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Autore: LeGirl_    22/09/2016    0 recensioni
Di solito inizio a scrivere appena di ritorno, già il giorno dopo cerco di rivivere le vecchie sensazioni buttandole giù a parole. Ma quest’anno mi è parso tutto così strano, tornare a piangere e a soffrire dopo un anno ha fatto sì che mi fermassi a riflettere su quello che stavo provando davvero. Almeno so che quello che scrivo dopo le vacanze resterà mio per sempre e quindi adesso parlerò per una prima e ultima volta di lui. Stefano Alagò. E dell’estate 2016.
Stefano ha 20 anni, è un ’96. Ha dei grandi occhi marroni\verdi e dei capelli improponibili schiariti leggermente dal troppo sole. Non ha il fisico scolpito ma asciutto e sistemato al punto giusto, abbronzatura tipica da animatore e una risata che illumina il mondo. Era come un vice capo lì, l’uomo comandante in seconda. Aveva la passione per i tatuaggi, per i misteri e per un cappello grigio dell’Hard Rock. Si metteva in mutande con una semplicità non umana, sapeva far ridere e coinvolgere. Si spaccava il culo per rendere tutti felici. E ce la faceva. Eccome.
C.R. (1997-?)
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Scrivere di me, scrivere di noi e di tutto ciò che non c’è stato.

Vorrei poter dire che ti ho visto per la prima volta quel sabato mattina, quando mi prendevi in giro perché correvo fra le braccia di Rebecca, ma la verità è che io ti conoscevo già da un po’, grazie ai social e alla mia mentalità da stalker. Ti avevo trovato su Instagram come accadde con Francesco Russo della Blue Animation lo scorso anno. Stefano Alagò. 1996-?. Ti giuro che ho sempre trovato quel “1996-?” troppo bello e ancora oggi credo che come tatuaggio te lo ruberò, un giorno. Sapevo già chi eri, ti conoscevo di fama via social e avevo capito che eri un animatore con le palle. E con una fidanzata. Vederti “dal vivo” mi ha fatto troppo strano, non so cosa sia stato ma era buffo incontrare una persona già vista per mesi dietro uno schermo! Ormai c’ero e ho fatto finta di niente. “Piacere Stefano!” mi hai detto sorridente sabato sera, a mente mia pensavo << lo so, ti vedo da mesi!>> ma alla fine ho solo detto “Chiara, piacere mio!” sorridendo e tenendo il tuo sguardo che già mi era entrato dentro. Avevo poi conosciuto tutti gli altri. Ovviamente dolci, gentili, amichevoli, insomma animatori. Conoscendoli poi più a fondo capirò meglio chi è dentro e chi è fuori. Tu eri dentro. Non ho capito subito di provare qualcosa per te ma tu sei diventato importante ed è anche per questo che scrivo.

Premetto, so che sei uno stronzo, so che il tuo lavoro ti porta questo “piacere” di poter conoscere più e più ragazze da far cadere ai tuoi piedi ma non mi importava, ma non mi importa. Io il Klub l’ho sempre preso al pacchetto, stronzi e mare mosso compresi. Nonostante il ritardo, una volta capito che mi interessavi ho tentato di distinguermi. Ma andiamo con ordine!

Parliamo di domenica 31 Luglio, quando hai capito che avrei fatto divertire. Ero in spiaggia con la mia amica Laura e per gioco abbiamo improvvisato un trono, le risate durante quella sfilata e la prima foto: io, Laura e tu con un sorriso ed un occhiolino fottutamente perfetti. Maglietta verde, cappello bianco e quegli orecchini scuri che sui ragazzi adoro troppo! Poi una me studiosa che la mattina dalle 9:00 alle 10:30 studiava al bar e tu che inizialmente mi prendevi in giro e poi hai iniziato solamente a scuotere la testa e a ridere di me.

Martedì 2 Agosto mi ha conosciuta tutta la spiaggia! O meglio ha conosciuto la mia risata! Eravamo in cerchio perché l’animatore belloccio Jimmy mi aveva convinta a fare quella cavolata della vecchia fattoria eppure non ho mai riso tanto, ho riso così tanto che Danilo, un altro animatore, si è girato e mi guardava come fossi matta. Quando poi ti ha chiamato per farti vedere e sentire questa pazza (io), hai iniziato a rincorrermi per tutta la spiaggia con il microfono in mano e mi abbracciavi da dietro per farmi stare ferma puntando il microfono sulla mia faccia e io ridevo e basta, anzi ridevo e pensavo a quanto mi facessi stare bene nonostante fossi un coglione. Sai, forse non te lo ricordi ma lì c’è stata la seconda foto: io, te, Danilo, Umberto e Jimmy. Io con il mio costumino rosa e voi in divisa nera, tu e Jimmy con il solito cappellino da tipi a posto e io che avevo un sorriso da fine del mondo, perché per me il mondo poteva anche finire, avrei lo stesso amato quel momento!

Giovedì 4 Agosto, piscina pomeridiana, Laura inizia a comportarsi in modo strano “Devi invitarci ai lenti” dice poi di punto in bianco e tu ridi stringendo un patto con noi “Un lento per la lezione di salsa di domani” hai detto e Laura che precisa “Uno ciascuno!” annuisci e vai via lasciandomi speranzosa, tanto che la sera mi vesto bene. Fin troppo per rimanere delusa perché il lento non arriva, la cosa non sfugge nemmeno a Laura che poi il giorno seguente ti chiede perché e tu da bravo animatore paraculo te la cavi con un “Non vi ho viste! Repilichiamo stasera, ora venite a fare salsa!” ma io ho inarcato vistosamente il sopracciglio e ti ho messo a posto “Prima il lento e poi la lezione. Lento stasera, lezione domenica” ridendo annuisci e vai via. La sera abbasso decisamente il tiro, mi vesto più tranquilla, mi faccio quattro risate con la storia di Marco che ci prova con una romana e del cloroformio utilizzato come approccio scadente. Quando vedo te ballare nei pressi di Marta, la veterana, mi siedo accanto a lei e ti faccio un cenno minaccioso della serie “dopo invitami e ti faccio vedere!”, tu hai riso e mi ha fatto okay con la mano e io ho aspettato il mio turno canticchiando Francesco Renga con Marta e tremando leggermente. Finisce la canzone e tu mi fai cenno di alzarmi e raggiungerti “Okay” dico ancor prima di abbracciarti e ondeggiare “Ci sono per lo yoga di domenica!” e rido “Smettila di ridere così!” esclami abbracciandomi e ridendo. Parliamo un po’ di tutto, di quanto resto, di quanto tempo è che vengo qui, di Rebecca, di quanto poco siete disponibili per i lenti, insomma di tutto e alla fine avvicini la guancia per farti dare un bacio e io faccio lo stesso, ah ridandoti il cappello che avevo rubato ad inizio lento. Grigio dell’Hard Rock.

Così finisce la mia prima settimana. Con te nei miei pensieri e con l’assurdo desiderio di voler tenere dentro ogni sentimento, ogni battito di troppo, ogni giramento di stomaco e di testa quando ti avvicini, uno sguardo che tentavo di nascondere ma che poi quando arrivavi usciva sempre. Ho tentato di reprimere quello che un animatore di 20 anni, fidanzato e siciliano mi stava inconsapevolmente provocando, ma da quello che è successo la seconda settimana puoi dedurre che io non ci sia proprio riuscita bene!

Già Sabato 6 Agosto il mio gruppo sospetta perché io e Rebecca ci appostiamo alle sedie e poi con passo sicuro vengo ad invitarti per un lento giustificando a Rebecca quell’invito con un “non ho niente di meglio da fare!”. All’inizio avevi lo sguardo da tipo che avrebbe preferito un’altra, forse aspettavi qualcuno, forse semplicemente pensavi alla tua ragazza ma ormai ero lì, potevo andare se volevi ma tu hai semplicemente scosso la testa stringendomi. Stavi per riparlare di Rebecca, insomma c’ero io lì! Ti ho dato un paio di risposte gentili su quello che volevi sapere e poi mi sono zittita, mi avevi catapultato giù l’umore, con la scusa di voler ascoltare la canzone (che nemmeno ricordo!) tu parlavi al microfono e io in silenzio un po’ soffrivo. Soffrivo perché mi sentivo stupida a ballare con uno che se ci fosse stata magari un’altra le avrebbe dedicato ogni attenzione ma c’ero io e beh semplicemente valevo di meno. Ti ho educatamente ringraziato e me ne sono andata via. Ho passato la domenica a riflettere e ovviamente come promesso faccio yoga ma tu nemmeno lo noti, tu nemmeno MI noti. Minimamente.

Poi Lunedì 8 Agosto non so cosa mi prende, l’idea mi frullava già da un po’! Ho preso coraggio e l’ho comprato, un cornetto con la nutella, ho preso la busta e con un pennarello nero scrivo semplicemente SALVO “1997-?”. Sapevo che il tuo tatuaggio diceva 1996-?, ma speravo che avresti capito che si riferiva alla persona che te lo aveva mandato e invece no, in spiaggia hai solo preso in giro questa ragazza misteriosa, tanto che sia io sia un inconsapevole Jimmy ci siamo schierati dalla miasua parte. Mi chiedevi sempre se sapevo chi fosse e io rispondevo che ci stavo lavorando su, era vero, lavoravo sul coraggio di dirtelo! Quel pomeriggio, passando in bici in piscina mi hai sorriso per tutta la tettoia, tanto che Alberto, uno del mio gruppo di amici, è arrivato a scherzare su uno “scambio di sguardi importanti”. Comunque, un po’ per un motivo un po’ per un altro né martedì né mercoledì ho potuto replicare cornetti o lenti.

Mercoledì 10 Agosto. Pomeriggio nel campo da calcetto dove Ciro e gli altri ospiti napoletani si godevano l’ultima partita e io e Rebecca ci godevamo te che giocavi con la divisa rossa e le Vans nere. Altro che scarpette adatte! Ogni tanto ci lasciamo andare a qualche commento su quanto tu sia carino, anzi per la precisione su quanto tu sia “fatto bene”. Tu corri e ogni tanto mi guardi, tanto che Rebecca si gira verso di me dicendomi “Ma perché ti guarda sempre?” e io faccio spallucce dicendo “Ah non lo so” e ridacchiando imbarazzata. Passi correndo guardandomi e io non mi riesco a trattenere “Cosa c’è?” e tu fai un paio di battute sul fatto che ti sta venendo l’asma e io ribatto che dev’essere la vecchiaia. Mi hai guardata e hai scosso la testa ridendo. Poi hai segnato e mi hai guardato con aria di sfida. Allora ho fatto spallucce accennando un piccolo applauso ridacchiando. Quando hai lasciato il comando della partita a Jimmy mi hai guardato salutandomi e Rebecca e Alberto nemmeno considerati! Ti sei messo al campo da tennis e ogni tanto con la scusa della partita mi giravo e ti guardavo, anche tu mi guardavi. Non so a volte mi pare di aver immaginato determinate cose. Quando ti vedo online ma non mi rispondi penso che io tutto quello l’ho vissuto da sola, nella mia testa. Comunque Giovedì, prima del falò te ne mandai un altro, di cornetto, in cui precisavo di sapere che quella non era la sua stanza e che avrei detto chi ero quando ormai non avrei avuto più nulla da perderci. Infatti la sera dopo ti parlai e in una sera mi sono fatta più illusioni che in una vita.

VENERDI’ 12 AGOSTO. “Ho delle novità!” ti ho detto sorridendo “riguardo quella storia!” e tu hai alzato gli occhi riflettendo “Ah!” ti sei ricordato “Ieri ne è arrivato un altro” hai esclamato e lì mi sono fregata “Lo so!” ho detto immediatamente. “Allora, la conosci?” mi hai chiesto dopo aver parlato di quello che c’era scritto sulla busta “A quanto so” ho iniziato io “lei lo fa non tanto perché prova qualcosa per te” continuo un po’ mentendo e un po’ no “E perché allora?” hai chiesto e allora ho sputato fuori una cosa che forse nessuno sa di me “A lei non hanno mai fatto un bel gesto e quindi aveva voglia di vedere che effetto fa sulle persone un bel gesto! Che effetto fa?” ho chiesto poi “Sai, magari glielo riferisco” ho aggiunto in tutta fretta per evitare di essere sgamata “No a far piacere fa piacere” hai iniziato gesticolando “Ma sinceramente mi dà fastidio non sapere chi sia!” concludi storcendo il naso e lì ho capito che avrei dovuto dirtelo ma non ho trovato il coraggio quindi ho solo detto “Vabbè, se stasera non te lo dirà lei lo farò io e chiudiamo ‘sta storia!” ti ho salutato e mi sono buttata al bar a non fare niente. Nel pomeriggio chiarisco un paio di cose con Marta e le racconto di un animatore di anni fa e per lui poi piansi guardando il mio ultimo tramonto. Magari se un giorno ci rivedremo ti racconterò di Manuele Dapperini e dell’odio che provo e che ho provato. Nel frattempo s’è fatta sera e ho tentato di essere al meglio ma sui tacchi dopo un po’ non mi reggo più cosi semplicemente cambio scarpe e mi butto a ballare e giuro ballai tutto quello che c’era e lo ballai perché non volevo fermarmi. Non volevo finire. Ma i lenti sono arrivati e con te ci dovevo parlare. Ho aspettato i primi due e poi al terzo mi sono fatta coraggio e mi sono alzata verso di te (IO CHE AMO SOLO TE)

 

C- Allora, hai idea di chi possa essere?

S- Sinceramente non ci ho ho pensato, non mi importa più!

C- Oh okay, allora balliamo e basta

S- No ma ora devi dirmelo!

C- Ma se non ti importa!

S- Dai

C- Ma..

S- Dai!

C- Sono io! (tutto d’un fiato)

S- Davvero? (Ti blocchi e mi guardi)

C- Giuro, se non ci credi chiedi a Simone il barista!

S- Nono, intanto grazie per avermi preso per il culo!

C- Scusa, non sapevo come fare a sapere la tua reazione!

S- E poi sappi che nascondere una cosa a Stefano è difficile, vi tengo d’occhio! Avevo il sospetto che fossi tu ma mi serviva una conferma. Comunque è vero quello che mi hai detto oggi? Che non hai mai ricevuto un gesto carino?

C- Ovvio che è vero, non dico cazzate!

S- Forse sei tu che non li vedi!

C- Stefano so cosa è un gesto carino. E io non ne ho mai ricevuto uno.

S- No è che mi sembra strano, insomma dentro, fuori tu sembri una ragazza fantastica. A parte la risata!

C- Ci sto lavorando! Ma comunque grazie, eppure…

La canzone finisce e una tipa ti prende prima ancora che noi ci stacchiamo ma prima che io possa scappare tu mi fermi.

S- Un’ultima domanda prima di lasciarti… perché dirmelo proprio ora, l’ultima sera?

C- Lo hai letto, non ho più nulla da perdere!

La ragazza ti tira a lei impaziente e tu mi guardi scusandoti con lo sguardo e dicendomi “Okay, dopo ne riparliamo però!” annuisco e giro andando via con il cuore a mille e una sola e unica lacrima.

Più tardi ho comprato un cornetto alla nutella per me stavolta e l’ho mangiato con il cuore a pezzi e quando sono uscita dal bar tu eri lì e mi hai vista con le labbra sporche di cioccolato e hai ridacchiato.

C- Stavolta l’ho preso per me!

S- Ho notato sai? Allora quindi 1997 era il tuo anno eh?

C- Eh si, avevamo ragione io e Jimmy!

S- Avevate ragione voi, verissimo

D- Di che si parla?

C- La storia dei cornetti!

D- Eri tu?

Annuisco convinta e rido.

D- Questo vuol dire che provi qualcosa per Stefano?

Arrossisco violentemente e tento di balbettare una risposta negativa ma Stefano mi precede.

S- No in pratica lei non ha mai ricevuto un gesto carino e quindi…

C- Aspetta, ehm Danilo, potresti andare a farti un giretto?

S- Beh in effetti hai un tempismo…

D- Oh, scusate vado!

S- Comunque tu non lo hai fatto perché ti piaccio, no?

C- Ecco in realtà tu mi anche piaci. Nel senso tu sei un bel ragazzo, una bella persona, un bravo animatore. Insomma se ho scelto te invece di un altro i motivi ci sono. Comunque per rispondere alla tua domanda di prima, beh io te l’ho detto stasera perché davvero non ho nulla da perdere.

S- E perché?

C- Beh domani parto!

S- Di dov’è che sei?

C- Roma!

S- Ma sai che io, Danilo e Pietro dopo la stagione volevamo farci un bel tour italiano? Roma, Milano, Napoli…

C- Beh se passi a Roma dimmelo.

S- Se non ci incarcerano prima!

C- Non vorrai farti incarcerare proprio a Roma!

S- Perché no? Verresti a portarmi i cornetti alla nutella tutte le mattine. Potremmo conoscerci meglio.

C- Se lo dici tu!

S- Lo dico io, ora devo andare ma magari ci vediamo o sentiamo più tardi.

Inutile dire che non ci siamo visti né sentiti vero? Siete andati a bere in città e non so nemmeno che ora avete fatto. So solo che un po’ ti ho aspettato ma dopo pensandoci ho riflettuto sull’inutilità della cosa. Mi sono messa a letto scuotendo la testa e pensando a quanto potevo odiarti da uno a dieci. E in quel momento forse era dieci. Bastardo. Bugiardo.

Ovviamente che eri un bastardo bugiardo l’ho capito troppo tardi così ho passato anche le mie ultime ore in villaggio ad umiliarmi. Sono le 8:45, vado al bar e compro il mio ultimo cornetto, scrivo quattro parole con un pennarello verde scuro. E poi, con la spillatrice attacco alla tua colazione un foglio a righe. Scritto con una penna marrone. Alle 4:30 del mattino. Non ho davvero idea di che cosa ci sia scritto, ho solo messo di getto sui fogli le sensazioni. Dalle nere alle colorate. Ho solo scritto perché ammetto che scrivere mi ha sempre aiutato. Sono da sola accanto alle C quando mi giro e vedo Rebecca che mi saluta agitando la mano. Non appena la vedo corro da lei e inizio a piangere. Piango tanto, piango così per piangere, piango per te, bastardo bugiardo. Piango perché non ho molto altro da fare. Piango ad alta voce perché non so fare diversamente, così ad alta voce che spesso e volentieri Rebecca è costretta a farmi “shhhh!” con le mani, così forte che Pietro uscendo di casa mi guarda e sorride appena alzando la mano a mo di saluto. Quando poi decido di andare al bar perché non è bene per me incontrarti sento la porta sbattere forte e mi giro pregando che non sia tu. O forse pregando che sia proprio tu. Fatto sta che eri tu. Faccio cenno che non posso farci niente se sono così e faccio per andarmene velocemente ma Rebecca mi ferma : “Salutalo” dice con una dolce autorevolezza, io mi giro e mi butto in silenzio fra le tue braccia.

In quelle braccia ci ho trovato il mondo dirò poi a Rebecca qualche sera più avanti in un messaggio. È vero, proprio in quel posto in quel momento mi sono illusa che forse non saresti scomparso. Ho dimenticato che avessi una fidanzata, che indossavi una maglietta che in realtà era una divisa, che venivi pagato per essere abbracciato esattamente in questo modo. Ho dimenticato così tante cose in quel preciso momento! E forse è per questo che scoprire la tua vera natura ha fatto così male. Singhiozzavo e mi hai detto una cosa che ancora oggi non capisco cosa volesse dire: “Non pensarci ora, pensaci quando starai a casa”. Ho scosso la testa con forza per farti capire che non era affatto possibile fare quello che dicevi tu e poi hai voluto atteggiarti, e io ho voluto lasciartelo fare. “Ma piangi per me o per Rebecca?” hai chiesto con un mezzo sorriso e io ho fatto un cenno per farti capire che era per entrambi “No, devi scegliere!” mi hai detto e io ti ho dato due pizzicotti dietro la schiena, hai sorriso in silenzio e mi hai stretta forte, dopo aver allentato un po’hai avvicinato la tua guancia alle mie labbra e io ho capito che era l’ultimo. Un ultimo bacio. Avevo le labbra piene di lacrime secche ma non mi importava proprio nulla, avvicinai la mia bocca e ti diedi quel bacio, di solito lo davo con lo schiocco per fare un po’ la civetta va, per tirarmela, per giocare. Non ero in vena di nulla di tutto questo. Fu soffice e leggero e c’era scritto sopra “non dimenticarmi” ma forse non sai leggere eh?

Comunque poi ti hanno telefonato, era Danilo, hai detto okay okay tre o quattro volte e poi una volta messo giù mi hai abbracciata di nuovo e ti sei scusato ma dovevi proprio scappare!

L’ultimo capitolo della nostramia triste e stupida storia è all’accoglienza, uso la scusa di voler dare un ultimo saluto agli animatori vengo da voi. Bacio a Mara e Luisa e saluto veloce a Danilo e Pietro e poi per forza di cose arrivo davanti a te.

C- Allora ciao…

S- Fa buon viaggio, magari ci vediamo il prossimo anno.

C- Grazie e senti… una cosa… io la risposta la voglio. Non oggi, non domani, non positiva, non negativa. Ma la vorrei.

S- Aspetta quale risposta?

C- Mh, hai ricevuto il cornetto?

S- Si, assolutamente

C- E il resto?

S- Sisi certo, il foglio, si l’ho avuto ma non l’ho letto perché non avevo tempo.

C- Okay, tranquillo basto che lo hai avuto.

S- Allora, appena ho cinque minuti ti scrivo. Siamo amici su Facebook no?

C- Sisi okay

S- Okay allora appena ho un attimo ti scrivo

C- Davvero?

Annuisci, mi sorridi e mi abbracci “Buon tutto” mi sussurri.

“Davvero?” ripenso io. Cazzate. Davvero un cazzo. Davvero sparirò appena posso, davvero ti farò sapere che sono uno stronzo, anzi un bastardo bugiardo che fa cosi con tutte e si diverte. Ma io ti giuro Stefano, te lo giuro con tutto quello che ho! Io in quelle braccia ci sono stata da dio. Ho amato quei momenti e non mi sentivo così da un sacco. Vabbe comunque in tutto ciò ti auguro tanta fortuna BB, ti auguro di essere felice con la tua ragazza, auguro a lei di rendere te felice lei e di restare così, anche se mi hai fatto stare male da fare schifo io mi auguro di poterti rivedere. Mi auguro di poterti rincontrare presto. Mi auguro di poter rivedere la tua faccia. Non so cosa accadrà, se ti sputerò in faccia, se ti abbraccerò dandoti l’anima. Non lo so se potrò passare sopra il tuo sorriso senza ferite e cicatrici. Ma so che per ora io ho finito qua. Devo mettere in pausa te e mandare avanti solo me. Perché è la cosa giusta. Buon tutto Stefano.

C.R. (1997-?)

 

 

•Eppure, eppure, eppure, milioni di serrature, non riescono a tenermi chiuso il cuore

E non hai visto ancora niente!•

 

  
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