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Autore: Aster Moony    19/09/2016    1 recensioni
ATTENZIONE: indicato per chi ha letto il secondo libro della Trilogia. Potrebbe contenere un leggero spoiler.
Non è solo Scarlet Pimpernel, la smorfiosetta figlia del Sindaco che si crede la regina del villaggio. Lei è Scarlet-Violet Pimpernel e in lei è racchiusa l'eredità perduta della famiglia Pimpernel. Scarlet si dimostrerà abbastanza forte per completare il compito che le è stato assegnato? Dimostrerà che la famiglia Pimpernel merita il riscatto? O dimostrerà di non essere tanto diversa da Roseto, il fratello malvagio della sua antenata Scarlet-Violet?
In questa storia cercherò di farvi conoscere una Scarlet Pimpernel diversa da come la conoscete! Spero che vi piaccia e buona lettura!
Polliflox
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Scarlet Pimpernel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scarlet-Violet Pimpernel
1.Una giornata normale per Scarlet, o quasi...
Driiiiiiin!

Una manata mise fine al fastidioso trillo della sveglia, la quale cadde sul pavimento e andò in frantumi.
La porta si aprì, risuonarono i passi affrettati di qualcuno che si avvicinò alla grande finestra e scostò le tende color turchese facendo entrare nella buia stanza la luce e i rumori del mattino. Gli uccellini cinguettavano allegramente e l'aria profumava di fiori e di primavera: a chiunque l'atmosfera di quel giorno sarebbe piaciuta, ma non a lei: lei non faceva mai caso all'aria della primavera.
- Ben svegliata, signorina Pimpernel! - borbottò in fretta il signor Hobbs come faceva tutte le mattine; poi sospirò notando la sveglia che giaceva a pezzi sul pavimento. - Vedo che ne ha rotta un'altra, signorina. Non posso fare a meno di constatare che si tratta della quinta sveglia in una settimana...
Prima che potesse aggiungere altro, un cuscino lo colpì in piena faccia.
- Ho capito! - sbottò il signor Hobbs rosso in viso. Quella ragazzina gliene faceva passare di tutti i colori e lui doveva sempre sforzarsi di non mollarle un schiaffo. Diavolo, se se lo meritava! E poi lui era il segretario del sindaco e non un baby-sitter! Ancora non capiva perché avesse accettato di occuparsi di quella piccola smorfiosetta! 
- La colazione sarà servita entro poco in sala da pranzo. - si congedò il signor Hobbs uscendo più in fretta che poteva dalla stanza della ragazza.
Solo a quel punto Scarlet si alzò, scostò le coperte azzurre del letto, infilò le sue pantofole azzurre e si diresse verso il suo armadio azzurro per scegliere l'ennesimo vestito azzurro che avrebbe indossato quel giorno. Sbuffò: l'azzurro sarà stato anche il suo colore preferito da bambina, ma adesso che aveva passato dodici anni della sua monotona esistenza con solo quel colore, poteva dire di averne avuto proprio abbastanza! Aveva chiesto più e più volte a sua madre di procurarle qualche vestito colorato e senza i soliti noiosi fronzoli che la facevano assomigliare a una bomboniera, ma lei non ne aveva voluto sapere.
Alla fine pescò il primo vestito che aveva sotto mano, così simile a tutti gli altri che possedeva, e lo indossò senza neanche osservarsi allo specchio; poi spazzolò i lunghi capelli biondi che avrebbe tanto voluto tagliare e li intrecciò distrattamente legandoli con il solito nastro azzurro.
Finito di fare ciò, prese la borsa azzurra che conteneva i suoi libri e si diresse nella sala da pranzo.
Mangiò da sola, come al solito. Suo padre si alzava sempre presto per il lavoro e sua madre rimaneva a letto fino alle 11.00 per poi passare il resto della giornata nel negozio di Primula Pull a farsi confezionare un nuovo vestito o dal calzolaio Butomus Rush per le scarpe. 
Finito di mangiare, Scarlet afferrò la borsa e uscì di casa senza salutare nessuno; c'era solo il segretario Hobbs, un uomo davvero troppo antipatico e leccapiedi, secondo Scarlet.
Percorse il breve tratto che la separava dalla Horace McCrips con molta calma sperando, che la campanella suonasse presto per risparmiarle la figuraccia di rimanere sola nel cortile mentre tutti gli altri giocavano insieme.
Dieci passi la separavano dai cancelli della scuola e la campanella non sembrava voler di suonare.

Otto; ancora nessun rumore a parte gli strilli e le risate dei bambini...

Sei; niente campana: forse le conveniva arrendersi...

Quattro; qualcuno si stava avvicinando all'entrata, ma Scarlet non riusciva a riconoscerlo...

Due; era Joe Shuanma, il guardiano: doveva chiudere i cancelli... 

Uno; e questo voleva dire solo una cosa...

Driiiiiiin!

Se il trillo della sveglia per Scarlet era un supplizio, quello della campanella arrivava come un dono dal cielo!
Entrò per ultima e si sedette al solito posto vicino alla porta. 
Si ricordava ancora di quando Pervinca Periwinkle, la sua odiosa compagna di classe, le aveva rinfacciato che si era seduta lì solo per spiare meglio le persone che entravano e uscivano dalla classe. In realtà a Scarlet non interessava niente di tutto ciò: voleva solo essere la prima a uscire da quell'inferno di scuola in cui tutti i suoi compagni la criticavano e la facevano stare male.
Finite le lezioni si diresse a casa per pranzare, poi uscì di nuovo e andò in Piazza di Quercia, dove i ragazzi della Banda del Capitano si erano dati appuntamento. 
Ancora non capiva perché continuasse a partecipare agli incontri se poi i membri della banda neanche la consideravano.
- Allora, amici. - disse Grisam appena tutti furono presenti. - Oggi vi ho convocati per organizzare la prossima gita a Frontebosco da Shirley e per decidere i nuovi turni del Museo. Francis si è ammalato, per questo ci serve qualcuno che prenda il suo posto domani e venerdì. Nepeta, tu sei libera? - chiese Grisam rivolgendosi alla ragazza.
- Mi dispiace, Grisam. Il fatto e che... andrò a trovare Francis in quei giorni... - bofonchiò lei arrossendo. Da quando aveva saputo che Francis era malato, andava a trovarlo tutti i giorni e Scarlet l'aveva vista spesso sfrecciare per il villaggio con qualche pacchetto infiocchettato tra le braccia.
- Ma guardali, i due piccioncini! - esclamò per stuzzicarla. Nepeta la guardò malissimo e arrossì ancora di più. - Q-Qualche problema, Scarlet? - balbettò imbarazzata.
Scarlet fece una risatina di scherno che fu subito interrotta da Pervinca.
- Scarlet, mi faresti un piacere? 
La ragazza la guardò confusa.
- Impara a chiudere quella boccaccia, capito? 
Scarlet stava per risponderle a tono, ma fu subito interrotta da Grisam.
- Facciamo così: visto che non hai mai impegni, sarai tu a sostituire Francis. E non voglio un “no” come risposta. Mi hai sentito, Pimpernel? 
Scarlet gli lanciò un'occhiataccia. - D'accordo. - sbottò infine. - Sia chiaro però che se sostituirò Francis non farò il mio turno regolare alla domenica e verrò con voi a Frontebosco.
- Allora proprio non hai capito! - esclamò Pervinca. - Tu farai il tuo turno e anche quello di Francis. E poi non sei mai stata a Shirley. Com'è che adesso ti interessa tanto? Non la consideravi forse una vagabonda?
Scarlet gonfiò le guance dalla rabbia. - Fatti i fatti tuoi, Periwinkle! 
- Ti conviene non provocarmi o ti trasformo nella cornacchia che sei! 
- Tremo di paura!!! - esclamò Scarlet sarcastica. 
Un secondo dopo era scomparsa e al suo posto c'era una cornacchia che gracchiava la sua rabbia.
- Vì, si può sapere perché continui a farlo? - chiese Vaniglia a sua sorella.
-Perché se lo merita! Mi faresti il piacere di ritrasformarla tu? Io potrei combinare volontariamente qualche pasticcio...
Vaniglia sospirò e, muovendo distrattamente la mano, fece tornare normale Scarlet.
Nessuno fece in tempo a parlare, che Scarlet era già corsa via ferita nell'orgoglio.
Uscì dalle mura del villaggio nonostante il divieto di sua madre di farlo e corse, corse, corse fino alla baia di Arran. Tolse le scarpe lanciandole lontano, dentro il mare; poi immerse i piedi in acqua e solo allora concesse alle lacrime di uscirle dagli occhi.
Sua madre le aveva sempre insegnato a essere forte, ma in quel momento aveva bisogno di piangere. 
Non era colpa sua se era così scontrosa con le persone: da piccola le avevano insegnato che era migliore di tutti gli altri: era la figlia del sindaco e andava trattata con rispetto. Solo dopo qualche anno si era accorta di stare sbagliando, ma a quel punto non c'era più niente da fare, nessun modo per essere riconsiderata... Così aveva cominciato a usare la sua scontrosità come uno scudo contro tutte le prese in giro che subiva, ma ancora una volta capiva di aver sbagliato metodo.
Ora, grazie a questo era sola.
Ad interrompere i suoi pensieri fu una voce.
Tu non sei sola.

Nota dell'autrice
Ciao a tutti! Come ho anticipato nell'introduzione, sto cercando di rappresentare una Scarlet un po' diversa da quella che abbiamo imparato a "odiare". Ho cercato di immaginarmi i suoi sentimenti e di dare un motivo alla sua scontrosità.
Fatemi sapere se l'idea è riuscita o se la storia è OOC!
A presto!
Polliflox (ma chiamatemi Polli)
 
   
 
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