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Autore: luis    20/09/2016    1 recensioni
Edward e Bella umani. Lei dolce sensibile e desiderosa di essere amata per ciò che è. Lui il più popolare della scuola che si nasconde dietro una maschera di apparente superficialità. Riuscirà la nostra Bella ad abbattere le barriere per arrivare nel profondo della sua anima?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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CAPITOLO 28

   

Luis

Amare oltre le Apparenze

Capitolo VENTOTTESIMO

  POV BELLA


Un mese, un  interminabile mese è trascorso dal mio viaggio a Phoenix. Ne sono accadute di cose in questo lasso di tempo. Tante da rendere la mia mente confusa ancora più di prima. La prima è stata l’arrivo dell’oca per antonomasia. Non avrei immaginato che sarebbe approdata in un paesino come Forks, lei la Femme Fatale dei grattacieli Newyorkesi.

Il mattino dopo il mio rientro da Phoenix, mentre attendo Edward e Alice prepararsi per andare a scuola, trovo una sorpresa ad attendermi in cucina che conversa placidamente con Esme.

“Jake?” chiedo incredula. Sbatto le palpebre più volte. I due si voltano nella mia direzione.

“Ben svegliata Bella, dormito bene?” chiede Esme con una leggera nota apprensiva nella voce.

“Benissimo, grazie Esme” le dico sorridendo. Non avevo fatto i conti con il mio labbro spaccato e strizzo gli occhi per il dolore cercando di smorzare qualsiasi suono esca dalle mie labbra. Questo gesto non sfugge al mio amico  che socchiude lo sguardo e digrigna i denti.

“Beh non mi saluti?” chiede Jake per attirare la mia attenzione.

“Dovrei?” incrocio le braccia al petto stizzita.

Alza gli occhi al cielo.

“Cosa ci fai qui?” chiedo scortese.

“Bella” mi rabbonisce Esme. “E’ venuto questa mattina presto per salutarti e parlare un po’ con te prima di andare a scuola. Per Jake è il suo primo giorno” dice gentile e materna mentre rivolge lo sguardo verso di lui che arrossisce di colpo per quel tono. Una strana luce brilla nei suoi occhi. Sembra emozionato. Scuoto il capo per non lasciarmi intenerire dalla situazione.

“Per favore Bella, voglio solo chiarire, tutto qui. Non iniziamo con il piede sbagliato” chiede rivolgendomi lo sguardo da cucciolo bastonato. Piccolo imbroglione sta cercando di irretirmi? Beh ci sta riuscendo.

“Sei con la moto?” chiedo

“No, con la macchina” sorride mostrando il chiarore delle sue arcate dentarie.

“D’accordo, Jake” dico sconfitta “vado a prendere lo zaino”. Corro di sopra e cerco di fare meno rumore possibile. Sento lo scroscio dell’acqua provenire dal bagno. Questo significa che Edward è sveglio e si sta lavando. L’immagine di lui completamente nudo abbracciato e accarezzato dalle gocce prepotenti del getto d’acqua diviene una visione vivida davanti i miei occhi. Sento il calore nascere dalle più profonde viscere del mio corpo e salire fino a infiammare le guance. Da quando sono così pervertita? Scrollo il capo, afferro lo zaino e fuggo da quella stanza e dalle mie perverse visioni. Prima di raggiungere Jake in cucina, afferro un foglio da uno dei miei quaderni e una penna.

Ci vediamo direttamente a scuola, perdonatemi devo risolvere una questione prima.

Vi spiego dopo

Bella

p.s. Edward non preoccuparti sto bene, va tutto bene. Ti lascio il bacio del Buongiorno

Senza pensarci lascio l’impronta di un bacio sul biglietto. Quella mattina ho messo un po’ di rossetto per cercare di nascondere le ferite del labbro.

Rileggo e osservo ciò che l’istinto mi  ha spinto a fare. Forse dovrei strapparlo. Sono stata troppo sfacciata? No, ho deciso di espormi e  va benissimo così.

Lascio il biglietto sul mobile dell’ingresso dove sono riposte le chiavi della macchina e corro in cucina.

“Andiamo?” ordino “Ciao Esme e scusa se non mi trattengo” le do un bacio sulla guancia.

“Non preoccuparti cara, meglio risolvere subito le situazioni spinose” mi sorride e fa l’occhiolino.

Seguita da Jake esco da casa Cullen.

Dopo aver chiarito con il mio amico decido di perdonarlo. E ci dirigiamo verso scuola. Jake è alquanto emozionato per questa nuova avventura e sorrido del suo entusiasmo. Dal mio canto non vedo l’ora di arrivare e rivedere Edward. Mi manca come l’aria. Una volta giunti a destinazione, parcheggiamo nel primo posto libero che troviamo.
Scendiamo dalla vecchia Golf di Jake e ci dirigiamo verso i miei amici, che spero diventeranno anche i suoi. Noto da lontano Alice avvinghiata a Jasper, Rose, Ben e Angela, Steven accanto a Edward. Una figura bionda dinanzi a loro.
Steven è accigliato, Edward rigido, pallido. Il viso tirato e turbato. Profondamente turbato. Mentre mi avvicino, i suoi occhi incontrano i miei e un sorriso sincero e dolce spunta sul suo viso. Di riflesso contraccambio con ardore. Sento un grande calore bruciare nel mio petto.
La figura bionda a quello scambio di sguardi si volta nella mia direzione.
Una statua. Mi irrigidisco e divengo una statua. Il suo bellissimo viso da bambola a pochi centimetri da me.
Cosa ci fa lei qui? Mi chiedo insistentemente, mentre fisso il mio sguardo torvo in quello cristallino della ragazza. Una miriade di ricordi si affollano nella mente. Attraversano i miei occhi come una pellicola di un film. Lei che non ha mai perso  occasione per cercare di mettermi in ridicolo, lei che ha cercato di spingere le altre cheers contro me e le mie amiche. Lei che era riuscita a strappare la nomina di capitano delle cheers di Phoenix ad Anita Berkley il vice di Vanessa Gilmore la ex capitano. Lei che non perdeva mai occasione di provocare e sedurre i componenti della squadra, soprattutto Paul, una volta divenuto capitano della squadra. Lei che quella sera, girava intorno Brian Hartford come una cagna in calore e sorrideva maligna in direzione di Cheryl. Sbatto le palpebre come ridestata da un sogno a quel ricordo, che mi arriva come un flash. Perché lo ricordo solo ora? Lo sguardo triste di Cheryl di fronte quella scena e il suo improvviso bisogno di allontanarsi, l’ho seguita perché sapevo che aveva bisogno di me.

Alzo lo sguardo per un attimo e fisso gli occhi di Steven limpidi come il cielo, che ora sono torvi come in procinto di una tempesta.  Lui si gira a fissarmi e sembra cercare di comunicarmi qualcosa con quello sguardo. Perché ho come l’impressione che il mio amico sappia più di quello che ha sempre detto? La sensazione sgradevole che lei c’entri con quanto acceduto a Phoenix comincia a farsi strada e contrariamente le altre volte ripenso a quegli avvenimenti non provo terrore, paura o alienazione. No provo solo un’immensa rabbia.
Percepisco la mano di Jake serrarsi intorno al mio braccio. Non so cosa lo abbia spinto a questa reazione. Deve aver percepito l’ostilità tra noi.
“Bella, che piacere rivederti” squittisce con la sua voce tintinnante.
“Voi… voi…. Voi vi conoscete?” Edward è divenuto ancora più pallido. Mi volto un attimo nella sua direzione. È tanto pallido da preoccuparmi, se non fosse un ragazzo sano e forte giurerei che sia sull’orlo di uno svenimento. Non l’ho mai visto tanto scosso.
“Certo, Eddy caro” risponde la bionda slavata. Edward la fissa con ostilità. Sembra infastidito.
Cosa sono tutte quelle confidenze???
Fisso le mie fiamme al cioccolato nella direzione di lei e proferisco finalmente parola.
“Cosa ci fai qui Kate?” "

 

Sospiri, sospiri, solo sospiri. All’ennesimo sospiro la testa dei miei amici si alza e mi fissano. Due smeraldi verdi mi perforano gelidi e distanti, due caldi e neri mi scrutano preoccupati. Un sorriso imbarazzato esce dalle mie labbra.

“Qualche problema, Bella?” chiede preoccupato Jake. Edward si limita a trafiggermi.

“Ecco.. io…” come diamine posso dire che la causa dei miei pensieri e delle mie frustrazioni siede al mio stesso tavolo, e ora mi guarda come fossi un’aliena? Deglutisco nervosa davanti quegli occhi inquisitori. Cosa mi è saltato in testa di accettare questa ennesima beffa?

“Io e la trigonometria siamo diametralmente opposti” esordisco mesta a capo chino e distolgo lo sguardo da Edward. Ma a chi voglio darla a bere non riesco a convincere neanche me stessa! Con la coda dell’occhio noto le labbra di Edward schiudersi e assumere una forma come di qualcuno che sta per ribattere quando la suoneria di un cellulare riempie il pesante silenzio della mia cucina. Jake  fissa prima il suo cellulare muto, poi guarda me con fare interrogativo. Scrollo le spalle per rispondere alla sua muta domanda. Entrambi rivolgiamo lo sguardo verso l’unica persona rimasta in silenzio. L’unica che non ha battuto ciglio. Sbuffa sonoramente e senza degnarci di uno sguardo afferra il cellulare, senza neanche accertarsi di chi lo stesse contattando, lo spegne. Così, di punto in bianco.

“Cullen..” lo rabbonisce Jacob.

“Sto studiando non ho tempo da perdere al telefono” risponde stizzito. Jake esplode in una risata sana e genuina.

“Cazzo Cullen sembri una zitella acida, hai bisogno di una sana ed energica scopata” continua a sghignazzare Jake

“Black fatti i cazzi tuoi!” sbotta irritato Edward, mentre la sottoscritta vorrebbe sprofondare almeno tre metri sotto terra. Lancio uno sguardo di disapprovazione in direzione di Jake che continua  a ridersela bellamente. Inarco un sopracciglio. Non trovo ci sia nulla di divertente in tutto questo.

Sinceramente ho creduto che quei due rinchiusi nella stessa stanza si sarebbero azzuffati per tutto il tempo e, invece, con mio sommo stupore ho dovuto ricredermi. Sembrano andare profondamente d’accordo dietro i loro battibecchi da comari.

“Bella” mi ridesta dai miei pensieri il mio migliore amico “ora devo andare” fa cenno all’orologio affisso alla parete della cucina. No! Grida la mia mente. I miei occhi sembrano lanciare ininterrotti segnali di S.O.S. quando ho accettato la proposta di Edward di darmi ripetizioni di trigonometria Jake mi ha detto che mi avrebbe spalleggiato e supportato. Non mi avrebbe mai lasciata sola con lui. E ora?

“Hai un appuntamento?” digrigno tra i denti “potevi dirlo anche prima”

“Scusa lo avevo dimenticato” lancia uno strano sguardo in direzione di Edward poi torna  a guardare me e mi sorride imbarazzato. Se non sapessi che quei due non riescono a stare uno di fronte all’altro per cinque minuti senza finire per rimbeccarsi di brutto oserei dire siano d’accordo. Non posso davanti a lui palesare la mia tensione. Questa me la paghi Jacob Black, gli intima il mio sguardo assassino

“A domani” mi saluta con un bacio tra i capelli, visto che non mi sono alzata per salutarlo o accompagnarlo alla porta. Fisso un punto non precisato di fronte. Tutto pur di non incrociare i suoi occhi. Il martellare frenetico del mio cuore non mi è d’aiuto. Cosa pretendevi Bella? Prima o poi sarebbe accaduto. Tu e lui soli senza niente e nessuno a interrompervi. Che sia giunto il momento di affrontarlo?

“Bella?” la sua voce melodiosa mi ridesta. Non posso! Emetto l’ennesimo sospiro prima di voltarmi a fissarlo. È lì seduto di fronte. Il suo sguardo leggermente accigliato, la determinazione che emanano. Merda! Spalanco gli occhi e impreco mentalmente. È come se leggessi: Non mi sfuggi dolcezza, sei mia!

L’ultima volta che ci siamo ritrovati in questa situazione siamo stati interrotti dall’intervento di una esuberante Alice.

*Perché mi eviti?* breve, lineare, conciso. Chiaro e schietto.

“Ti sbagli” miagolo intimorita da tutta la sua fierezza.

“Davvero?” sorride sarcastico.

“Mi sembra che siamo qui, no?” indico con lo sguardo la cucina di casa mia “e siamo soli” l’ultima parte incrina la voce al sottinteso di quell’affermazione.

Il suo sorriso sghembo si apre e accende i suoi occhi di malizia. Mi tremano le gambe e mi gira la testa. Ringrazio infinitamente di essere ancorata alla sedia.

“Hai deciso per la festa?” mi chiede. Lo fisso sbigottita. Mi sarei aspettata da lui un interrogatorio incalzante, perché è vero in questo mese l’ho evitato come la peste. Siamo sempre amici, ma io sono stata sfuggente non ho avuto la forza di guardarlo ancora in faccia dopo ciò che ho visto nei corridoi quel giorno che mi porto scolpito nella mente e  nel cuore.

Il mio umore è decisamente inabissato dopo l’incontro di questa mattina. Per fortuna non ho nessuna lezione con lei. Almeno per il momento. Inorridisco al pensiero che mancano ancora alcune ore al termine delle lezioni e di poterla  avere come compagna di classe. Edward non è venuto al cambio dell’ora. Poco importa pian piano ho cominciato ad essere più tranquilla a camminare per i corridoi da sola. Sola, già. Jacob è stato convocato dal preside per metterlo al corrente delle regole della Forks High School. Ricordo che lo ha fatto anche con me il primo giorno di scuola. Angela e Alice le ho lasciate a flirtare con i rispettivi fidanzati. Io, intanto, mi avvio in mensa.

Non riesco a fare a meno, però, di chiedermi dove si sia cacciato Edward. Sento il bisogno impellente della sua presenza rassicurante al mio fianco, della carezza del suo respiro sulla pelle, il bisogno di abbandonarmi completamente a lui e alle sue attenzioni. Un sorriso  spunta sulle mie labbra, Steven ha ragione devo lanciarmi, devo vivere. Un brusio leggero e concitato invoca la mia attenzione. Come attratti da forza di gravità  i miei piedi prendono quella direzione. Resto paralizzata per lo spettacolo che mi si para davanti. Non riesco a credere ai miei occhi. Lei avvinghiata a lui, le sue labbra incollate alle sue. Vorrei che fossero le mie ad essere sfiorate in quel modo. I loro corpi allacciati e si incastrano seguendo una linea perfetta. Le mani di lui che scivolano lungo la schiena di lei. Cos'è questo dolore lancinante al petto? Avrei dovuto immaginarlo, non dovevo ascoltare i consigli del mio amico, non dovevo illudermi...."

Quel giorno sono fuggita, letteralmente. Il dolore che ho provato è stato troppo forte se non fosse stato per le braccia possenti che mi hanno accolto e cullato sarei finita nel reparto di cardiologia, sicuro. Mio padre era tornato ed è venuto a prendermi a scuola. Sono stata felice come mai in vita mia di riabbraccialo. Senza salutare nessuno siamo andati a casa Cullen. Esme, la sola in casa, si è rabbuiata nell’incrociare il mio sguardo. Credo si sia resa conto che ci fosse qualcosa di strano, la conferma l’ha avuta quando non ho voluto aspettare il rientro degli altri componenti la famiglia per salutarli, adducendo che non sarei scappata in capo al mondo, ma che tornavo semplicemente a qualche km di distanza nella mia casetta e li avrei sentiti e rivisti a breve. Mamma Cullen non se l’è bevuta e neanche mio padre credo. Per tutto il tragitto e al rientro a casa non mi ha chiesto nulla, non ha spiccicato parola.

Nel tardo pomeriggio il mio cellulare non ha smesso di squillare. Non ho risposto a nessuno. Neanche a Jake. Non avevo voglia di parlare, volevo solo metabolizzare quanto accaduto.

Sono stata ore a riflettere. Alla fine ho capito che Edward prova per me un sincero affetto “fraterno”, che Steven ha sbagliato di grosso e io stupida ad avergli dato retta. Non ho fatto altro che fomentare un desiderio irrealizzabile. Dopo aver trascorso la notte in bianco ho preso una decisione. Avrei continuato a stargli accanto come amica, come in questi giorni. Anzi no, avrei cercato di mettere un po’ di distanza perché altrimenti avrei continuato solo a illudermi e sperare ad ogni suo gesto. Devo dire che lui mi è stato d’aiuto. Dopo il primo approccio, il nostro rapporto si è un po’ raffreddato. Dopo il non chiarimento interrotto da Alice il giorno seguente ci siamo limitati a frequentarci e a tenerci a distanza.

Respira, Bella, respira. È tutta la mattina che cerco di evitarlo. Sono arrivata tardi di proposito per evitare di incrociare i miei amici al parcheggio. Ho dribblato i tentativi di pedinamento di Alice, guadagnandomi delle occhiate assassine da parte sua. Ora mi ritrovo  praticamente a correre a capo chino per non incrociare occhi indiscreti. All’altezza dello stanzino delle scope due ceppi forti bloccano il mio cammino e conducono in un punto appartato dei corridoi, quello che dà verso l’uscita secondaria. Non ho bisogno di alzare il capo per sapere chi sia ad avermi “rapita” il suo odore lo riconoscerei tra mille, come anche la sua presa decisa e delicata al tempo stesso. Quando ci fermiamo resto a capo chino. La mia visuale è occupata da un paio di scarpe di marca nuove di zecca.

“Allora?” chiede con voce decisa e incazzata. Merda, non oso alzare il capo, immagino già il suo livido di rabbia. Che poi cosa gliene importa di me, visto che si sbaciucchia tutte? Cerco di far convergere tutte le mie forze per affrontarlo. Emetto un lungo sospiro e alzo il capo e cerco di essere quanto più convincente possibile. Non sono io quella che deve essere in imbarazzo, non sono io quella che si apparta con la prima femmina che si trova davanti senza curarsi minimamente di chi possa vederlo o meno. La rabbia dei miei stessi pensieri, mi danno la forza di non far tremare la mia voce.

“Allora cosa?” chiedo inarcando un sopracciglio infastidita.

“E lo chiedi, Bella?” mi risponde a tono “ieri sei praticamente scomparsa. Ti abbiamo cercato dappertutto, non hai risposto alle nostre chiamate” lo sento prendere respiro per un attimo come se volesse aggiungere qualcosa, poi si morde il labbro inferiore, abbassa lo sguardo e dopo un attimo di esitazione lo ripunta su di me fulminandomi. Mi sento mancare il fiato,  come  se una stilettata mi avesse trapassato il petto. Faccio appello a tutta la mia faccia tosta e alla mia rabbia per non soccombere.

“ e tu?” continua “eri placidamente nella tua casetta nel calduccio del tuo lettino” termina sarcastico. “Hai idea di quanto tu ci… - scuote il capo – mi – si corregge – mi abbia fatto preoccupare? Di quanto sia stato in pena per te?”

Gli rivolgo uno sguardo pungente. Le sue parole mi arrivano false come le banconote del monopoli. Ho visto quanto eri preoccupato per me. Le mie labbra si schiudono per sputare fuori quell’amara verità quando la voce di Alice ci interrompe.

“Eccovi finalmente” dice alterata e si avvicina. Continuo a tenere lo sguardo fisso in quello di Edward

“ho interrotto qualcosa?” chiede guardinga alternando lo sguardo da me a suo fratello

“No, certo che no” rispondo spostando la traiettoria della mia visuale al folletto che ora mi è di fianco

Noto sottecchi Edward irrigidire la mascella e stringere maggiormente i pugni lungo i fianchi. Alice inarca un sopracciglio

“Comunque signorina non hai nulla da dire?” chiede aggrottando le sopracciglia.

“D’accordo” alzo le mani in segno di resa “ ti.. vi chiedo scusa per ieri non pensavo di farvi stare tanto in pensiero. Ho tolto la suoneria al cellulare, come al solito, e non ho sentito le vostre chiamate. Volevo solo godermi mio padre e il suo ritorno” dico tutto d’un fiato senza guardare nessuno dei due in faccia, nella speranza di essere stata convincente.

Dopo lunghi istanti di silenzio è Alice a  spezzare quel gelo.

“Sei fortunata che sono di ottimo umore e ti perdono” dice lanciandosi ad abbracciarmi “sono stata nominata presidente del comitato che quest’anno organizzerà la festa di Halloween” comunica euforica, mentre si stacca dal nostro abbraccio e saltella come un folletto. Mi apro in un sorriso sincero

“Sono felice, per te Alice, so quanto ci tenevi quest’anno a organizzare tu la festa” mi complimento sincera

“Sono contenta  ti faccia piacere” mi fissa con un sorriso poco rassicurante e la mia espressione cambia radicalmente “perché tu, mia cara, mi aiuterai e non accetto un no come risposta. Sarà la tua punizione per avermi fatto andare in pappa il cervello ieri. E non solo  a me” mugugna fissando il fratello che  ancora non ha proferito parola.

“Andiamo, su” continua “le lezioni stanno riprendendo e abbiamo parecchie cose di cui discutere” mi prende sotto braccio e mi allontana da quel luogo e, soprattutto, da Edward fermo e immobile a fissarci.

Naturalmente, Tanya e soprattutto Kate hanno gongolato per questo allontanamento e la nuova arrivata non ha mancato di spiattellarmi in faccia che lei e Edward sono tornati insieme. Oh, quello sì che è stato un duro colpo. “Tornati” il che presupponeva che fossero stati intimi in passato. Quando, come? Questo lo ignoro tutt’ora.

Il dolore è forte. Vederlo ogni giorno sta divenendo un'agonia: sempre sorridente, quel sorriso sghembo che ti toglie il fiato, non destinato a me. Pensavo che sarei riuscita a gestire la situazione, restargli accanto solo come amica si sta dimostrando più arduo del previsto. Poi c'è lei, è irritante la sua presenza e la sua vocetta squittente. La odiavo quando ero a Phoenix e ora la odio ogni giorno di più, ad ogni strusciata sul MIO Edward. Mio, no lui non è mio e non lo sarà mai..... Questo devo mettermelo bene in mente.

Devo anche dire che la freddezza di Edward è durata più o meno una settimana, nella seconda settimana il suo atteggiamento è di nuovo mutato e ha ricominciato a guardarmi con meno freddezza, anche se continua a tenere le distanze. Secondo Steven, la mia sola e unica ancora di salvezza, l’unico con cui riesco a sfogare tutto il dolore che porto nel cuore, la spalla su cui piango ogni weekend e ogni sera al telefono, lui sta solo rispettando i miei spazi. I muri li ho alzati io, lui si sta semplicemente limitando a reagire alle mie azioni. Il fatto che abbia ammorbidito il suo atteggiamento dovrebbe dimostrarmi che sta cercando un modo per riavvicinarmi. Io non POSSO credergli.

Jacob si trova d’accordo con il pensiero di Steven. Jake, altro enigma. Mi è rimasto accanto come un cagnolino fedele, ma nell’ultimo periodo il suo atteggiamento nei confronti di Edward si è ammorbidito. Lui dice di no, invece io l’ho capito.

“Cosa?” balbetto “ Oh la festa, certo” Edward continua a fissarmi “Beh, l’ho già detto e lo ripeto, io non parteciperò” affermo sicura e incrocio le braccia al petto mentre poggio la schiena contro lo schienale della sedia. Edward continua a fissarmi con sguardo indecifrabile. Silenzio, pesante silenzio scende come un velo pesante tra di noi. 

È il trillo insistente del telefono di casa a spezzare la lastra di ghiaccio che ci divide.

Sbatto le palpebre più volte chiedendomi chi possa essere.

Con un grugnito di disapprovazione avanzo nella direzione di Edward e lo sorpasso.

“Casa Swan” rispondo a quel maledetto telefono.

“Era ora che rispondessi, Bella! Ti dispiacerebbe passarmi il Mio ragazzo?” chiede la voce squillante dall’altra parte della cornetta. Spalanco occhi e bocca per la meraviglia. La potenza di un pugno nello stomaco mi fa mancare il respiro per qualche secondo. Cosa diavolo ha detto la stronza???? Una rabbia sorda si fa strada all’interno del mio corpo. Quello stesso tonfo che grava sul mio stomaco risale intenso fino ad annebbiarmi la vista. Sbatto più volte le palpebre e finalmente do fiato alla bocca.

“Sarebbe educato dire almeno Ciao, ma d’altra parte la buona educazione con te è andata a farsi fottere, vero Kate?” noto il sopracciglio di Edward muto difronte me che non si è perso neanche una virgola, inarcarsi.

“Cosa ti fa credere che Edward sia qui?” chiedo ingenuamente. Lo so benissimo come fa a saperlo, e la rabbia per la sua intromissione diviene ancora più prepotente.

“Passamelo e basta” ordina perentoria.

“Ti passo subito il TUO ragazzo madame, ti ricordo, però che questa è la mia linea telefonica quindi taglia corto” esplodo verso la stronza bionda e il ragazzo che mi sta difronte che mi guarda con lo sguardo più sorpreso che gli abbia visto finora. Non deve essere stato un bello spettacolo osservarmi nei panni di uno scaricatore di porto, ma quella vipera formato Barbie ha il potere di mandarmi in tilt il cervello e la buona educazione.

Con passo lento e senza mai distogliere lo sguardo dal mio si avvicina. Prende la cornetta dalle mie mani che viene a contatto con la sua, una scossa mi percuote tutta e avverto una gran confusione pervadermi. Se anche lui l’abbia sentita non ne ho idea, il suo viso non traspare alcuna emozione. Fissa la cornetta, il telefono e me. Non ho voglia di ascoltare le smancerie che hanno da dirsi, mi volto e faccio per andare via e lasciare loro la giusta privacy.

“Ferma, resta!” imperativo e categorico. Mi volto per fargli presente che non ho intenzione di invadere la loro intimità. Resto ammutolita e pietrificata. Gli occhi verdi di Edward mi fissano con una decisione che non gli ho mai visto. Il viso tirato e gli occhi carichi di infinite promesse e dal cipiglio che corruga le sue sopracciglia, non credo siano promesse benevoli.

Rimette la cornetta a posto e poggia i fianchi con una grazia che incanta contro il mobile su cui è poggiato il telefono, incrocia le braccia al petto e il suo sorriso sghembo si fa largo sul suo bellissimo viso. Resto, immobile e a fissarlo.

“Cosa vuoi?” inarco un sopracciglio. Mi ero aspettata un tono più dolce.

“Edward caro, volevo sentirti” la vocetta stridula della bionda riempie la stanza come fosse presente fisicamente in questo assurdo teatro che ha imbastito Edward. Quest’ultimo assottiglia lo sguardo infastidito.

“Io no” risponde imperativo. Un attimo di silenzio dall’altra parte e prima che anche solo un respiro possa rispondere, lui continua “ora sono con Bella e non ho intenzione di essere infastidito da te”.

“Bella sempre lei” grugnisce la bionda “la sua compagnia è migliore della mia?” continua con una voce decisamente infastidita. Beh non posso certo biasimarla, anche io al suo posto mi irriterei a morte se il mio ragazzo preferisse un’altra “o devo inventarmi qualche scusa per poterti incontrare? Beh, sai anche io sono molto carente in matematica, potresti darmi una mano” prosegue melliflua. Ora sono io ad essere infastidita, come osa quella… quella…. Dio non trovo neanche le parole. Mi passo una mano tra i capelli e intrappolo il labbro inferiore tra i denti per non proferire neanche un singulto, di certo non voglio che sappia che sto ascoltando tutto e penso anche Edward, dato che mi ha lanciato uno sguardo ammonitore.

“Mi sembra di avertelo già spiegato a sufficienza, Bella non ha bisogno di scuse per la mia compagnia per lei sono sempre libero, sempre” rimarca l’ultima parola con un tono che mi scalda dritto il cuore.

“E ora ti dispiacerebbe spiegarmi come mai sono stato definito il TUO ragazzo?” chiede freddo

Resto pietrificata cosa significa?

Edward continua a scrutarmi e inarca un sopracciglio, posso quasi vedere le rotelle del suo cervello cozzare tra loro per la velocità con cui sta elaborando chissà quali pensieri. Nella mia testa solo un’unica domanda: Cosa sta succedendo?

“Cosa dici Edward caro, chi ti ha definito in questo modo?” Kate con tono basso e quasi sorpreso.

Stringo i pugni lungo i fianchi talmente forte da far sbiancare le nocche e intensifico la presa sul mio labbro. Come diamine fa a mentire in modo così spudorato?

“Non sono stupido Kate, non offendere la mia intelligenza. Ho sentito Bella prima definirmi il TUO ragazzo. Ora esigo che mi spieghi perché mi ha appellato in questo modo, dato che io e te non siamo niente?”

Cosa??????? La mia espressione deve essere eloquente perché Edward mi scruta e i suoi occhi si spalancano come davanti una folgorazione.

“Cosa diamine le hai detto Kate? Cosa diamine ti sei inventata?” continua con tono esasperato.

“Io? Niente Edward, ti giuro che non le ho detto niente, sarà lei che avrà fatto girare troppo la sua testolina” assottiglio lo sguardo e un grugnito esce dalle mie labbra e scuoto il capo con fervore. Dannatissima bugiarda!

“ Ti conosco Kate! Ti avevo avvertita di stare lontano da Bella e lasciarla in pace, sono stato davvero ingenuo!” scuote il capo deluso.

“Edward, lo sai quello che provo per te, è solo una questione di tempo, ma sarai di nuovo mio1”

“Smettila, sta zitta!” esplode Edward come scottato. Il suo viso imperturbabile ora è devastato da mille emozioni diverse. Non lo avevo mai visto in questo stato.

“Ti avverto per l’ultima volta: sta lontano da Bella. Non ti permetterò di insudiciare ciò che c’è tra me e lei qualsiasi cosa sia, chiaro?” riattacca senza darle tempo di ribattere. Il capo chino e il respiro alterato, senza forze, come se avesse affrontato uno sforzo sovrumano da sfiancarlo.

Spinta da vita propria le  mie gambe si spostano nella sua direzione, una mano protesa verso di lui. Il bisogno di confortarlo prende il sopravvento su tutto, sulla confusione che aleggia nella mia testa.

“Ferma, lì” intima con voce roca e tesa. Mi blocco pietrificata, non si è mai rivolto nei miei confronti con quel tono.

“Dimmi che lei non c’entra” continua. Alza il volto e mi inchioda con i suoi occhi freddi e infuocati di rabbia allo stesso tempo.

“Dimmi che non è per le stupidaggini che quella…. Ti ha propinato. Dimmi che non è per questo che ti sei allontanata da me” proferisce mentre si avvicina come un predatore.

Cerco di parlare, ma i suoi occhi. Mio dio quegli occhi così intensi non glieli avevo mai visti, mi pietrificano. Non smetto neanche per un attimo di fissarlo a stento percepisco le sue calde mani che afferrano con forza le mie braccia e stringono, stringono fino a farmi male, non un singulto esce dalle mie labbra.

“Perché Bella, perché?” chiede esasperato e continua a stringere. Un singulto esce involontariamente dalle mie labbra. Lascia la presa e si allontana. Fissa le sue mani e poi me. Senza proferire parola afferra la sue cose e mi supera, esce dalla cucina. Prima di aprire la porta di casa e uscire definitivamente dice le parole che spezzano qualcosa dentro di me.

“Sono stufo, Bella. Stufo di tutto questo. Cresci una buona volta e smettila di fidarti di chi non devi. Prendi una decisione che sia definitiva una buona volta” queste le ultime parole prima di sentire la porta d’ingresso chiudersi con un rumore simile ad uno scoppio.

Quel rumore mi fa sussultare e rimbomba dentro con un boato distruttivo enorme. La mia anima e il mio cuore si sgretolano per quel suono.

“Ed..Edw…Edward” le mie labbra pronunciano il suo nome in un sussurro. “Edward, Edwaaaarddd!” urlo correndo verso la porta e la spalanco, nella speranza che lui sia ancora lì. Invece vedo la sua auto allontanarsi.

“Edwaaaaardddd!” urlo ancora, ma ormai è troppo lontano per sentirmi. L’ho perso, l’ho perso definitivamente per la mia stupidità. Scoppio in un pianto disperato e mi accascio sul freddo asfalto. Sono ancora lì indolenzita  e fredda quando braccia calde e rassicuranti mi avvolgono e mi portano in casa, mi avvolgono nel loro aroma di erba e terra e sole. Jacob, mi fissa con i suoi profondi occhi scuri e cerca di parlarmi, ma non riesco ad ascoltare ciò che dice. Le parole di Edward riempiono le mie orecchie. Cresci, ha detto, sono stufo di tutto questo. E’ stufo di me.

“Dannazione, Bella! Si può sapere cosa è successo??? Giuro che se ti ha fatto del male gli spacco la faccia! Bene se tu non parli lo farà lui, ora lo chiamo”

“No” gli afferro il polso della mano che tratteneva il cellulare “non chiamarlo, Edward non c’entra niente!”

“Ah no?” inarca un sopracciglio

“No davvero, sono solo sconvolta, ho scoperto che ancora una volta sono stata presa in giro” e la rabbia torna prepotente

Jake cerca di parlare, ma è come se si fossero rotti gli argini e come un fiume in piena lo investo con le mie parole

“Kate, mi ha mentito, mi ha fatto credere che lei e Edward stessero insieme e invece era tutta una menzogna!”

Jake sospira “ Te lo avevo detto Bella, che c’era qualcosa di strano in tutta questa assurda vicenda, ma tu no, fai sempre di testa tua e non ascolti mai chi cerca di farti aprire gli occhi” sbraita. È vero sia lui che Steven hanno cercato, seppur in modi differenti, di farmi comprendere di non fidarmi, che dovrei conoscere Kate e la sua natura subdola e manipolatrice. Fiducia, anche Edward ha parlato di fiducia.

“Maledizione, Jake, come potevo non fidarmi dopo aver visto quel bacio. E ti assicuro che non era un bacio freddo o distante. Era un bacio con i fiocchi, i loro corpi avvinghiati sembravano fare scintille”

“Ok l’ha baciata, ma non significa niente”

“Ah no? E tutte le volte che l’ho beccata mentre gli si strusciava addosso?”

“Sempre quando c’eri tu nella vicinanze, altrimenti e ti posso assicurare che durante gli allenamenti gli stava ben lontana e lui ha respinto sempre ogni suo approccio” continua

“Com’è che adesso lo difendi?” chiedo scettica

“No lo sto difendendo Bella” dice esasperato “sto solo analizzando i fatti in maniera fredda e distaccata. Perché ti fai del male?” lo guardo meravigliata per le sue parole. Sospira pesantemente, prende una sedia e si siede di fronte il letto dove sono seduta io. Mi prende le mani e comincia  a carezzarle. Il capo chino a osservare l’ipnotico movimento che le sue dita compiono. Quel gesto ha il potere di infondere un po’ di calore e i brividi che percepisco mi fanno comprendere quanto il gelo che scorre nelle mie vene in quel momento sia pungente. Dopo istanti che sembrano interminabili, rialza il capo e fissa i suoi occhi scuri nei miei.

“Perdonami, Bella. Perdonami per quello che sto per dirti. Devi smetterla di auto commiserarti. Ti ascolti quando parli? Cerchi scuse su scuse per vedere il nero delle situazioni. Se ti soffermassi a ragionare con lucidità vedresti tutto chiaro e non cercheresti di vedere quello che non c’è”

Non posso credere alle mie orecchie. Scottata dalle sue parole ritiro le mie mani e mi avvolgo in un abbraccio. Alzo il capo e sono pronta a ribattere, quando Jake blocca il flusso di parole con una mano alzata.

“So cosa stai per dirmi. Hai visto quel bacio. E questo è un fatto. Ci sta Bella, Edward non è un robot è fatto di carne e sangue, è un essere umano, e sono sicuro che ci sia una qualche spiegazione dietro tutto questo. Ma sono oltremodo sicuro che lui non prova niente per Kate, te l’ho ripetuto fino allo sfinimento. Magari quel bacio è stato un momento di debolezza, è stato colto alla sprovvista e si è lasciato un po’ andare. Non puoi sapere quello che è successo dopo. E anche se fosse che l’ha baciata perché gli andava, la vera domanda è: Cosa vuoi tu Bella? Vuoi Edward? Bene” sbotta alzandosi in piedi infervorato dalla sua filippica “ Alzati e cazzo mostra gli artigli. Vai lì fuori e fai il culo a tutte quelle sciacquette e prenditelo. Ma basta con questo atteggiamento del cazzo! Non sei tu, Bella”

Rifletto sulle sue parole. Da una parte è vero, sto solo cercando di arrampicarmi sugli specchi e voler ostinarmi a pensare che Edward non mi voglia, perché?

“Ho paura” sussurro, alzo il occhi e sento il labbro inferiore tremare “Ho paura di aprire il mio cuore  e vederlo in frantumi” alla fine do voce alla mia paura più grande.

Jake si piega sulle ginocchia per fissare i suoi occhi nei miei. Mi alza il mento con due dita  per incatenarmi.

“Tutti abbiamo paura dei sentimenti Bella. Vedi me. Sto qui a farti la paternale e intanto non ho le palle per dire alla ragazza che amo i miei sentimenti, perché ho paura non  ricambi. Sai cosa c’è sono stufo, non voglio più essere l’amicone per lei voglio che sappia cosa ho dentro, voglio che sappia che il mio cuore batte per lei e se lei non vuole saperne, ne soffrirò, ma almeno avrò fatto chiarezza e cercherò di andare avanti e non di vivere una non vita nella speranza di qualcosa che non avrò mai la certezza potrà accadere”

“Leah sarebbe una sciocca a non accettarti, Jake” gli dico con lo sguardo dolce. Jake merita l’amore di Leah, merita di essere amato. Non perché è il mio migliore amico, il mio sole personale, ma perché ha un cuore grande e colmo d’amore da donare. Gli carezzo una guancia per confortarlo. Comprendo i suoi timori e il suo dolore, perché è anche il mio. Calde lacrime scorrono lungo le guance, Jake avvolge il mio viso con le sue calde e grandi mani e mi bacia dolcemente la fronte, avvolgo le braccia intorno al suo collo e lo stringo forte. Voglio fargli sentire il calore del mio cuore e l’affetto che mi lega a lui e le lacrime continuano a scendere copiose. Lo attiro sempre più a me finche non finisce sul letto insieme a me.
Qui seduta sul mio letto, avvinghiata al corpo del mio migliore amico sfogo tutte le mie lacrime....

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Note Autore:

Sono profondamente addolorata per la mia lunghissima assenza. Non ci sono parole per chiedere perdono nè starò qui a cercare giustificazioni inutili.

Posso aolo assicurarvi che in tutto questo tempo questa storia non è mai stata dimenticata, nella mia testa è ormai anche già conclusa, sulla carta ho cercato di mettere nero su bianco quanto più possibile  per  non farvi più attendere. Il più è già scritto e nel mentre pubblicherò scriverò finalmente il finale.

Non vi prometto un giorno sicuro di pubblicazione, sicuramente avrete, però, un capitolo  a settimana o al più tardi entro due settimane, dipende  solo da quando avrò qualche moneto tranquillo (come questo) per poter correggere impaginare o altro.

Ho riletto più volte questa pubblicazione, potrebbe però essermi sfuggito qualche strafalcione, vi chiedo di segnalarmelo in modo da correggere.

Un grazie di cuore a tutti voi che avete continuato ad avere questa storia tra le vostre preferite, seguite, ricordate nonostante tutto....

Grazie!

   
 
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