Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: kemeztafh    21/09/2016    0 recensioni
Io e il mio ragazzo saremo separati un anno, e volevo tenerlo vicino a me con questa storia, che sto costruendo piano piano
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era Estate. 

Calda e dolce estate. 

Ti lasci tutto alle spalle, in estate. Non è solo la pausa estiva, è la pausa dalla tua vita, dalle persone che meno ti stanno simpatiche, dallo stress che porta l'inverno con la sua routine, dalla palestra o da qualsiasi attività si possa praticare in inverno. 

E' una pausa tanto attesa, che ogni anno ti scivola via dalle mani, come se fosse acqua fresca che ti risolleva dal caldo: troppo velocemente. 

Trascorrevo le mie giornate in balia delle pagine dei libri e della musica. Ero ben organizzata per vivere la mia estate: libri, cuffie, la mia chitarra, la mia migliore amica e un "intrattenimento amoroso". E' poco carino definirlo così, lo so.. ma non ero innamorata di lui, pensavo soltanto di esserlo. In verità ero solo affascinata dall'amore, da quel meraviglioso sentimento in cui non avevo mai creduto. Però una parte di me lo desiderava talmente tanto, che sarei stata disponibile a tentare di provare qualcosa, per chiunque. Non so se fosse il bisogno di sentirmi veramente importante per qualcuno, o  se avevo solo bisogno che qualcuno fosse importante per me, come nessuno lo era stato fino a quel momento. Volevo una svolta, un cambiamento. O magari volevo solo avere un assaggio di quanto scritto nei libri. Un assaggio di quel sentimento di cui tanti poeti e scrittori hanno scritto nella loro vita. 

In ogni caso, nel momento in cui forse meno me l'aspettavo...il cambiamento, la svolta, arrivò. 




Gli ultimi giorni di scuola avevo deciso di presentare la richiesta a una borsa di studio che mi avrebbe consentito di abitare presso una famiglia, per tre settimane, a Oxford, al fine di sostenere l'esame che, in caso di successo, mi avrebbe dato la possibilità di conseguire la certificazione B2. L'inglese mi era sempre piaciuto, e sognavo di andare in Inghilterra da quando ero piccolina. L'idea di poter vincere quella borsa di studio, di riuscire finalmente in qualcosa, mi faceva venire i brividi lungo la schiena. 




Il giorno in cui uscì la graduatoria ero così in ansia, così nervosa. Non volevo guardare. E se non avessi vinto? E se ci fossi restata male? E se alla fine... non sarebbe cambiato proprio un bel niente? 

E se invece...guardassi quella graduatoria...e smetterla di farmi domande che non stavano nè in cielo, nè in terra? 

Un respiro profondo.. e non ci potevo credere. Non poteva essere successo davvero. Avevo vinto quella borsa di studio. Ero una dei 30 fortunati. Una dei 30 più bravi della scuola. Sarei andata in Inghilterra! Mi sembrava un sogno. Non riuscivo a realizzarlo.. 




Era ancora luglio quando seppi la notizia, e la partenza sarebbe stata a settembre. Per la prima volta nella mia vita forse, non vedevo l'ora che finisse l'estate e che arrivasse settembre. Ormai l'estate non contava più molto.. non m'importava. Volevo solo sentire il freddo dell'Inghilterra, assaporarla in tutti i modi possibili. E ad essere sincera... quelle ultime settimane d'estate passarono in fretta. 




Il primo settembre, noi che avevamo vinto la borsa di studio, dovevamo recarci a scuola per un corso di inglese prima della partenza. Dopo 3 mesi era sicuramente una buona idea rispolverare il mio inglese. Fu un corso molto breve, durò all'incirca una settimana, ma ogni giorno, con quel caldo, stare lì a scuola,  4 ore, non era proprio il massimo. 

Fu durante questa settimana che conobbi quelli che sarebbero stati i miei compagni di viaggio. I miei compagni d'avventura. C'erano Roberta, Martina, Dalila, Valeria, Carlo, suo fratello gemello Andrea, Stefano, Claudia, Sabrina, Giulia, Anna, e Manfredi. Alcuni li conoscevo già, quindi non fu un problema per me, fare amicizia. Ma Manfredi se ne stava solo in un angolo, perchè non conosceva nessuno. Sembrava abbastanza timido. Anche io in realtà lo sono. Però fin quando si tratta di un semplice "Ciao, io sono Anastasia, tu come ti chiami?", va tutto bene! 

Non mi piace vedere le persone sole, non mi è mai piaciuto! Così gli dissi di venirsi a sedere accanto a me e Martina. Anche se sono timida, sono molto logorroica, quindi mi misi a parlare del più e del meno, un po' perchè era una cosa naturale, un po' perchè volevo una scusa per osservarlo. Non l'avevo mai visto a scuola. Avevo forti dubbi che fosse un mio compagno di scuola. 

Inizia a osservarlo in tutto quello che faceva, lì accanto a me, senza che se ne accorgesse. Aveva i capelli neri, molto corti, che lasciavano vedere ogni singolo particolare del suo viso. Occhi castani, grandi, e con delle ciglia lunghissime, per un ragazzo, e di un colore leggermente più scuro degli occhi, ma più chiaro delle sopracciglia. Naso importante, e una bocca carnosa, molto bella. 

Ma la cosa che trovai più adorabile fu il colorito delle sue guance, leggermente rosa. Si notava particolarmente, a causa della sua carnagione olivastra. Arrossiva facilmente, al contatto con una ragazza. E aveva un sorriso stupendo. Perfetto. 

Ma c'era anche una cosa che non sopportavo di lui: aveva un fisico mozzafiato. I muscoli che si intravedevano dalla maglietta facevano intendere che andava in palestra. E dal suo portamento, dal suo modo di fare, si capiva, che se ne vantava. Ecco cosa non tolleravo. Sembrava uno di quegli stupidi ragazzi che io avevo sempre evitato, che andavano in palestra per fare colpo sulle ragazze! Per farsi guardare prima esternamente che interiormente. Io non ero così. Ero una ragazza semplice, che ancora a 17 anni non aveva avuto ancora la sua prima volta, e che non si faceva un dramma per questo, anzi. Ero una ragazza che si truccava poco, che la mattina indossava quello che prima trovava nell'armadio, o nei cassetti. Ero una di quelle ragazze dai capelli biondo cenere, con gli occhi verdi, che nessuno nota. Perchè è molto più importante apparire che essere. Ma io non la pensavo così, e preferivo stare sola, con la mia musica, i miei libri, ad aspettare il mio principe azzurro.

Insomma..non ero niente di che. Una ragazza acqua e sapone. Un tipo noioso forse: mi piaceva studiare, amavo leggere, disegnare, cantare, mangiare, dormire, suonare, le serie tv. Ero astemia, odiavo le discoteche, la musica troppo alta, i posti troppo affollati. Ero la vecchia di casa, diceva mia sorella. Il mio sabato sera ideale era serie tv, cioccolata o thè, e copertina. In queste condizioni, non avrei mai trovato un ragazzo che potesse apprezzare tutto questo. Siamo onesti: ero un disastro. Mi chiedevo sempre perchè fossi nata nel ventunesimo secolo e non nel 1800. Non ero assolutamente compatibile con i miei coetanei. Se fossi rimasta sola, con 10 gatti, non potevo dare la colpa a nessuno!
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: kemeztafh