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Autore: LightBlue999    21/09/2016    0 recensioni
Quella morsa dentro di lei si strinse ancora di più provocandole un lancinante dolore che rimbombò nelle tempie come un echo. L'istinto la supplicava di fuggirà da quella situazione, di uscirne. Aspettava quel momento da tutta la serata, fumo, alcool, intimità. Poche parole, infiniti fatti. Ma qualcosa continuava a tormentarla, un pensiero scomodo che non riusciva ad elaborare chiaramente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ciò che Non dici

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Con il pollice carezzava distratta la caviglia, al tatto liscia e morbida, dopo un bagno rilassante fatto quella sera, sguardo basso proiettato apparentemente sul tappeto, spento, vuoto. Nessuno avrebbe azzardato a immaginarsi la quantità di pensieri che le scorrevano nella mente in quel momento. Solo un respiro, più lungo, più carico degli altri catturò l'attenzione di chi le sedeva accanto.

Una mano scura le si posò sul ginocchio separandola dal suo isolamento, quegli occhi stanchi si alzarono incrociandosi con quelli scuri di lui che la osservava in silenzio. In mano stringeva una sigaretta, dalle narici ancora usciva lieve del fumo non ancora espulso totalmente. Le labbra socchiuse erano secche, le palpebre tenute su a forza, la voce altrettanto debole e lieve vibrò dalla gola secca una domanda che a lei passò attraverso come se fosse soltanto aria.

- Tutto bene?

Aria che l'attraversò da parte a parte svanendo poi, ma lasciando quel qualcosa che le appesantì di botto lo stomaco, facendolo chiudere in una morsa che era li per ricordarle quanto inutile era ri tirare fuori un discorso per l'ennesima volta, discorso che mai avrebbe trovato reale conclusione. Fiato sprecato, parole sprecate, forze e sentimenti messi in gioco ed ignorati.

Annuì lievemente scrociando le gambe ed alzandosi da quel divano. Un leggero capogiro l'attenagliò, lasciandola ferma in piedi per qualche secondo, con gli occhi di lui fissi sul suo corpo, le gambe coperte solo da un pantaloncino a vita bassa nascosto dal lembo della canotta lasciata cadere morbida sui seni piccoli, collo e scapole scoperte, accarezzate dalla brezza che entrava dalla finestra lasciata aperta dall'altro lato del salottino affacciato sulla cucina, stanza in cui si diresse lei a passo lento. Raggiunta la penisola e scansate le sedie adiacenti ad essa raggiunse il cassetto sotto il bancone da cui estrasse un pacchetto di Malboro Rosse ed un accendino bianco con disegnati sopra tulipani viola. Immagine che osservò durante l'atto di estrarre una delle sigarette e posarla tra le labbra lasciandola penzolare più volte provata dalla forza di gravità. In quello stesso momento accanto a lei una seconda sigaretta si spense nel posacenere a portata di coda dell'occhio. Nonostante consapevole della presenza di lui alle sue spalle, un respiro caldo batté poco sotto il suo orecchio destro facendola sobbalzare. Girandosi si trovò esattamente faccia a faccia con quel paio d'occhi che ancora riflettevano la domanda posta poco prima a lei.

Decisa ad evitarla di nuovo abbassò nuovamente lo sguardo a terra, spostandolo leggermente alla ricerca di una via di fuga il meno evidente possibile, le azioni che seguirono a catena subito dopo si svolsero come un botta e risposta senza esclusione di colpi. La mano scura di lui, la stessa che sorreggeva la sigaretta poco prima, calda, si posò sotto il mento di lei, ancora l'odore di fumo si poteva avvertire intrinseco nella sua pelle. Il mento soggetto a quel tocco il più delicato possibile venne alzato, non portando con se gli occhi di lei che si affrettarono a concentrarsi sull'accendere la sigaretta ancora penzolante tra le labbra. Prese un bel respiro, poi le venne tolta di bocca e allontanata. Solo in quel momento si rese conto della vicinanza del viso di lui, incombente, così lasciò uscire quel fumo dai suoi polmoni indirizzandoglielo direttamente in faccia e si girò in procinto del lavandino alle sue spalle, aprendo meccanicamente lo sportello sopra le loro teste e tirando fuori un bicchiere, con l'altra mano aprì il lavabo facendo scorrere l'acqua fredda sul metallo, unico rumore che riempiva il silenzio formatosi in quel momento, un silenzio pesante e opprimente per entrambi, indecisi sulla prossima mossa da fare. Quasi altrettanto meccanicamente la mano destra di lui passò sotto il braccio alzato di lei, chiudendo quel flusso d'acqua, mentre l'altra, passando dall'altra parte, andò a recuperare accanto ai bicchieri una bottiglia di vodka liscia. Quella sorta di abbraccio non fece altro che provocare altro disagio tra la coppia, sopratutto dalla parte di lei che nel vedere la bottiglia scendere di fronte la suo viso si scansò di fretta spintonandolo e incamminandosi verso la porta d'uscita della cucina. Quella morsa dentro di lei si strinse ancora di più provocandole un lancinante dolore che rimbombò nelle tempie come un echo. L'istinto la supplicava di fuggire da quella situazione, di uscirne. Aspettava quel momento da tutta la serata, fumo, alcool, intimità. Poche parole, infiniti fatti. Ma qualcosa continuava a tormentarla, un pensiero scomodo che non riusciva ad elaborare chiaramente. Il polso venne saldamente afferrato non appena si postò sull'uscio della porta. Non ebbe neppure il coraggio di girarsi per guardarlo in faccia. Si accorse di tenere in mano ancora il bicchiere di vetro nel momento in cui allentando la presa esso cadde a terra distruggendosi in piccoli pezzi.

- Che ti prende

Di nuovo la sua voce, calda, calma, fin troppo, poco lucida sicuramente ma comunque apprensiva.

Voce che in lei smosse il desiderio di sentirla ancora, voce di cui non riusciva a fare a meno, voce che allentò l'opprimente morsa ancora presente, permettendo a qualcuno di quei sentimenti contrastanti di uscire dalle sue labbra in un piccolo gemito strozzato.

Di nuovo il tentativo, da parte di lui di avvicinarsi, camminando con le scarpe sui cocci di cui ignorava l'esistenza. Lei, impossibilitata a muoversi restò li sul posto ipnotizzata. Un passo dopo l'altro con estrema lentezza si avvicinò a quella che sembrava essere una preda in trappola. Posò la bottiglia di Vodka liscia sul tavolo intento a scoprire il motivo di tutto quel disagio presente nella testa di lei in quel momento. Lo sguardo cadde a terra sui vetri che scricchiolavano, viaggiando poi fino ai piedi nudi di lei che fremevano dalla voglia di potersi muovere.

Una piccola smorfia gli sfuggì dalle labbra secche, realizzando che il reale motivo per la sua immobilità era paura mista a impossibilità fisica di muoversi. Così decise di afferrarle la schiena e le gambe per poterla sollevare, lei lo lasciò agire nella più completa apatia, come se quella traccia di reazione tornò a sopprimersi.

Non appena i piedi tornarono a toccare il suolo lui si affrettò ad afferrarle la mano con meno violenza di quanta usata prima per fermarla sull'uscio della porta, cercando insistentemente i suoi occhi.

- Cosa vuoi?

Chiese lentamente scandendo sul significato che voleva attribuire a quelle due semplici parole.

Gli attimi che susseguirono sembravano congelati nel tempo, come se tutto intorno a loro fosse in stallo. Tardiva la consapevolezza di piccoli errori presenti nelle proprie azioni, come far vivere alla persona amata l'incubo di vedere la vita abbandonarlo respiro dopo respiro, bottiglia dopo bottiglia abbandonata in un angolo della casa, troppo fatto o ubriaco per andare a disfarsene. Così da stamparle la realtà in faccia, quella di convivere con una persona incapace di trovare un lavoro o assumersi responsabilità, troppo innamorato per vederla ancora soffrire a causa sua.

Fulmineo quell'attimo di lucidità lo straziò portandolo a cadere in un baratro senza fondo.
I pensieri si sbiadirono così come la capacità di elaborare qualsiasi frase, un passo in avanti le afferra la nuca con la mano destra mentre con la sinistra le carezza un fianco. Senza dire nulla anche le sue labbra si posarono su quelle di lei, bagnandole in fine gli zigomi con lacrime amare.

 

Vale davvero la pena distruggere la propria vita a discapito di chi si ama?

 

   
 
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