Amare
oltre le Apparenze
Capitolo VENTOTTESIMO
POV
BELLA
Un
mese, un interminabile mese è trascorso dal mio
viaggio a
Phoenix. Ne sono accadute di cose in questo lasso di tempo. Tante da
rendere la
mia mente confusa ancora più di prima. La prima è
stata l’arrivo dell’oca per
antonomasia. Non avrei immaginato che sarebbe approdata in un paesino
come
Forks, lei la Femme Fatale dei grattacieli Newyorkesi.
Il
mattino dopo il mio rientro da Phoenix, mentre attendo
Edward e Alice prepararsi per andare a scuola, trovo una sorpresa ad
attendermi
in cucina che conversa placidamente con Esme.
“Jake?”
chiedo incredula. Sbatto le palpebre più volte. I due
si voltano nella mia direzione.
“Ben
svegliata Bella, dormito bene?” chiede Esme con una
leggera nota apprensiva nella voce.
“Benissimo,
grazie Esme” le dico sorridendo. Non avevo fatto
i conti con il mio labbro spaccato e strizzo gli occhi per il dolore
cercando
di smorzare qualsiasi suono esca dalle mie labbra. Questo gesto non
sfugge al
mio amico che
socchiude lo sguardo e digrigna
i denti.
“Beh
non mi saluti?” chiede Jake per attirare la mia
attenzione.
“Dovrei?”
incrocio le braccia al petto stizzita.
Alza
gli occhi al cielo.
“Cosa
ci fai qui?” chiedo scortese.
“Bella”
mi rabbonisce Esme. “E’ venuto questa mattina
presto
per salutarti e parlare un po’ con te prima di andare a
scuola. Per Jake è il
suo primo giorno” dice gentile e materna mentre rivolge lo
sguardo verso di lui
che arrossisce di colpo per quel tono. Una strana luce brilla nei suoi
occhi.
Sembra emozionato. Scuoto il capo per non lasciarmi intenerire dalla
situazione.
“Per
favore Bella, voglio solo chiarire, tutto qui. Non
iniziamo con il piede sbagliato” chiede rivolgendomi lo
sguardo da cucciolo
bastonato. Piccolo imbroglione sta cercando di irretirmi? Beh ci sta
riuscendo.
“Sei
con la moto?” chiedo
“No,
con la macchina” sorride mostrando il chiarore delle sue
arcate dentarie.
“D’accordo,
Jake” dico sconfitta “vado a prendere lo
zaino”.
Corro di sopra e cerco di fare meno rumore possibile. Sento lo scroscio
dell’acqua provenire dal bagno. Questo significa che Edward
è sveglio e si sta
lavando. L’immagine di lui completamente nudo abbracciato e
accarezzato dalle
gocce prepotenti del getto d’acqua diviene una visione vivida
davanti i miei
occhi.
Sento il calore nascere dalle più profonde viscere del mio
corpo
e salire fino a infiammare le guance. Da quando sono così
pervertita? Scrollo
il capo, afferro lo zaino e fuggo da quella stanza e dalle mie perverse
visioni. Prima di raggiungere Jake in cucina, afferro un foglio da uno
dei miei
quaderni e una penna.
“Ci
vediamo direttamente a scuola, perdonatemi devo risolvere una questione
prima.
Vi spiego
dopo
Bella
p.s.
Edward non preoccuparti sto bene, va tutto bene. Ti lascio il bacio del
Buongiorno
Senza
pensarci lascio l’impronta di un bacio sul biglietto. Quella
mattina ho messo
un po’ di rossetto per cercare di nascondere le ferite del
labbro.
Rileggo
e
osservo ciò che l’istinto mi ha
spinto a
fare. Forse dovrei strapparlo. Sono stata troppo sfacciata? No, ho
deciso di
espormi e va
benissimo così.
Lascio
il
biglietto sul mobile dell’ingresso dove sono riposte le
chiavi della macchina e
corro in cucina.
“Andiamo?”
ordino “Ciao Esme e scusa se non mi trattengo” le
do un bacio sulla guancia.
“Non
preoccuparti cara, meglio risolvere subito le situazioni
spinose” mi sorride e
fa l’occhiolino.
Seguita
da Jake esco da casa Cullen.
Dopo
aver chiarito con il
mio amico decido di perdonarlo. E ci dirigiamo verso scuola. Jake
è alquanto
emozionato per questa nuova avventura e sorrido del suo entusiasmo. Dal
mio
canto non vedo l’ora di arrivare e rivedere Edward. Mi manca
come l’aria. Una
volta giunti a destinazione, parcheggiamo nel primo posto libero che
troviamo.
Scendiamo
dalla vecchia Golf di Jake e ci
dirigiamo verso i miei amici, che spero diventeranno anche i suoi. Noto
da
lontano Alice avvinghiata a Jasper, Rose, Ben e Angela, Steven accanto
a
Edward. Una figura bionda dinanzi a loro.
Steven
è accigliato, Edward rigido, pallido. Il
viso tirato e turbato. Profondamente turbato. Mentre mi avvicino, i
suoi occhi
incontrano i miei e un sorriso sincero e dolce spunta sul suo viso. Di
riflesso
contraccambio con ardore. Sento un grande calore bruciare nel mio petto.
La
figura bionda a quello scambio di sguardi si
volta nella mia direzione.
Una
statua. Mi irrigidisco e divengo una statua.
Il suo bellissimo viso da bambola a pochi centimetri da me.
Cosa
ci fa lei qui? Mi chiedo insistentemente,
mentre fisso il mio sguardo torvo in quello cristallino della ragazza.
Una
miriade di ricordi si affollano nella mente. Attraversano i miei occhi
come una
pellicola di un film. Lei che non ha mai perso
occasione per cercare di mettermi in ridicolo, lei che ha
cercato di
spingere le altre cheers contro me e le mie amiche. Lei che era
riuscita a
strappare la nomina di capitano delle cheers di Phoenix ad Anita
Berkley il
vice di Vanessa Gilmore la ex capitano. Lei che non perdeva mai
occasione di
provocare e sedurre i componenti della squadra, soprattutto Paul, una
volta
divenuto capitano della squadra. Lei che quella sera, girava intorno
Brian
Hartford come una cagna in calore e sorrideva maligna in direzione di
Cheryl.
Sbatto le palpebre come ridestata da un sogno a quel ricordo, che mi
arriva
come un flash. Perché lo ricordo solo ora? Lo sguardo triste
di Cheryl di
fronte quella scena e il suo improvviso bisogno di allontanarsi,
l’ho seguita
perché sapevo che aveva bisogno di me.
Alzo
lo
sguardo per un attimo e fisso gli occhi di Steven limpidi come il
cielo, che
ora sono torvi come in procinto di una tempesta.
Lui si gira a fissarmi e sembra cercare di
comunicarmi qualcosa con quello sguardo. Perché ho come
l’impressione che il mio
amico sappia più di quello che ha sempre detto? La
sensazione sgradevole che
lei c’entri con quanto acceduto a Phoenix comincia a farsi
strada e
contrariamente le altre volte ripenso a quegli avvenimenti non provo
terrore,
paura o alienazione. No provo solo un’immensa rabbia.
Percepisco
la mano di Jake serrarsi intorno al
mio braccio. Non so cosa lo abbia spinto a questa reazione. Deve aver
percepito
l’ostilità tra noi.
“Bella,
che piacere rivederti” squittisce con la
sua voce tintinnante.
“Voi…
voi…. Voi vi conoscete?” Edward è
divenuto
ancora più pallido. Mi volto un attimo nella sua direzione.
È tanto pallido da
preoccuparmi, se non fosse un ragazzo sano e forte giurerei che sia
sull’orlo
di uno svenimento. Non l’ho mai visto tanto scosso.
“Certo,
Eddy caro” risponde la bionda slavata.
Edward la fissa con ostilità. Sembra infastidito.
Cosa
sono tutte quelle confidenze???
Fisso
le mie fiamme al cioccolato nella
direzione di lei e proferisco finalmente parola.
“Cosa
ci fai qui Kate?” "
Sospiri,
sospiri, solo
sospiri. All’ennesimo sospiro la testa dei miei amici si alza
e mi fissano. Due
smeraldi verdi mi perforano gelidi e distanti, due caldi e neri mi
scrutano
preoccupati. Un sorriso imbarazzato esce dalle mie labbra.
“Qualche
problema,
Bella?” chiede preoccupato Jake. Edward si limita a
trafiggermi.
“Ecco..
io…” come
diamine posso dire che la causa dei miei pensieri e delle mie
frustrazioni
siede al mio stesso tavolo, e ora mi guarda come fossi
un’aliena? Deglutisco
nervosa davanti quegli occhi inquisitori. Cosa mi è saltato
in testa di
accettare questa ennesima beffa?
“Io
e la trigonometria
siamo diametralmente opposti” esordisco mesta a capo chino e
distolgo lo
sguardo da Edward. Ma a chi voglio darla a bere non riesco a convincere
neanche
me stessa! Con la coda dell’occhio noto le labbra di Edward
schiudersi e
assumere una forma come di qualcuno che sta per ribattere quando la
suoneria di
un cellulare riempie il pesante silenzio della mia cucina. Jake fissa prima il suo cellulare
muto, poi guarda
me con fare interrogativo. Scrollo le spalle per rispondere alla sua
muta
domanda. Entrambi rivolgiamo lo sguardo verso l’unica persona
rimasta in
silenzio. L’unica che non ha battuto ciglio. Sbuffa
sonoramente e senza degnarci
di uno sguardo afferra il cellulare, senza neanche accertarsi di chi lo
stesse
contattando, lo spegne. Così, di punto in bianco.
“Cullen..”
lo
rabbonisce Jacob.
“Sto
studiando non ho
tempo da perdere al telefono” risponde stizzito. Jake esplode
in una risata
sana e genuina.
“Cazzo
Cullen sembri
una zitella acida, hai bisogno di una sana ed energica
scopata” continua a
sghignazzare Jake
“Black
fatti i cazzi
tuoi!” sbotta irritato Edward, mentre la sottoscritta
vorrebbe sprofondare
almeno tre metri sotto terra. Lancio uno sguardo di disapprovazione in
direzione di Jake che continua a
ridersela bellamente. Inarco un sopracciglio. Non trovo ci sia nulla di
divertente
in tutto questo.
Sinceramente
ho creduto
che quei due rinchiusi nella stessa stanza si sarebbero azzuffati per
tutto il
tempo e, invece, con mio sommo stupore ho dovuto ricredermi. Sembrano
andare
profondamente d’accordo dietro i loro battibecchi da comari.
“Bella”
mi ridesta dai
miei pensieri il mio migliore amico “ora devo
andare” fa cenno all’orologio
affisso alla parete della cucina. No! Grida la mia mente. I miei occhi
sembrano
lanciare ininterrotti segnali di S.O.S. quando ho accettato la proposta
di
Edward di darmi ripetizioni di trigonometria Jake mi ha detto che mi
avrebbe
spalleggiato e supportato. Non mi avrebbe mai lasciata sola con lui. E
ora?
“Hai
un appuntamento?”
digrigno tra i denti “potevi dirlo anche prima”
“Scusa
lo avevo
dimenticato” lancia uno strano sguardo in direzione di Edward
poi torna a
guardare me e mi sorride imbarazzato. Se
non sapessi che quei due non riescono a stare uno di fronte
all’altro per
cinque minuti senza finire per rimbeccarsi di brutto oserei dire siano
d’accordo. Non posso davanti a lui palesare la mia tensione.
Questa me la paghi
Jacob Black, gli intima il mio sguardo assassino
“A
domani” mi saluta
con un bacio tra i capelli, visto che non mi sono alzata per salutarlo
o
accompagnarlo alla porta. Fisso un punto non precisato di fronte. Tutto
pur di
non incrociare i suoi occhi. Il martellare frenetico del mio cuore non
mi è
d’aiuto. Cosa pretendevi Bella? Prima o poi sarebbe accaduto.
Tu e lui soli
senza niente e nessuno a interrompervi. Che sia giunto il momento di
affrontarlo?
“Bella?”
la sua voce
melodiosa mi ridesta. Non posso! Emetto l’ennesimo sospiro
prima di voltarmi a
fissarlo. È lì seduto di fronte. Il suo sguardo
leggermente accigliato, la
determinazione che emanano. Merda! Spalanco gli occhi e impreco
mentalmente. È
come se leggessi: Non mi sfuggi dolcezza, sei mia!
L’ultima
volta che ci
siamo ritrovati in questa situazione siamo stati interrotti
dall’intervento di
una esuberante Alice.
*Perché
mi eviti?*
breve, lineare, conciso. Chiaro e schietto.
“Ti
sbagli” miagolo
intimorita da tutta la sua fierezza.
“Davvero?”
sorride
sarcastico.
“Mi
sembra che siamo
qui, no?” indico con lo sguardo la cucina di casa mia
“e siamo soli” l’ultima
parte incrina la voce al sottinteso di quell’affermazione.
Il
suo sorriso sghembo
si apre e accende i suoi occhi di malizia. Mi tremano le gambe e mi
gira la
testa. Ringrazio infinitamente di essere ancorata alla sedia.
“Hai
deciso per la
festa?” mi chiede. Lo fisso sbigottita. Mi sarei aspettata da
lui un
interrogatorio incalzante, perché è vero in
questo mese l’ho evitato come la
peste. Siamo sempre amici, ma io sono stata sfuggente non ho avuto la
forza di
guardarlo ancora in faccia dopo ciò che ho visto nei
corridoi quel giorno che
mi porto scolpito nella mente e nel
cuore.
Il
mio
umore è decisamente inabissato dopo l’incontro di
questa mattina. Per fortuna
non ho nessuna lezione con lei. Almeno per il momento. Inorridisco al
pensiero
che mancano ancora alcune ore al termine delle lezioni e di poterla avere come compagna di
classe. Edward non è
venuto al cambio dell’ora. Poco importa pian piano ho
cominciato ad essere più
tranquilla a camminare per i corridoi da sola. Sola, già.
Jacob è stato
convocato dal preside per metterlo al corrente delle regole della Forks
High
School. Ricordo che lo ha fatto anche con me il primo giorno di scuola.
Angela
e Alice le ho lasciate a flirtare con i rispettivi fidanzati. Io,
intanto, mi
avvio in mensa.
Non
riesco a fare a meno, però, di chiedermi dove si sia
cacciato Edward. Sento il
bisogno impellente della sua presenza rassicurante al mio fianco, della
carezza
del suo respiro sulla pelle, il bisogno di abbandonarmi completamente a
lui e
alle sue attenzioni. Un sorriso spunta
sulle mie labbra, Steven ha ragione devo lanciarmi, devo vivere. Un
brusio
leggero e concitato invoca la mia attenzione. Come attratti da forza di
gravità
i miei piedi
prendono quella direzione.
Resto paralizzata per lo spettacolo che mi si para davanti. Non riesco
a
credere ai miei occhi. Lei avvinghiata a lui, le sue labbra incollate
alle sue.
Vorrei che fossero le mie ad essere sfiorate in quel modo. I loro corpi
allacciati e si incastrano seguendo una linea perfetta. Le mani di lui
che
scivolano lungo la schiena di lei. Cos'è questo dolore
lancinante al petto?
Avrei dovuto immaginarlo, non dovevo ascoltare i consigli del mio
amico, non
dovevo illudermi...."
Quel
giorno sono
fuggita, letteralmente. Il dolore che ho provato è stato
troppo forte se non
fosse stato per le braccia possenti che mi hanno accolto e cullato
sarei finita
nel reparto di cardiologia, sicuro. Mio padre era tornato ed
è venuto a
prendermi a scuola. Sono stata felice come mai in vita mia di
riabbraccialo.
Senza salutare nessuno siamo andati a casa Cullen. Esme, la sola in
casa, si è
rabbuiata nell’incrociare il mio sguardo. Credo si sia resa
conto che ci fosse
qualcosa di strano, la conferma l’ha avuta quando non ho
voluto aspettare il
rientro degli altri componenti la famiglia per salutarli, adducendo che
non
sarei scappata in capo al mondo, ma che tornavo semplicemente a qualche
km di
distanza nella mia casetta e li avrei sentiti e rivisti a breve. Mamma
Cullen
non se l’è bevuta e neanche mio padre credo. Per
tutto il tragitto e al rientro
a casa non mi ha chiesto nulla, non ha spiccicato parola.
Nel
tardo pomeriggio il
mio cellulare non ha smesso di squillare. Non ho risposto a nessuno.
Neanche a
Jake. Non avevo voglia di parlare, volevo solo metabolizzare quanto
accaduto.
Sono
stata ore a
riflettere. Alla fine ho capito che Edward prova per me un sincero
affetto
“fraterno”, che Steven ha sbagliato di grosso e io
stupida ad avergli dato
retta. Non ho fatto altro che fomentare un desiderio irrealizzabile.
Dopo aver
trascorso la notte in bianco ho preso una decisione. Avrei continuato a
stargli
accanto come amica, come in questi giorni. Anzi no, avrei cercato di
mettere un
po’ di distanza perché altrimenti avrei continuato
solo a illudermi e sperare
ad ogni suo gesto. Devo dire che lui mi è stato
d’aiuto. Dopo il primo
approccio, il nostro rapporto si è un po’
raffreddato. Dopo il non chiarimento
interrotto da Alice il giorno seguente ci siamo limitati a frequentarci
e a
tenerci a distanza.
Respira,
Bella, respira. È tutta la mattina che cerco di evitarlo.
Sono arrivata tardi
di proposito per evitare di incrociare i miei amici al parcheggio. Ho
dribblato
i tentativi di pedinamento di Alice, guadagnandomi delle occhiate
assassine da
parte sua. Ora mi ritrovo praticamente
a
correre a capo chino per non incrociare occhi indiscreti.
All’altezza dello
stanzino delle scope due ceppi forti bloccano il mio cammino e
conducono in un
punto appartato dei corridoi, quello che dà verso
l’uscita secondaria. Non ho
bisogno di alzare il capo per sapere chi sia ad avermi
“rapita” il suo odore lo
riconoscerei tra mille, come anche la sua presa decisa e delicata al
tempo
stesso. Quando ci fermiamo resto a capo chino. La mia visuale
è occupata da un
paio di scarpe di marca nuove di zecca.
“Allora?”
chiede con voce decisa e incazzata. Merda, non oso alzare il capo,
immagino già
il suo livido di rabbia. Che poi cosa gliene importa di me, visto che
si
sbaciucchia tutte? Cerco di far convergere tutte le mie forze per
affrontarlo.
Emetto un lungo sospiro e alzo il capo e cerco di essere quanto
più convincente
possibile. Non sono io quella che deve essere in imbarazzo, non sono io
quella
che si apparta con la prima femmina che si trova davanti senza curarsi
minimamente di chi possa vederlo o meno. La rabbia dei miei stessi
pensieri, mi
danno la forza di non far tremare la mia voce.
“Allora
cosa?” chiedo inarcando un sopracciglio infastidita.
“E
lo
chiedi, Bella?” mi risponde a tono “ieri sei
praticamente scomparsa. Ti abbiamo
cercato dappertutto, non hai risposto alle nostre chiamate”
lo sento prendere
respiro per un attimo come se volesse aggiungere qualcosa, poi si morde
il
labbro inferiore, abbassa lo sguardo e dopo un attimo di esitazione lo
ripunta
su di me fulminandomi. Mi sento mancare il fiato,
come
se una stilettata mi avesse trapassato il petto. Faccio
appello a tutta
la mia faccia tosta e alla mia rabbia per non soccombere.
“
e tu?”
continua “eri placidamente nella tua casetta nel calduccio
del tuo lettino”
termina sarcastico. “Hai idea di quanto tu ci… -
scuote il capo – mi – si
corregge – mi abbia fatto preoccupare? Di quanto sia stato in
pena per te?”
Gli
rivolgo uno sguardo pungente. Le sue parole mi arrivano false come le
banconote
del monopoli. Ho visto quanto eri preoccupato per me. Le mie labbra si
schiudono per sputare fuori quell’amara verità
quando la voce di Alice ci
interrompe.
“Eccovi
finalmente” dice alterata e si avvicina. Continuo a tenere lo
sguardo fisso in
quello di Edward
“ho
interrotto qualcosa?” chiede guardinga alternando lo sguardo
da me a suo
fratello
“No,
certo che no” rispondo spostando la traiettoria della mia
visuale al folletto
che ora mi è di fianco
Noto
sottecchi Edward irrigidire la mascella e stringere maggiormente i
pugni lungo
i fianchi. Alice inarca un sopracciglio
“Comunque
signorina non hai nulla da dire?” chiede aggrottando le
sopracciglia.
“D’accordo”
alzo le mani in segno di resa “ ti.. vi chiedo scusa per ieri
non pensavo di
farvi stare tanto in pensiero. Ho tolto la suoneria al cellulare, come
al
solito, e non ho sentito le vostre chiamate. Volevo solo godermi mio
padre e il
suo ritorno” dico tutto d’un fiato senza guardare
nessuno dei due in faccia,
nella speranza di essere stata convincente.
Dopo
lunghi istanti di silenzio è Alice a
spezzare quel gelo.
“Sei
fortunata che sono di ottimo umore e ti perdono” dice
lanciandosi ad
abbracciarmi “sono stata nominata presidente del comitato che
quest’anno
organizzerà la festa di Halloween” comunica
euforica, mentre si stacca dal
nostro abbraccio e saltella come un folletto. Mi apro in un sorriso
sincero
“Sono
felice, per te Alice, so quanto ci tenevi quest’anno a
organizzare tu la festa”
mi complimento sincera
“Sono
contenta ti faccia
piacere” mi fissa con
un sorriso poco rassicurante e la mia espressione cambia radicalmente
“perché
tu, mia cara, mi aiuterai e non accetto un no come risposta.
Sarà la tua
punizione per avermi fatto andare in pappa il cervello ieri. E non solo a me” mugugna
fissando il fratello che ancora
non ha proferito parola.
“Andiamo,
su” continua “le lezioni stanno riprendendo e
abbiamo parecchie cose di cui
discutere” mi prende sotto braccio e mi allontana da quel
luogo e, soprattutto,
da Edward fermo e immobile a fissarci.
Naturalmente,
Tanya e
soprattutto Kate hanno gongolato per questo allontanamento e la nuova
arrivata
non ha mancato di spiattellarmi in faccia che lei e Edward sono tornati
insieme.
Oh, quello sì che è stato un duro colpo.
“Tornati” il che presupponeva che
fossero stati intimi in passato. Quando, come? Questo lo ignoro
tutt’ora.
Il dolore è forte. Vederlo ogni giorno sta
divenendo un'agonia: sempre
sorridente, quel sorriso sghembo che ti toglie il fiato, non destinato
a me.
Pensavo che sarei riuscita a gestire la situazione, restargli accanto
solo come
amica si sta dimostrando più arduo del previsto. Poi
c'è lei, è irritante la
sua presenza e la sua vocetta squittente. La odiavo quando ero a
Phoenix e ora
la odio ogni giorno di più, ad ogni strusciata sul MIO
Edward. Mio, no lui non
è mio e non lo sarà mai..... Questo devo
mettermelo bene in mente.
Devo
anche dire che la
freddezza di Edward è durata più o meno una
settimana, nella seconda settimana
il suo atteggiamento è di nuovo mutato e ha ricominciato a
guardarmi con meno
freddezza, anche se continua a tenere le distanze. Secondo Steven, la
mia sola
e unica ancora di salvezza, l’unico con cui riesco a sfogare
tutto il dolore
che porto nel cuore, la spalla su cui piango ogni weekend e ogni sera
al
telefono, lui sta solo rispettando i miei spazi. I muri li ho alzati
io, lui si
sta semplicemente limitando a reagire alle mie azioni. Il fatto che
abbia
ammorbidito il suo atteggiamento dovrebbe dimostrarmi che sta cercando
un modo
per riavvicinarmi. Io non POSSO credergli.
Jacob
si trova
d’accordo con il pensiero di Steven. Jake, altro enigma. Mi
è rimasto accanto
come un cagnolino fedele, ma nell’ultimo periodo il suo
atteggiamento nei
confronti di Edward si è ammorbidito. Lui dice di no, invece
io l’ho capito.
“Cosa?”
balbetto “ Oh
la festa, certo” Edward continua a fissarmi “Beh,
l’ho già detto e lo ripeto,
io non parteciperò” affermo sicura e incrocio le
braccia al petto mentre poggio
la schiena contro lo schienale della sedia. Edward continua a fissarmi
con
sguardo indecifrabile. Silenzio, pesante silenzio scende come un velo
pesante
tra di noi.
È
il trillo insistente
del telefono di casa a spezzare la lastra di ghiaccio che ci divide.
Sbatto
le palpebre più
volte chiedendomi chi possa essere.
Con
un grugnito di
disapprovazione avanzo nella direzione di Edward e lo sorpasso.
“Casa
Swan” rispondo a
quel maledetto telefono.
“Era
ora che
rispondessi, Bella! Ti dispiacerebbe passarmi il Mio
ragazzo?” chiede la voce
squillante dall’altra parte della cornetta. Spalanco occhi e
bocca per la
meraviglia. La potenza di un pugno nello stomaco mi fa mancare il
respiro per
qualche secondo. Cosa diavolo ha detto la stronza???? Una rabbia sorda
si fa
strada all’interno del mio corpo. Quello stesso tonfo che
grava sul mio stomaco
risale intenso fino ad annebbiarmi la vista. Sbatto più
volte le palpebre e
finalmente do fiato alla bocca.
“Sarebbe
educato dire
almeno Ciao, ma d’altra parte la buona educazione con te
è andata a farsi
fottere, vero Kate?” noto il sopracciglio di Edward muto
difronte me che non si
è perso neanche una virgola, inarcarsi.
“Cosa
ti fa credere che
Edward sia qui?” chiedo ingenuamente. Lo so benissimo come fa
a saperlo, e la
rabbia per la sua intromissione diviene ancora più
prepotente.
“Passamelo
e basta”
ordina perentoria.
“Ti
passo subito il TUO
ragazzo madame, ti ricordo, però che questa è la
mia linea telefonica quindi
taglia corto” esplodo verso la stronza bionda e il ragazzo
che mi sta difronte
che mi guarda con lo sguardo più sorpreso che gli abbia
visto finora. Non deve
essere stato un bello spettacolo osservarmi nei panni di uno
scaricatore di
porto, ma quella vipera formato Barbie ha il potere di mandarmi in tilt
il
cervello e la buona educazione.
Con
passo lento e senza
mai distogliere lo sguardo dal mio si avvicina. Prende la cornetta
dalle mie
mani che viene a contatto con la sua, una scossa mi percuote tutta e
avverto
una gran confusione pervadermi. Se anche lui l’abbia sentita
non ne ho idea, il
suo viso non traspare alcuna emozione. Fissa la cornetta, il telefono e
me. Non
ho voglia di ascoltare le smancerie che hanno da dirsi, mi volto e
faccio per
andare via e lasciare loro la giusta privacy.
“Ferma,
resta!” imperativo
e categorico. Mi volto per fargli presente che non ho intenzione di
invadere la
loro intimità. Resto ammutolita e pietrificata. Gli occhi
verdi di Edward mi
fissano con una decisione che non gli ho mai visto. Il viso tirato e
gli occhi
carichi di infinite promesse e dal cipiglio che corruga le sue
sopracciglia,
non credo siano promesse benevoli.
Rimette
la cornetta a
posto e poggia i fianchi con una grazia che incanta contro il mobile su
cui è
poggiato il telefono, incrocia le braccia al petto e il suo sorriso
sghembo si
fa largo sul suo bellissimo viso. Resto, immobile e a fissarlo.
“Cosa
vuoi?” inarco un
sopracciglio. Mi ero aspettata un tono più dolce.
“Edward
caro, volevo
sentirti” la vocetta stridula della bionda riempie la stanza
come fosse presente
fisicamente in questo assurdo teatro che ha imbastito Edward.
Quest’ultimo
assottiglia lo sguardo infastidito.
“Io
no” risponde
imperativo. Un attimo di silenzio dall’altra parte e prima
che anche solo un
respiro possa rispondere, lui continua “ora sono con Bella e
non ho intenzione
di essere infastidito da te”.
“Bella
sempre lei”
grugnisce la bionda “la sua compagnia è migliore
della mia?” continua con una
voce decisamente infastidita. Beh non posso certo biasimarla, anche io
al suo
posto mi irriterei a morte se il mio ragazzo preferisse
un’altra “o devo
inventarmi qualche scusa per poterti incontrare? Beh, sai anche io sono
molto
carente in matematica, potresti darmi una mano” prosegue
melliflua. Ora sono io
ad essere infastidita, come osa quella… quella….
Dio non trovo neanche le
parole. Mi passo una mano tra i capelli e intrappolo il labbro
inferiore tra i
denti per non proferire neanche un singulto, di certo non voglio che
sappia che
sto ascoltando tutto e penso anche Edward, dato che mi ha lanciato uno
sguardo
ammonitore.
“Mi
sembra di avertelo
già spiegato a sufficienza, Bella non ha bisogno di scuse
per la mia compagnia
per lei sono sempre libero, sempre” rimarca
l’ultima parola con un tono che mi
scalda dritto il cuore.
“E
ora ti dispiacerebbe
spiegarmi come mai sono stato definito il TUO ragazzo?”
chiede freddo
Resto
pietrificata cosa
significa?
Edward
continua a
scrutarmi e inarca un sopracciglio, posso quasi vedere le rotelle del
suo
cervello cozzare tra loro per la velocità con cui sta
elaborando chissà quali
pensieri. Nella mia testa solo un’unica domanda: Cosa sta
succedendo?
“Cosa
dici Edward caro,
chi ti ha definito in questo modo?” Kate con tono basso e
quasi sorpreso.
Stringo
i pugni lungo i
fianchi talmente forte da far sbiancare le nocche e intensifico la
presa sul
mio labbro. Come diamine fa a mentire in modo così spudorato?
“Non
sono stupido Kate,
non offendere la mia intelligenza. Ho sentito Bella prima definirmi il
TUO
ragazzo. Ora esigo che mi spieghi perché mi ha appellato in
questo modo, dato
che io e te non siamo niente?”
Cosa???????
La mia espressione deve essere eloquente perché Edward mi
scruta e i suoi occhi
si spalancano come davanti una folgorazione.
“Cosa
diamine le hai
detto Kate? Cosa diamine ti sei inventata?” continua con tono
esasperato.
“Io?
Niente Edward, ti
giuro che non le ho detto niente, sarà lei che
avrà fatto girare troppo la sua
testolina” assottiglio lo sguardo e un grugnito esce dalle
mie labbra e scuoto
il capo con fervore. Dannatissima bugiarda!
“
Ti conosco Kate! Ti
avevo avvertita di stare lontano da Bella e lasciarla in pace, sono
stato
davvero ingenuo!” scuote il capo deluso.
“Edward,
lo sai quello
che provo per te, è solo una questione di tempo, ma sarai di
nuovo mio1”
“Smettila,
sta zitta!”
esplode Edward come scottato. Il suo viso imperturbabile ora
è devastato da
mille emozioni diverse. Non lo avevo mai visto in questo stato.
“Ti
avverto per
l’ultima volta: sta lontano da Bella. Non ti
permetterò di insudiciare ciò che
c’è tra me e lei qualsiasi cosa sia,
chiaro?” riattacca senza darle tempo di
ribattere. Il capo chino e il respiro alterato, senza forze, come se
avesse
affrontato uno sforzo sovrumano da sfiancarlo.
Spinta
da vita propria
le mie gambe si
spostano nella sua
direzione, una mano protesa verso di lui. Il bisogno di confortarlo
prende il
sopravvento su tutto, sulla confusione che aleggia nella mia testa.
“Ferma,
lì” intima con
voce roca e tesa. Mi blocco pietrificata, non si è mai
rivolto nei miei confronti
con quel tono.
“Dimmi
che lei non
c’entra” continua. Alza il volto e mi inchioda con
i suoi occhi freddi e
infuocati di rabbia allo stesso tempo.
“Dimmi
che non è per le
stupidaggini che quella…. Ti ha propinato. Dimmi che non
è per questo che ti
sei allontanata da me” proferisce mentre si avvicina come un
predatore.
Cerco
di parlare, ma i
suoi occhi. Mio dio quegli occhi così intensi non glieli
avevo mai visti, mi
pietrificano. Non smetto neanche per un attimo di fissarlo a stento
percepisco
le sue calde mani che afferrano con forza le mie braccia e stringono,
stringono
fino a farmi male, non un singulto esce dalle mie labbra.
“Perché
Bella, perché?”
chiede esasperato e continua a stringere. Un singulto esce
involontariamente
dalle mie labbra. Lascia la presa e si allontana. Fissa le sue mani e
poi me.
Senza proferire parola afferra la sue cose e mi supera, esce dalla
cucina.
Prima di aprire la porta di casa e uscire definitivamente dice le
parole che
spezzano qualcosa dentro di me.
“Sono
stufo, Bella.
Stufo di tutto questo. Cresci una buona volta e smettila di fidarti di
chi non
devi. Prendi una decisione che sia definitiva una buona
volta” queste le ultime
parole prima di sentire la porta d’ingresso chiudersi con un
rumore simile ad
uno scoppio.
Quel
rumore mi fa
sussultare e rimbomba dentro con un boato distruttivo enorme. La mia
anima e il
mio cuore si sgretolano per quel suono.
“Ed..Edw…Edward”
le mie
labbra pronunciano il suo nome in un sussurro. “Edward,
Edwaaaarddd!” urlo
correndo verso la porta e la spalanco, nella speranza che lui sia
ancora lì.
Invece vedo la sua auto allontanarsi.
“Edwaaaaardddd!”
urlo
ancora, ma ormai è troppo lontano per sentirmi.
L’ho perso, l’ho perso
definitivamente per la mia stupidità. Scoppio in un pianto
disperato e mi
accascio sul freddo asfalto. Sono ancora lì indolenzita e fredda quando braccia
calde e rassicuranti
mi avvolgono e mi portano in casa, mi avvolgono nel loro aroma di erba
e terra
e sole. Jacob, mi fissa con i suoi profondi occhi scuri e cerca di
parlarmi, ma
non riesco ad ascoltare ciò che dice. Le parole di Edward
riempiono le mie
orecchie. Cresci, ha detto, sono stufo di tutto questo. E’
stufo di me.
“Dannazione,
Bella! Si
può sapere cosa è successo??? Giuro che se ti ha
fatto del male gli spacco la
faccia! Bene se tu non parli lo farà lui, ora lo
chiamo”
“No”
gli afferro il
polso della mano che tratteneva il cellulare “non chiamarlo,
Edward non c’entra
niente!”
“Ah
no?” inarca un
sopracciglio
“No
davvero, sono solo
sconvolta, ho scoperto che ancora una volta sono stata presa in
giro” e la
rabbia torna prepotente
Jake
cerca di parlare,
ma è come se si fossero rotti gli argini e come un fiume in
piena lo investo
con le mie parole
“Kate,
mi ha mentito,
mi ha fatto credere che lei e Edward stessero insieme e invece era
tutta una
menzogna!”
Jake
sospira “ Te lo
avevo detto Bella, che c’era qualcosa di strano in tutta
questa assurda
vicenda, ma tu no, fai sempre di testa tua e non ascolti mai chi cerca
di farti
aprire gli occhi” sbraita. È vero sia lui che
Steven hanno cercato, seppur in
modi differenti, di farmi comprendere di non fidarmi, che dovrei
conoscere Kate
e la sua natura subdola e manipolatrice. Fiducia, anche Edward ha
parlato di
fiducia.
“Maledizione,
Jake,
come potevo non fidarmi dopo aver visto quel bacio. E ti assicuro che
non era
un bacio freddo o distante. Era un bacio con i fiocchi, i loro corpi
avvinghiati sembravano fare scintille”
“Ok
l’ha baciata, ma
non significa niente”
“Ah
no? E tutte le
volte che l’ho beccata mentre gli si strusciava
addosso?”
“Sempre
quando c’eri tu
nella vicinanze, altrimenti e ti posso assicurare che durante gli
allenamenti
gli stava ben lontana e lui ha respinto sempre ogni suo
approccio” continua
“Com’è
che adesso lo
difendi?” chiedo scettica
“No
lo sto difendendo
Bella” dice esasperato “sto solo analizzando i
fatti in maniera fredda e
distaccata. Perché ti fai del male?” lo guardo
meravigliata per le sue parole.
Sospira pesantemente, prende una sedia e si siede di fronte il letto
dove sono
seduta io. Mi prende le mani e comincia
a carezzarle. Il capo chino a osservare
l’ipnotico movimento che le sue
dita compiono. Quel gesto ha il potere di infondere un po’ di
calore e i
brividi che percepisco mi fanno comprendere quanto il gelo che scorre
nelle mie
vene in quel momento sia pungente. Dopo istanti che sembrano
interminabili,
rialza il capo e fissa i suoi occhi scuri nei miei.
“Perdonami,
Bella.
Perdonami per quello che sto per dirti. Devi smetterla di auto
commiserarti. Ti
ascolti quando parli? Cerchi scuse su scuse per vedere il nero delle
situazioni.
Se ti soffermassi a ragionare con lucidità vedresti tutto
chiaro e non
cercheresti di vedere quello che non c’è”
Non
posso credere alle
mie orecchie. Scottata dalle sue parole ritiro le mie mani e mi avvolgo
in un
abbraccio. Alzo il capo e sono pronta a ribattere, quando Jake blocca
il flusso
di parole con una mano alzata.
“So
cosa stai per
dirmi. Hai visto quel bacio. E questo è un fatto. Ci sta
Bella, Edward non è un
robot è fatto di carne e sangue, è un essere
umano, e sono sicuro che ci sia
una qualche spiegazione dietro tutto questo. Ma sono oltremodo sicuro
che lui
non prova niente per Kate, te l’ho ripetuto fino allo
sfinimento. Magari quel
bacio è stato un momento di debolezza, è stato
colto alla sprovvista e si è
lasciato un po’ andare. Non puoi sapere quello che
è successo dopo. E anche se
fosse che l’ha baciata perché gli andava, la vera
domanda è: Cosa vuoi tu
Bella? Vuoi Edward? Bene” sbotta alzandosi in piedi
infervorato dalla sua
filippica “ Alzati e cazzo mostra gli artigli. Vai
lì fuori e fai il culo a
tutte quelle sciacquette e prenditelo. Ma basta con questo
atteggiamento del
cazzo! Non sei tu, Bella”
Rifletto
sulle sue
parole. Da una parte è vero, sto solo cercando di
arrampicarmi sugli specchi e
voler ostinarmi a pensare che Edward non mi voglia, perché?
“Ho
paura” sussurro,
alzo il occhi e sento il labbro inferiore tremare “Ho paura
di aprire il mio
cuore e vederlo in
frantumi” alla fine
do voce alla mia paura più grande.
Jake
si piega sulle
ginocchia per fissare i suoi occhi nei miei. Mi alza il mento con due
dita per
incatenarmi.
“Tutti
abbiamo paura
dei sentimenti Bella. Vedi me. Sto qui a farti la paternale e intanto
non ho le
palle per dire alla ragazza che amo i miei sentimenti,
perché ho paura non ricambi.
Sai cosa c’è sono stufo, non voglio
più essere l’amicone per lei voglio che sappia
cosa ho dentro, voglio che
sappia che il mio cuore batte per lei e se lei non vuole saperne, ne
soffrirò,
ma almeno avrò fatto chiarezza e cercherò di
andare avanti e non di vivere una
non vita nella speranza di qualcosa che non avrò mai la
certezza potrà
accadere”
“Leah
sarebbe una
sciocca a non accettarti, Jake” gli dico con lo sguardo
dolce. Jake merita
l’amore di Leah, merita di essere amato. Non
perché è il mio migliore amico, il
mio sole personale, ma perché ha un cuore grande e colmo
d’amore da donare. Gli
carezzo una guancia per confortarlo. Comprendo i suoi timori e il suo
dolore,
perché è anche il mio. Calde lacrime scorrono
lungo le guance, Jake avvolge il
mio viso con le sue calde e grandi mani e mi bacia dolcemente la
fronte,
avvolgo le braccia intorno al suo collo e lo stringo forte. Voglio
fargli
sentire il calore del mio cuore e l’affetto che mi lega a lui
e le lacrime
continuano a scendere copiose. Lo attiro sempre più a me
finche non finisce sul
letto insieme a me.
Qui
seduta sul mio letto, avvinghiata al corpo del mio migliore amico
sfogo
tutte le mie lacrime....
Note Autore:
Sono profondamente addolorata per la mia lunghissima assenza. Non ci sono parole per chiedere perdono nè starò qui a cercare giustificazioni inutili.
Posso aolo assicurarvi che in tutto questo tempo questa storia non è mai stata dimenticata, nella mia testa è ormai anche già conclusa, sulla carta ho cercato di mettere nero su bianco quanto più possibile per non farvi più attendere. Il più è già scritto e nel mentre pubblicherò scriverò finalmente il finale.
Non vi prometto un giorno sicuro di pubblicazione, sicuramente avrete, però, un capitolo a settimana o al più tardi entro due settimane, dipende solo da quando avrò qualche moneto tranquillo (come questo) per poter correggere impaginare o altro.
Ho riletto più volte questa pubblicazione, potrebbe però essermi sfuggito qualche strafalcione, vi chiedo di segnalarmelo in modo da correggere.
Un grazie di cuore a tutti voi che avete continuato ad avere questa storia tra le vostre preferite, seguite, ricordate nonostante tutto....
Grazie!