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Autore: Mirin    22/09/2016    3 recensioni
Ino emise un sospiro soffice: “sapevo che sarebbe stato abbastanza come regalo di compleanno.”
“Lo è, eccome.”
“Ma io ho voluto fare di più” lei lo rimbeccò -assurdo come riuscisse ad essere così energica anche quando aveva un mal di testa che riusciva a stendere un elefante. “Se ti allunghi sulla prima mensola a destra, c’è un pacchetto per te. Prendilo, per favore.”
Shikamaru fece come richiesto, trovandosi tra le mani un involucro bianco che avviluppava qualcosa di piccolo, leggero e rettangolare. Non bisognava essere geni per capire di che si trattasse.
“Un libro per uno scrittore? Molto peculiare… o poco ragionato.”

Spin-off di 514 -storie di destini a settecentonovantatré chilometri di distanza. White Midnight 2016 -the night is white. Per il nono anno, auguri Shikamaru ed Ino, anche se ormai non serve più. Our ship may be sunk, but we learnt to breathe underwater.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La pagina era bianca da oltre venti minuti e Shikamaru era, insolitamente, seccato a morte.
Non per lamentarsi -quando mai!- ma il blocco dello scrittore, per uno che faceva lo scrittore per guadagnarsi il pane, era una bella fregatura. C’erano colleghi che, dall’alto della loro esperienza -si sente il sarcasmo?- affermavano che la ‘crisi da pagina bianca’ era soltanto un nome che alcuni davano alla loro pigrizia, che esisteva soltanto nella loro testa.
Shikamaru augurava loro di spendere tutti i soldini ricavati dai loro indolori best-seller per medicine varie. Non malattie mortali, soltanto malattie fastidiose, come quella che in quel momento l’affliggeva, o perlomeno affliggeva il suo cervello.
Il bollitore, mentre lui continuava a maledire un certo Stephen, iniziò a fischiare. Non aveva voglia di alzarsi, ma nemmeno voleva che scoppiasse su tutto il piano cottura, quindi propense per l’andare a scegliere una fragranza per il tè invece di sprofondare ancora di più nella depressione post-parto di manoscritto.
Raggiunta la cucina, trovò una splendida bionda intenta a versare con cura l’acqua su un pesto secco di semi e fiori, dall’odore deduceva finocchio e gelsomino. Aveva per un instante dimenticato che la sua ospite sarebbe rimasta a casa sua per qualche settimana, giusto il tempo di trovare un appartamentino in affitto con qualche altra studentessa come lei e poi trasferirsi di nuovo.
Di certo, Shikamaru non si lamentava: Ino era una brava massaia e per di più faceva caldo nel letto prima di andare a dormire, ma la convivenza era ancora un po’ strana per lui che era stato più o meno single per trent’anni e rotti. Trentadue, per la precisione, proprio quel giorno stesso.
“Ciao” disse lui con un mezzo sorriso, sedendosi alla penisola. Quando l’aveva lasciata, alle sette del mattino, per andare a scrivere, lei dormiva ancora.
“Ciao” disse lei, la voce era ancora pastosa per il sonno. Aveva finito di versare il tè, quindi gli passò una bella tazza calda; lui lo preferiva vergine, lei un po’ zuccherato.
“Dormito bene?” domandò lo scrittore, giusto per fare conversazione.
Ino fece spallucce. Era da qualche giorno che aveva una forte emicrania, stava prendendo dei farmaci, ma continuavano a non fare effetto. Diceva di non preoccuparsi, che era solo legato al ciclo mestruale, ma lui non riusciva a smaltire quel minimo d’ansia: anche suo padre ne soffriva, anni fa, ed era stato il campanello d’allarme per il tumore al cervello diagnosticatogli poche settimane dopo. A Shikamaru venivano ancora i brividi.
La ragazza prese un sorso di tè, quindi fece il giro per poggiare la testa sulla sua spalla, stringendosi a lui. “Buon compleanno” soffiò sulla sua clavicola, un po’ pigolante, “avrei voluto essere più in forma per oggi, ma sembro un bradipo in letargo… o te.”
Shikamaru rise, spostandole i capelli all’indietro. “Non importa, mi va bene lo stesso. Dopotutto, non ogni scrittore ha la fortuna di avere accanto una bionda più giovane di lui di sette anni con indosso solo un suo maglione.”
Ino emise un sospiro soffice: “sapevo che sarebbe stato abbastanza come regalo di compleanno.”
“Lo è, eccome.”
“Ma io ho voluto fare di più” lei lo rimbeccò -assurdo come riuscisse ad essere così energica anche quando aveva un mal di testa che riusciva a stendere un elefante. “Se ti allunghi sulla prima mensola a destra, c’è un pacchetto per te. Prendilo, per favore.”
Shikamaru fece come richiesto, trovandosi tra le mani un involucro bianco che avviluppava qualcosa di piccolo, leggero e rettangolare. Non bisognava essere geni per capire di che si trattasse.
“Un libro per uno scrittore? Molto peculiare… o poco ragionato.”
Lei gli fece un verso di superiorità. “È estremamente ragionato. Avanti, apri.”
Shikamaru scartò l’involucro con poca pazienza. Batté le palpebre un paio di volte, stranito, basito: a ricambiare il suo sguardo, dalla copertina, c’era un ragazzo con i capelli a caschetto, gli occhi a mandorla, seduto sotto un albero di nocciole. Distesa su di lui, ad occhi chiusi, una ragazza asiatica molto bella. Era una copia del suo primo ed unico manoscritto: Sotto il Nocciolo.
L’uomo alzò un sopracciglio al suo indirizzo, in cerca di spiegazioni. Di copie di Sotto al Nocciolo, in casa sua, ce n’erano almeno dieci, più una di Ino. Doveva per forza essere un regalo simbolico, ma lui non riusciva ad interpretarne il significato.
“Ultimamente sei frustrato perché non riesci a scrivere niente” lei si avvicinò a lui, abbracciandogli il collo con le braccia magre, “allora ho pensato che tornare alle origini ti sarebbe servito, un tuffo nel passato magari, non so… questo libro è importantissimo per la nostra storia, per quello che abbiamo vissuto. Il tuo nuovo libro potrebbe essere la promessa di un futuro lungo insieme.”
“Se riuscirò mai a scriverlo” Shikamaru non sembrava molto speranzoso. Non che non avesse idee, semplicemente non riusciva a trovare la maniera giusta di trascriverle, non sentiva dentro di sé la pulsione, la spinta, il desiderio. Era come una donna bellissima che non aveva forza di baciare.
Per fortuna, però, c’era una donna bellissima che lo baciò, proprio in quel momento. Shikamaru si abbandonò a quel contatto dolce, le mani cercavano oltre il tessuto lanuginoso la forma della sua schiena, ne saggiavano la consistenza, assieme a quella morbida, elastica delle labbra. La lingua di lei lo sfiorò sulla punta, le dita snelle, intirizzite, si beavano del calore delle sue guance pungenti di barba.
Sollevata appena sulle mezzepunte, la boccuccia aperta nella sua, le braccia poggiate sulle spalle di lui mentre quelle dell’uomo l’avviluppavano: Shikamaru non aveva alcun problema ad immaginarla nella sua testa. Era un’immagine così intensa, così forte che Shikamaru se ne sentì travolto, il cuore gli batteva nel petto in maniera aritmica, le sensazioni così concentrate da essere quasi impedenti, difficili da analizzare.
Il respiro di Ino, poco dopo, era affannoso. Anche quello di Shikamaru, il cuore nel petto era un rombo sordo così rumoroso che aveva paura si sentisse anche all’esterno. Assurdo come a trent’anni riuscisse a sentirsi ancora così innamorato, così ingenuo… era a causa sua, a causa di quella bella donna che lo guardava con gli occhi azzurri liquidi di un piacere semplice come quello di baciare. Non grazie a lei, neanche per colpa sua: non era un merito, né tanto meno un difetto, era il suo modo di essere spontanea e… che bello scrittore, non gli venivano in mente nemmeno le parole!… semplice, in un modo così particolare da essere unico. Lei, una giovane donna innamorata della vita, innamorata dell’amore, innamorata del mondo e decisa a salvarlo, viveva di emozioni semplici, di momenti come quello, di piccole gioie quotidiane come quella di stare nelle braccia del suo uomo. Ino però sapeva essere anche volubile e Shikamaru temeva il giorno in cui, presto o tardi, si sarebbe stancata di lui, perché era certo che quel giorno sarebbe venuto. Considerava Ino una paradisiaca parentesi nella sua vita stupendamente monotona e noiosa, e come ogni parentesi era destinata a chiudersi. Quello, anche se odiava ammetterselo, sarebbe stato un brutto pugno sul muso.
“E se il nuovo libro non ti piacesse?” Shikamaru bisbigliò, la voce ancora roca. “E se ti deludessi?”
“Non puoi deludermi, sei il mio scrittore preferito” Ino rispose, forse ironica, Shikamaru non riuscì a capirlo.
"Sii seria.”
“Se il libro non mi piace, non mi piace” lei fece spallucce, “sono una su un milione, non è così importante.”
“Lo è invece” Shikamaru ribatté, stringendola di più. La sentì trattenere il respiro, sorpresa da quelle sue parole dirette tutto ad un tratto, “interessa a me. Hai detto che il nuovo libro potrebbe significare l’inizio di un lungo futuro assieme, ma se questo libro non è quello che ti aspettavi, che succede tra noi? Le premesse sarebbero cattive, non- non so se, a quel punto, valga la pena di continuare questo percorso, questa rapporto. È la storia più importante che abbia mai avuto in vita mia, Ino, e mi spaventa. Mi spaventa perché non so come tenerti accanto a me e non so nemmeno come dovrei riprendermi se mai non ne fossi capace.”
Ino stette in silenzio a lungo, tanto a lungo che Shikamaru temette di aver straparlato. Quel nervosismo improvviso era stato insopportabile, aveva dovuto togliersi quel peso di dosso, ma ora aveva paura di averlo caricato su un paio di spalle troppo deboli, troppo giovani per sopportarlo. Ora che aveva messo le carte in tavola era compito di Ino leggere la giocata, non poteva più bluffare, non aveva più assi nella manica, lei conduceva e faceva le regole. A Shikamaru andava bene, se quello significava legarla a sé con qualcosa di più solido, ma lei continuava a stare zitta, lo confondeva.
“Di cosa hai bisogno per scrivere un buon libro?” Ino gli domandò. Non sembrava niente di sarcastico, anzi, pareva proprio convinta di quello che stava dicendo.
“Di una tazza di tè e di un editore convinto che io non valga niente” la risposta di Shikamaru fu immediata e precisa. Era stata la stessa domanda che il direttore della casa editrice gli aveva fatto al primo colloquio e, secondo quello che gli era stato confessato più tardi, ciò che l’aveva fatto brillare agli occhi dello stesso.
“Di una sfida, quindi” Ino tradusse, guardandolo negli occhi con una specie di sorriso malizioso. Conosceva bene quel sorriso: era lo stesso che aveva in faccia quando, malignamente, rallentava la sua corsa verso l’orgasmo. Aveva imparato ad amare quel sorriso, nonostante la parte irrazionale di lui lo detestasse con tutte le sue forze.
“Beh, direi di sì.”
“Allora mi sembra ovvio ciò che dobbiamo fare” lei lo spinse via delicatamente, “dobbiamo lasciarci.”
Shikamaru boccheggiò. “Cosa? Che ti salta in mente?”
“Sì, ci lasciamo” lei sorrise, “fino a quando non hai finito la prima bozza del manoscritto. Se non mi piace, allora prolungheremo la nostra pausa a tempo indeterminato, mentre se mi piace… sai, questo appartamentino è carino, anche se grida troppo ‘scapolo trentenne’.”
“Questo dovrebbe spingermi a scrivere qualcosa di buono?” Shikamaru era ancora scioccato per la secchiata di acqua gelida ricevuta, ma riusciva a seguire il ragionamento di Ino: c’era della logica, ma era così masochista da fargli venire la pelle d’oca. Lui non disprezzava un po’ di masochismo, eppure non riusciva a scacciare l’idea di star facendo il passo più lungo della gamba.
“Non credi?” lei si morse il labbro, divertita.
“Sì” Shikamaru ammise, “ma il fattore di rischio è alto.”
“Allora impegnati a fondo” il ceruleo occhio destro ammiccò nella sua direzione, “se proprio mi vuoi al tuo fianco.”
Shikamaru prese un bel respiro: “hai già deciso, mh?”
“Sì” Ino annuì, “non voglio rischiare di perderti, Shikamaru. Se starti lontana è quello di cui hai bisogno per concentrarti sul tuo nuovo lavoro, non ho paura di farlo. Io voglio aiutarti in questa cosa, in qualunque modo possibile.”
“Ci vorranno mesi, Ino” lui l’avvertì, “la scadenza con l’editore è tra dodici mesi ed un giorno. Ho chiesto una proroga del primo termine, e dovrò lavorare alacremente per rispettarla. Sei davvero disposta a non frequentare nessuno per un anno intero fino a quando io non finisca il mio libro?”
Lei sorrise. Sporse la mano in avanti, cercando il libro appena regalato a Shikamaru. Lui glielo passò e lei si mise a cercare una pagina in particolare.
“ ‘Hai paura di dimenticarmi?’ chiese Aiko, seduta accanto ad Hiraku. Lei era pronta a lasciarlo partire, ma lui non sembrava pronto a volersene andare. ‘Ho paura di dimenticare il sapore della tua bocca, Ai’ Hiraku disse, ‘ho paura di iniziare a desiderare quella di un’altra’. Lei annuì e gli porse un piccolo sacchettino: ‘per il tuo viaggio’. Dentro, Hiraku trovò una manciata di nocciole fresche, quelle dell’albero che cresceva nel giardino della ragazza: ‘così non ti dimenticherai mai da dove vieni e cosa ti rende così speciale’” Ino recitò.
Shikamaru capì. “E come faccio a farti ricordare di me?”
“Io ho la tua dedica, il tuo libro, il tuo faccione in quarta copertina, praticamente mi assilli dalla mattina alla sera” Ino replicò, “sei tu a doverti ricordare di me.”
“Lasciami il tuo profumo” lui disse, “e il tuo rossetto.”
Lei lo guardò in modo strano. Shikamaru si rese conto che, detto in questo modo, poteva sembrare alquanto ambiguo.
“Il profumo lo metto sul cuscino accanto al mio” chiarì lui, “ed il rossetto… non lo so, mi piace e basta.”
Questo la fece ridere. “Va bene. Qualcos’altro?”
“Dammi un altro bacio” era ingordo e lo sapeva, ma l’idea di non averla più accanto per tanto tempo lo faceva stare male quasi fisicamente. Aveva bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi quando la mancanza di lei sarebbe stata insopportabile, qualcosa di più tangibile della scia di un profumo o del colore di un rossetto. Voleva un sapore, il ricordo di un suono, di uno sfioramento, di un inaspettato evento.
Il bacio seguente fu più amaro di prima, ma al contempo persino più dolce. Era una promessa di fedeltà, nonostante siglasse un patto così irresponsabile da parte di entrambi. Shikamaru sentiva su di sé la pressione di farla felice, in aggiunta a quella di soddisfare l’editore, forse troppo grande per un solo, piccolo uomo… per lei, nonostante tutto, qualunque cosa.
“Arrivederci” sussurrò lei sulla sua bocca.
“Non è un bel regalo di compleanno” lui le disse, rubandole un altro bacio a tradimento. “Domani è il tuo e nemmeno posso festeggiarlo.”
“Puoi sempre spedirmi il mio regalo a casa dei miei” lei sorrise, “ti ricordi l’indirizzo, no?”
“Ovviamente” Shikamaru si ritrovò a ridere. “Adesso mi chiamerai di nuovo tutte le sere su Skype?”
“Ovviamente” Ino lo scimmiottò, “se tu ti degni di rispondermi, signor Koichiro.”
La sua risata divenne fragorosa. “Farò del mio meglio, tanto ora non ho nessuna identità da nascondere. La vita me l’hai già rovinata, iYamIno.”
Lei lo baciò ancora, appena appena, a fior di labbra. “E tu vuoi che io lo faccia per sempre?”
“Non vedo l’ora che succeda.”

 

ladie’s a gentleman! (note d’autrice):
Buona White Midnight, gente! Nove anni… mamma mia, sono finalmente vecchia anche io.
Per chi non sapesse, questa storia è uno spin-off di un’altra mia storia precedente: 514 -storie di destini a settecentonovantatré chilometri di distanza. È una storia vecchia, una storia che forse dovrebbe essere revisionata, ma io odio cambiare le cose e quindi rimarrà per sempre così. Questa ha uno spirito completamente diverso, forse è più matura, ma in realtà credo sia brutta uguale e quindi fuffa.
Mi auguro che ci sia qualche altro lavoro bianco, magari domani, magari in questa settimana, anche se credo che sul sito ormai non ci sia più nessuno (tra gli scrittori) che sappia nemmeno cosa sia questa White Midnight. Vabbè, non importa, io almeno ci sono e ci sarò sempre, che mi vogliate o no.
Tanti auguri Shika, anche se il tuo compleanno è già quasi finito. Io vado, che ho i compiti di inglese da fare e ho bisogno di rilassarmi un po’.
Come al solito: amore ai lettori, venerazione per i recensori.
Kiss,
la vostra stanchissima Ladie.

   
 
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