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Autore: Carillioon    20/09/2016    0 recensioni
[Suicide Squad]Lui trovò l'oscurità nella sua bellezza, lei la bellezza nella sua oscurità.
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harley Quinn, Joker
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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L'aria è gelida come tutti i pomeriggi d'inverno. Le nuvole grigie coprono il cielo di Gotham come il solito. Si è dimenticata dell'ultima volta che ha visto i raggi del sole colpire i grandi grattacieli. Le dita della dottoressa si muovono continuamente in una danza frenetica e nervosa. Non sa cosa aspettarsi da quell'incontro. Il signor J le aveva solo riferito di trovarsi nel vicolo e di aspettare. Si pente di non aver portato con se qualche arma per la difesa personale, per esempio uno spray al peperoncino, un coltello.. poteva comprare una piccola pistola nel  negozio vicino al suo appartamento, non era poi così difficile procurarsela. Ha paura che qualcuno potesse scoprirla così ha deciso di raggiungere la meta a piedi per non destare sospetti. 
Perché si fida di lui? È l'unica domanda che riecheggia nella sua testa come un suono assordante. Avrebbe potuto lasciar perdere e abbandonarlo al suo destino, quello che si è meritato, marcire in carcere per il resto della sua vita. Invece no, lo sta aiutando ad evadere. Sta andando contro ogni suo principio morale. Solo per uno psicopatico odiato da tutti. 
Gira l'angolo e si ritrova su Rotterdam street. Non era mai stata in quella zona poiché abbastanza malfamata. Il vicolo è vuoto e c'è poca luce. Mancano pochi minuti alle quattro, è in anticipo. Aspetta impaurita rannicchiata su se stessa dentro al cappotto color della notte. Qualcuno le mette una mano sulla spalla. Fa un salto e un grido soffocato le esce dalla bocca. Si gira di colpo e un uomo le sta davanti. È molto alto e grosso, barba e capelli scuri, occhi minacciosi. Sotto all'angolo sinistro delle labbra , una cicatrice non curata adeguatamente deturpa il viso non più così giovane. La giovane apre e chiude la bocca continuamente sembrando un pesce fuor d'acqua, ed è così che si sente. 
"È il signor J che ti manda?" Rompe il silenzio lo strano individuo. 
Balbetta un sì in modo confuso. Non pensava che sarebbe stato così diretto, si aspettava qualcosa tipo agente segreto, con nomi in codici e verifiche di ogni genere. 
"Vieni con me" dalla tasca estrae una chiave e apre il portone alla loro destra. Entrano in un condominio molto scuro e salgono un'infinità di scale fino all'ultimo appartamento, quello più in alto. All'interno una dozzina di uomini giocano a carte, a freccette e affilano dei coltelli. Hanno tutti gli stessi occhi assetati di sangue del suo accompagnatore. Sente i loro sguardi fissi su di lei. Deglutisce cercando di ignorarli. La fa accomodare in una sedia vicino al tavolo in cucina, l'unico posto isolato. Aveva sentito parlare di quelle persone. Sono l'esercito di Joker. Vanno in giro a compiere ciò che il loro capo ritiene poco importanti. È una vera mafia. Con il boss e i suoi sudditi. I telegiornali si erano chiesti come mai i suoi scagnozzi non lo avevano ancora tirato fuori dal manicomio. Stavano aspettando il momento giusto. Le porge un bicchiere con del liquido scuro. Non le fa per niente voglia. 
"Mi ha detto di portargli una mitragliatrice.." afferma quando anche l'altro si è seduto. 
"Si lo so. Ascolta. Tu dovrai solo dargli l'arma, noi provvederemo al resto. Abbiamo bisogno di qualcuno dall'interno per poter entrare, quindi lascia una porta aperta, va bene?" Non sono domande ma obblighi. Risponde con un cenno affermativo del capo. 
"Non farete male a troppa gente, vero?" Sussurra preoccupata per i suoi colleghi. Non gli erano mai stati molto simpatici, ma questo non vuole dire che  gli volesse morti. 
Il criminale scoppia a ridere non tranquillizzandola affatto.
Si gira e prende uno zaino dallo scaffale. Immagina già il contenuto. 
"Alle 11 dai questo a J, fai finta che sia qualcosa utile alla sua riabilitazione o che so io. Dopo circa un quarto d'ora entreremo noi e succederà ciò che deve succedere. Buona fortuna" dicendo ciò conclude e si alza. La ragazza capisce che deve andarsene da sola così afferra l'arma e corre giù dalle scale senza voltarsi indietro. Tiene stretto al petto la mitragliatrice. Ha paura che qualcuno veda ciò che sta trasportando. Si sente paralizzata in quel vicolo cupo. Mille pensieri le ronzavano in testa come un gruppo di Api impazzite. Distinguere il bene e il male le è molto difficile in quel momento. Conosce bene i crimini commessi dal Joker, ma sa che è un uomo sensibile e non si merita quel tipo di castigo. Si merita una seconda chance. 
Col fiato corto cerca di incamminarsi verso l'ospedale, dista quasi un'ora a piedi. Ha chiesto di poter lavorare anche la notte con la scusa di dover finire alcune cose aiutandosi con gli strumenti del suo ufficio. Ovviamente il capo ha accettato subito, non voleva procurarle un altro dispiacere dopo averle tolto il caso del paziente 0. 
I suoi passi sono molto lenti, ha voglia di piangere. Non aveva mai fatto nulla di simile in vita sua. Anche se l'infanzia trascorsa non è stata delle migliori, non ha mai infranto la legge nemmeno una volta, neanche una multa. Quell'uomo la sta proprio cambiando e le piace. Si sente più viva, più energica. Sente il sangue pomparle nelle vene. Dopo gli attimi iniziali di terrore, si è fatta spazio l'adrenalina che solo poche cose riescono a procurare. 

Sono le 10,30 di sera. La pioggia colpisce le poche automobili che percorrono le strade illuminate dai pochi lampioni di Gotham. Harley è seduta nel suo studio trepidante. Il piede sotto la scrivania continua a muoversi su e giù, come a tempo di una musica lontana. Lo zaino è posizionato nell'angolo della stanza. Sono diversi minuti che lo fissa. Non si è ancora abituata a quella presenza. Nelle ore precedenti ha pianificato come portare al Clown quell'arma. Tra poco andrà ad aprire la porta sul retro. Poi, durante il cambio di guardia delle 11, consegnerà la mitragliatrice così nessuno si accorgerà di niente. 
Ancora un quarto d'ora e il caos inizierà. Un folle timore le fa battere il cuore fuori dal petto. Adesso ha paura di morire anche lei nello scontro. Non è la morte in sè a spaventarla, ma il non esistere, vuole passare la sua vita con qualcuno e crede di aver capito con chi.  Chiude gli occhi e inizia a recitare una preghiera. Credeva in Dio, deve esserci un creatore. Il problema è se questo sia buono o cattivo. Ora ha bisogno di tutto l'aiuto e la speranza possibile, non le importava se venisse da un essere misericordioso o dalla malvagità divina. 
Pochi minuti alle 11. Si alza e sulle spalle mette lo zaino. È abbastanza pesante, deve chinarsi un po' in avanti per riuscire a trasportarlo. Cammina lungo il corridoio furtivamente, o almeno così crede. Con il badge da dottoressa apre la porta e la lascia appoggiata. Si avvia verso la stanza dal Joker. Davanti due guardie con divisa blu fissano l'orologio al lato opposto del  vicolo. Scatta l'ora. I due uomini se ne vanno, stanchi della lunga giornata di lavoro. Sono impazienti di abbracciare le moglie e stringere i figli. 
Senza pensarci si ritrova davanti al Signor J. È sdraiato sul letto spoglio con gli occhi puntati sul soffitto. Sentendo il cigolio si gira e le sorride. 
"Harley ero certo saresti venuta. AH AH AH. Cosa mi hai portato?" Le chiede. 
La ragazza gli lancia lo zaino ai suoi piedi. 
"I tuoi uomini arriveranno a breve" 
"Non posso usare quel giocattolo senza le mani" è legato con la solita camicia da forza bianca. Impacciata si siede di fianco a lui e lo libera dalle cinghi. Gli toglie la veste e lui si alza di scatto, muovendo le braccia in aria in movimenti lenti. 
"AHh che benessere!" Afferma tirandosi indietro il ciuffo verde leggermente scompigliato. "Meglio che corri via tesoro. Ci troviamo dopo. AH AH AH" non è la solita risata triste e angosciata, ma solare e felice. È molto eccitato all'idea di uscire. 
 Appena chiude la porta dietro di se, sente un boato provenire dall'altra parte della struttura. Iniziano gli spari. Le urla sono strazianti. Piena di rimorso si accascia a terra con le ginocchia al petto. Il Joker esce dalla stanza con l'arma montata e le sorride. Quel gesto le fa ricordare perché ha fatto tutto ciò e si sente subito meglio. Resta seduta per un po', incapace di alzarsi. Dondola avanti e indietro. Quei rumori le spaccano la testa e si mette le mani nelle orecchie. Alcuni uomini vestiti di nero con una maschera di cartoni animati corrono sparando. Di colpo si mette in piedi e li segue. 
"Portatemi con voi!" Urla a squarciagola. Se qualcuno scoprisse quello che ha fatto, andrebbe di sicuro in prigione per il resto della sua vita. Muove le gambe snelle velocemente, come una gazzella scappa dal leone. Si ritrova in mezzo alle celle dei malati di mente. Sono tutte aperte. Si ferma istintivamente e si guarda attorno. Dove sono finiti tutti? Il respiro diventa più pesante per lo sforzo e appoggia le mani alle ginocchia per riprendere fiato. Non riesce a capire bene cioè che le succede attorno. I suoni e le luci sembrano amplificate. La testa le gira. Una braccio l'avvolge per la vita. Un grido si fa strada nella sua gola così le viene tappata la bocca. Di peso viene trasportata nella stanza per l'elettroshock. Adesso vede diversi uomini stringerle gli arti. La buttano nel lettino e cercano di immobilizzarla. Calcia e urla, cerca di liberarsi da quelle strette, ma hanno la meglio. Riesce a riconoscere i suoi aggressori. Uno è Mike Grigole, disturbo della personalità e schizofrenia, ha tentato di uccidere la moglie durante un eccesso di rabbia. Jason Filtcher, feticismo di travestimento, andava tutto bene finché non ha iniziato a travestire i cadaveri che uccideva. L'ultimo si chiama Mark Vadee, schizofrenia ad alto livello. Sono stati tutti suoi pazienti e vogliono la vendetta. 
Nei suoi occhi si vede il terrore di coloro che gli passa la vita davanti. L'infanzia , l'adolescenza, i sogni, il lavoro... 
   
 
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