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Autore: darken_raichu    23/09/2016    2 recensioni
Pokémos è una terra lontana, dove i pokémon vivono divisi in 18 nazioni, tra i cui territori si estendono deserti, pianure, foreste e mari, che rendono assai difficoltosi i collegamenti tra i vari paesi. Fino a 10 anni fa la terra era in pace, ma ora le cose stanno cambiando…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Knowledge Castle, Torre del Sapere, 21/07/4783, circa le 21
Raichu aveva pensato di trovarsi davanti un’ampia sala, ma non quello che si trovò davanti. Dopo l’ingresso, si entrava in una altissima sala, coperta su tutte le pareti di librerie, per almeno un centinaio di metri verso l’alto, con piattaforme alternate ogni dieci metri per fermarsi, probabilmente in modo da non rendere certi libri irraggiungibili, anche se Raichu si chiese come facessero a prendere libri che non si trovavano direttamente sul lato delle piattaforme. Ebbe la risposta quando ne vide una ruotare, evidentemente grazie a qualche ingranaggio. La sala era anche larghissima, pur piena di scaffali allineati perfettamente e pieni di libri, e di tavoli in cui diversi pokémon erano intenti a consultare libri di vario genere, o a scrivere.
«La Torre del Sapere o, come viene chiamata all’estero, Grande Biblioteca di Normalia. Le sue pareti, per tutta l’altezza di 333 metri e una circonferenza di 999, sono opere d’arte nel loro genere. La scala centrale è parte di un complesso meccanismo a vite che le permette di ruotare a sezioni, in modo che tutti i libri siano raggiungibili dalle varie piattaforme. Inoltre, al solo piano terra sono già disponibili oltre mille volumi contenenti conoscenze da quasi ogni parte di Pokémos.»
«Quasi?» Chiese Emolga, stupito.
Herdier sospirò «Metallia rifiuta categoricamente di cedere libri a Normalia, perciò non abbiamo quasi conoscenze su di loro. Solo la loro storia ci è giunta, e un’infarinatura della loro geografia.»
«Ma perché?» Chiese Abra.
«Beh, anzitutto dalle differenze ideologiche tra i nostri due paesi, ma nel caso della Biblioteca la questione è diversa. Nasce tutto da un faida risalente a quando la Torre fu costruita. Gli abitanti di Metallia, all’epoca ancora divisi in tribù, accettarono di progettarne l’ingranaggio e, con la benedizione di Registeel, riuscirono ad assicurarsi che mai l’ingranaggio si sarebbe spezzato o rovinato. Ma quando venne il momento del pagamento, secondo le loro cronache, esso non avvenne. Eppure, secondo le nostre, furono invece giustamente ricompensati. Questo ha creato un caso increscioso: nessuna Voce ha mai accettato le continue richieste di pagamento che giungono ancora oggi, e nessun Capotribù o Re di Metallia ha mai smesso di inviarle. In fin dei conti, ormai gli interessi sono tali che per ripagare l’ipotetico debito si dovrebbero vendere a Metallia tutte le terre a sud del Draak per coprirlo. Nessuno pagherà mai, e nessuno smetterà mai di chiedere il pagamento, purtroppo.»
«Perdonatemi vostre maestà» Chiese Eelektross, rivolgendosi formalmente ai tre principi «Potremmo andare per nostro conto? Vorrei avere la possibilità di esaminare alcuni testi.»
«M-ma certo» rispose Abra, balbettando leggermente «Il mio… segretario e i suoi assistenti, stanno cercando testi di geografia.»
«In tal caso, dovrà dirigersi o alla terza fila della quarta colonna» Rispose indicando le file di librerie «O alle librerie della quarta piattaforma» proseguì indicando verso l’alto «Ma potrei essere più preciso se sapessi che libro le occorre.»
«Geografia di Fatia, ma non un libro in particolare.»
«Allora la seconda libreria della terza fila o il lato sinistro del quarto piano.»
«La ringrazio. Ah» si interruppe, girandosi «Conosce per caso il Bibliotecario Liak?»
«Oh, intende Edal? Sì, di solito lo si incontra alla quarta piattaforma. Lo conosce? Se vuole posso…»
«Solo un poco. In ogni caso grazie.» Rispose Eelektross, allontanandosi seguito da Luxray e Minun.
«Noi invece cerchiamo testi sui Loro, in particolare quelli di Draghia.» Disse Raichu, come Eelektross gli aveva chiesto.
«Richiesta molto bizzarra, qui a Normalia. Temo che nonostante i Loro in generale siano di interesse, quelli di Draghia qui non abbiano molto seguito, e libri su di loro in particolare siano molto, molto rari. Anche perché i pokémon di Draghia non scrivono molto. Abbiamo materiale ovviamente, ma dovrete raggiungere la sesta piattaforma. Se invece volete qualcosa di generale abbiamo molti libri che…» Spiegò il pokémon.
«No grazie, saliremo subito al piano.» Rispose Raichu, allontanandosi con Emolga e Plusle, lasciando i tre principi insieme ad Herdier.
Zorua sospirò. Avrebbe voluto andare con loro, visto quel che dovevano fare, ma sarebbe parso sospetto che un principe lavorasse insieme ai propri sottoposti. Perciò si rassegnò a cercare di ascoltare la conversazione, che ora verteva sulla storia di Spettria.
“Prestare attenzione nelle discussioni è il dovere di un re, anche se sono sommamente noiose.” Si ripetè, cercando di ascoltare.
 
Electronvolt, Palazzo Reale, 21/07/4783, circa le 21
«Ne sei certa Zoroark? In fondo sono stati mio figlio e i membri del Gruppo a metterci in questo pasticcio.» Sussurrò Chandelure
«Ed è mio dovere come regina risolverlo.»
«Si tratta di pagare un prezzo alto.» Insistette Chandelure, sempre sussurrando.
«Forse, ma non così tanto. Non avevo ancora scelto una moglie per mio figlio, e sfido chiunque a lamentarsi di una principessa.» Replicò la regina. Poi, appose la propria firma e restituì il documento a Re Houndoom.
«Ecco, accordo firmato. Mio figlio sposerà la figlia di Re Houndoom appena questa guerra sarà giunta al termine.» Disse la regina.
Houndoom cercò meccanicamente Arcanine con lo sguardo, ma la presenza del Generale era richiesta altrove.
“Dannazione, mi aveva raccomandato di insistere per Chande. Ma quest’occasione di liberarmi di Hour e ottenere l’alleanza di Oscuria… Non posso perderla.” Si disse il pokémon, per poi firmare il documento a propria volta.
«Ottimo» disse Re Electivire «Direi che possiamo considerare concluso l’accordo. E anche la questione matrimoniale, sbaglio?»
I presenti annuirono. Nessuno fece notare l’ovvio, anche se tutti stavano pensando la stessa cosa: una volta finita la guerra, cos’avrebbe fatto la Coalizione, se i due Re di Spettria ed Oscuria si fossero trovati su campi opposti? La domanda rimase inespressa, ma alleggiò nell’aria come un sudario.
 
Truepower, 21/07/4783, circa le 22
Surskit sorrise, ansimando per via dello scudo che stava sorreggendo. Ormai Aegislash era a malapena sollevato da terra, e avanzava a fatica, quindi Surskit stava praticamente portando tutto il peso sia dell’oggetto che di Banette. Ma finalmente Truepower era davanti a loro.
Aegislash bussò alla porta, e una grata si aprì. Gli occhi di un pokémon li fissarono.
«Parola d’ordine?»
Surskit imprecò. Con tutto quello che era successo, la parola d’ordine gli era passata del tutto di mente. Per sua fortuna però Aegislash era più preparato.
«Se il tempo attacca lo spazio, l’equilibrio andrà ripristinato.» Rispose Aegislash.
«Avanti allora.» Disse il pokémon. Entrati, i due si trovarono davanti un Quilava «E voi tre sareste?»
«Mi chiamo Surskit, faccio parte della squadra speciale 3 – G della Coalizione, insieme ad Aegislash. Siamo stati inviati in missione dal Capitano Cacturne e siamo rientrati con informazioni e un prigioniero.» Rispose Surskit da sotto lo scudo, indicando Banette con la punta della zampa sinistra.
«In tal caso, non dovremmo portarlo alle prigioni?» Chiese il Quilava, sorpreso.
«No, lo porteremo direttamente dal Capitano, se non ti dispiace.»
«D’accordo, aspettate solo un secondo.» Rispose il pokémon. Un attimo dopo tornò con un Wartortle dall’aria assonnata.
«Wartortle vi accompagnerà dal Capitano. Meglio prevenire che curare, se capite cosa intendo.»
Surskit annuì. Capiva perfettamente: se si fossero rivelati nemici nonostante tutto, avrebbero dovuto combattere il Wartortle, e gli eventuali aiuti da lui richiamati.
I tre pokémon e il Banette svenuto percorsero senza incidenti la strada fin nel castello e poi fino all’ufficio del Capitano. Wartortle fece per bussare ma Aegislash lo spinse da parte e bussò. Il Capitano doveva essere vicinissimo alla porta, perché aprì immediatamente.
«Ragazzi?!»
«Salve Capitano.» Disse Aegislash. Poi svenne.
 
Torre del Sapere, 21/07/4783, circa le 22
Eelektross si guardò intorno tra le librerie. Non cercava un libro, ma un pokémon, ed era certo di trovarlo lì. Attraversò cinque intere file di librerie, poi finalmente Luxray gli fece un cenno.
«C’è qualcuno nella prossima fila. Un Gallade.» Disse, guardando attraverso gli scaffalli con la propria vista speciale.
«Ottimo. Io vado, tu chiama Minun e stai pronto.»
Eelektross girò l’angolo e si trovò davanti il Pokémon che cercava. Sospirò. Avrebbe dato qualsiasi cosa per non rivederlo mai più, visto che quello di Gallade e la sua famiglia era un capitolo della sua vita di cui si vergognava parecchio, ma tanto valeva affrontarlo direttamente.
«Scusa, sei per caso il bibliotecario Edal.» Chiese.
«Certo, io…» rispose il Gallade girandosi, poi vide Eelektross.
«Ehilà, felice di vedermi?»
Gallade balzò addosso a Eelektross e lo spinse contro una libreria, puntandogli il pugno in faccia «Dammi un valido motivo per non colpirti.»
«Lo prenderò come un no.» Replicò Eelektross «Sai, eri molto più simpatico una volta.»
«Brutto…» Imprecò il pokémon, alzando il pugno.
«Ehi, se fossi in te non lo farei.» Disse Eelektross, indicando alle sue spalle, dove Luxray e Minun erano pronti a colpire «Sono venuto per parlare di tua sorella.»
«Oh, certo. Cos’è, ti è venuta nostalgia tutta in una volta?» Rispose il Gallade, ma Eelektross lo vide deglutire. Di certo quei tre erano troppi per un topo di biblioteca, senza contare che con un pugno avrebbe solo fatto il solletico al criminale. Abbassò il braccio, e lasciò andare Eelektross «Che Giratina vuoi da me? Lei è ancora a Fatia, lo sai.»
«Lascia che ti spieghi. Poi deciderai se puoi aiutarmi.» Rispose Eelektross. E cominciò a spiegare, anche se escluse alcuni dettagli che era certo che al pokémon non servissero. Quando ebbe finito, notò con piacere lo stupore sul volto del Gallade.
«Quindi è per questo che sei venuto fin qui?» Chiese Gallade.
«Esatto. Allora, mi aiuterai?» Rispose Eelektross, sorridendo. Come sperava, la loro storia che si faceva sempre più incredibile ad ogni stato attraversato ormai aveva un effetto potentissimo sui pokémon impressionabili. E il Gallade, Eelektross lo sapeva fin troppo bene, era davvero facile da impressionare.
«Potrei farlo, ma credi che mia sorella ti lascerà in pace? Sai cos’hai fatto, e non è una cosa facile da perdonare.»
«Lo so, ma quello è compito mio. Il tuo, è quello di assicurarti che io non venga buttato in galera all’istante.»
«Credi che mia madre…»
«Ne sono certo.» Replicò Eelektross.
Il Gallade riflettè un momento, poi annuì «E va bene, ma lo faccio solo per Pokémos. Dammi carta e penna, e provvederò a scrivere.»
Eelektross annuì, poi gli porse uno dei fogli che aveva preparato e l’apposita penna ed inchiostro. E Gallade cominciò a scrivere.
 
Raichu, Emolga e Plusle salirono lungo i sei piani, raggiungendo infine la sesta piattaforma. Si guardarono intorno. Eelektross aveva detto loro esattamente chi cercare, perciò non ci misero molto a trovarlo, anche perché non erano molti i pokémon Drago in quel paese. Perciò, appena videro lo Shelgon.
Si avvicinarono al pokémon, che li guardò a malapena. Era evidente del resto che la vista non doveva essere il suo punto di forza: indossava quelle lenti inventate a Normalia per leggere libri anche se si aveva una vista carente.
«Tu sei Gol-Shen?» Chiese Raichu. Il Galvantula lalzò lo sguardo e li fissò con i due occhi funzionanti.
«Con chi ho l’onore di parlare?» Chiese il pokémon. Dalla voce, doveva essere davvero molto anziano, si rese conto Raichu.
«Io mi chiamo Raichu, e questo è il mio amico Emolga. Siamo Capitano e Tenente nell’esercito di Elettria, lo Squadrone del Tuono.»
«E io sono Gol-Shen, un povero vecchio Bibliotecario che ormai non ci vede quasi più. Cosa posso fare per due valenti soldati?»
«Signor Gol-Shen, noi sappiamo che lei è il Custode dei Loro di Dialga. Siamo qui per chiederle aiuto.» Disse Raichu. Come gli aveva detto Eelektross, era meglio andare dritti al punto.
Gol-Shen batté le palpebre un momento, poi annuì «Ebbene, mi avete trovato. Sono ben trecento anni che faccio il Custode per Dialga, e questa è solo la quinta volta che mi scoprono. Forse dovrei esserne felice.»
Emolga non riuscì a trattenere lo stupore «Lei ha trecento anni?!»
«Trecentoventisette, per essere precisi, di cui trecentotredici trascorsi come Custode. Anche se, dopo che quattordici anni fa il vecchio Dial è scomparso, non so se posso fregiarmi davvero di questo titolo.»
«Ma come può essere ancora vivo?»
«Beh, questo è il dono, la benedizione e la maledizione di Dialga. Il mio tempo è quasi fermo, anche se come potete vedere alla fine sta avendo la meglio su di me. Non sono immortale, ma ho una durata superiore alla media. Molto utile, certo, ma alcune volte preferirei semplicemente morire. Ma accadrà prima o poi. Sono scappato tanto a lungo da Yveltal, che alla fine non mi sembrerà neanche male farmi raggiungere. Ma non è questo che volete sapere da me, dico bene, membri del Gruppo?»
Raichu rimase a bocca aperta «Come…»
«Credete che non mi informi neanche un po’ su ciò che accade nei reami vicini? Sono vecchio, ma qui alla Torre le notizie arrivano lo stesso. Sono in molti che hanno già cominciato ad informarsi su di voi, e una delle cose di cui siamo a conoscenza è che tra i membri del Gruppo ci sono un Raichu e un Emolga dell’S.T.»
Raichu imprecò. Significava che ormai la notizia del loro viaggio era diventata di dominio pubblico.
«Allora sa anche perché siamo qui?» Chiese allo Shelgon.
«Ho qualche idea, ma nessuna convincente. Ditemi, vi prego.»
Raichu annuì, poi cominciò a spiegare.
 
Aeria, 21/07/4783, circa le 23
«Pidgeot, mio buon amico. Qual buon vento ti porta qui?» Chiese il Vivillon dalle ali rosse e bianche, mentre il Pidgeot entrava nella stanza.
«Vento di guerra, amico mio.» Replicò Pidgeot allo stesso modo. Sapeva benissimo che Vivillon aveva un carattere estremamente aperto, perciò si aspettava che anche gli altri rispondessero di conseguenza. Era davvero strano che fosse lui il leader del militaristico MAT.
«Ah, mio caro, non ti pare che ultimamente tu e i tuoi pokémon non stiate facendo altro? Prove su prove di cospirazioni dei Pokémon del re contro noi del MAT, quasi troppo bello per essere vero. Verrebbe quasi da pensare che siano false.» Replicò il pokémon Coleottero. Pidgeot sapeva fin troppo bene che l’altro stava solo giocando con lui. Il leader del MAT sapeva perfettamente che tutte le prove erano false, ma non gli importava finché fomentavano i suoi uomini contro il Re.
«Sai certamente che non è così, amico mio.» Rispose Pidgeot. Che lo sapesse o meno, le apparenze erano ciò che importava. Vivillon fingeva di non sapere, e Pidgeot fingeva di non mentire.
«Certo, ti è sembrato il contrario, mio fedele compagno? In ogni caso, con queste questo considero sufficienti le prove. E come tale, credo sia giunto il momento di entrare in azione.»
«Quindi, che intenzioni hai?»
«Oh, è semplice. Vedi, il Re ha commesso un’autentica imprudenza nell’affidarci la difesa di Aeria. Certo, ha comunque lasciato truppe a lui fedeli, ma anche in quel caso i comandanti sono nostri. Non aveva timore in una nostra ribellione, quantomeno in questa situazione. E così l’unica cosa saggia che ha fatto è stata lasciare la Capitale e un paio di centri nevralgici ai suoi fedelissimi. Il che ci mette in una situazione di enorme vantaggio.»
«Quindi pensi di vincere?»
«Con l’aiuto che mi avete promesso? Senz’altro. Senza? Senz’altro. Vincerò in ogni caso, che sia con voi o senza di voi, e prenderò il trono che spetta alla mia famiglia.»
«Ma la monarchia di Aeria non è elettiva? Nel senso, il re nasce da un uovo scelto dai sacerdoti a caso, e non può avere eredi.»
«Ma questo non gli impedisce di generare figli. E questo fece il mio antenato, Re Yanma I: dopo essersi innamorato, donò all’amata un titolo nobiliare, quello di Contessa di Cloud End, e si intrattenne con lei, pur avendole organizzato un matrimonio per coprire le apparenze. E quando nacque il primo della stirpe dei Viliolin, aveva il sangue del re nelle proprie vene. E così è per tutti i Viliolin, fino a me. E ora, finalmente, prenderò il trono che mi spetta.»
Pidgeot annuì. Che quello stupido credesse suo il titolo. Per loro era solo una pedina.
«Molto bene, amico mio. Ora, se non ti dispiace, dovrei…» Iniziò Vivillon, ma Pidgeot lo interruppe.
«No, Vivillon, non preoccuparti. Tu fa ciò che devi, io rimarrò qui come osservatore dell’Organizzazione.» Rispose Pidgeot, sorridendo mentalmente guardando la faccia stupita del Coleottero.
«Ma, mio caro amico, pensavo voi dell’Organizzazione mi avreste affidato i vostri soldati. Avete una vostra guerra da combattere, mi sbaglio? Non potete certo perdere un Capitano per…»
«Non preoccuparti, la mia missione è solo di assisterti in battaglia e assicurarmi che i nostri restino in riga. Non ho intenzione di intervenire in alcun modo nelle tue scelte.» Replicò Pidgeot.
Vivillon annuì, anche se non pareva del tutto convinto «In tal caso, mio buon amico, sarò ben felice di averti qui.» Riuscì a rispondere comunque. Poi uscì.
Il Coleottero uscì dalla tenda e si guardò intorno. “Quanto tempo è passato?” Si chiese guardandosi intorno “Quanto tempo ho impiegato per arrivare fin qui? Quante vite ho spezzato per arrivare fin qui? Cosa ne pensi, padre? Cosa ne pensate, fratelli? Oh già, non potete rispondere. Siete tra le vite che ho spezzato.” Si disse. Poi, fischiettando alla luce della luna che filtrava dalle larghe finestre, si diresse verso la propria camera da letto. “Domani, finalmente tutto quanto darà i suoi frutti.”
  
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