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Autore: ma89vi    20/09/2016    3 recensioni
"Perchè l'hai fatto?
Perchè hai tradito la mia fiducia?"
Mamoru non gliela aveva semplicemente portata via. Si era preso tutto di lei: il suo corpo, il suo cuore... la sua anima.
E lui non era stato capace di impedirglielo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Seiya, Un po' tutti, Usagi/Bunny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Capitolo 18: La tempesta.

Crown.

“Bene! E quindi ora state insieme?”

Non era molto convinta, Makoto. Mentre sorseggiava il suo tè freddo al Crown, ascoltava attentamente Usagi che le raccontava quello che le era successo il giorno prima con Mamoru. La ascoltava e sorseggiava il tè. Ascoltava e sorseggiava. Il suo sguardo verso l’amica era abbastanza perplesso.

“Insomma la smetti di fare casino con questa cannuccia?”

Usagi era abbastanza infastidita dal suo comportamento. Non riusciva quasi a comunicare con lei.

“Insomma Mako, fai la seria!”, sbottò infine.

Makoto la continuò a guardare ancora in maniera incerta.

“Io, dici? Mica sono io quella che sta con un ragazzo, vuole un altro e forse sta con quest’altro?”

Posò la bevanda, avvicinandosi verso l’amica visibilmente offesa dalle sue parole.

“Ascolta, Usa. Tu sei mia amica ed io ti voglio bene.. probabilmente.”

Usagi spalancò gli occhi. “Probabilmente?”

“Ma scherzavo, dai!”, esclamò Makoto ridendo.

“Dicevo. Ti voglio bene, ma questa storia non si può sentire! Cosa siete? State insieme? Non state insieme? Siete fidanzati? O siete semplicemente…amanti?”

L’indecisione faceva parte di Usagi. Poi c’erano le ferite. Quelle al cuore. Come le parole di Makoto. Sempre dure. Dure e pesanti da accettare.

“Voi vi amate e questo è certo, ma non potete stare insieme se prima non dite a Seiya la verità!”

Aveva ragione. Makoto aveva terribilmente ragione. Usagi si sentiva un peso addosso. Un altro. Forse il più difficile da rimuovere.

“Come faccio a dirlo a Seiya? Lui è a Londra! Il suo sogno è lì. La possibilità di realizzarlo è lì.”

Seiya era il suo ragazzo. Quello ufficiale. Quello che l’aveva sempre amata profondamente.

E lei era sempre stata quella che si faceva amare. Quella che aveva bisogno di qualcuno che la stringesse a sé nei momenti tristi.

“Non posso dirgli nulla. Non devo! Lui manderebbe a monte il suo sogno di diventare un musicista famoso. Questo non posso permettere che succeda!”

Usagi era decisa. Voleva davvero bene a Seiya. Gli voleva bene e gli era grata. Grata per averla protetta. Per averla aiutata. Per averle fatto capire che nella vita sacrificio ed amore sono strettamente correlati.

“Non permetterò a nessuno di infrangere il suo sogno!Nemmeno a te!”

Era arrabbiata. Aveva urlato contro la sua migliore amica. Era tormentata, ma non poteva fare a meno di esserlo.

Makoto la stava guardando intensamente. E aveva ripreso a sorseggiare il suo tè.

“Non mi sporcherò io le mani con Seiya, tranquilla. Non è una cosa che spetta a me. Dovreste farlo voi. Tu e quel dottore da strapazzo. Davvero, odio quell’uomo. E’ così arrogante!”

Continuava ad imprecare verso Mamoru. Quello stupido uomo che da quando era tornato aveva fatto sempre più danni che cose positive. Come rendere Usagi una stupida ragazzina adolescente. Voleva quasi vendicarsi. Anzi, mettere il dito nella piaga l’avrebbe fatta stare meglio. Era quasi stufa dei problemi amorosi dell’amica.

“Comunque essere amanti non deve essere una situazione facile da gestire!”

Ci riusciva riusciva benissimo. A colpire in basso era bravissima. Poteva vedere benissimo il viso cupo di Usagi.

“Voglio dire, Seiya ormai è già via da un po’. Manca poco al suo ritorno, ma non così poco. Perdona il giro di parole. Riuscirai a fare finta che lui non esista fino a quando ritornerà qui?”

Freddezza. Makoto emanava una freddezza assurda. Una donna senza cuore. Una donna che aveva preso a sorseggiare tranquillamente il suo tè.

“Per me lui esiste eccome!”

Usagi era stizzita. Possibile che Mako non capisse il suo punto di vista? Perché non era d’accordo con lei neppure questa volta?

“E’ proprio perché lui esiste che ho deciso di aspettare!”

Era doloroso. Era sbagliato. Lo sapeva. L’aveva sempre saputo.

“Nemmeno io sto bene a vivere così, senza dire la verità. Vorrei tanto dirgli tutto! Vorrei urlargli che sono una traditrice, una persona vile! Ma non posso. Potrei morire se lui rinunciasse per colpa mia!”

Le lacrime rigavano il suo volto. Era spietata, Makoto. E lei era ancora una vittima. Lo era sempre, anche quando non lo era.

“Come ti comporterai d’ora in poi quando ti chiamerà? Quando tu risponderai mentre sei con Mamoru?”, domandò Makoto, mentre con la mano stringeva forte la cannuccia della sua bibita. La stava stritolando.

“Vorrei che questa cannuccia fosse il tuo collo! Dio, Usagi. Questo comportamento non fa di te un’eroina. Anzi! Sei una codarda! Ed io sono peggio di te, perché sono impotente e rispetto la tua decisione!”

Una vigliacca. Una debole. Già era proprio così.

“Preferisco essere vile e mentire piuttosto che vedere un ragazzo mandare all’aria il suo sogno per una come me!”, disse allontanandosi e lasciando Makoto con l’amaro in bocca.

Ma non così amaro come sentiva lei in quel momento. Come avrebbe sentito per ancora tanti, troppi mesi.

Avrebbe avuto voglia di sparire, ma non sarebbe stato giusto.

Aveva troppa voglia di amare. Di amare quell’uomo, incontrato in una calda giornata d’estate.

 

Casa di Mamoru.

“Bene! E quindi ora state insieme?”

Non era molto convinto, Motoki. Il racconto di Mamoru era ricco d’amore e felicità, ma tralasciava la cosa più importante: Seiya.

“Tecnicamente stiamo insieme, ma ufficialmente non lo siamo.”, ribadì Mamoru con assoluta fermezza.

Sapeva di stare dicendo una cavolata immane, ma non poteva fare altro. Non erano fidanzati né amanti. Erano semplicemente due persone che si amavano.

“Tieni, bevi questo.”, disse offrendo una tazza di caffè all’amico.

Motoki la prese. Era confuso. Possibile che Mamoru pensasse solo a sé stesso?

“Che farai con Seiya? Non hai intenzione di confessargli tutto?”, chiese.

“Non è che non voglio dirgli nulla, ma non posso. Lui ora è a Londra a coronare il suo sogno. Se io lo chiamassi e gli dicessi che amo, ricambiato, la sua ragazza come pensi che reagirebbe? Conosci Seiya.. mollerebbe tutto e verrebbe qui! Non sarebbe razionale!”.

Mamoru credeva in ciò che diceva. Conosceva troppo bene Seiya. Non l’avrebbe fatto soffrire prima del tempo. Non avrebbe permesso che rinunciasse alla sua carriera a causa sua.

Sì, perchè la colpa era la sua.

Non avrebbe permesso a nessuno di rinunciare. A Seiya, il suo sogno. A lui, Usagi.

“Capisco, ma non sarà facile. Tecnicamente, siete amanti. Tu ed Usagi. E Seiya è l’uomo tradito. Doppiamente.”

Motoki non avrebbe davvero voluto stare nei panni di Seiya. Avrebbe superato il trauma causato da un tradimento?

 “L’ho fatta davvero sporca, Moto. ”

Mamoru sapeva cosa stava pensando in quel momento il suo amico. Lo sapeva da come sorseggiava il caffè. Era nervoso.

“Non so come farà Seiya a perdonarmi. Io non mi perdonerei mai.”

Rubare la ragazza a qualcuno non era una cosa da fare. Soprattutto quella di un amico.

Ma amare qualcuno deve essere davvero così doloroso? Perchè l’amore deve essere un sacrificio?

“Avere qualcuno da amare è bello, Mamo. Ma fa soffrire. E rende l’uomo codardo. Come te, ora.”

Motoki era una persona sincera. E da sincero quale era, preferiva sempre la verità. Anche quella che faceva più male.

“Io se fossi in te, alzerei la cornetta e vuoterei il sacco con Seiya. Non potrei sopportare un peso così grave. So che non lo farai e rispetto la tua scelta. Non chiedere di capirti, però. Mi sono già troppo messo in mezzo. Non voglio più farlo.”

Era stato onesto. E se ne era andato con molta umiltà. Lasciando la tazza ancora mezza piena sul tavolo.

“E’ tipico di te, Moto.”, pensò Mamoru lasciandosi andare sul pavimento. Sperava che il soffitto gli avrebbe dato una risposta più logica. Sperava di placare un po’ la tempesta che aveva dentro.

La speranza. Solo questo gli restava?

No, lui aveva l’amore. Aveva l’amore che feriva. L’amore che faceva male. L’amore puro, quello che ti fa battere il cuore. L’amore verso una donna che ti fa sognare anche solo attraverso un sorriso.

Aveva l’amore di una donna. Una donna che apparteneva ad un altro, ma che era sua. Aveva la donna che gli avrebbe fatto perdere il suo amico per sempre.

Driiin!

Il citofono. La telecamera che si accende.

“Chi è?”

Due codini che sbucano. Un viso familiare. Un sorriso sul volto.

Era lei. Quella donna. Quella donna che aveva troppo voglia di amare.

  
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