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Autore: Yuki Delleran    20/09/2016    1 recensioni
« Deve essere per forza Tobio? Puoi volare solo se è Tobio a darti la spinta? Non potresti permettere anche a qualcun altro di ammirare le tue ali? »
« Cosa intendi dire? »
« Lascia che sia io a farti spiccare il volo. »
E l'espressione di totale incredulità che si dipinse sul volto di Hinata fu così impagabile che Oikawa si rammaricò di non poterla immortalare per ricordarla per sempre.
[OiHina]
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Tornare a volare
Fandom: Haikyuu!!
Rating: verde
Personaggi: Shoyou Hinata, Tooru Oikawa, Tobio Kageyama, Hajime Iwaizumi
Pairings: Oikawa/Hinata, hint Kageyama/Hinata, Kageyama/Iwaizumi, Iwaizumi/Oikawa.
Disclaimer: Haikyuu!! e tutti i suoi personaggi appartengono a Furudate Haruichi.
Note: Post-canon, anni universitari.
Beta: MystOfTheStars


Cap. 1

Quando Iwaizumi lo aveva avvertito di aver riunito la vecchia squadra della Kitagawa Daiichi in occasione del suo compleanno, Oikawa ne era rimasto piacevolmente stupito. Non che le rimpatriate tra vecchi compagni di scuola fossero qualcosa di così inusuale, ma si sarebbe aspettato una riunione delle scuole superiori piuttosto che delle medie. Erano passati sei anni da quando aveva visto per l'ultima volta la maggior parte di quei ragazzi, tre da quando era stato in squadra con coloro che lo avevano seguito all'Aoba Johsai. Lo stesso tempo era trascorso dall'ultimo incontro sul campo con quello che considerava il tipo più problematico che avesse mai incontrato. Sotto sotto era convinto che quel suo “dannato kohai”, Kageyama Tobio, non si sarebbe fatto vedere, non dopo i precedenti del loro bizzarro rapporto, quindi rimase piuttosto stupito di trovarselo di fronte all'ingresso del locale che avevano affittato. Non da solo, oltretutto.
Al suo fianco si trovava il piccoletto con cui aveva fatto coppia durante tutti gli anni delle superiori alla Karasuno e che aveva reso famosi i loro attacchi veloci. Superata la delusione e l'amarezza della sconfitta, persino Oikawa aveva seguito con interesse la loro ascesa, specialmente da quando era entrato nel mondo del professionismo. Si era sempre ripetuto che non gl'importava granché di che fine avrebbe fatto Kageyama, ma non voleva correre il rischio che una squadra rivale, come ad esempio quella in cui militava Ushijma, mettesse le mani su uno come Hinata. In realtà anche l'idea di trovarsi di nuovo Kageyama di fronte, dall'altra parte della rete, non lo lasciava affatto tranquillo, ma non era nella sua natura ammettere nemmeno con sé stesso che quella possibilità lo inquietava. Dopotutto aveva sempre tentato di mettere distanza tra loro, per non permettere che l'altro lo raggiungesse, che arrivasse al suo livello di abilità o che gli si avvicinasse troppo. Ricordava fin troppo bene lo sguardo di quei penetranti occhi blu fissi su di lui, come se volessero scoprire e conoscere ogni cosa, anche ciò che non sarebbe mai dovuto venire alla luce. Kageyama l'aveva sempre fissato e Oikawa aveva finito per temere che quello sguardo gli sottraesse qualcosa di più importante della tecnica del servizio in salto. Quando poi si era reso conto di non essere l'unico oggetto di osservazione di quel ragazzino assurdo, la sua preoccupazione era, se possibile, addirittura aumentata. Aveva iniziato a capire che, più era sgarbato con il giovane kohai, più quest'ultimo riceveva attenzioni compensative da parte di Iwaizumi, e non gli era sfuggito lo sguardo adorante con cui lo seguiva. Hajime era, con molta probabilità, l'unico senpai all'interno della squadra davvero gentile e premuroso nei confronti di quel piccolo prodigio, ma si trattava comunque di qualcosa su cui Kageyama non doveva allungare le mani. Alla sola idea, Oikawa aveva perso la testa. All'epoca era a sua volta poco più di un ragazzino e l'unico modo che aveva trovato per esprimere quel senso di possesso era stato baciare Hajime davanti a tutti durante uno stupido gioco con i compagni di squadra. Si era trattato di poco più di uno scherzo, che per di più gli era costato un pugno non indifferente, ma lanciare un'occhiata carica di significati a Kageyama e vederlo distogliere lo sguardo mentre i suoi occhi si facevano lucidi non aveva avuto prezzo.
Con quello per un po' Oikawa si era sentito soddisfatto e al sicuro. Da quando si era diplomato, poi, aveva deciso di disinteressarsene.
L'ultima volta che aveva avuto occasione di parlare a tu per tu con Kageyama, senza nessun altro attorno, era stato dopo la clamorosa sconfitta della Kitagawa Daiichi all'ultimo torneo delle medie. Tooru frequentava le superiori già da due anni e si era recato alla partita per la pura curiosità di sapere se tra gli ex kohai ci sarebbe stato qualche nuovo compagno. Quale non era stata la sua sorpresa nel vedere in che stato si era ridotto il piccolo alzatore prodigio che aveva preso il suo posto. Vederlo in panchina, con l'asciugamano sul capo e le spalle tremanti gli aveva fatto annodare lo stomaco e per la prima volta in vita sua aveva provato il desiderio di parlargli come un vero senpai. Per questo motivo lo aveva aspettato fuori dagli spogliatoi quando ormai se n'erano andati tutti. L'intenzione era quella di fargli capire dov'era sbagliato il suo comportamento, reindirizzarlo sulla strada giusta e pronunciare sagge parole d'incoraggiamento, ma il proposito era andato in fumo nell'istante stesso in cui si era trovato davanti l'espressione irritata di Tobio.
« Sei venuto per ridere di me? » aveva sbottato il Re del Campo non appena il suo sguardo si era posato su di lui.
Oikawa aveva sentito un brivido lungo la schiena e le sue labbra si erano tese in un sorrisetto sarcastico.
« Proprio così. » aveva risposto contro ogni previsione. « É stato uno spettacolo patetico, un errore dietro l'altro senza la minima giustificazione. »
L'aveva visto irrigidirsi e sbiancare.
« Non verrò alla Seijou. » si era limitato a replicare Tobio e Oikawa non avrebbe saputo dire se si sentì sollevato o deluso.
« Meglio così, non voglio un despota nella mia squadra. » era stata la risposta.
L'espressione assunta da Kageyama aveva rasentato l'orrore, ma Oikawa gli aveva voltato le spalle senza aggiungere altro: per lui tutta quella faccenda era terminata così.
In seguito si erano incontrati varie volte sul campo, durante le partite con la Karasuno, ed era addirittura capitato che Oikawa gli fornisse alcuni consigli su come comportarsi con il nuovo piccolo schiacciatore, ma non era più successo che parlassero da soli o si confrontassero davvero.
Ed ora se lo ritrovava lì, alla sua festa dei vent'anni, in mezzo a tutti i vecchi compagni della Kitagawa Daiichi e per di più accompagnato proprio dal piccolo Hinata.
Il rossino aveva attirato immediatamente a sua attenzione, un po' per il sorriso luminoso che aveva in volto quando era entrato, un po' perché quello stesso sorriso si era trasformato in un'espressione di leggero disagio quando si era reso conto di che tipo di festa si trattava.
« Non mi avevi detto che era una rimpatriata delle scuole medie! » lo sentì lagnarsi con Kageyama.
« Te l'ho detto eccome, ma non mi stavi ascoltando. » fu il rimbrotto che ne seguì.
Oikawa ridacchiò e si fece loro incontro.
« Su, su, ad una festa sono tutti benvenuti. Non farti problemi, Chibi-chan! » esclamò, e si deliziò nel vederlo arrossire leggermente balbettando un: « Ah... Il Grande Re... A-auguri... »
Era davvero adorabile e Oikawa si trovò a chiedersi come potesse un tipo così solare accompagnarsi ad un musone come Tobio. Doveva avere anche una grande pazienza per averlo sopportato in quegli anni. Questo, per qualche motivo, riportò a galla la pessima abitudine che lo portava a stuzzicare l'altro alzatore, quindi preferì allontanarsi per non creare dissensi ad inizio serata. In ogni caso li tenne d'occhio per la maggior parte del tempo.
Kageyama, che non era mai stato particolarmente socievole, aveva scambiato qualche parola con Iwaizumi, attardandosi con lui al tavolo del rinfresco. L'ex asso sembrava l'unico, all'interno della stanza, con cui il ragazzo si trovasse a proprio agio. Al contrario, Hinata si era adattato quasi subito e, se all'inizio Kindaichi lo aveva guardato con sospetto da lontano, a metà serata il piccoletto era riuscito a coinvolgere nei suoi discorsi entusiasti sia lui che Kunimi.
Oikawa non riusciva a togliergli gli occhi di dosso: più lo fissava, più gli tornavano alla mente le sue azioni spettacolari sul campo. Se all'inizio era stato principalmente merito di Tobio, alla lunga il talento e le capacità del piccolo schiacciatore erano emersi chiaramente. Era una perla rara che non poteva permettersi di perdere.
La serata volgeva lentamente verso il suo naturale termine, quando si azzardò ad avvicinarlo mentre si serviva al tavolo delle bibite. Al suo saluto gioviale, Hinata reagì quasi con un salto indietro: probabilmente era l'unico verso cui provava ancora un certo timore.
« Non ti mangio, Chibi-chan. » scherzò Oikawa, con il risultato di fargli raddrizzare le spalle e affilare lo sguardo.
« Se sei qui per tormentare ancora Kageyama, sappi che io... »
« Non ho intenzione di tormentare nessuno, e Tobio-chan non era certo obbligato a venire se non voleva. » rise l'alzatore. « Però sono felice che ti abbia portato con sé, ci tenevo a scambiare due chiacchiere. »
« Con me? »
Era chiaro che Hinata non si aspettasse affatto di essere un argomento interessante per uno come lui – un ex capitano, un ottimo giocatore e ora un professionista.
Muovendosi come se avesse avuto a che fare con un cucciolo timoroso, Oikawa si versò a sua volta da bere e lo invitò a seguirlo. Il locale aveva una piccola terrazza con alcune sedie posizionate all'esterno da cui si godeva anche di una discreta vista sulla città. Era un luogo appartato e suggestivo, silenzioso e lontano dal caos della sala: l'ideale per il discorso che aveva in mente.
Mentre si sedeva e appoggiava il bicchiere su uno dei tavolini, lasciò spaziare lo sguardo sul cielo stellato: doveva essere piuttosto tardi e si chiese distrattamente se gli altri non avessero intenzione di fare baldoria fino al mattino. Personalmente gl'importava poco, visto che aveva deciso di prendersi una giornata libera l'indomani, quindi solo vagamente lo sfiorò la preoccupazione che qualcuno degli altri dovesse presentarsi a lezione, al lavoro o agli allenamenti. Notò invece subito che Hinata non si era accomodato, come se in sua presenza non osasse abbassare la guardia. La cosa gli dispiacque, ma poteva farci ben poco, se non tentare di metterlo a proprio agio mostrandogli che non aveva nessuna cattiva intenzione.
« Come vanno le cose con Tobio? » esordì quindi.
Mossa forse poco felice, perché l'altro sviò subito lo sguardo.
« Cosa intendi? » chiese sempre più teso.
Oikawa giocherellò con la cannuccia del bicchiere e sorrise.
« Nessun sottinteso, te l'assicuro. Mi chiedevo solamente se il vostro duo micidiale funzionasse ancora in partita. »
Hinata bevve un sorso e Oikawa si chiese il perché di tutto quel tentennare: una volta non si sarebbe fatto scrupoli a rispondere che lui e Tobio lo avrebbero stracciato. Un improvviso timore lo pervase.
« Giocate ancora insieme, vero? »
« Certo! » rispose subito Hinata, prima di aggiungere a voce più bassa: « Qualche volta. »
« Come sarebbe?! »
L'assurdità di quelle parole lo colpì più di quanto fosse disposto ad ammettere. In un momento del genere si sarebbe aspettato delle lodi su quanto fosse bravo Kageyama come alzatore, su quanti punti gli permettesse di mettere a segno, su quante schiacciate spettacolari gli servisse, e invece niente, solo un musetto basso e un'aria triste.
« Avete litigato? »
Non sembrava quello il caso, ma tanto valeva tentare.
« Ma no... »
« Si è di nuovo messo a fare il Re del Campo arrogante e l'hanno cacciato dalla squadra? »
« Assolutamente no, figurati! »
« Ti sei stancato di lui e l'hai mandato al diavolo? »
« Cosa?! Non lo farei mai! Oikawa-san... la colpa non è di Kageyama. »
Il tono di Hinata si abbassò visibilmente e Tooru pensò di essere finalmente giunto al punto.
« É che io... non posso giocare nella sua squadra. Lui è stato reclutato da uno scout, gioca con dei professionisti ora, mentre io sono rimasto nella squadra amatoriale dell'università. Non mi hanno preso, ed è comprensibile, non ho l'altezza adatta e... »
Lo vide stringere i pugni e camminare nervosamente lungo il parapetto della terrazza.
« Non importa quanto io sappia saltare, non sarò mai alla pari con giocatori come te... o come lui. Davanti ad un'opportunità del genere anche la promessa che ci eravamo scambiati anni fa non conta più niente. Ma io sono felice per lui. Davvero. Se lo merita. Merita di arrivare in cima, sulla vetta del mondo, senza zavorre a rallentarlo. »
L'amarezza di quel discorso stupì particolarmente Oikawa. Forse perché aveva sempre avuto un carattere testardo, che non avrebbe mai accettato un no come risposta, non capiva come Hinata, che a sua volta non era certo un tipo arrendevole, fosse potuto venire a patti con una soluzione del genere. Soprattutto non capiva come gli scout di una squadra professionista non si fossero resi conto dell'enorme talento che si stavano lasciando sfuggire, dell'immenso spreco che rischiavano di provocare. Poco male, si disse, se quelli erano stati così ciechi allora significava che lui avrebbe avuto una possibilità in più.
Approfittando di un momento in cui Hinata si era fermato accanto al parapetto, gli si avvicinò e gli posò una mano su una spalla.
« Deve essere per forza Tobio? » chiese in tono morbido, senza traccia di malizia.
Sapeva che quello che stava tentando era un azzardo e che le probabilità di riuscita erano molto basse, ma era abituato a spingersi oltre le proprie possibilità, alla ricerca di un traguardo sempre superiore.
Come previsto, lo sguardo che Hinata gli rivolse fu di stupore misto a confusione: probabilmente non capiva a cosa fosse dovuta quell'improvvisa vicinanza e dove volesse andare a parare quella domanda all'apparenza senza senso.
Del resto non c'erano molti modi per spiegarlo.
« Puoi volare solo se è Tobio a darti la spinta? » ritentò. « Non potresti permettere anche a qualcun altro di ammirare le tue ali? »
A quelle parole vide lo sguardo del piccolo schiacciatore illuminarsi, probabilmente con la metafora del volo e delle ali aveva toccato un punto sensibile. Gli occhi di Hinata, fino ad un attimo prima bassi e velati di malinconia, ora lo stavano fissando con una luce di speranza che quasi non osava esprimere.
« Cosa intendi dire? » azzardò.
Oikawa sapeva quanto un ragazzo così appassionato potesse essere rimasto deluso dall'esclusione dalla squadra, immaginava quanta amarezza dovesse aver affrontato ed intuiva anche le sue attuali remore a fidarsi di lui o anche solo ad ascoltare le sue parole. Tuttavia che una scintilla di speranza si fosse riaccesa era innegabile.
Per questo gli sorrise conciliante, sforzandosi di non lasciar trasparire troppo l'entusiasmo che lo pervadeva, quel brivido che previene la vittoria.
« Lascia che sia io a farti spiccare il volo. »
E l'espressione di totale incredulità che si dipinse sul volto di Hinata fu così impagabile che Oikawa  si rammaricò di non poterla immortalare per ricordarla per sempre.

Al termine della serata i saluti si protrassero più a lungo del dovuto, sia per il dispiacere di perdere di nuovo di vista i vecchi compagni, sia per il tasso alcolico decisamente alto nella maggior parte dei presenti. Dopo essersi congedato dagli intramontabili Kindaichi e Kunimi, Oikawa si ritrovò a stringere brevemente la mano a Kageyama, che sembrava invece avere fretta di allontanarsi.
« É stato un piacere rivederti. » cinguettò prima di rivolgere un sorriso smagliante a Hinata. « Ovviamente anche rivedere te, Chibi-chan. A presto! »
Il rossino ricambiò il sorriso, del tutto ignaro dell'espressione fosca di Kageyama, e si allontanò con lui.
Solo quando non rimase più nessuno nella stanza, Iwaizumi raggiunse il vecchio amico.
« Ti stai divertendo? » esordì in tono critico.
Non si riferiva alla serata di festa, Oikawa lo capì all'istante, né alla rimpatriata o al compleanno. I soggetti della frase erano proprio i due che se n'erano appena andati, per questo la sua prima risposta fu un ghigno malizioso.
« Oh, sì. Non immagini quanto. »
Se possibile l'espressione di rimprovero di Iwaizumi peggiorò.
« Kageyama vi ha visti. Non l'ha presa bene. »
« Parli come se avessi adescato una povera anima innocente. » ironizzò l'alzatore.
« Non è così? »
« Certo che no! Voglio solo essere d'aiuto al piccoletto e delle turbe di Tobio-chan m'importa davvero poco. Ma non devi essere geloso, Iwa-chan, il mio asso resti sempre tu! »
In piedi sulla soglia del locale ormai vuoto, a fianco del suo migliore amico che proprio quella sera aveva festeggiato alla grande i suoi vent'anni, Iwaizumi non trovò di meglio per concludere la serata che piazzargli uno dei suoi famosi schiaffi sulla nuca.

   
 
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