Who
I am
Nel tempo in cui
ci frequentammo
Jane si mostrò
quella divina creatura
caduta dal cielo
per insegnarmi ad amare.
Con i suoi
vestiti fioriti
scatenava
in me la forza creativa
di un
Michelangelo
pronto a
scolpirla nei miei occhi,
a sedurla
col mio cuore,
ad amarla
con tutto me stesso,
anima e
corpo.
A volte
sussurrava al mio orecchio
parole
delicate, sensuali,
che
accarezzavano la mia pelle
e facevano
vibrare ogni mia fibra.
Conoscevo
me stesso attraverso lei.
Il
contatto col suo corpo era un contatto
con
l’intero mondo, con l’intero universo.
Non ero
più quel che ero,
e non ero
neanche un altro ben definito.
Stavo
immerso in un continuo divenire.
Lei mi guardava e
io ero già un altro.
Lei mi
desiderava e io desideravo lei ancor di più.
La volevo,
doveva esser mia e solo mia,
e io sarei stato
il suo solo uomo.
Mi credetti
invisibile a tutti, tranne che a lei.
Nessuno avrebbe
più potuto toccarmi
né nell’anima
né
nel corpo.
Non avrei più
subito umiliazioni, soprusi, tormenti,
ed avrei
finalmente sconfitto
la mia nemica
di sempre, la solitudine.
"L'ultimo
segreto" di Concetto
Santiglia
Giovanna
è seduta sul
letto alto, quello con le sbarre, le gambe incrociate, un succo di
frutta in
mano, la cannuccia in bocca. I capelli neri le cadono leggeri sul viso,
dando a
quei suoi occhi un aspetto da bambina saggia. Guarda fuori dalla
finestra
mentre con un dito ticchetta una melodia che sente solo lei. Davide,
suo marito,
l’ho incrociato prima in corridoio col medico. Non mi ha
riconosciuto. In
realtà non sa nemmeno che esisto. E lei? Lei lo sa?
Stringo
nella mano destra la
lettera che lei mi ha scritto, in quella sinistra un diario. Sono
appoggiato
alla porta, e con quella lettera tra le dita la osservo.
Dio quanto è bella.
Tutti,
quando eravamo
giovani, dicevano che lei era la più bella. Io vorrei dirle
che la preferisco
adesso, preferisco il suo viso con piccole rughe e occhiaie che quello
di
quando era giovane. Preferisco il suo sorriso afflosciato a quello
eccentrico
di prima. Io preferisco il suo piccolo corpo maturo come una pesca a
quello
bello e giovane di un tempo. Io sono venuto a dirle questo. E anche che
la amo.
Che nonostante i lunghi anni che sono trascorsi, io la amo ancora come
il primo
giorno che la baciai, nella sua cucina, quando piangeva per
ciò che la madre l’aveva
costretta a fare. A sposare quell’uomo che è suo
marito.
Sono
venuto qui per dirle
tante cose.
Giovanna
si volta verso di
me. I suoi occhi si sgranano di meraviglia, poi di sospetto. Faccio un
passo e
la vedo intimorirsi.
Non sono una persona speciale. Sono
un uomo normale
con pensieri normali e una vita normale. Non ci sono monumenti dedicati
a me,
il mio nome sarà dimenticato. In una cosa sono riuscito in
maniera
assolutamente eccezionale. Ho amato una donna con tutto il cuore, e
tutta
l'anima per me questo è sempre stato sufficiente.
“Chi
è lei?”
“Io?”,
rispondo.
“Si,
lei, che ci fa qui?”,
mi dice gelida.
Il
gelo s’impossessa delle
mie ossa. Un animale selvaggio righia e sbraita nel mio petto.
Oh,
mio Dio. Perché….
Divina creatura, quante volte ho
appannato la tua
limpida pace dorata svelandoti il segreto della vita e del dolore.
Perdona e
dimentica! Pensami Nuvola che passa sulla luna piena, e torna a
splendere,
dolce luce, nella tua ferma bellezza, serena.
“Mi
scusi, io sono Carlo….pulisco
i cestini qui in giro”, le faccio un sorriso. Non ho mai
imparato a mentire
bene, ma lei non se ne accorge.
“Ah,
buon pomeriggio
signor Carlo”, e mi guarda mentre mi avvicino al cestino e lo
porto fuori.
“E’
suo il libro?”, mi
dice alzando la voce.
“Si,
me lo ha scritto una
persona cara”.
La
guardo negli occhi.
Dove sei Giovanna? Dove sei finita?
E’
questo che sei
diventata? Chi sei? Dove sei?
Ogni creatura sulla
terra quando muore è sola.
Amore
mio? Chi ti ha
rapita dall’isola del mio cuore? Dove sei? Dove sei?
Perché….
“Oh,
le spiace se gli do
uno sguardo?”, mi chiede gentile.
“Glielo
ridò domani!”,
continua.
“Ok”,
le porgo il libro e
la sua pelle sfiora la mia.
E
in quell’istante la
creatura che c’è in me sbraita e urla e si dimena,
perché il contatto con la
mia metà è più forte di qualsiasi
bisogno che un uomo abbia. Lei, in quell’infinito
istante, lei che non sa più chi sono, la sua pelle mi
riconosce? Oh, si. La sua
pelle canta a contatto con la mia.
E’
solo la sua mente che
non sa più chi sono. Mai più. Mai.
L'amore più bello
è quello che risveglia l'anima e che
ci fa desiderare di arrivare più in alto, quello che
incendia il nostro cuore e
porta la pace nella nostra mente.
Questo è quello che tu mi hai dato ed è quello
che speravo di darti per sempre.
Lei
prende il libro, la
sua bocca forma il sorriso che tanto ho amato, che tanto amo di lei,
ogni
piccolo particolare di lei io amo. Di lei amo ogni singola cosa. Lei
è tutto.
“Ora
vado, devo sbrigare
molte faccende…ci vediamo”, le dico, e un dolore
atroce mi colpisce quando mi
volto, con le lacrime agli occhi, ed esco dalla stanza.
Come
un bambino, fuggo per
i corridoi, entro in un bagno, crollo e comincio a piangere. Piango
quello che
ho perduto e che stupidamente ho cercato di trovare venendo qui oggi.
Piango di
me, di lei, del nostro amore, di ciò che abbiamo perduto, di
come l’ho amata,
del modo in cui mi è stata sottratta, prima da lui, poi
dalla malattia…
Se ci fosse stato un osservatore
casuale, avrebbe
visto un uomo distrutto, invecchiato di colpo nel giro di due ore.
Chino in
avanti sulla sua poltrona, col viso tra le mani e le lacrime negli
occhi.
Non riusciva a frenarle, quelle lacrime.
La
lettera che stringo
nella mano pesa, pesa e pesa, più di qualsiasi masso abbia
un uomo mai portato
in spalla.
Quella
lettera, innocua,
arrivata per caso in un giorno di sole. Arrivata con quel piccolo
pacco. Quel
piccolo pacco e quella lettera che mi avevano ucciso quel giorno. Io
quel
giorno ero morto. Perché nonostante avessi accettato col
tempo il fatto che lei
fosse nel letto di un altro, nella casa di un altro, quel giorno e per
sempre,
io non sono stato capace di accettare che lei stava piano piano
svanendo. Come
una macchia d’inchiostro. Dopo molti
lavaggi….svanisce. Perduta.
La
lettera, ora nella mia
mano, è bagnata delle mie lacrime, le sue parole, incise
nella mia mente….
Chi
sono io? Solo un uomo.
Non posso vincere.
Le nostre anime sono una cosa sola
e se lo vuoi
sapere, mai si separeranno. Nell'alba splendida sul tuo viso raggiante
trovo il
mio cuore.
Quella
lettera diceva che
le avevano diagnosticato una forma precoce di Alzheimer. Diceva che era
in uno
stadio iniziale ma che poteva progredire velocemente. Diceva tante cose
sulla
malattia, mi faceva tanti esempi di cose che non ricordava, cose
stupide come “piatto”
o più importanti come “figlio” o
“marito” o “amante”. Cercava di
essere allegra
nella lettera, ma come me non è brava a fingere. Una frase
tra quelle mi colpì
come un pugnale nel cuore…
“Temo
di scordarmi di te. Ho
paura di dimenticare chi sei, ho paura di dimenticare il tuo viso, i
tuoi
occhi, le tue mani, le nostre giornate, il nostro amarci, il nostro
amore. Ho paura
di non ricordare nulla di te. E questa paura è
più grande di quella di dovermi
un giorno dimenticare dei miei figli. Di te non resterà
nulla oltre che nella
mia mente. Nulla. Ho paura Carlo, di dimenticarmi che ti amo e che ti
ho amato
profondamente per 35 anni, alle spalle di tutti, come una ladra. Ma ti
ho
amato. Ho paura di tutto questo. Non odiarmi se ti
dimenticherò. Ti ho spedito
un diario, il mio diario. Dentro ci sono tutti questi nostri 35 anni di
amore.
Alla prima pagina avevo 15 anni. All’ultima ne ho 50. Se mi
troverai e io non
mi ricorderò di te, dammi questo diario, affinché
possa ricordarmi ogni cosa. Amami
e tu, che puoi, non dimenticarti di me.
Con
amore infinito,
tua per sempre, in ogni luogo e
tempo, Giovanna.”
[È la storia
di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani...
A ogni
piano, mentre cade, l'uomo non smette di ripetere: "Fino a qui tutto
bene,
fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene".
Questo per
dire che l'importante non è la caduta ma l'atterraggio.]
Citazioni:
“Le pagine della nostra
vita” di Nicholas Sparks
“L’isola
dell’amicizia” di Friedrich Holderlin
“Donnie Darko”
film di Richard Kelly
“L’odio”
di Hubert
Koundé