Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: LaRagazzaDelleMargherite    04/05/2009    0 recensioni
"Quando ti innamori di una persona è come se mettessi tutta la tua vita nelle sue mani, ti sembra che tutto quello che hai dipende da lei". Maria Sole Tognazzi
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vincitore Best Ficlet, Best Pov, Best Fan Fiction di Never Ending Story Award, Quinto turno.

Who I am

 

Nel tempo in cui ci frequentammo 

Jane si mostrò quella divina creatura 

caduta dal cielo per insegnarmi ad amare.

 Con i suoi vestiti fioriti

 scatenava in me la forza creativa

 di un Michelangelo

 pronto a scolpirla nei miei occhi,

 a sedurla col mio cuore,

 ad amarla con tutto me stesso, 

 anima e corpo.

 A volte sussurrava al mio orecchio

 parole delicate, sensuali, 

 che accarezzavano la mia pelle

 e facevano vibrare ogni mia fibra. 

 Conoscevo me stesso attraverso lei.

 Il contatto col suo corpo era un contatto 

 con l’intero mondo, con l’intero universo.

 Non ero più quel che ero,

 e non ero neanche un altro ben definito.

 Stavo immerso in un continuo divenire.

Lei mi guardava e io ero già un altro.

Lei mi desiderava e io desideravo lei ancor di più.

La volevo, doveva esser mia e solo mia,

e io sarei stato il suo solo uomo.

Mi credetti invisibile a tutti, tranne che a lei. 

Nessuno avrebbe più potuto toccarmi

né nell’anima né nel corpo.

Non avrei più subito umiliazioni, soprusi, tormenti,

ed avrei finalmente sconfitto

la mia nemica di sempre, la solitudine.

"L'ultimo segreto" di Concetto Santiglia

 

 

Giovanna è seduta sul letto alto, quello con le sbarre, le gambe incrociate, un succo di frutta in mano, la cannuccia in bocca. I capelli neri le cadono leggeri sul viso, dando a quei suoi occhi un aspetto da bambina saggia. Guarda fuori dalla finestra mentre con un dito ticchetta una melodia che sente solo lei. Davide, suo marito, l’ho incrociato prima in corridoio col medico. Non mi ha riconosciuto. In realtà non sa nemmeno che esisto. E lei? Lei lo sa?

Stringo nella mano destra la lettera che lei mi ha scritto, in quella sinistra un diario. Sono appoggiato alla porta, e con quella lettera tra le dita la osservo.

Dio quanto è bella.

Tutti, quando eravamo giovani, dicevano che lei era la più bella. Io vorrei dirle che la preferisco adesso, preferisco il suo viso con piccole rughe e occhiaie che quello di quando era giovane. Preferisco il suo sorriso afflosciato a quello eccentrico di prima. Io preferisco il suo piccolo corpo maturo come una pesca a quello bello e giovane di un tempo. Io sono venuto a dirle questo. E anche che la amo. Che nonostante i lunghi anni che sono trascorsi, io la amo ancora come il primo giorno che la baciai, nella sua cucina, quando piangeva per ciò che la madre l’aveva costretta a fare. A sposare quell’uomo che è suo marito.

Sono venuto qui per dirle tante cose.

Giovanna si volta verso di me. I suoi occhi si sgranano di meraviglia, poi di sospetto. Faccio un passo e la vedo intimorirsi.

 

Non sono una persona speciale. Sono un uomo normale con pensieri normali e una vita normale. Non ci sono monumenti dedicati a me, il mio nome sarà dimenticato. In una cosa sono riuscito in maniera assolutamente eccezionale. Ho amato una donna con tutto il cuore, e tutta l'anima per me questo è sempre stato sufficiente.

 

“Chi è lei?”

“Io?”, rispondo.

“Si, lei, che ci fa qui?”, mi dice gelida.

Il gelo s’impossessa delle mie ossa. Un animale selvaggio righia e sbraita nel mio petto.

Oh, mio Dio. Perché….

 

Divina creatura, quante volte ho appannato la tua limpida pace dorata svelandoti il segreto della vita e del dolore. Perdona e dimentica! Pensami Nuvola che passa sulla luna piena, e torna a splendere, dolce luce, nella tua ferma bellezza, serena.

 

“Mi scusi, io sono Carlo….pulisco i cestini qui in giro”, le faccio un sorriso. Non ho mai imparato a mentire bene, ma lei non se ne accorge.

“Ah, buon pomeriggio signor Carlo”, e mi guarda mentre mi avvicino al cestino e lo porto fuori.

“E’ suo il libro?”, mi dice alzando la voce.

“Si, me lo ha scritto una persona cara”.

La guardo negli occhi. Dove sei Giovanna? Dove sei finita?

E’ questo che sei diventata? Chi sei? Dove sei?

 

Ogni creatura sulla terra quando muore è sola.

 

Amore mio? Chi ti ha rapita dall’isola del mio cuore? Dove sei? Dove sei?

Perché….

“Oh, le spiace se gli do uno sguardo?”, mi chiede gentile.

“Glielo ridò domani!”, continua.

“Ok”, le porgo il libro e la sua pelle sfiora la mia.

E in quell’istante la creatura che c’è in me sbraita e urla e si dimena, perché il contatto con la mia metà è più forte di qualsiasi bisogno che un uomo abbia. Lei, in quell’infinito istante, lei che non sa più chi sono, la sua pelle mi riconosce? Oh, si. La sua pelle canta a contatto con la mia.

E’ solo la sua mente che non sa più chi sono. Mai più. Mai.

 

L'amore più bello è quello che risveglia l'anima e che ci fa desiderare di arrivare più in alto, quello che incendia il nostro cuore e porta la pace nella nostra mente.
Questo è quello che tu mi hai dato ed è quello che speravo di darti per sempre.

 

Lei prende il libro, la sua bocca forma il sorriso che tanto ho amato, che tanto amo di lei, ogni piccolo particolare di lei io amo. Di lei amo ogni singola cosa. Lei è tutto.

“Ora vado, devo sbrigare molte faccende…ci vediamo”, le dico, e un dolore atroce mi colpisce quando mi volto, con le lacrime agli occhi, ed esco dalla stanza.

Come un bambino, fuggo per i corridoi, entro in un bagno, crollo e comincio a piangere. Piango quello che ho perduto e che stupidamente ho cercato di trovare venendo qui oggi. Piango di me, di lei, del nostro amore, di ciò che abbiamo perduto, di come l’ho amata, del modo in cui mi è stata sottratta, prima da lui, poi dalla malattia…

 

Se ci fosse stato un osservatore casuale, avrebbe visto un uomo distrutto, invecchiato di colpo nel giro di due ore. Chino in avanti sulla sua poltrona, col viso tra le mani e le lacrime negli occhi.
Non riusciva a frenarle, quelle lacrime.

 

La lettera che stringo nella mano pesa, pesa e pesa, più di qualsiasi masso abbia un uomo mai portato in spalla.

Quella lettera, innocua, arrivata per caso in un giorno di sole. Arrivata con quel piccolo pacco. Quel piccolo pacco e quella lettera che mi avevano ucciso quel giorno. Io quel giorno ero morto. Perché nonostante avessi accettato col tempo il fatto che lei fosse nel letto di un altro, nella casa di un altro, quel giorno e per sempre, io non sono stato capace di accettare che lei stava piano piano svanendo. Come una macchia d’inchiostro. Dopo molti lavaggi….svanisce. Perduta.

La lettera, ora nella mia mano, è bagnata delle mie lacrime, le sue parole, incise nella mia mente….

Chi sono io? Solo un uomo. Non posso vincere.

 

Le nostre anime sono una cosa sola e se lo vuoi sapere, mai si separeranno. Nell'alba splendida sul tuo viso raggiante trovo il mio cuore.

 

Quella lettera diceva che le avevano diagnosticato una forma precoce di Alzheimer. Diceva che era in uno stadio iniziale ma che poteva progredire velocemente. Diceva tante cose sulla malattia, mi faceva tanti esempi di cose che non ricordava, cose stupide come “piatto” o più importanti come “figlio” o “marito” o “amante”. Cercava di essere allegra nella lettera, ma come me non è brava a fingere. Una frase tra quelle mi colpì come un pugnale nel cuore…

 

“Temo di scordarmi di te. Ho paura di dimenticare chi sei, ho paura di dimenticare il tuo viso, i tuoi occhi, le tue mani, le nostre giornate, il nostro amarci, il nostro amore. Ho paura di non ricordare nulla di te. E questa paura è più grande di quella di dovermi un giorno dimenticare dei miei figli. Di te non resterà nulla oltre che nella mia mente. Nulla. Ho paura Carlo, di dimenticarmi che ti amo e che ti ho amato profondamente per 35 anni, alle spalle di tutti, come una ladra. Ma ti ho amato. Ho paura di tutto questo. Non odiarmi se ti dimenticherò. Ti ho spedito un diario, il mio diario. Dentro ci sono tutti questi nostri 35 anni di amore. Alla prima pagina avevo 15 anni. All’ultima ne ho 50. Se mi troverai e io non mi ricorderò di te, dammi questo diario, affinché possa ricordarmi ogni cosa. Amami e tu, che puoi, non dimenticarti di me.

Con amore infinito,

tua per sempre, in ogni luogo e tempo, Giovanna.”

 

 

 

 

 

[È la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani...

A ogni piano, mentre cade, l'uomo non smette di ripetere: "Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene".

Questo per dire che l'importante non è la caduta ma l'atterraggio.]

 

 

 

Citazioni:

“Le pagine della nostra vita” di Nicholas Sparks

“L’isola dell’amicizia” di Friedrich Holderlin

“Donnie Darko” film di Richard Kelly

“L’odio” di Hubert Koundé

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: LaRagazzaDelleMargherite