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Autore: eliseCS    20/09/2016    3 recensioni
Se dopo l'epilogo de "La Ragazza e il Mangiamorte" pensavate di esservi liberati di me vi sbagliavate di grosso...
A grande richiesta (sì, come no) una piccola one shot su quello che è successo al figlio di Draco e Astoria durante la sua prima notte a Hogwarts.
Perché un’improbabile amicizia tra Harry Potter e Draco Malfoy sarebbe potuta cominciare con una stretta di mano, ma tra Albus e Scorpius?
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Dal testo:
“Potrebbe anche funzionare, ma poi cosa farai? Fonderai una Casa tutta tua? Perché non credo che i Grifondoro ti accoglieranno felici e contenti: il Cappello Parlante non sbaglia mai, avrà avuto le sue ragioni se alla fine ti ha messo qui, fatti due domande… Ma sai cosa? Non mi interessa. Per quanto mi riguarda puoi fare come ti pare, io stavo solo cercando di darti una mano”.
Letteralmente, quello che si era immaginato era solo una stretta di mano.
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(Lo so che le mie introduzioni fanno schifo, perciò concludo e vi lascio augurandovi buona lettura!)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza e il Mangiamorte'
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NOTA: questa os è collocata temporalmente dopo l'epilogo della mia storia "La Ragazza e il Mangiamorte"; non penso che sia necessario leggerla, visto che anche presa da sola la one shot dovrebbe stare in piedi, ma se qualcuno volesse andare a darci un'occhiata è il benvenuto.



 
Per Ozzy and I e Akakurina (e un altro paio di persone che mi seguono su wattpad), che magari non la leggeranno neanche ma che con i loro commenti mi hanno fatto decidere che, alla fine, questa one shot dovevo proprio scriverla.
Spero che vi piaccia :)






 
____ SOLO UNA STRETTA DI MANO ____
 
 
 
 
Cari mamma e papà,
sono un SERPEVERDE!!!!!!
Il Cappello Parlante non è sembrato neanche troppo indeciso su dove smistarmi quando me l’hanno messo in testa.
La Sala Comune e i dormitori sono fantastici, non vedo l’ora di conoscere meglio gli altri Serpeverde del primo anno (non indovinerete mai chi è stato smistato in questa casa, anche se probabilmente entro domani la notizia avrà già fatto tutto il giro del Mondo Magico…)
Gli orari delle lezioni ci verranno dati domani a colazione, quindi non so ancora con quali materie comincerò.
Vi scriverò per farvi sapere come sono andati i primi giorni.
A presto!
           
Scorpius
 
 
 
Dopo la cena i Prefetti avevano guidato i nuovi alunni del primo anno fino alla Sala Comune in modo da insegnare loro la strada: si aspettavano che sarebbero stati in grado di tornare in Sala Grande da soli, la mattina dopo.
Scorpius si era guardato intorno a bocca aperta come i suoi nuovi compagni: suo padre si era lasciato sfuggire qualcosa di quando anche lui era stato ad Hogwarts, ma essere finalmente lì di persona era tutta un’altra storia.
La Sala Comune gli era piaciuta subito, la grande parete di vetro che dava sulle profondità del Lago Nero compensava ampiamente la mancanza della vista che si sarebbe potuta godere da eventuali finestre che avrebbero potuto affacciarsi all’esterno – visto che la sala si trovava nei sotterranei.
Anche il dormitorio non era male: di certo non era la sua camera da letto al Manor, ma lì era Hogwarts, e già quello gli faceva guadagnare punti.
Non gli dava fastidio nemmeno il fatto che avrebbe dovuto condividere la stanza con altri suoi coetanei.
 
Appena i Prefetti li avevano lasciati lui non aveva perso tempo: aveva smesso di ammirare quello che lo circondava, aveva preso piuma e pergamena dal baule e si era messo velocemente a scrivere.
Rileggendo si era reso conto che forse i toni della lettera non erano esattamente cortesi e pacati come suo padre gli aveva insegnato, ma in quel momento era troppo eccitato per riuscire a scrivere diversamente.
E comunque…
Era un Serpeverde!
Ce l’aveva fatta!
Quella era l’unica cosa che contava: tutte le sue paure e le sue preoccupazioni, quelle che aveva alla fine avuto il coraggio di rivelare a suo padre prima di prendere l’Espresso, erano svanite completamente nel momento in cui il Cappello Parlante aveva urlato “Serpeverde!” a tutti i presenti in Sala Grande.
La tavola verde-argento era scoppiata in un applauso collettivo dandogli un caloroso benvenuto a cui lui non aveva potuto fare a meno di rispondere con un grande sorriso.
Finalmente era al suo posto.
 
 
 
Uscì nel giardino d’ingresso, dondolandosi sul posto mentre aspettava che Roy, il suo gufo reale, rispondesse al richiamo del fischietto del suo padrone.
Suo padre quando glielo aveva dato gli aveva assicurato che dalla Gufiera del castello sarebbe riuscito a sentirlo senza problemi.
D'altronde il fischietto era magico…
Il volatile arrivò, e il ragazzo gli legò la lettera alla zampa dopo averlo ringraziato con un biscotto gufico che si era portato dietro apposta.
Rimase a guardarlo seguendolo con lo sguardo finchè il gufo non diventò un piccolo puntino nel cielo scuro illuminato dalla luna e dalle stelle per poi sparire del tutto dalla sua vista.
 
“Tra dieci minuti scatta il coprifuoco, fareste meglio a rientrare nei vostri dormitori!” comunicò quello che aveva tutta l’aria di essere un Caposcuola di Corvonero, riconoscibile grazie allo stemma sulla divisa e alla spilla dorata appuntata sul petto, che non aveva visto arrivare.
Un altro paio di studenti che erano ancora fuori come lui si affrettarono a seguirlo rientrando nel castello.
Scorpius stava per incamminarsi a sua volta quando si accorse che un ragazzo era ancora seduto su una delle panchine in pietra del cortile, una delle più lontane dal portone.
Avvicinandosi notò che come lui quel ragazzo doveva essere del primo anno, visto che sulla sua divisa non c’era ancora lo stemma di nessuna Casa (sapeva che sarebbero stati gli elfi domestici a fare il lavoro durante la notte, mentre cravatte e sciarpe con i colori giusti erano già stata portate).
La cravatta verde e argento che stava tormentando con le mani dava però un indizio piuttosto certo riguardo la Casa in cui era stato smistato.
 
“Ehi amico, l’hai sentito il corvo: bisogna rientrare” esordì al compagno, che ancora non aveva alzato la testa nella sua direzione.
Durante la cerimonia non aveva fatto molto caso a chi fosse stato smistato in Serpeverde – a parte nel caso di una persona in particolare – e anche durante la cena aveva passato tutto il tempo a parlare con i suoi vicini di posto che erano a Hogwarts già da un paio d’anni: tanto avrebbe conosciuto per bene i suoi compagni una volta in dormitorio.
Ecco perché adesso era curioso di conoscere il ragazzino che aveva davanti.
 
Quello sembrò fare un profondo sospiro prima di appallottolare la cravatta per mettersela in tasca e rispondere con tono rassegnato: “Sì, ho sentito. Arrivo”
Alzandosi in piedi e tirando su il capo Scorpius lo riconobbe: quello era Albus Potter.
 
I due rimasero a squadrarsi per un attimo, senza sapere come fare per uscire da quella strana impasse in cui si erano ritrovati evitando però accuratamente di guardarsi negli occhi.
Cosa si deve fare quando si incontra una persona per la prima volta?
La domanda risuonò nella mente di Scorpius con una voce tremendamente simile a quella di suo padre.
Ci si presenta
Fu la risposta che si diede subito da solo.
Stava per tendere la mano accompagnando il gesto con un: “Sono Malfoy, Scorpius Malfoy” come gli era stato insegnato – prima il cognome e poi il nome – quando si bloccò mordendosi la lingua.
 
 
Albus Potter era quella persona in particolare a cui aveva fatto caso durante lo Smistamento: come avrebbe potuto non notare un Potter finito in Serpeverde?
Aveva altresì notato che Albus si era isolato durante tutta la cena, rispondendo a mala pena a monosillabi a chi tentava di cominciare una conversazione con lui finchè nessuno aveva più provato.
Era rimasto meravigliato da se stesso quando aveva realizzato di essere dispiaciuto per lui, ancora di più quando una vocina nella sua testa gli aveva detto che alla fine dei conti poteva capirlo.
Quella non era forse la situazione in cui si sarebbe trovato lui se fosse stato smistato in una qualsiasi delle altre Case, se fosse stato smistato in… Grifondoro?
 
E valeva la pena sottolineare il fatto che era un Malfoy e lui un Potter – smistato in Serpeverde ma pur sempre un Potter – con tutte le conseguenze annesse e connesse, solo perché, secondo quanto gli era stato insegnato, il cognome va prima di tutto?
 
 
Ricacciò indietro tutti gli insegnamenti a favore di un semplice: “Meglio andare, o rischiamo di farci togliere punti già dalla prima sera”
Si trattenne dall’esultare in modo decisamente indecoroso quando l’altro fece un cenno di assenso cominciando a camminare al suo fianco per raggiungere il portone.
“Sono Scorpius comunque” aggiunse alla fine con una leggera scrollata di spalle, come se quello che aveva appena detto fosse una cosa di poco conto.
Poi le cose sarebbero andate come dovevano andare, Potter si sarebbe presentato a sua volta, si sarebbero stretti la mano e sarebbero diventati… beh, forse amici era troppo, diciamo conoscenti.
 
Contrariamente a quanto si aspettava con la coda dell’occhio vide l’altro irrigidirsi.
“Lo so chi sei…” lo sentì dire dopo un attimo, e anche lì dovette trattenersi per non esclamare un “Ma allora parli!”
Il suo insegnante di bon ton sarebbe stato fiero di lui per tutte quello uscite poco signorili che era riuscito a evitare.
Nel mentre l’altro aveva continuato: “Sei Malf…”
No” lo interruppe prima che finisse di pronunciare il cognome, fermandosi sul posto a pochi passi dal portone e bloccandogli la strada.
Finalmente si guardarono in faccia, gli occhi verdi incrociarono quelli grigi.
“No?” domandò Albus con un tono vagamente canzonatorio ad uno Scorpius che alzò gli occhi al cielo.
“Non sei forse un Malfoy?” concluse la domanda.
Il biondo sbuffò: poteva già essersi fatto un’idea sul perché il Cappello Parlante avesse mandato Potter tra i Serpeverde…
 
“Senti, so come ti senti: pensavi che saresti finito in Grifondoro come tutta la tua famiglia e invece ti sei ritrovato in Serpeverde. Posso capire che non è facile, ma non è male nemmeno qui, non…”
“Cosa ne puoi sapere tu?” esclamò Albus prima che potesse finire. “Scorpius Malfoy che capisce cosa si prova ad essere smistato nella Casa che tutti in famiglia odiano? Come no: non sai niente, tu. Non sai come mi sento”
In effetti messa così non aveva tutti i torti, ma lui voleva solo essere gentile…
“Faccio Potter di cognome, dovresti starmi alla larga. Immagino che tuo padre te lo abbia ripetuto almeno un milione di volte” aveva intanto aggiunto Albus.
La sorpresa nel rendersi conto che no, in realtà suo padre non aveva detto niente del genere – a parte qualche battuta prontamente stroncata da sua madre – venne soppiantata all’istante dal fastidio per il disprezzo con cui Albus aveva pronunciato quelle parole.
 
“Quindi è questo il tuo piano? Andare a dire a tutti i Serpeverde di starti alla larga perché sei un Potter?” ribattè lui spietato. “Potrebbe anche funzionare, ma poi cosa farai? Fonderai una Casa tutta tua? Perché non credo che i Grifondoro ti accoglieranno felici e contenti: il Cappello Parlante non sbaglia mai, avrà avuto le sue ragioni se alla fine ti ha messo qui, fatti due domande… Ma sai cosa? Non mi interessa. Per quanto mi riguarda puoi fare come ti pare, io stavo solo cercando di darti una mano”.
Letteralmente, quello che si era immaginato era solo una stretta di mano.
Senza aggiungere altro lo superò rientrando nel castello: non voleva beccarsi una punizione prima ancora dell’inizio delle lezioni.
 
Se si fosse voltato avrebbe visto che gli occhi di Albus erano diventati inequivocabilmente lucidi.
 
 
 
§
 
 
 
Erano quasi le quattro del mattino e Scorpius non riusciva a riprendere sonno.
Si era svegliato poco prima delle tre e mezza e da quel momento non aveva fatto altro che rigirarsi inquieto tra le lenzuola del suo letto a baldacchino.
Perché non riusciva a riaddormentarsi?
Alla fine mise da parte le coperte con un gesto secco, aprì le tende del letto e, incurante di essere in pigiama e a piedi scalzi, lasciò il dormitorio.
 
La Sala Comune di notte era ancora più bella: vuota e silenziosa, nei caminetti (che erano già stati accessi anche se era solo settembre) restavano solo poche braci e le luci che illuminavano la stanza di giorno erano state abbassate lasciandola in penombra.
Dall’altra parte del vetro l’acqua del lago era un’unica massa scura, e Scorpius si perse a fissarla sforzando la vista per riuscire a distinguere qualcosa, invano.
In realtà la sua testa era da tutt’altra parte.
Perché gli dava così fastidio aver litigato con Potter?
Non riusciva proprio a spiegarselo.
Dopotutto non erano amici o altro, nemmeno si conoscevano per davvero!
E allora perché…?
 
 
“Mi dispiace”
Le due parole, dette in poco più di un sussurro, lo fecero saltare rischiando tra l’altro di farlo ribaltare in modo molto poco dignitoso dal divano su cui si era seduto.
“Sei scemo?? Mi hai fatto prendere un colpo!” esclamò Scorpius cercando di non alzare troppo la voce, la mano ancora ferma sul cuore che per un istante aveva aumentato la velocità dei suoi battiti, ad un Albus Potter con gli occhi spalancati dallo stupore per il fatto che Malfoy lo avesse chiamato solo scemo dopo le cose poco carine che gli aveva detto dopo cena.
“Scusa…” balbettò incerto.
Scorpius si lasciò sfuggire un sorrisetto divertito mentre si sistemava meglio sul divano in modo che anche l’altro potesse sedersi.
“Anche tu non riuscivi a dormire?” domandò poi, visto che sembrava che Potter avesse – di nuovo – perso l’uso della parola.
Albus annuì esitante: “Io… mi dispiace per ieri sera, non…”
“Questo l’hai già detto, stai diventando ripetitivo Potter…” lo fermò Scorpius calcando apposta sul cognome.
 
Evidentemente il suo interlocutore aveva finalmente capito dove voleva andare a parare visto che anche lui si decise a farsi scappare un sorriso, per quanto incerto.
“No…” disse infatti. “Solo Albus” concluse semplicemente.
“Beh piacere, solo Albus” disse dopo qualche istante Malfoy smettendo di tenerlo sulle spine.
“Piacere mio, solo Scorpius” replicò l’altro ampliando il suo sorriso.
 
 
 
§
 
 
 
La mattina dopo a colazione in Sala Grande più di qualcuno si stropicciò gli occhi domandandosi se stesse ancora sognando, al caldo sotto le coperte nel proprio dormitorio.
 
Albus Potter e Scorpius Malfoy stavano facendo colazione seduti vicini, parlando e scherzando tra loro come se si conoscessero da sempre.
In realtà nessuno dei due poteva smettere di sorridere a causa del ricordo di come si erano lasciati quella notte, quando alla fine si erano decisi a tornare nei loro letti, davanti alla porta del dormitorio un attimo prima di entrare.
 
“Amici?”
“Amici”
 
 
E anche se in quel momento nessuno aveva potuto vederli, la stretta di mano che ne era seguita sarebbe sicuramente passata alla storia.













Lo so che di certo questo non è il "seguito" che tutti si aspettavano, soprattutto visto che è solo una one shot e neanche tanto lunga, per dirla tutta.
Mi sono comunque divertita un sacco a scrivere del primo incontro tra Scorpius e Albus (premetto che non ho ancora letto The Cursed Child, quindi non so ancora com'è andata realmente la cosa), e mi piaceva un sacco l'idea che i due si sarebbero stretti la mano come non è successo per i loro padri.

Cos'altro dire?
Grazie, grazie, grazie a chi leggerà la storia in silenzio, a chi (forse) la metterà tra le preferite/seguite/ricordate e a chi magari sacrificherà qualche minuto del suo tempo per farmi sapere cosa ne pensa.
A presto
E.
   
 
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