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Autore: Arupaka24    20/09/2016    1 recensioni
Nate, oramai stanco di vivere all'ombra del rivale Alain, tenterà il tutto per tutto per stupire il Team Flare, l'organizzazione per cui lavora. Messo con le spalle al muro, deciderà di chiamare una persona che da tempo non appariva nella sua vita.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Anime
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Erano le dieci di mattina a Luminopoli. Le strade erano già piene di persone che passeggiavano fra le vie o sorseggiavano un caffè nei numerosi bar della città.
Ash, Serena, Lem e Clem si trovavano anche loro nella capitale per far visita alla palestra, posta al centro della metropoli, tanto cara a Lem. Il gruppo stava tranquillamente gironzolando quando una motoretta rosso ciclamino tagliò la strada alla compagnia, rischiando quasi di investire il povero Chespin. Seguendo con occhi increduli lo scellerato motorino, il gruppo non si accorse che alle loro spalle vi era proprio il Professor Platan, con un caffè di Starbok in mano ed un libro nell’altra. “Salve, ragazzi!” esclamò il ricercatore alla vista dei quattro, “Cosa ci fate qui?” continuò lui; il gruppo spiegò il perché della loro visita a Luminopoli all’uomo. Il ricercatore propose di seguirlo al suo studio, così da passare un po’ di tempo assieme e di chiacchierare sui progressi dei loro Pokédex, quella mattina doveva incontrare una ricercatrice.
 
Conoscendo gli studi condotti sulle mega-evoluzioni da parte del Professor Platan, Rose si era spacciata per una ricercatrice proveniente dalla regione di Sinnoh ed aveva richiesto al ricercatore un incontro per discutere di questa nuova scoperta. Per l’occasione, Rose si era concessa di indossare un outfit di Marillissa Webb, ideato per l’estate seguente; portava una leggera camiciola di seta di Leavanny, a tinte rosate, con una fine fantasia chiara intrecciata su tutto il tessuto, le spalle le erano coperte da una leggera balza, il tutto era chiuso in vita da un paio di pantaloni a vita alta, in quella che sembrava finta pelle nera leggermente lucida, così da far contrasto con la chiarezza della parte sopra.
 
Rose era appoggiata sul muretto basso a lato dell’ingresso del laboratorio del professore, aveva un libro in mano di saggistica che fintamente stava leggendo, non che le importasse di tali argomenti, ma voleva comunque restare nella parte. Una voce interruppe l’interessante lettura: “Signorina Rose!” sentì lei in lontananza, “Signorina Rose!”, era il Professor Platan che, accompagnato da un gruppo di ragazzini, salutava la ragazza.
“Bonjour professore!” rispose lei, “Vedo che ha già preso dimestichezza col dialetto locale” ribatté divertito lui. Il ricercatore prese la mano della signorina e, sfiorandole il palmo con l’arco di cupido delle sue labbra, le baciò la mano, “è un piacere incontrarla” disse lui. Al gesto d’inappropriata galanteria la ragazza rispose con un risolino sottomesso e ricambiò il saluto, senza baci di mani, presentandosi. Alle loro spalle, Ash e compagni diventarono rossi d’imbarazzo, era la prima volta che vedevano il professore fare il galante con le signore; rendendosi conto della loro presenza, anche il professore arrossì in viso scatenando in Rose una risata femminea, taciuta portandosi la mano davanti alla bocca.
“Bene... d... dobbiamo andare noi!” balbettò Serena, ancora purpurea in viso, ed il gruppo si dileguò in fretta. “Che ragazzi simpatici!” esclamò fintamente Rose. La ragazza richiamò l’attenzione del ricercatore ancora rosso in viso proponendogli di discutere della Mega-evoluzione davanti ad una tazza di caffè; Platan accettò di buon grado, gettando alle sue spalle la bevanda che già aveva in mano, senza farsi vedere dalla ragazza.
 
Impunemente, Rose porse la sua mano sotto braccio dell’uomo, accompagnando al gesto un sorriso amichevole. Il ricercatore la portò nel suo caffè di fiducia nella via più vicina al suo studio, i due si sedettero all’esterno del bar su delle sedie in metallo scuro adornate da ghirigori sullo schienale e sulla seduta. Essendo un posto molto frequentato, i due si ritrovarono vicini l’uno all’altra per colpa della troppa gente; Rose colse la pokèball al balzo ed accavallò le gambe, portando la sua Christian Slowbroutin in mezzo alle gambe del professore, sfiorando col fianco del piede il polpaccio dell’uomo, oramai ammaliato dalla donna. Lui ordinò un Cafè Créme e lei un Pumpkaboo Spice Latte.
 
Chiacchierarono a lungo i due, prendendo in analisi gli argomenti più disparati della ricerca Pokemon: dalla Mega-evoluzione alla nascita delle uova; il professor Platan, nei suoi discorsi, sembrava molto preso, si vedeva che era un vero appassionato della scienza riguardante il mondo Pokemon. Rose, invece, stava lentamente morendo dentro dalla noia; la scienza non era proprio il suo campo e, grazie al cappuccino, si teneva sveglia. Durante le parole del ricercatore sul perché la pietrastante non deve essere considerata una pietra evolutiva, la ragazza pensava a tutt’altro, ella rispondeva raramente all’uomo, così da sembrare interessata ed incuriosita dalle considerazioni di lui ma non troppo invadente nei suoi vagheggi.
 
Dopo circa un paio d’ore, ed una triade di caffè in più, la ragazza si accese una sigaretta. Normalmente, non avrebbe mai complito un gesto così avventato non sapendo la reazione dell’uomo al tabacco, sui database del Team Flare non vi era fatta menzione di alcun presunto tabagismo del ricercatore.
Sfilò lo stelo dal pacchetto e lo accese con un accendino trovato dentro il medesimo, “Le dispiace?” chiese Rose con già la sigaretta consumata da due respiri, “Oh no, si figuri!” rispose lui accompagnando la donna nel fumare, accendendosi a sua volta una sigaretta. Piacevolmente sorpresa dalla scoperta di non aver sbagliato sulla dipendenza da tabacco dell’uomo, Rose si godette appieno la sua affusolata amica, sporgendosi col corpo in avanti per arrivare comodamente al posacenere, diminuendo la distanza fra lei e l’uomo.
Finita la sigaretta, i due si alzarono per tornare allo studio del ricercatore, così che egli potesse mostrarle i Pokemon che curava; galantemente, l’uomo aveva già pagato il conto per tutti e due, lasciando Rose piacevolmente sorpresa.
 
Il Professor Platan era un uomo molto conosciuto in città e nel resto della regione. Le sue scoperte sensazionali, racchiuse in libri di saggistica di successo, lo avevano reso noto ai più.
L’uomo dedicava fin troppo tempo, però, alla ricerca e alla scrittura, questo lo si poteva denotare dai segni violacei sotto i suoi occhi e dalla barba incolta che circondava le sue mascelle. Era un uomo curato nel vestire, faceva attenzione ai dettagli, la camicia dal colletto sbottonato e la capigliatura scompigliata erano pensate con cura dall’uomo che voleva mantenere un’aria informale con chi lo guardava. I mocassini in perfetto abbinamento con la cintura e la sua spropositata collezione di camici bianchi, anche solo per minimi dettagli, diversi l’uomo dall’altro e lasciavano intravedere un gusto dell’uomo in fatto di particolari. Portava questo suo look informale, nel complesso curato, mentre camminava con disinvoltura per la città.
Non era goffo, anzi, aveva un portamento elegante. In molti in modo ironico lo definivano “nato con la camicia ma sbottonata”.
 
I due passarono l’intero pomeriggio a studiare i Pokemon nel giardino del Professor Platan, analizzandone il loro comportamento in un habitat protetto. Il prato, fresco d’irrigazione, non era adatto per le punte calzate dalla ragazza, che attendeva i Pokemon in una zona piastrellata del giardino, sotto di un gazebo. Aveva perfino fatto amicizia con la Garchomp del ricercatore, offrendole delle Poké-melle che si era portata da casa. Rose, nel passeggiare tra i corridoi che davano sul prato, aveva visto una foto di Alain insieme al ricercatore che la rese più motivata nella sua missione.
L’uomo, inoltre, la portò nella sua stanza delle Mega-pietre, dove esse erano disposte ordinatamente in esatti scompartimenti. Rose scorse la Lopunnite tanto agognata, ma la visita fu troppo breve ed ella non riuscì ad infilarsela nella borsetta in tempo. La stanza era chiusa rigorosamente a chiave dell’uomo stesso, che la portava al collo sotto la camicia.
 
Rose, però, non si demoralizzò, almeno sapeva dove poter trovare quella chiave: sul petto nudo del ricercatore.
Il sole tramontò sul giardino, su quel gazebo, sui piatti lasciati dai due dopo il pranzo e sui Pokemon che popolavano la vegetazione. Rose, allora, si fece forza, sapeva come ottenere quella chiave. Andò dall’uomo, con un gesto della mano si scostò i capelli dal davanti per portali alla schiena, e disse: “Signor Platan, gradirebbe accompagnarmi a cena questa stasera?”
   
 
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