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Autore: FlameWolf    23/09/2016    12 recensioni
Mi volto verso mio nipote, che ormai sta piangendo a squarciagola. Ripenso alla prima volta che l'ho visto, al suono della sua risata, a quella gioia sempre presente nei suoi occhi. Immagino i miei vicini, la gente del villaggio venire qui per strapparmelo via, per ucciderlo.
Sospetto, rabbia, ira.
Dopo questa edizione non avremo veramente nient'altro.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Presidente Snow, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Alexys “Demone” Sinclair, tributo del distretto 11, Capitol City
 

“Sarebbe bello”
“Cosa?” mi chiede Amos, candido come sempre

“Se esistessimo solo io te”
Amos si avvicina con cautela, sedendosi accanto a me nel letto “Lo sai che è impossibile” mi spiega. So che ha ragione, ma non posso che addolorarmene. Sono chiusa da giorni dentro questo dannato appartamento, e sto per esplodere. Sono circondata da idioti, e non posso andare da nessuna parte. Mi sono concessi i giardini al massimo, ma non sono lontanamente paragonabili al distretto 11.
“Amos, ti ricordi quanto era bello passeggiare all'alba, fra le strade deserte? Nessuno ci guardava con odio o disprezzo. Eravamo soli, ma felici. Il sole stava sorgendo quando ti ho visto per la prima volta; ti ricordi?” gli domando
“Certo che sì. Non potrei mai dimenticarmene, mi hai cambiato la vita, Biancaneve” sorrido, mi piace quando mi chiama così.
“Eri così bello con i raggi rossicci che ti illuminavo il volto. Già, siamo opposti in tutto per tutto. Guardami!” ordino con disperazione. Sono un mostro, non voglio che le telecamere si spostino di nuovo su di me, sono disposta a romperle se riaccadesse.
“Non dire così, sei meravigliosa” cerca di consolarmi con voce soave. Mi scappa una smorfia, è sempre il solito.
“Non mentirmi, ci vedo benissimo!” replico un po' stizzita
“Non è vero! Tu sei...”
“Basta!” lo interrompo “Non illudermi!” affermo con voce troppo alta.
Secondo Amos sono perfetta ed è solo questione di tempo prima che gli altri lo capiscano. È troppo buono ed ingenuo, continua a sperare in una vita migliore. Si sbaglia di grosso, neppure una vittoria ai giochi potrà mai cancellare il dolore che abbiamo dentro. Quello che loro hanno provocato che i loro sguardi, i loro giudizi e le loro risate. Qui a Capitol le cose non sono cambiate, forse sono perfino peggiorate. Li sentivo i commenti alle mie spalle nel seminterrato, ma ho avuto perlomeno la soddisfazione di ammutolirli quando ho preso in mano i coltelli. Erano proprio dei bei modelli, così scintillanti, senza neppure un graffio! Non erano però belli come... come si chiamavano? Ah sì, chakram.
“Alexys? Sei qua dentro?” Chiede quell'odiosa donna da dietro la porta. Non la sopporto, la vorrei morta!
“Non dovresti ignorarla” suggerisce Amos “Oggi c'è l'intervista, vorrà solo prepararti al meglio”
“Quella stronza vuole solo fare bella figura!” replico con rabbia. Non ci casco, nessuno qui vuole il nostro bene. Agiscono tutti per avere maggiore notorietà o per diminuire i sensi di colpa, nessun'altra ragione. Io come persona non sono neppure classificata nella loro lista di preoccupazioni.
“Con chi parli?” domanda confusa
Mi sento montare addosso una rabbia assurda, e per la frustrazione tiro il cuscino contro la porta
“Sparisci!” le urlo
“Alexys, so che Mona è una persona orribile, ma abbiamo bisogno di lei” precisa Amos guardando l'intera scena con tranquillità. Non sono d'accordo: non riuscirò mai a guadagnare sponsors attraverso l'intervista, dunque non vedo l'utilità nel prepararsi a dovere. Amos però mi guarda con quei suoi occhi da cerbiatto, è così dolce... va bene, ma solo per lui.

Apro la porta, Mona sembra essere parecchio infastidita. Indossa un completo di un orribile rosa pallido e dietro di lei c'è Oscar, il giovane stilista che mi hanno affidato. È alla sua prima esperienza, ed è per questo incredibilmente insicuro. È probabilmente che sia qui perché raccomandato, ma non credo che ne sia felice. Ha l'aria perennemente insoddisfatta e la costante paura di dire una parola di troppo. Di fronte a Mona non fa altro che tremare. È un debole che ha avuto la fortuna di nascere in un posto giusto. Se fosse nato al distretto 11 o al dodici sarebbe sicuramente già morto. Eppure lo tollero lo stesso: è silenzio, riservato e ha paura di tutti, non solo di me.
“Questo idiota” lo apostrofa Mona con rancore “È qui perché ha perso il foglio in cui aveva segnato le tue misure ed è costretto a riprendertele. È talmente vigliacco da non aver segnalato questo “piccolo” problema nei giorni scorsi!”
“Sono desolato, signora...” balbetta lui a disagio.
“Risparmiati le scuse! Già hai vestito questa disgraziata in una maniera così anonima e banale durante la sfilata che...” La bocca di Mona continua ad aprirsi, ma non sento il benché minimo suono. La odio, non riesco a sopportare la sua arroganza, le sue critiche e la sua prepotenza! È solo una viziata puttana che non sa nulla del vero dolore. Si merita una lezione, ma Oscar è troppo debole per agire.
“Sai cosa fare, Alexys. Forse hai ragione, Mona non sarebbe d'aiuto in ogni caso” mi autorizza Amos. Afferro Mona per le spalle e la sbatto con violenza contro la porta. Mi guarda con lo stesso sguardo terrorizzato che aveva quella volta nella limousine. Che goduria.
“Lascialo in pace” le ringhio addosso, esprimendomi nella maniera più chiara possibile. Le persone come Mona sono la ragione del fallimento dell'umanità. Meriterebbe solo la morte, ma per ora mi accontento solo della sua paura.
“La lasci, signorina, la prego!” mi supplica Oscar. Esaudisco il suo desiderio, tanto ho raggiunto il mio obiettivo. Mona ne approfitta subito per scappare verso la porta d'ingresso.
“Sei un mostro!” mi urla con tutte le sue forze “Ho amici potenti! Lo sapranno tutti a breve!” Prendo il primo soprammobile sotto mano e glielo scaravento addosso, ma non faccio in tempo a colpirla: se ne è già andata.
Non faccio in tempo ad abbassare la mano, che Oscar mi cinge con le sue braccia. Rimango paralizzata, incapace di reagire. So solo che il gesto mi provoca fastidio, le sue mani addosso al mio corpo sono raccapriccianti. Dura poco per fortuna, Oscar si stacca quasi subito.
“Non farlo mai più” affermo con fermezza
“Scusa è che... sei stata fantastica. Un po' violenta ma...grazie, grazie davvero” dichiara con un sorriso larghissimo. Lo sta dedicando... a me? “Non preoccuparti di lei” afferma accennando a Mona “Non è così influente come lei pensa” mi rassicura
“Visto che anche gli altri possono trovarti speciale? Anche tu puoi trovarti un alleato” sussurra Amos. Sto per dirgli che non voglio di nuovo parlare di questo argomento, ma mi rendo conto che se lo facessi anche Oscar mi considererebbe una pazza. “Ti indicherò io chi è la persona giusta, se vuoi. Ho bisogno solo che parli con gli altri, va bene?” Sono indecisa, non mi fido degli altri tributi, ma se la cosa può far felice Amos... Faccio cenno di sì con la testa,
“Ti farò un abito bellissimo, vedrai!” afferma Oscar con entusiasmo “Lo farò bianco e...”
“Bordeaux” suggerisco a mezza voce. Mi piace quel colore, è il mio preferito. Se devo davvero prestarmi a questa tortura, voglio indossare qualcosa che mi faccia sentire a mio agio.
“E bordeaux sia” concorda Oscar.

 

Jennifer “Jenny” Astrid Delay, tributo del distretto 8, Capitol City

“È aperto” dichiaro permettendo a Phoebe di entrare nella stanza. L'accompagnatrice guarda con orrore l'ambiente intorno a sé.
“Come hai fatto a ridurre questa stanza in questo modo?” mi chiede sbalordita. Non ha tutti i torti, ho seminato il caos per tutta la stanza: vestiti accumulati sopra la sedia, coperte per terra, letto sfatto, tazze sporche sopra la scrivania, cartacce buttate in un angolo. Non ci posso far niente, mi piace il disordine, aiuta a far sembrare un posticino piccolo come questo un mondo a parte. È facile immaginare il mucchio dei panni come una montagna in cui arrampicarsi, le coperte per terra come un prato colorato o le cartacce come fiocchi di neve. Da bambina ero convinta che i folletti fossero attratti da posti come questi, e li creavo apposta per scovarli. Crescendo mi sono resa conto che il disordine riesce solamente ad incentivare la mia creatività.
“Teniamo questa cosa fra noi, va bene?” mi propone Phoebe cercando di recuperare la solita spensieratezza. Sorrido per ringraziarla, non avrei sopportato una ramanzina come quelle di mio padre. Odia il mio disordine, che dico, odia tutto di me. Non capisce i miei bisogni e le mie necessità, per lui gira tutto intorno al guadagno, il resto è futile o dannoso. Non ha tempo per i sogni o per la morale. Basti pensare a come sfrutta la miseria altrui a proprio vantaggio. L'unica cosa buona di essere stata eletta e che starò via da lui per un po'. Se tornassi inviterei le mie sorelline a stare con me in quella grande casa nel villaggio dei vincitori. Inviterei anche la mamma, ma dubito fortemente che lascerebbe papà per stare con noi.
“Da cosa iniziamo?” domando. Ci siamo divisi a coppie: Richard e la signora Whitestorm penseranno ai contenuti dell'intervista, mentre Phoebe cercherà di insegnarmi quale postura tenere, come presentarmi, come sorridere, e quale profilo presentare. In seguito io e Richard ci scambieremo di posto. Sono felice di iniziare con Phoebe, è buffa ed allegra, sembra una scimmietta. Mi sarebbe piaciuto averne una a casa, ma nel nostro distretto manca perfino il cibo, nessuno possiede un animale domestico! La mamma me ne ha fatta una con degli avanzi di stoffa in compenso. L'avevo chiamata Bubbles a causa della fantasia che componeva la sua pancia. Povera Bubbles, finita bruciata per colpa di mio padre in quanto accusata di essere colpevole di distrarmi dagli studi.
“Hai capito come si cammina sui tacchi?” mi domanda all'improvviso. Cavolo, non ho sentito una singola parola, ero distratta come al solito. Non posso di certo dirle che non la stava cagando, si offenderebbe di sicuro.
“Credo di sì” rispondo con cortesia. Phoebe mi invita a provare, e i risultati sono scadenti, sembro un dinosauro sopra ai trampoli.
“No, non così!” mi rimprovera la capitolina “Passi più brevi e ricorda: tacco, punta, tacco, punta” Riprovo nuovamente, ma è una tortura, non è naturale camminare su questi cosi. Non esistono scarpe da tennis eleganti? Non posso indossare quelle?
Phoebe mi guarda sconsolata, per poi aprire l'anta dell'enorme armadio presente nella stanza. Su di essa è presente uno specchio alto poco più di me.
“Guardati, tesoro. Vedi come sei bella con quelli addosso? Non ti senti più donna?” mi chiede. Mi osservo meglio, sembro più alta con i tacchi, più femminile. Solo Leonard è riuscito a farmi sentire in questo modo. Mi mancano quei tempi, quanto vorrei essere ancora la sua fidanzata.

“Permesso” La signora Whitestorm entra nella stanza di buon umore. Fisicamente non assomiglia molto al figlio: è castana, ha il viso appuntito, ed è priva di lentiggini. In compenso condivide con Richard gli stessi occhi azzurri, intensi ed ammalianti, con un luccichio attento e vivace.
“Hai già finito con Richard?” domanda Phoebe

“Sì, lo conosco molto bene, so quali sono i suoi punti di forza, non è stato difficile trovare una strategia” Già, è una bella fortuna essere imparentati con un mentore. Sa come aiutarti al meglio e tutte le sue attenzioni sono puntate su di te. Mi sento così esclusa...
“Posso rimanere cinque minuti con Jennifer? Vorrei parlarle” dichiara . Phoebe acconsente senza neanche pensarci, lasciandoci da sole. Sento un forte imbarazzo, non sono sicura di voler rimanere con lei. È giustamente concentrata su Richard, ed è dunque mia nemica.
“Jennifer, vorrei parlarti di questa tua tendenza a nasconderti dietro le tue fantasie” La guardo con occhi sgranati. Come? Anche lei? Non ho ricevuto abbastanza rimproveri? È la mia natura, non posso cambiarla!
“Sono fatta così” rispondo evitando di guardarla negli occhi.
“Jennifer” riprende “Se lo farai anche nell'arena rischierai di metterti nei guai” mi avvisa. Usa un tono gentile, ma mi dà fastidio lo stesso. Avverto il tutto come un'enorme ipocrisia
“Non è quello che speri?” l'accuso “Ti servono ventitré morti per riavere tuo figlio”
La mentore incassa il colpo, rimanendo in silenzio. Mi dispiace averla ferita in qualche modo, ma non è questa la verità? Forse ha ragione mio padre, tutti seguono egoisticamente i propri bisogni calpestandosi l'un con l'altro. No... che cosa sto dicendo? L'ho davvero pensato? In cosa mi sto trasformando?
“Non ti mentirò, voglio che vinca mio figlio” confessa “Ma ciò non significa che ti abbandonerò a te stessa. Se dovessi scegliere fra te e lui, sceglierò sempre Richard, ma finché non mi trovo di fronte a questo bivio...” Annuisco cacciando indietro le lacrime. È stata onesta con me e ne sono felice. Ha tutti i motivi al mondo per stare dalla parte di Richard, è più che comprensibile, eppure non mi vuole abbandonare del tutto. Forse non sarà la mentore migliore data la situazione, ma voglio fidarmi di lei. Ho sempre confidato in valori come la fratellanza, la compassione e l'altruismo. Voglio rimanere fedele ai miei ideali, non voglio diventare arida come mio padre, non mi trasformerò in lui per nulla al mondo. Sono migliore di lui.
“Ho capito, grazie signora Whitestorm, so che sta facendo il possibile per me”
“Vorrei solamente poter far di più, Jennifer. Sei praticamente coetanea di mio figlio, sei così giovane. Mi dispiace, mi dispiace tantissimo” Contro ogni mia aspettativa mi abbraccia, lasciandomi di stucco. Mi godo quel gesto, invidiando Richard nel profondo. Come avrei voluto una madre che lottasse così tanto per me.

 

Autumn “La Rossa” Lewis, tributo del distretto 10, Capitol City

Sono in ritardo.

Secondo il programma che avevo stipulato con papà a quest'ora dovrei avere almeno un alleato, invece sono ancora sola. Forse sono stata una stupida a lasciarmi sfuggire Nick, ma non me la sentivo di legarmi a qualcuno di cui non sapevo nulla. No, è stata la decisione giusta, non era l'alleato adatto a me. Sto cercando qualcuno a cui affiderei senza esitare la mia vita, è una decisione troppo difficile da prendere in una sola manciata di giorni. Vorrei qualcuno di buon cuore, semplice, umile, ma che abbia comunque qualche abilità che potrebbero rivelarsi utili. La ragazza del sette, Esther, ha ottenuto un voto alto, forse... che dico non ci ho neppure mai parlato! Non posso però continuare così, devo buttarmi. Glielo chiederò stasera dopo l'intervista, non posso tirarmi indietro. Voglio vincere, voglio tornare a casa dai miei amici e da mio padre. Ci siamo allenati una vita in vista di questa eventualità, non voglio sprecare tutti i suoi insegnamenti, non voglio che si sia sacrificato per nulla. Uscirò viva, farò in modo che il mio nome e quello di mio padre riescano finalmente a prendere le distanze da quel traditore di mio nonno.

Mi guardo allo specchio, Susan mi sta ancora pettinando i capelli, i miei bellissimi capelli, il mio orgoglio. Ricordano le foglie autunnali e sono lunghi quasi fino alla vita. Troppo lunghi. In arena potrebbero afferrarmeli facilmente, o potrebbero tradirmi rivelando la mia posizione. Non posso tenerli in questo stato. Urge un sacrificio.

“Tagliali” le ordino con lo sguardo basso, ancora incerta. Starò prendendo la decisione giusta?
“Tranquilla” replica con il sorriso ancora in volto“Avevo intenzione di accorgerli di due centimetri per togliere alcune doppie punte”
Scuoto la testa, non mi ha capito “Li voglio corti, molto corti” specifico quasi sillabando le ultime parole.
Susan spalanca la bocca incredula. Rimane in silenzio per un po' come ad accettarsi che non si sia sognata la richiesta “Autumn!” balbetta ancora sognate “Sono i tuoi capelli!”
“Lo so” rispondo con un sorriso. Questa sua reazione mi fa capire che ho preso la decisione giusta. Non voglio passare per una principessa a causa del mio aspetto, io sono una guerriera.
“Ma io... ma io...” balbetta ancora incerta. Sto per replicare, in modo tale da incoraggiarla a prendere quella decisione, ma spunta Abe da dietro la tenda color porpora
“C'è qualche problema?” chiede
“Vuole tagliarsi i capelli. Corti!” afferma Susan come se la mia fosse una vera e propria follia
“E allora?” chiede Abe senza battere ciglio. L'adoro, sul serio.
“Non posso commettere un crimine del genere!” si difende guardando con orrore le forbici sul banco
“Strano, a pensare che non esitate a mandare tutti quei ragazzi al macello ogni anno” nota gettando nell'imbarazzo Susan. Abe prende in mano le forbici e taglia la prima ciocca.
“Perché lo stai facendo?” gli chiedo.
“Sono il tuo mentore, decidere di tagliarsi i capelli è stata una mossa saggia” replica mentre continua la sua opera.
“No, sai cosa intendo” raramente le persone del mio distretto sono gentili con me. La rabbia è ancora tanta, e viene naturale scaricarla sui discendenti di quel generale che ha consegnato il distretto a Capitol, soffocandone ogni rivolta. Per anni abbiamo temuto che manomettessero le mietiture per spedirmi qui, e finalmente ce l'hanno fatta, senza ricorrere ad alcuna azione illegale.
“Sei tuo nonno?” mi domanda
“No”
“E allora questa conversazione è finita” risponde facendomi l'occhiolino. Sono felice che sia il mio mentore, con lui quaggiù mi sentirò al sicuro in arena.
“Anche il tuo lavoro” commenta scocciata Susan mentre gli strappa le forbici dalle mani “Se proprio devi avere un taglio corto, che si fatto almeno da un professionista!”. La parrucchiera riprende il suo operato, ma si vede che non è per nulla felice di farlo. Chiudo gli occhi concentrandomi sul suono delle forbici. Non importa come sarò alla fine, gli Hunger Games non sono una sfilata di moda, non ho bisogno di essere bella. I capelli ricresceranno quando tornerò a casa.
“Fatto. È meno peggio di quanto pensassi” commenta Susan. Apro gli occhi e mi guardo allo specchio, non sembro più io. I capelli sono davvero corti, della stessa lunghezza di quelli di Abe, direi. Il mio viso sembra più grande e le lentiggini risaltano tantissimo. Non sono brutta però, sono solo molto diversa.
“Lo stilista non sarà molto contento” commenta lei
“Chi? Tito? Figuriamoci!” ribatte con leggerezza Abe
“Il fatto che non mostri apertamente il suo pensiero, non significa che non ce l'abbia”. Ho l'impressione che le cose stiamo per degenerare, e non ho voglia di assistere all'ennesimo litigio. Vorrei solo passare un paio di ore in maniera tranquilla. Mi mancano i miei pascoli, non so cosa darei per essere lì insieme a McKayla e Elijiah.

Decido di allontanarmi un po', in modo da sgranchirmi le gambe. L'agitazione regna sovrana dovunque, tutti sembrano essere pronti a scoppiare da un momento all'altro.
“Non lo voglio! Provate a mettervi nei miei panni per una volta!” grida un ragazzo parecchio arrabbiato. So che non sono fatti miei, ma la curiosità ha la meglio come al solito. Scosto con cautela la tenda ed intravedo il ragazzo del distretto 12, quello affetto da cecità, litigare con l'intero staff di preparazione. Noto che una dei capitolini ha in mano un bastone da orientamento e degli occhiali da sole. Credo di aver capito cosa voglio mettere in piazza, e capisco benissimo la reazione di Cassian. Neppure io sarei felice a una prospettiva del genere. Da questo punto di vista siamo sicuramente uguali; troppo orgogliosi. Vogliamo vincere con le nostre forze, senza ricorrere a stupidi trucchetti. Mi dispiace così tanto per lui. Vorrei davvero aiutarlo, ma sento già mio padre rimproverarmi in caso mi alleassi con lui. Sono una persona orribile, come posso abbandonare una persona che necessita di aiuto?

Mi allontano, e riprendo a pensare con tutte le mie forze a casa. Mio padre che lavora il ferro, le risate dei miei amici, l'odore dell'erba, le mucche vicino a casa. Devo tornare, non posso farmi distrarre, non posso arrendermi.

 

Libero “The Rebel” Howard, tributo del distretto 4, Capitol City

 

“Il genere più importante di libertà è l'essere ciò che si è davvero”.

Continuo a ripetermi questa frase mentre mi guardo allo specchio. Devo recitare un'altra volta, fingermi contento di essere qui. In arena potrò buttare la maschera e concentrarmi esclusivamente su come tornare a casa. Al mio ritorno potrò vivere come ho sempre desiderato, lontano dai miei nonni in una casa tutta mia vicino alla spiaggia.

Allento il nodo della cravatta, era troppo stretto, quasi non riuscivo a respirare. Mi sembra la stessa prigione con ho indossato durante la sfilata: stesse tonalità di azzurro e grigio, e probabilmente stessa cravatta. A differenza di quella volta però non ho il panciotto, né il bastone, né lo smalto. Lo preferivo però, almeno sembravo uno stravagante signore, mentre adesso sembro un dannato politico. Vorrei che Zoey fosse qui con me, saprebbe sicuramente come tirarmi su. Mi manca molto, non so cosa darei per baciarla ancora una volta. Quando torno le organizzerò la serata della sua vita: luci soffuse, vestiti eleganti, cena ricercata, musica dolce in sottofondo e si danza fino all'alba. Le dirò che l'ho sempre amata, fin da quando mi obbligarono a frequentare lo studio di sua madre, una delle guaritrici del distretto.

“Principino, ci sei? Sveglia!” mi richiama Krinsda parecchio nervosa
“Che c'è?” le chiedo, non c'era bisogno di utilizzare quel tono e quel soprannome, non lo sopporto.
“È da ore che ti stavo chiamando!” sbotta per poi passarmi un foglio con sopra delle scritte. “È da parte di Cyde, per un rapido ripasso prima dell'intervista” Do una rapida occhiata, i segni sono confusi come sempre. Non ho voglia di sprecare tempo a decifrarne il contenuto. Accartoccio il foglio e lo getto in un angolo
“Arrangiati” esplode, per poi avvicinarsi alle tende che separano il palco dal dietro le quinte. Deve essere ancora arrabbiata per il voto che ho ricevuto all'allenamento individuale. Ha detto che era troppo basso, che odia i tributi che non sanno fare un cazzo, e che mi terrà d'occhio. Dannata mestruata con manie di controllo, chi si crede di essere? Non ho bisogno di questo.
Mi chiedo se sia stato un bene unirsi ai favoriti. Sono tutti troppo sicuri di sé, troppo cazzoni. Credo che là dentro si salvino solo Judith e Jasmine. Eppure sono l'opzione migliore per ora.
Mi metto in fila con gli altri tributi, le interviste stanno già per iniziare. Sento Enea scaldare il pubblico attraverso commenti piccanti e provocatori su non sono quale celebrità. Prendo un lungo respiro ed indosso il mio sorriso più accattivante, si va in scena.

Un lungo applauso ci accoglie sul palco, decorato per l'occasione con un enorme venticinque in legno sullo sfondo. Anche Enea sembra essersi fatto contagiare dall'entusiasmo della edizione speciale: ha un completo completamente dorato, sul quale sono scritti i nomi di alcuni dei vincitori più famosi delle edizioni passate. Riesco ad intravedere i nomi di Mags, Lars, Cassandra, Abe, un certo Quark ed altri ancora.

Judith è la prima ad essere intervistata. Fa sicuramente una buona impressione. Si dimostra amichevole e simpatica, scherzando con Enea sulle somiglianze fra Capitol City e il distretto 1. Dichiara di sentire molta la nostalgia della sua gente, ma soprattutto della gemella, malata di algodistrofia. Adesso capisco perché è con i piedi piantati per terra. È abituata al dolore e alla sofferenza, conosce l'importanza del vivere nonostante il tutto. Eppure afferma che è contenta di essere qui, perché con la sua vittoria porterà più cibo al suo distretto. È una brava ragazza, non dovrebbe essere qui, nessuno di noi. Eppure gente come Adrian o Angelie ne sono addirittura entusiasti. Considerano il futuro massacro una gloria, un modo per rendere fieri i loro genitori. Non riesco a sentire queste cose. Non credo che esista un solo genitore al mondo veramente felice di vedere il figlio qui.


Anche Achille insiste su questo tema, ma dichiara anche il suo desiderio di riscattare l'omonimo della ventunesima edizione. Fa anche qualche affermazione poco popolare circa la necessità di dividere i giochi in base al sesso e alla fascia d'età. Di fronte alla dichiarazione, sento Krinsda scoppiare a ridere, mentre Angelie lo sfida in quel preciso istante ad uno scontro fisico. Il pubblico incoraggia il duello con fischi ed applausi, ma Achille non batte ciglio e non la considera nemmeno.
“Sono fiero delle mie idee, non casco così facilmente alle provocazioni”. Può darsi tutte le arie che vuole, ma non è così onorevole come pensa di essere. In fondo ci ha rifiutati ancor prima di conoscerci. Sa quali sono le mie vere abilità? Non credo, eppure dà per scontato che siano le sue stesse.

Jasmine riesce a tirarmi un po' sul il morale. Non so bene il perché, ma mi dà l'impressione che da ubriaca sia uno spasso. Credo che nel profondo voglia liberarsi da quella maschera da perfettina e mostrarsi al mondo per quella che è. Sono curioso di conoscere la vera lei, peccato che rifiuti chiunque con un quel suo sorrisino di circostanza.

Con Chester tutte le buone maniere mostrate fino ad ora vanno a farsi benedire. Risponde a monosillabi nelle migliori delle ipotesi, altrimenti rivela un acuto sarcasmo. Di fronte a domande relative all'omicidio che ha compiuto si chiude in un silenzio impenetrabile. Lo capisco, deve aver subito abbastanza interrogatori in passato. Mi domando come sia la vita di un poliziotto, fra un'indagine e...

“Libero Howard!” mi chiama Enea. Ma come? Hanno già intervistato Krinsda? Dannazione, devo essermi distratto di nuovo. Mi avvicino al presentatore con la schiena dritta e passo sicuro. Il pubblico vuole vedere gente fiera, senza paura, combattenti scaltri pronti a tutto. È facile recitare questa parte. Enea mi porge la mano, ma la rifiuto, proponendo invece un saluto più giovanile.
“Ritieniti fortunato, questa è la presa segreta del mio gruppo” dichiaro. In realtà io e i ragazzi non abbiamo alcuna stretta segreta, ma ho pensato che sarebbe potuto piacere al pubblico. Enea ride in modo teatrale facendomi accomodare.

“Cosa hai provato quando hai scoperto di essere stato scelto?” mi chiede cercando di mostrarsi serio.
Mi guardo intorno, come se fosse il caso di dirlo “Sapevo già di venire qui” confido a bassa voce, come se fosse un segreto solo nostro
Enea rimane sbalordito “Eri anche tu il migliore del tuo distretto? Sai con il voto che hai preso...”
“Non proprio” lo interrompo “Sono il migliore, ma non è per questo che sono qui. Ho convinto tutti personalmente a mandarmi. Hanno tutti accettato di buon grado, si vede che non vedevamo l'ora di liberarsi di me” scherzo mostrando un ampio sorriso. In realtà non ho neppure frequentato l'accademia, ma non lo dirò di certo agli sponsors.
“Un bel ragazzo come te?” chiede Enea “Impossibile” Dal pubblico femminile si eleva un'ovazione.
“Spiacente signore, ma sono già occupato” Dal pubblico si eleva un “oh” di delusione.
“Speriamo che la storia non si ripeta, allora” allude Enea per un momento. Trattengo un sospiro, dovevo immaginare che avrebbe parato su questo punto. Meglio stare al gioco, in modo tale da non rovinare l'immagine che mi sono costruito.
“Speriamo di no. Sarebbe triste se Zoey scoprisse di essere incinta, e se io morissi là dentro come è successo a mio padre. Sarebbe ancora più tragico se lei morisse di parto qualche tempo dopo come mia madre” Rimango in silenzio un po', in modo che il pubblico abbia il tempo di soppesare la rivelazione.
“Come ti senti? Mi sembri pallido” afferma Enea appoggiandomi la mano sul ginocchio. Come dovrei sentirmi? Non li ho mai conosciuti, so a malapena come erano fatti i loro volti. Immagino che se fossero vivi avrei avuto una vita diversa, forse non sarei qui, forse... perché sto pensando a queste cose inutili?
“La vita va avanti, scorre sempre” mi limito a dire facendo spallucce
“Questo era Libero Howard, dedichiamogli un applauso” Enea mi saluta con la presa che gli ho insegnato prima, mentre il pubblico continua ad applaudire.
Ritorno al mio posto, cercando di allontanare mentalmente gli spettri del passato.

 

Esther Suzanne Grestan, tributo del distretto 7, Capitol City

È il turno della ragazza del cinque, a breve toccherà a me. Non ho mai avuto problemi a parlare in pubblico, ma do per scontato che mi chiederanno dell'aggressione che ho subito, e ciò mi provoca una forte agitazione. Ultimamente non ho fatto altro che pensare a ciò che è successo quella dannata volta, e alle accuse di Elyia. Riprovo costantemente le stesse sensazioni di paura e di rabbia. Mi sto incantando nel passando, e non va affatto bene. Cazzo Esther, reagisci! Hai subito di peggio in passato, non te lo ricordi perché eri troppo piccola, ma non è la prima volta che ti gettano il mondo addosso. Questa è semplicemente l'ennesima lotta contro tutti, devo rimanere concentrata e sicura di me. Caroline mi starà guardando da casa, non posso deluderla di certo. Seguirò i consigli di Silene e cercherò di evitare di perdere la testa. Devo mostrami estroversa, sicura di me, come avevamo concordato. Il mio passato non mi definisce, non gli permetterò di rovinare tutto.
Ascolto in maniera distratta le interviste degli altri tributi, in fondo conoscere qualcosa delle loro vite rischia solo di umanizzarli davanti a miei occhi. Non devo commettere l'errore di vedere in loro delle persone, devo sforzarmi nel vederli come dei bersagli semi-moventi. Loro forse non lo sanno ancora, ma sono già tutti morti. Mi sale una tristezza assurda nel pensare che fra qualche giorno quasi tutte le persone che sono qua sopra non ci saranno più. È una cosa allucinante, faccio davvero fatica a realizzarla. Quanti di loro ne saranno veramente consapevoli, quanti ancora rifuggono dalle loro paure attraverso un falso senso di sicurezza? C'è qualcuno fra di loro che si è già lasciato alla disperazione, o vogliono tutti combattere fino all'ultimo respiro? No! Stupida, smettila! Non posso pensare a loro in questi termini. Sono dei fantocci che parlano e corrono, niente di più.

Mi asciugo le mani sudate nella gonna verde. Almeno questa volta l'abito è di stoffa e non di carta, non dovrebbe rovinarsi per una cosa del genere. Dopo la sfilata la stilista mi aveva tirato addosso un cazziatone per come avevo rovinato la sua opera. Peggio per lei, doveva aspettarsi che una creazione così fragile non sarebbe durata a lungo. Voglio dire c'è un motivo per il quale non ci vestiamo con la carta, giusto?

La ragazza del sei, Caitra mi sembra, si avvicina ad Enea con passo incerto. Si dimostra molto schiva, non si differenzia molto dal ragazzo che l'ha preceduta
“Ragazza mia, come sei taciturna! Sembra che tu abbia visto un fantasma!” Afferma il presentatore. Il commento non chiude ancora di più Caitra come mi aspettassi, ma anzi, sembra quasi divertirla. Credo sia la prima volta che la vedo sorridere
“Adesso che mi ci fai pensare...” allude
“Ci stai forse dicendo che ne hai visto uno?” chiede Enea abbastanza stupito. Caitra inizia a raccontare una storia di fantasmi del suo distretto. In pratica c'è questo ragazzo ucciso da quelli che credeva suoi amici durante un viaggio in treno, ma ritorna in questo mondo per vendicare ogni atto di slealtà compiuto dagli uomini. La storia è molto appassionante e ricca di dettagli, finisce per catturare anche la mia attenzione.
“Enea, il tempo è scaduto da un pezzo” lo informa la regia con un microfono. Il pubblico inizia a lamentarsi attraverso diversi mormorii
“Vedi di sopravvivere Cat, vogliamo sapere come finisce” La ragazza fa un timido sì con la testa, tornando ad essere la taciturna ragazza di sempre. Deve avere un grosso amore per le storie per superare questo suo limite. Un po' la invidio, non ho delle passioni così potenti. Mi chiedo se abbia mai pensato di diventare una scrittrice, potrebbe avere... quanto sono stupida.
Stare qua sopra è un'agonia, non posso credere che ci stanno costringendo a queste chiacchiere amorevoli quando in realtà domani a quest'ora potremmo essere già morti.

Ivar si avvicina a grandi falciate verso Enea, quando qualcosa mi colpisce il braccio. Mi volto di scatto e noto un fogliettino stropicciato per terra. Mi guardo intorno ed intravedo la ragazza del dieci farmi un impercettibile cenno con la testa. Raccolgo il bigliettino con un rapido gesto e lo apro “Ho bisogno di parlarti, vieni nel mio appartamento dopo l'intervista”. Cavolo, questo mi mette in una posizione scomoda. Non credo che voglia farmi del male, è contro il regolamento, finirebbe in guai troppo grossi se lo facesse. L'unica è volermi offrire un'alleanza. Sono in dubbio, non so cosa fare. Potrò fidarmi di lei? Non so nulla a parte il fatto che deve avere qualche talento nascosto per aver preso un dieci alle votazioni individuali. Che faccio?

“Un applauso ora ad Esther Grestan” mi annuncia Enea. Nascondo il biglietto dentro la scollatura mentre faccio finta di grattarmi e mi avvio.

Saluto Enea con una vigorosa stretta di mano.
“Però sei forte! È per questo che hai preso un voto così alto durante gli allenamento individuali?” mi chiede
“Chissà” alludo con un enorme sorriso “Dì la verità, stai morendo dalla voglia di scoprire che cosa ho combinato là dentro!” aggiungo cercando di conquistare il pubblico con la carta della simpatia.
Enea stringe i denti “Manaccia! Mi ha scoperto!” Ci sediamo entrambi sulle poltrone di velluto rosso “Sono molte le cose che in realtà vorrei scoprire di te. Scusa per la domanda, ma perché il sindaco ti ha accusato di omicidio? Sembri così affidabile e brava!”
Dritti al sodo dunque, eh? Mi tocca parlare, non ho molta scelta “Perchè ho ucciso. È stato per legittima difesa però. Quel ragazzo...” i ricordi ritornano a galla prepotentemente. Pensavo fossimo amici. Mi fidavo di lui, era sempre stato gentile, mentre in realtà voleva solo...
“Stai bene?” mi chiede Enea. Mi accorgo solo ora che sono sul punto di piangere. Ho ancora così tanta rabbia addosso...
“Voleva stuprarmi” rivelo cercando di nascondere il dolore dietro ad una smorfia
Il pubblico rimane sbigottito, così come Enea “Non capisco, perché ti sono andati tutti contro?”
“Era il figlio del sindaco, era insospettabile. Sembrava un ragazzo a modo, gentile con tutti, mentre in realtà era un mostro. Io...” mi sento così esposta in questo momento, non volevo piangere di fronte all'intera nazione. Cosa penseranno di me? Starò facendo la figura della piagnona.
“Ti do buone notizie, Esther, a te e a tutti gli altri tributi che hanno commesso reati” Mi asciugo le lacrime in fretta, mettendomi poi sull'attenti. Cosa vuole dire? “Il presidente Snow in un atto di generosità ha deciso che il vincitore di questa edizione avrà la grazia rispetto ai crimini commessi” Spalanco la bocca per lo stupore, e non so sono la sola.
“Che?” squittisce Ivar dietro di me. Chester invece fissa Enea fra l'incredulo e lo scettico.
“Sul serio?” domando cauta
“Ma certo, bambina!” esclama Enea accompagnato dalle ovazioni del pubblico. Ora capisco, non possono permettersi che un vincitore rischi la galera, non dopo che è riuscito ad entrare nei cuori dei capitolini. Deve essere una manovra per tenere buona la popolazione ed allontanarla dal pensiero di eventuali rivolte. Ci vogliono usare nuovamente come loro strumenti, solo che questa volta cade a nostro vantaggio. Quindi se uscissi da qui sarei libera per sempre? Davvero? Sembra troppo bello per essere vero.
Abbraccio Enea (so che è quello che il pubblico vuole) e torno al mio posto tirando un sospiro di sollievo. E anche questa è andata. Ora ho un nuovo quesito da affrontare: che cosa fare con Autumn?

 

Dalissa"Daisy"Manique, tributo del distretto 9, Capitol City

 

Le interviste si stanno rivelando meno pesanti di quanto pensassi. Credevo che oggi sarebbe stata una giornata all'insegna della frenesia e del caos, e in parte lo è stato, ma si sta rivelando utile. Sto raccogliendo molte informazioni, e spero davvero che si riveleranno utili per me e Liam. Mi è sempre piaciuto osservare e studiare gli altri, capire cosa li spinga a dire o fare certe azioni. Credo che da queste poche frasi e da uegli impercettibili movimenti, posso già delineare a grandi linee la natura di ciascun tributo. So chi mi ispira fiducia e chi può rivelarsi un pericolo. Voglio evitare qualsiasi scontro diretto per quanto possibile, anche se so che sarà veramente difficile uscire da qui con le mani pulite. Lyn mi ha insegnato come si uccide prima di partire, e mi ha detto che non c'è una grossa differenza fra un coniglietto ed un essere umano, ma l'idea mi crea disgusto lo stesso. Mi dà solo fastidio l'idea di uccidere un piccolo scoiattolino, come posso freddare una persona? Il ragazzo che sta parlando adesso ad esempio. Sembra così dolce, quante persone avrà a casa ad attenderlo? Quante piangeranno la sua morte? O anche Liam, è così giovane ed indifeso... Vorrei che ci fosse una strada che ci consentisse a tutti di uscirne vivi, ma è impossibile, non è vero?

“Ora tocca a Dalissa Manique, distretto 9, un applauso!” Mi dirigo verso Enea, salutando in maniera educata il pubblico e il presentatore.
“Dalissa, Dalissa...” ripete il mio nome Enea con aria pensierosa “.. ho saputo che ti sei infiltrata” Il sangue mi si gela nelle vene. Come hanno fatto a scoprirmi? Pensavo di essere stata attenta!

“Era tardi, non volevo svegliare nessuno, ma mi andava così tanto del tè che...” mi scuso rapidamente
“Di cosa stai parlando?” chiede confuso Enea. Dalla platea sento qualcuno ridacchiare divertito
“Non si parlava del fatto che sono entrata di nascosto in cucina?” Le risatine si trasformano in una risata fragorosa. Ottima figura Daisy, complimenti.
“Certo che no!” afferma Enea.
“Ah” mi limito a replicare guardando con insistenza i miei piedi. Pazienza, ormai la figuraccia l'ho fatta.
“Intendevo dire che tu in realtà sei nata nel distretto 1” Ok, intendeva questo, allora
“Sì, è vero” rispondo con naturalezza. Enea non sembra soddisfatto dalla risposta e mi fa cenno con la testa di continuare a parlare “I miei sono morti e mi hanno adottata al nove” aggiungo un po' a disagio. Non capisco esattamente cosa voglia da me. Non sono mica la prima orfana qua a Panem! La mia storia, a dire il vero, è abbastanza comune, ad eccezione di particolari tragici che non voglio assolutamente esporre in pubblica piazza.
Il conduttore mi studia per un po', decidendo di intervenire in mio soccorso “Com'è stato lasciare il distretto 1 per il nove?” mi domanda
“Difficile all'inizio, sono molto diversi. Però non mi dispiace il nove, è pieno di piante ed animali. La gente è carina, quasi tutta” aggiungo subito dopo pensando ai miei genitori adottivi “Mi piace lavorare al campo perché....”
“Hai qualcuno di speciale al distretto che ti aspetta?” mi interrompe in gran fretta. Giusto, dimenticavo che Capitol non apprezza la divulgazione di informazioni sulla vita all'interno dei distretti. Enea deve aver capito che stavamo rischiando di cadere in tematiche spinose, e ha cambiato subito argomento.
“Lyn” rispondo senza esitazioni. Il ricordo della mia amica mi fa sorridere “È una persona meravigliosa. È orfana di padre, ma nonostante questo è molto allegra e spensierata”
“È una tua amica o...” chiede alludente Enea.
Scoppio a ridere, la sola idea di fidanzarmi con Lyn è esilarante. Non perché non sia una fidanzata appetibile, ma è troppo... femmina per me? “No, sono etero. È solo un'amica”
“Capito. Ti auguro di tornare da lei, allora. Un applauso a Dalissa” Sorrido educatamente, tornando in gran fretta al mio posto. Meno male, è andata. È andata bene, non benissimo, ma è andata bene. Posso ritenermi fortunata. Do un'occhiata a Liam, sembra spaventato. È un tipo timido, non è adatto per cose del genere. Enea lo chiama, e lui si gira verso di me in cerca di rassicurazioni. Alzo il pollice in segno di incoraggiamento.

Mi dispiace ammetterlo, ma non riesco a seguire benissimo la sua intervista, né di quelli che lo seguono nell'immediato. Riesco solo a pensare che questa è l'ultima fase prima dei giochi veri. Domani mattina sarò in mezzo ad un massacro e non posso far nulla per evitarlo. Posso solo accettarlo. Mi sento agitata, ed è raro per me. Sento l'urgenza di mollare lo studio, di barricarmi dentro la camera e di non uscirne mai più. Vorrei poter bloccare il tempo, o meglio ancora tornare indietro di una settimana. Non posso farlo però, posso solo affrontare quello che mi aspetta e voglio farlo con la testa alta. Non sono sicura di uscirne viva, ma ciò non significa che voglia arrendermi. Lotterò fino all'ultimo respiro, e spero davvero di riuscire a tenere fede a questo intento perché la paura è davvero tanta.
Mi volto verso Liam, nel frattempo tornato al suo posto. Ha il capo chino, e credo stia cercando di nascondere le lacrime. Sta sicuramente pensando alle mie stesse cose.

“Liam” lo chiamo bisbigliando, approfittando della confusione che sta facendo la ragazza dell'undici “Vuoi dormire con me stasera?” Il volto di Liam diventa di tutti di colori, letteralmente
“Io.. io...io” balbetta. Temo che mi svenga qua davanti da un momento all'altro.
“Non pensare male! È solo per tenerci compagnia, non sarà una bella nottata questa” Liam accenna un timido sì con la testa, evitando di guardarmi negli occhi.
Voglio solo passare l'ultima notte di tranquillità in santa pace, e non credo proprio di riuscirci da sola.

 

 

 

 

 

 

Si sono concluse anche le interviste.

La parola passa a voi: inviatemi un messaggio privato in cui mi elencate i vostri 3 personaggi preferiti e i 3 che odiati di più. Quelli che otterranno più voti saranno salvi, mentre quelli più odiati avranno grosse probabilità di schiattare nel bagno di sangue.

Nel frattempo in regalo una maglietta con scritto “Orgoglio ginger” in onore di Autumn.

Alla prossima (con soli cinque pov?)

 
  
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