sempre meglio puntualizzare u.u).

-         Nella recensione bisogna spiegare il sesso, la discendenza divina e l’età. Inoltre, i semidei possono essere sia Greci che Romani. Si accettano divinità minori. Oh, e pls, non fatemi tutti figli di Poseidone e Apollo.

-         Dopo il mio okay, e solo dopo il mio okay, potrete inviarmi la scheda. Oh, e avete sette giorni. (Così posso dirvelo alla Samara style :3)

-         Non fatemi personaggi perfetti, per favore.

E nulla, vi lascio alla scheda, spero di aver detto tutto. Siate dettagliati, tenete conto che bisogna dar vita ad un personaggio

 

 

 

Nome:

Cognome:

Età: (min. 12, max. 25)

Genitore divino e rapporto con esso:

Famiglia mortale e rapporto con esso:

Aspetto fisico:

Psicologia:

Biografia: (potrei modificarla per ragioni di trama, magari cercate di attenervi al nuovo mondo)

Abilità:

Poteri:

Armi: (che tipo di arma maneggia o maneggerebbe bene etc.)

Cosa gli/le piace fare e cosa non:

Debolezze e paure:

Orientamento sessuale:

Da chi sarebbe attratto/a e da chi no:

Con chi andrebbe d’accordo e con chi no:

Prestavolto:

Altro:

 

Spero parteciperete in molti! <3

 

Xx,

 

_Lady of Winterfell_

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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