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Autore: mar_79    22/09/2016    1 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction di Major Crimes, è una storia corale, riguarda tutta la squadra, ma principalmente Sharon e la sua famiglia.
"Aveva la sensazione che qualcosa di brutto stesse per abbattersi su di loro, una sensazione viscerale diventata quasi un dolore fisico che l’aveva costretta ad abbandonare il letto e a cercare conforto nel suo amato tè..."
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 2

Un’ora più tardi la casa era in piena attività. Sharon era in cucina a preparare la colazione per tutti; Ricky leggeva qualcosa sul suo iPad seduto comodamente nella poltrona vicino la vetrata, i piedi appoggiati sul tavolino da caffè, mentre Rusty faceva avanti e indietro tra la sua camera e il bagno.
Il silenzio fu spezzato dal suono del campanello. “Uno di voi due può aprire, per favore” chiese Sharon, impegnata ai fornelli.
Ricky non si mosse dal suo posto, anzi sprofondò ancora di più nella poltrona. “Rusty, hai sentito la mamma? Apri la porta fratellino.”
Rusty andò ad aprire lanciando un’occhiataccia al fratello che gli sorrideva e faceva una smorfia ironica.
Sulla soglia c’era Andy e il ragazzo accennò quello che, con molta fantasia, poteva considerarsi un sorriso.  “Tenente” lo salutò, “Sharon è in cucina, io vado a finire di prepararmi.” E senza aggiungere altro ritornò nella sua stanza.
“Buongiorno anche a te ragazzo”, sorrise Andy entrando in casa agitando la testa. “Ricky” salutò l’atro ragazzo con un cenno del capo. Un largo sorriso gli distese le labbra quando arrivò di fronte a Sharon. “Ciao” sussurrò mentre l’attirava vicina per darle un bacio sulla testa. Lei ricambiò il sorriso e gli accarezzò il petto all’altezza del cuore.
Ricky, che aveva osservato tutta la scena, sollevò un sopracciglio. “Tenente, questa mattina presto mi è stato riferito che la mia presenza non vi ha fatto cambiare le vostre abitudini. Mi hanno detto il falso?”
Andy era confuso, non capiva dove Ricky volesse andare a parare e perciò guardò Sharon in una muta richiesta di spiegazioni. Lei si limitò a scrollare le spalle e sorridere con un cenno d’assenso, come a dire “è strano lo so, ma accontentalo”. E Andy lo fece. “No, ragazzo, è vero. Siamo quel che vedi.”
“Quindi devo credere che sia così che al mattino saluti la donna che ami?” chiese incrociando le braccia sul petto e cercando di mantenersi serio. “Mi sarei aspettato di meglio da uno con la tua fama, tenente!”
Sharon non poté evitare di arrossire. “Ricky smettila subito, e togli i piedi dal tavolino!”
“Dai mamma, era una domanda innocente. Capisco che abbiate un’età, ma quando si ama…”
“Richard!” le guance di Sharon adesso erano in fiamme, gli occhi spalancati. Suo figlio era sempre stato un tipo ironico e con la battuta pronta, ma adesso stava esagerando, tutte quelle domande e quei discorsi sull’amore iniziavano a essere fuori luogo.
“Ok, ok,” si intromise Andy mentre appoggiava la giacca allo schienale di una sedia. “Posso?” chiese guardando Ricky con occhi sorridenti e indicando Sharon con una mano.
“Ma certo.” Il ragazzo diede il suo consenso, come se realmente spettasse a lui decidere.
Immediatamente Andy circondò con le braccia la vita di Sharon e l’attirò contro di sé con decisione mentre lei lo guardava allibita e gli occhi le si spalancavano ancor di più per la sorpresa. “Buongiorno amore”, disse Andy prima di catturarle le labbra in un vero bacio. A quel contatto così dolce ma passionale, ogni possibile tentativo di protesta si sciolse come neve al sole e Sharon ricambiò il bacio mentre una mano, come dotata di vita propria, si poggiava sulla guancia di Andy per una tenera carezza.
Rusty, che arrivava proprio in quel momento, si bloccò sulla porta. “Ehi voi, credevo avessimo un accordo per questo!”
Pur allontanandosi un po’ da Sharon, Andy non la liberò completamente, impedendole così di scappare via. “Gli accordi sono la specialità di tua madre, non mia, spiacente. E poi ogni tanto uno strappo alle regole è piacevole. Ormai sono quasi riuscito a convincere anche vostra madre, vero Sharon?”, aggiunse guardandola con un sorriso sornione e sollevando velocemente entrambe le sopracciglia.
“Giusto tenente, sono d’accordo” annuì energicamente Ricky prima di rivolgere la sua attenzione a Rusty. “Dunque sei tu, fratellino, ad avere problemi con le effusioni pubbliche.”
“Io non ho nessun problema”, il ragazzo prese posto al tavolo da pranzo, “solo preferisco non vedere. Per te è più facile, non sei qui tutto il tempo, se li lasciassi fare…beh, lo zucchero preso a grandi dosi non è una buona cosa, se capisci cosa intendo.”
Sharon alzò gli occhi al cielo prima di rivolgere a entrambi i sui figli lo sguardo severo da Darh Raydor. “Adesso basta, state esagerando. La vita di coppia mia e di Andy riguarda solo noi, chiaro? E adesso mangiate.” Sapeva benissimo che si stavano divertendo a provocarla e che non c’era nessuna malizia in loro, anzi era un modo per esprimere il loro affetto, e li amava per questo, ma non poteva evitare di imbarazzarsi con quei discorsi. Perciò voleva sembrare decisa e incutere loro timore, ma la voce tradiva un po’ di emozione e le guance erano nuovamente arrossate.
“Oh, guarda fratellino” esclamò Ricky raggiungendoli al tavolo, “hai fatto arrossire la mamma!”
“Veramente era già arrossita con le tue domande Ricky,” chiarì Andy versandosi un bicchiere di aranciata. “Ma queste guance rosse non sono nulla di che, dovreste vederla quando io…”
“Andy!” scandalizzata Sharon gli diede una pacca sul braccio. “Non dargli corda anche tu, sono già scatenati da soli.”
“Va bene, da questo momento saremo buoni, vero ragazzi?” 
Quando Ricky e Rusty annuirono, Sharon poté finalmente rilassarsi. Da quel momento parlarono un po’ di tutto ma non della sua vita sentimentale. Ascoltò i suoi figli discutere di nuove tecnologie di cui lei non conosceva neanche il nome, si unì alla conversazione quando Andy iniziò a parlare di baseball e football, rise alle loro battute e ne fece di proprie.  Finalmente, dopo molte ore, la sensazione che l’aveva tormentata sembrò acquietarsi pur non scomparendo del tutto. 
Terminato di mangiare, i tre uomini misero i piatti nella lavastoviglie parlando dei loro piani per la giornata. Era lunedì mattina e Sharon doveva tornare a lavoro, due giorni liberi erano il massimo che aveva potuto  prendersi, mentre Rusty doveva andare a lezione e poi a fare delle ricerche che lo aiutassero a decidere quale nuovo caso trattare nel suo vlog. Per questo Ricky si era organizzato per incontrarsi con dei vecchi amici mentre con la famiglia si sarebbero rivisti in serata sempre che Sharon e Andy non dovessero rimanere a lavoro fino a tardi.
Sharon stava prendendo distintivo e pistola dal mobile dell’ingresso quando l’iPad di Ricky segnalò una notifica e lei lo vide leggere il messaggio con una strana espressione. “Qualche problema? I tuoi amici hanno annullato l’appuntamento?”
“No mamma, si tratta di un’applicazione che ho installato da poco. Mi invia una segnalazione ogni volta che il nome di uno dei miei contatti viene citato su un sito internet. È così che ho saputo delle recensioni sull’ultimo spettacolo di Emily e dei nuovi casi di papà.”
Rusty si avvicinò a sbirciare da sopra la spalla del fratello. “E questa volta di chi si tratta?”
“Di mamma, diversi siti giornalistici la citano.” Ricky continuò a scorrere il touchscreen con sguardo interessato.
Andy si grattò il mento. “Forse per il triplo omicidio che abbiamo risolto la settimana scorsa? Vostra madre è stata davvero brillante e dovevate vedere come quel verme è crollato quando l’ha interrogato.”
Ricky fece segno di no con la testa. “E’ qualcosa di molto più vecchio. Qui dice <>. Ti ricordi questo tizio, mamma?”
Se lo ricordava? Non avrebbe potuto dimenticarlo neanche volendo. E aveva sperato di non sentirne parlare mai più. Ma, a quanto sembrava, il suo desiderio sarebbe rimasto tale.
“Wow, il caso Lloyd,” Andy era sinceramente sorpreso. “Uno dei più grandi successi di vostra madre quando era agli Affari Interni.  Un paio d’anni prima che iniziasse a collaborare con il Capo Johnson e la Major Crimes. Fu un’indagine lunga e complessa, un vero caso mediatico, i giornalisti cercavano in tutti i modi di avere delle dichiarazioni da vostra madre ma lei non cedette neanche dopo la condanna. Ricordo che alcuni giornali non furono per niente gentili con lei per questo suo silenzio. E anche all’interno del dipartimento ci furono diverse tensioni.”
Sharon, il viso completamente inespressivo e lo sguardo fisso davanti a lei come se stesse riportando alla memoria dei ricordi sgradevoli, si lasciò scappare un “non hai idea quante.” Poi scosse la testa e prese la borsa, pronta ad uscire.
“Dai mamma, dicci di più, non puoi lasciarci così.”
Rusty sembrava molto curioso. La tipica curiosità dei giornalisti, pensò lei, simile a quella con cui si era scontrata diversi anni prima. Ma, oggi come allora, lei non avrebbe discusso di quel caso con nessuno. “E’ una storia del passato Rusty, e lì deve rimanere. Non è materiale per il tuo vlog, e non farmelo ripetere.” Il tono della sua voce doveva essere stato più duro di quanto avrebbe voluto, perché tutti e tre gli uomini la guardarono sorpresi e un po’ preoccupati.
Andy si schiarì la gola. “Adesso è ora di andare, si sta facendo tardi. Buona giornata ragazzi.” Mise una mano sulla schiena di Sharon e la guidò fuori dalla porta. Doveva ammetterlo, era sorpreso della sua reazione, della sua reticenza a parlare di quella che lei stessa aveva definito una storia del passato, ma preferì non darlo a vedere. In fondo, si disse, a quei tempi lui non conosceva bene Sharon e tutto quello che aveva saputo del caso Lloyd gli era arrivato da voci di corridoio o dai documenti ufficiali disponibili. E, lui lo sapeva bene, in quelle carte c’erano solo delle mezze verità, i fatti descritti erano la punta dell’iceberg, la parte più consistente restava ben nascosta, soprattutto ciò che riguardava le pressioni e gli scontri interni. La verità era privilegio di pochi, dei diretti interessati e di pochissime altre persone. E spesso, più di un privilegio si trattava di un peso che gravava soprattutto sulle spalle dalle persone corrette e oneste come Sharon.
Quando si fermarono davanti all’ascensore le prese il mento tra le dita e, sollevandole il viso, la costrinse a guardarlo negli occhi. “Sharon, stai bene?” le domandò dolcemente scrutandola con occhi gentili. Il buon umore che aveva avuto durante la colazione era chiaramente scomparso, ora sul suo volto vedeva solo tensione e preoccupazione. Per lui, che riusciva ormai a leggerla come un libro aperto, era chiaro che qualcosa l’aveva turbata ed era successo appena era stato pronunciato il nome Lloyd. In ogni caso non le avrebbe chiesto direttamente se volesse parlarne, sapeva che insistere quando lei era di quell’umore sarebbe stato peggio, l’avrebbe solo fatta chiudere ancora di più a riccio.
Sharon era così, aveva bisogno dei suoi tempi e lui ormai aveva imparato a conoscerli e a rispettarli, perciò avrebbe aspettato che fosse lei a scegliere il momento per sfogarsi. Per ora si sarebbe limitato a farle capire che lui era lì per lei, con lei. Sempre.
E Sharon lo capì. Gli sorrise e addolcì lo sguardo accarezzandogli un braccio. “Tutto bene, tranquillo. E ora sbrighiamoci prima che Provenza ci telefoni esasperato lamentandosi di essere sepolto dalle scartoffie.”
 
Appena arrivati alla Major Crimes, Sharon salutò frettolosamente la squadra e si diresse immediatamente alla scrivania di Provenza. Se c’era qualcuno che poteva sapere meglio cosa stava accadendo, quello era il vecchio tenente, era lì da molti anni e aveva le conoscenze giuste. Non che lei non le avesse, in fondo era stato un suo caso e nessuno si sarebbe sorpreso se avesse fatto un paio di chiamate per saperne di più, ma prima di mettersi in gioco personalmente sperava di riuscire ad avere qualche altro dettaglio. Sempre meglio sapere chi o cosa devi affrontare, si evitavano inutili rischi per sé stessi e per gli altri. Era una delle regole che l’aveva sempre accompagnata nel suo lavoro.
“Tenente, cosa sappiamo della riapertura del caso Lloyd?” chiese quindi senza troppi preamboli.
“Le belle notizie viaggiano veloci a quanto vedo.” Il tenente posò il giornale che stava leggendo sula scrivania e ne indicò il titolo in prima pagina.  “Cosa sappiamo…oltre al fatto che l’hanno riaperto?”
Sharon mise le mani sui fianchi e lo guardò severa. “Tenente, non ho per nulla voglia di scherzare.”
“Scherzare? Pensa che stia scherzando?” Si passò una mano sul viso e la guardò sconsolato. “Nessuno parla, è tutto un dannatissimo segreto! Nuove prove dicono, e chi le ha mai viste! Un supertestimone? E chi lo conosce! E come se non bastasse, per peggiorare tutto questo casino, il procuratore che si occupò del caso è morto.”
Sharon annuì. “Si, Frank ha avuto un incidente d’auto due anni fa.”
Se qualcuno si sorprese che il Capitano chiamasse per nome il Procuratore Allen, beh, nessuno lo diede a vedere anche se Andy e Provenza si scambiarono un’occhiata veloce.
“Esatto”, riprese Provenza. Ma una cosa sono riuscito a saperla e, mi creda Capitano, non le piacerà come non è piaciuta a me. So chi è il nuovo procuratore che si occuperà del processo e vi dico che, mentre con Allen si poteva parlare, il nuovo DDA non è certo un tipo disponibile.”
“Lo conosciamo?” si intromise Amy.
“Eccome Sykes, eccome. È la nostra cara Emma Rios. Perciò se vuole sapere qualcosa, beh, buona fortuna Capitano.”
Sharon alzò gli occhi al cielo esasperata ed emise un profondo sospiro.
“Capitano, mi spiace portare altre brutte notizie”, intervenne il tenente Tao, “ma ha chiamato il Capo Taylor. Vuole vederla tra mezz’ora nel suo ufficio e le comunica che ci sarà anche il Capitano Morrison.”
“Il tuo sostituto agli Affari Interni?” la sorpresa nel tono di Andy era evidente. “Sharon, ma cosa sta succedendo?”
“Non lo so Andy, davvero non lo so. Ma voglio scoprirlo presto.” Li guardò con un mezzo sorriso di circostanza. “Bene signori, questa non è una nostra indagine perciò non dovete preoccuparvene. Ora vado nel mio ufficio.” Prese il giornale che fino a qualche minuto prima era tra le mani di Provenza. “Se non le dispiace, porto questo con me. Grazie a tutti.”
“Sharon…” Andy allungò la mano per sfiorarle un braccio, ma lei si limitò a un cenno e a un sorriso che sembrava più che altro una smorfia prima di sparire oltre la porta, richiudendola con un colpo secco più forte del solito.
Andy e Provenza si scambiarono un’altra occhiata, questa volta più tesa della precedente. Era chiaro che qualcosa di grosso stava per succedere e il colloquio per cui Sharon era stata convocata da Taylor ne era la conferma. Potevano esserci degli sbagli o delle irregolarità nelle indagini condotte dal Capitano otto anni prima? L’avvocato di Lloyd avrebbe potuto utilizzarle per riaprire il caso? Di sicuro c’erano cose del passato di Sharon, di quando svolgeva il suo vecchio lavoro, che non sapevano e che non avrebbero mai saputo, questioni che probabilmente riguardavano sia la sua vita lavorativa sia quella privata.  Ma poteva esserci qualcosa di negativo in quel passato? Qualcosa che avrebbe potuto cambiare l’opinione che avevano di lei che ormai per Provenza era una buona amica e un ottimo superiore, e per Andy addirittura la donna che amava? No, pensarono entrambi, difficile, anzi impossibile.
Sharon Raydor, la donna delle regole e dei protocolli non poteva avere quel tipo di segreti.
Intanto, al sicuro da sguardi indiscreti, Sharon era appoggiata con la schiena contro la porta, cercando di mantenersi calma. Quella dannata sensazione, quel doloroso nodo allo stomaco, era tornato più forte di prima, tanto forte che persino respirare le era diventato difficile.
Tirò le tende e andò a sedersi alla scrivania. Mise il giornale davanti a sé e iniziò a leggere, ma dopo sole poche righe le fu impossibile concentrarsi. I ricordi la chiamavano inesorabilmente.
Chiuse gli occhi, si lasciò andare contro lo schienale della sedia e finalmente permise al passato di riaffiorare con tutta la sua forza, nitido e tangibile come se gli ultimi otto anni non fossero mai esistiti.
 
 
 
 
 
 

 

 
  
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