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Autore: FueMarmalade    23/09/2016    1 recensioni
Estratto Cap. 01:
“Di già? Proprio ora che ci eravamo finalmente ritrovati?” le domandò il ragazzo dai sottili occhi neri, avvicinandosi a lei con lentezza “Così mi spezzi il cuore”.
Midori si ritrovò ad indietreggiare, ma inevitabilmente finì con la schiena attaccata al largo petto di uno dei compari di Gatsuo.
Estratto Cap. 02:
“Anche se non voglio farti prendere un raffreddore, non voglio neanche che la condizioni peggiorino, quindi ti aspetto qui finché non hai finito” disse con tranquillità la fanciulla, inclinando il capo da un lato “Ti consiglio però di farlo al più presto; non è tanto consueto stare sotto alla pioggia per così tanto tempo; presumo tu lo sappia già da te, Rukawa-san”.
Genere: Avventura, Comico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaede Rukawa, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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{ Sweet Dear Midori }


Era già trascorso un anno dall'ormai passato Campionato Nazionale e l'intera squadra dello Shohoku si scoprì parecchio elettrizzata per il nuovo anno che li aspettava e per le nuove matricole che si sarebbero iscritte al club di Basket. Ma, soprattutto, tutti quanti i membri si ritrovarono piuttosto scossi dell'inevitabile mancanza del Capitano Akagi, del Vice-Capitano Kogure e della Guardia Mitsui Hisashi. Per loro, difatti, l'anno precedente era stato anche l'ultimo, sebbene il loro sogno d'arrivare al Campionato si fosse avverato, e il rossino non faceva altro che pavoneggiarsi e farsi bello ogni qualvolta che ne aveva l'occasione. Perché quell'anno, Sakuragi Hanamichi lo aveva giurato sul suo onore di Genio del Basket: lo Shohoku sarebbe stato più forte che mai, senza eguali; inarrestabile e così fortemente letale da accaparrarsi il primo posto assoluto su tutte le classifiche.

Che palle! – pensò fra sé e sé il numero dieci, sbuffando e tenendo le forti braccia incrociate al petto.

Ora che quell'idiota di Rukawa Kaede era diventato il nuovo Capitano dello Shohoku, ad Hanamichi pareva più insopportabile e deficiente di prima.

Certo, egli medesimo era migliorato parecchio dallo scorso anno ed era addirittura diventato Vice, ma Rukawa lo superava sempre di gran lunga: tra i due c'era una specie di competizione (forse solo da parte di Hanamichi, se proprio vogliamo dirla tutta) e quando il rossino era ad un passo dal superare l'ex Super Matricola, quest'ultima sembrava diventare ancora più esperta e luminosa agli occhi del pubblico; soprattutto da parte di quello femminile.

Maledetto Rukawa” borbottò Hanamichi, ticchettando le dita sui muscoli degli avambracci e incurvando le labbra in una smorfia infastidita “Vedrai, questa volta non la passerai liscia!”

Probabilmente quel dannato si era addormentato da qualche parte come al suo solito, ma proprio in quel giorno, Hanamichi, non lo avrebbe tollerato nemmeno se ai suoi piedi si fosse prostrata quella dolce ed innocente femminea figura di Akagi Haru...

Ciao, Hanamichi!” lo salutò all'improvviso la sorella del Gori, sfoggiando un piccolo sorriso sulle labbra.

Sakuragi arrossì sino alle orecchie e velocemente balzò in piedi, poiché s'era messo seduto sullo scalino basso che adornava l'entrata della palestra “Ma salve, Harukina mia! Come mai da queste parti?” fece egli, grattandosi dietro la nuca scarlatta “E' passato davvero tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo scontrati, non trovi anche tu? Eh-eh!
Il gorill... Cioé, tuo fratello come sta?”

Haruko, tenendosi le mani dietro la schiena e sorridendo gentile gli rispose: “Quel gorillone di mio fratello se la sta cavando.
Sai, ora che ha iniziato l'università è davvero tanto indaffarato. Non si scolla mai dai libri, e i suoi allenamenti ultimamente sembrano duplicati per dieci: non so proprio come ce la faccia. Devo dire che lo invidio un po'!”

Hanamichi annuiva ma sentiva ogni parola fuoriuscire dalla bocca della bruna totalmente ovattata dalla celestiale visione del di lei volto e di quegli occhi così belli e penetranti,

Beh, lo immagino!” disse d'istinto il nuovo Vice-Capitano dello Shohoku, ridacchiando come un perfetto idiota.

Haruko rise, “Ho sentito che oggi dovrebbero arrivare le nuove matricole” affermò ella “Sei euforico all'idea di insegnare loro tutto ciò che sino all'anno scorso era un mistero anche per te, vero? Io al tuo posto non starei più nella pelle!”

Oh, sono tutto una frenesia, devi credermi!” esclamò il rossino, annuendo più volte e dandosi un piccolo pugno sul petto, come per dire: 'non preoccuparti, Harukina mia. Io non sono come quello scemunito di Rukawa: è il momento giusto per notare il grande e ficone Genio del Basket Sakuragi Hanamichi, sempre e per sempre al tuo servizio, a te che sei la più splendente tra le stelle del firmamento!'

Haruko emise un risolino ma non passarono nemmeno pochi secondi che lo sguardo le si illuminò e le guance assunsero una tonalità più accesa; il cuore aveva cominciato a palpitarle freneticamente, quasi faceva fatica a respirare per quanto veloce andava il suo battito cardiaco.

E-ehilà, cucù...!” ella salutò la figura dietro ad Hanamichi, la quale, non appena sorpassò il rossino, si limitò semplicemente a lanciarle un'occhiata ricolma si sufficienza, spingendo poi con noncuranza il portone che portava alla palestra, per poi scomparire oltre la soglia.

Hanamichi si sentì ribollire dalla rabbia: come si era permesso di trattare in quella maniera la dolce e gentile Haruko!? Adesso stava superando davvero ogni limite!

Oi, bastardo!” il Vice richiamò il Capitano e con un secco tonfo sbatté il palmo della mano destra su una della larghe ante, prima che essa si richiudesse “Giuro che ora ti gonfio!”

Ma nonostante quelle evidenti provocazioni, Rukawa sembrò ignorarlo e velocemente si diresse verso gli spogliatoi, cosicché potesse togliersi l'uniforme scolastica per poter indossare, finalmente, la sua tenuta da Basket.

Dai, Hanamichi, calmati! Davvero: non ti devi preoccupare! Dico sul serio!”

Non appena le parole della bella Haruko sfiorarono i canali uditivi del rossino, quest'ultimo sembrò come rinato; così sereno che persino Buddha in persona avrebbe potuto fargli una pippa a tre mani, già che c'era!

L'importante è che tu stia in pace con te stessa, Harukuccia cara!”

Sei davvero un buon amico gentile ed affidabile, Hanamichi!”

Possibile che non arrivasse a comprendere l'ovvia evidenza, quella ragazza?



* * *


L'allenamento con le matricole non stava procedendo affatto male: Fudo Kentaro era ovviamente del primo anno e sebbene fosse un po' basso aveva del potenziale da poter sviluppare col tempo.

'Allenamento e tanta dedizione', sicuramente Takenori se ne sarebbe uscito in tale maniera, se fosse stato lì con loro; il loro ormai ex Capitano era una persona tenace e volenterosa, sebbene di veramente poca pazienza se gli si parevano dinnanzi degli elementi come ad esempio un certo rossino di nostra conoscenza.

Kentaro aveva un torace ben definito, le gambe slanciate ed atletiche: difatti egli era anche veloce e abbastanza agile. I suoi capelli erano d'un bianco chiaramente innaturale e i suoi occhi erano colorati d'un intenso verde prato.

Ma cosa stai facendo, mezzasega?!” sbottò d'un tratto Hanamichi “Devi piegarle, quelle gambe! PIEGARLE!”

Kentaro sbuffò infastidito, giocherellando sfacciatamente col piercing sotto al labbro e facendo in quell'esatto momento un bel canestro da tre punti.

L'albino portò una mano su un fianco e poi sollevò le nere sopracciglia “Piaciuta la mia 'piegata di gambe', Capo?”

Ormai Hanamichi ne era certo: quella matricola doveva essere ammansita il più presto possibile. Se no chissà cosa avrebbe potuto combinare, se gli avessero lasciato così tanta libertà!
“Ma che diavolo stai facendo?!” sbottò Kentaro “Sei impazzito o cosa, vecchio?!”

Hanamichi lo aveva appena intrappolato in una stretta morsa fortemente rude, quindi il ragazzo si chiese se non avesse sbagliato club o cosa: mica erano su un ring di boxe!

Che noia” intervenne Miyagi, volgendo lo sguardo sulla seconda ed ultima matricola “Non darci peso: ti ci abituerai presto”.

Non preoccuparti, tutto sommato sembrate tutti molto simpatici” lo rassicurò, abbozzando un lieve sorriso, colui che portava il nome di Godai Ren: un alto ragazzo dai capelli biondo cenere, il quale portava sul naso dei tondi occhiali che offuscavano quasi il poterlo scrutare direttamente negli occhi.

Alle medie si era preso il titolo di “Mr Stratega”, poiché ogni proposta ch'aveva da suggerire alla squadra si rivelava poi essere quella vincente: d'altronde Ren aveva una buona e perspicace osservazione per quanto riguardava ciò che lo circondava.

Haruko era rimasta a guardare la squadra allenarsi di fronte alla soglia della palestra, laddove aveva una perfetta visuale dell'intero campo e soprattutto dell'atletico ed aitante Rukawa Kaede.

Spesso si ritrovava a fantasticare su quel corpo scolpito e perfetto, e perfino in quel momento che ce l'aveva a pochi passi dal naso, ella non faceva altro che sognare ad occhi aperti.

Tuttavia, una voce parve portarla alla realtà: “Chiedo scusa”, era un tono gentile e candezato, intriso di estrema dolcezza “E' questo il club di Basket, giusto?”

Fu così che ogni membro dello Shohoku fermò ogni cosa stesse facendo per rivolgere la propria attenzione a chi aveva porto loro quell'inaspettata domanda.

Hanamichi e Miyagi arrossirono di colpo, sentendosi particolarmente a disagio di fronte a così tanta gentilezza dettata da una ragazza così carina. Perfino le matricole, ed anche la stessa Haruko, non poterono che avvertire una certa soggezione.

Solo Rukawa parve restare impassibile e composto, egli infatti si limitò semplicemente a guardare la sconosciuta di sottecchi.

Sì, è questo il club di Basket!” esclamò prontamente Ayako, che sino a quel momento era rimasta a guardare la partita in disparte, in un angolo remoto del campo “Tu devi essere Moroboshi Midori, la Capo Cuoca del club di Cucina!”

La riccia sorrise, ormai faccia a faccia con la fanciulla.

Midori rise cristallina, inclinando leggermente il capo pel di carota da un lato: tra le mani teneva un vassoio ricolmo di biscotti ricoperti con gocce di cioccolato “Oh, mi dispiace aver disturbato il vostro allenamento” ella parve davvero dispiaciuta, sembrava come se avesse attorno a sé un'aura candida ed immacolata, pura e superiore a qualsiasi angheria o insulto esistente sul pianeta terra.

Ma abbiamo fatto davvero così tanti biscotti che ho pensato che forse avreste avuto un po' di fame” disse tranquillamente ella, sorridendo pacata.

Hanamichi le si avvicinò, mettendosi di fianco ad Ayako “Ma non ti preoccupare!” le disse lui, ridacchiando “Se posso dirlo, a me era venuta una certa fame!”

Midori, dunque, tese il vassoio verso il rossino: in quel momento in palestra scese il più completo silenzio, Hanamichi fece per prendere un biscotto ma Ayako lo colpì sulla nuca con il solito ventaglio di carta, facendo però sobbalzare la giovane fanciulla dai capelli fulvi, che per il colpo aveva alzato le braccia in aria, facendo volare il vassoio che fu poi recuperato da Haruko, la quale, velocemente, con una certa maestria (presa giustamente dal panico), riuscì a far atterrare i biscotti sull'acciaio della superficie del vassoio.

La castana sospirò sollevata e quando rialzò gli occhi vide Midori inginocchiata innanzi ad Hanamichi, con le mani sulle guance “Oh, cielo! Ayako-san, forse non avresti dovuto colpirlo così tanto forte...!” disse Midori, dando dei piccoli colpetti sulle guance del Vice per destarlo un attimo dal colpo (che non pareva essere stato così tanto forte, tra l'altro) che il rossino aveva appena subìto dalla bella Ayako.

Non preoccuparti, vedrai che si riprenderà in fretta” affermò Miyagi, arricciando il naso.

Sbagliava, o Hanamichi stava avendo una fortuna alquanto sfacciata, con la testa poggiata sulle gambe della graziosa e cordiale Midori?

Io lo porto in infermeria, sono davvero tanto preoccupata!” fece la fulva, alzandosi e, con una forza sovra-umana, si caricò il Vice sulle spalle.

Tieni duro, Sakuragi-san. Non abbandonarci proprio adesso!”.

Ma guarda te che pezzo di...” Kentaro osservò Midori correre via con Hanamichi buttato a peso morto sulla schiena d'ella, dunque tutti i presenti si chiesero come facesse una tale gracilina ad avere così tanta forza nelle braccia all'apparenza tanto esili, per portarsi addosso uno stangone di quasi uno e novanta di altezza.

Fu proprio allora che Rukawa Kaede prestò tutta la propria attenzione verso la gentile ragazza dai lunghi capelli rossi: questi erano legati da un leggero fiocco giallo a pois bianchi, in una deliziosa coda bassa che le ricadeva sinuosamente sulla spalla destra.

Ciononostante, egli non disse alcunché e riprese gli allenamenti come se nulla fosse, facendo capire agli altri di fare lo stesso; specialmente alle nuove matricole.

Haruko rimase impietrita, Ayako aveva la bocca spalancata e le due non poterono che scambiarsi uno sguardo incredulo su quanto accaduto.

In quell'attimo, Nozomi, il ragazzo corpulento degli amici della gang di Hanamichi, fece la sua entrata in scena “Si può sapere cosa sta succedendo?”

Yohei si mise di fianco all'amico “Abbiamo appena visto Hanamichi che se la spassava beato sulla schiena di una bella tipa. Perciò ci siamo insospettiti”.

Ma lo avete dopato o cosa?” intervenne Noma.

So io cosa gli si è auto-dopato, a quel ninfomane da strapazzo!” ribatté Yuji, sghignazzando tra sé e sé.

Uffa, e dire che quella fighetta l'avevo adocchiata prima io...!” sbuffò Nozomi, tirando su col naso.

Tanto non ti si sarebbe filata comunque” rise Yohei, travolgendo tutta la gang che cominciò a sbeffeggiarsi del povero Nozomi.

Si vede che non conoscete Midori!” ribatté seccata Ayako, assottigliando lo sguardo “Penso sia una della ragazze più innocenti e dolci che io conosca. Se dovesse scaricare qualcuno, lo farebbe con il massimo garbo e gentilezza, per non ferire ulteriormente l'interlocutore.

D'altronde, so che ha non pochi ammiratori, qui a scuola”.

Orca”, sbottò Yuji “Fortunato chi se la piglia!”

In quell'istante ci fu un silenzio generale, che sfociò quasi nel lugubre: i volti dei ragazzi si impallidirono, mentre Haruko cercava di capire il senso del discorso degli amici di Sakuragi, il quale pareva in qualche modo sfuggirle.

QUINDI OGGI HANAMICHI POTREBBE CUCCARE?!”

Fu l'urlo sorpreso che la gang cacciò dalle loro labbra, gli occhi sgranati e alquanto sorpresi al sol pensare ad una cosa del genere.

Ma io con chi ho parlato, sino ad ora?” domandò retorica Ayako, sbattendosi una mano in fronte.

Idioti” mormorò Miyagi, che assieme alle matricole ed a Rukawa aveva ormai ripreso ad allenarsi.

Quest'ultimo era diventato più taciturno di quanto già non fosse in realtà.


* * *


Ti sei svegliato finalmente” fu il dolce risveglio che condusse Sakuragi nel mondo dei vivi e, per un attimo, gli parve che quella soave voce appartenesse alla sua adorata Haruko.

Al suo posto, ritrovò la graziosa Midori, che con i suoi occhioni azzurri, stava vegliando su di lui sino ad allora; là, in quella silenziosa infermeria “Ti senti meglio, adesso?”

La cosa buffa era che Sakuragi aveva sbattuto violentemente la fronte sul pavimento a causa del colpo del ventaglio-assassino di Ayako, per questo aveva perso i sensi. Non per altro: assolutamente no, e poi ancora no! Tuttavia, trovò molto gentile il gesto di Midori, nessuna ragazza aveva mai fatto una cosa del genere per lui, quindi si rivelò anche piuttosto sorpreso della cosa.

Ma nonostante quello che i suoi amici avevano pensato, non fece niente con la dolce fanciulla dai lunghi capelli rossi, anche perché nel suo cuore c'era già una ragazza e lui non aveva intenzione di tradirla per nessuna ragione al mondo: poiché egli ne era sinceramente innamorato. Questo ormai lo aveva ben compreso: peccato che per Haruko non fosse la stessa cosa. Ella pensava costantemente ad Rukawa; quel dannato uomo che dovrebbe vergognarsi persino di essere ritenuto tale. Quell'insensibile ragazzo dagli occhi profondi, infuocati di pura sfida ma allo stesso tempo anche così... spenti.

A Midori bastò una semplice occhiata per capirlo, ma lei non era come le altre ragazze: a lei non piaceva Rukawa Kaede, semplicemente era solo molto sensibile per lo stato d'animo delle persone ch'aveva attorno, e se doveva ferirne una, faceva in modo di farlo nella maniera più gentile che esistesse.

Ad esempio: aveva aiutato Hanamichi, ma questo non stava a significare che volesse provarci con lui o addirittura portarselo a letto, sarebbe stato assurdo. Non ne era sicuramente il tipo, lei; lo si vedeva lontano un miglio. Questo però le aveva portato un sacco di guai, e molti malintenzionati cercavano di portarla sulla cattiva strada o fare cose oltremodo indecenti insieme a lei, spiacevolmente quest'ultima richiesta le veniva spesso richiesta anche via SMS; ed ella si chiedeva come avessero fatto a risalire proprio al suo numero di cellulare!

Sì, ora va tutto bene. Ti ringrazio” la rassicurò Hanamichi, portandosi una mano dietro la nuca ed accennando un lieve sorriso.


* * *


Hanamichi era ritornato ai propri allenamenti e Midori si era recata nel club di Cucina per sistemare alcune ricette per il giorno successivo. Non appena ella ebbe finito le proprie mansioni (dopo circa due ore buone), decise di starsene in serena tranquillità sul tetto: come era solita fare alla fine delle lezioni.

Come sempre lo trovò già lì e come ogni volta sussultò, ma in quella circostanza non si aspettava proprio di vederlo lontano dalle braccia di Morfeo: Rukawa non aveva mai fatto caso a lei, e lei non lo aveva mai disturbato. Ma non per contraddire il detto 'Non disturbare il can che dorme' ma semplicemente perché è maleducazione svegliare qualcuno che sta dormendo così profondamente.

Rukawa guardava il vasto ed azzurrino cielo sopra ai suoi occhi blu come l'oceano: era sereno, limpido, nuvole bianche camminavano lente e il sole stava cominciando a togliere i battenti, considerando l'ora ormai tarda. Teneva le mani all'interno delle tasche, un leggero venticello gli carezzò i corvini capelli e il candido viso come porcellana, così non poté evitare di chiudere istintivamente gli occhi.

Una goduria – pensò egli, con i muscoli del corpo totalmente rilassati. Ormai il tetto era il proprio ritrovo personale, dove poteva rintanarsi a riflettere e schiacciare i suoi lunghi pisolini.

Amava la quiete, invece sopportava poco chi parlava a vanvera e senza pensare: Sakuragi ne era la prova vivente.

Una piccola mano sfiorò la dura ringhiera, Midori sporse un poco il busto in avanti e si beò anch'ella della piacevole brezza d'inizio autunno.

Rukawa aprì un occhio e lentamente andò a squadrarla, senza dire una parola. Successivamente, dopo un minuto buono, decise di andare via: dunque si girò e s'avviò verso l'uscita.

Midori si raddrizzò, volse il viso in direzione del Capitano e, abbozzando un dolce sorriso, gli augurò gentilmente:
“Spero passerai una buona serata, Rukawa-san”.

Il corvino si bloccò, fece spallucce e poi s'incamminò di nuovo.

Chissà perché non c'era quella famigliare indifferenza che tanto lo accompagnava in casi come quelli: sebbene non l'avesse degnata d'una risposta, c'era qualcosa che non lo convinceva...

Ad essere onesti: non lo convinceva affatto.


* * *


La strada per arrivare a casa di Midori prevedeva il dover percorrere una stradina stretta e spesso desolata, la quale portava direttamente in città; era una scorciatoia che la fanciulla prendeva quando il padre le raccomandava di rincasare entro un certo orario, poiché aveva assoluto bisogno che la figlia lo aiutasse col lavoro. Il venerdì, infatti, questo era triplicato o, nella peggiore dei casi, triplicato per duecento.

Midori sapeva che quella strada era assai pericolosa, (soprattutto quando i lampioni cominciavano ad accendersi la sera) ma ella non era di certo una sprovveduta: aveva le sue personali precauzioni.

Ma guarda guarda un po' chi si rivede: il mio bell'usignolo è tornato a farci visita” si udì una voce mascolina ed assai rude: un alto ragazzo dalla corporatura massiccia e dalla pelle piuttosto abbronzata “Come te la passi, bocconcino mio?”

Midori fu costretta a fermarsi, cinque omoni l'avevano accerchiata e colui che le aveva rivolto la parola... ce l'aveva proprio di fronte.

Buona sera, Gatsuo-san” lo salutò la ragazza, accennando un piccolo saluto col capo “Per favore, spostati. Vado di fretta”.

Ma il capo della banda non sembrava tanto intenzionato a lasciarla andare: tanto meno non in quel momento che ce l'aveva a portata di mano: un piccolo ed innocente passerotto che avrebbe potuto stritolare con l'ausilio di una sola mano.

Di già? Proprio ora che ci eravamo finalmente ritrovati?” le domandò il ragazzo dai sottili occhi neri, avvicinandosi a lei con lentezza “Così mi spezzi il cuore”.

Midori si ritrovò ad indietreggiare, ma inevitabilmente finì con la schiena attaccata al largo petto di uno dei compari di Gatsuo.

Una rosea bicicletta sfrecciò in quella direzione e lo sguardo aguzzo di Rukawa Kaede non poté che assistere ad una scena alquanto raccapricciante: un armadio a due ante s'era avvicinato a colei che pareva essere proprio Moroboshi Midori, (questa bloccata da altri cinque tizi attorno ad ella) le sorrideva malizioso e probabilmente, quel porco, non vedeva l'ora di sbattersela al muro. Sicuramente avevano pure pensato di fare a turni, approfittando della fragilità di quella graziosa bambolina umana.

Mi dispiace, Gatsuo” gli sussurrò Midori, mentre il teppista aveva allungato una mano per sfiorarle i morbidi capelli; quest'ultimo inclinò il capo da un lato e poi disse, sbeffeggiando la giovane donna “Non hai niente di cui dispiacerti, mia dolce Midori. Vedrai che una volta finito vorrai subito ricominciare”.

Fu allora che Gatsuo riuscì a toccarle un ciocca fulva (ma fu l'unica cosa che le sue mani avessero potuto prendere, quella sera), poiché l'abbronzato ricevette un bel due di picche con l'aggiunta di una sana lezione: l'aria divenne soffocante e all'istante sia Gatsuo che la sua gang urlarono dal dolore.

Midori riuscì finalmente a liberarsi da quell'accerchiata alquanto macabra e, di corsa, si allontanò immediatamente da quei tipi rozzi.

Succedeva ogni volta così: sempre la stessa storia. Gatsuo non cambiava proprio mai; giacché Midori era sempre costretta a far uso massimo di spray al peperoncino.

Quella puttana!” mugolò Gatsuo, ormai inginocchiato, le mani a strofinare continuamente il viso e a stropicciare gli occhi che non facevano altro che bruciagli da morire.

Rukawa Kaede passò di lì con la sua bicicletta, guardando quegli omuncoli senza cervello con la solita apatia dipinta in volto: erano tutti alquanto patetici, uno per uno. Se Midori non fosse stata così coraggiosa probabilmente egli sarebbe intervenuto in suo soccorso, sebbene la scena a cui Rukawa aveva appena assistito lo avesse colpito oltremodo.

Egli, dunque, continuò a pedalare spedito, sino a ché non centrò la bassa statura di Midori sulla sua visuale: a quel punto rallentò, standole dietro in modo tale da non dare nell'occhio.

Quando si fermò, notò che ella era appena entrata da una larga porta scorrevole, la quale venne subito richiusa dietro le spalle d'ella. L'undici dello Shohoku scese dalla bicicletta e, spingendo essa verso l'entrata ove la fanciulla era appena scomparsa, lesse una curiosa insegnata dagli sgargianti colori che variavano dal rosso e dal dorato:

Il Drago Rosso, così si chiamava quel ristorante di Ramen & Sushi.

Rukawa, poi, notò anche che nei piani superiori vi erano degli scalini, i quali portavano sicuramente a degli appartamenti; perciò non gli fu difficile capire che il ristorante ed essi fossero in qualche modo collegati fra loro. Molto probabilmente la finanze in casa Moroboshi non dovevano essere delle migliori, se avevano dovuto optare per una soluzione talmente drastica.

Dopodiché, Rukawa Kaede, con la sua solita aria impassibile, tornò in sella alla sua amata bicicletta e, in men che non si dicesse, scomparve oltre le strade buie ed affollate di Tokyo.


   
 
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