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Autore: httpjohnlock    23/09/2016    1 recensioni
Svegliati, che ho passato la notte sporco di farina, cioccolato, latte di soia e il tuo russare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prendiamo un biglietto, sì?
Qualsiasi. 
Per qualsiasi luogo, in qualsiasi posto. 
Con te l’ultima classe mi basta e avanza. 
Partiamo senza valigie, senza vestiti, senza portafortuna. 
Costruiamoci una nuova vita, quella vera.
Solo nostra. 
Costruiamoci una nuova vita. 

Svegliami al mattino, dammi un bacio. 
Svegliati, che ti porto la colazione a letto. 
Ti andrebbe bene del pane e burro di arachidi? Se preferisci cornetto e cappuccino non c’è problema. 
Svegliati, che ho passato la notte sporco di farina, cioccolato, latte di soia e il tuo russare. 
Svegliati e baciami prima di andare. 

Ti ho visto camminare lungo quel marciapiede accanto ai muri dai graffiti colorati.  
Facciamo una passeggiata? 
Tu hai riso, mi hai avvolto un braccio intorno alle spalle. 
Guarda che ci vedono.
A chi importa? 
E mi hai preso la mano, dicendomi che hai sempre desiderato questo momento. 
Io ho sempre desiderato le tue dita. 

È inutile che fingi. 
Io lo capisco, sai?
Che l’universo ti sta stretto e che credi tu sia troppo grasso. 
Che è primavera
il sole acceca
i fiori sbocciano 
ma il tuo cuore è già coperto dalla neve d’inverno. 
Dammi i tuoi fantasmi
impacchettameli pure se vuoi. 
Li prendo io, ma tu riposa. 
Dormi, che t’accarezzo le guance. 
Lasciami anche il tuo cuore,
così posso proteggerlo dai sogni brutti. 
Non guardarmi così, non dirmi che va tutto bene. 
Guarda che è inutile che fingi,
lo sai che non mi freghi, 
che ti osservo attento,
che c’hai lo sguardo trasparente. 

Non volevo svegliarti, quella notte. 
Non volevo che mi vedessi così,
con gli occhi rossi e gonfi,
il respiro mozzato,
la gola in fiamme. 
e col cuore in bilico. 
Volevo essere il migliore,
per me e per te,
ma riuscivo solo ad essere la brutta copia di me stesso. 
Volevo salvare il mondo,
ma riuscivo solo ad essere uno dei tanti. 
Volevo non scrivere d’amore, 
ma scrivo di me,
e di te che sei parte portante di me. 
Ma tu, ti prego,
cucimi, riscaldami, riparami, saziami, dissetami, respirami, sfiorami, amami. 


Infili una mano tra i capelli e sbuffi.
Non perdere tempo, ti dico. 
Sbrigati, sbrigati che si fa tardi.
Ti allungo una mano per salire sul treno, ma tu arricci le labbra in una smorfia e scuoti la testa. 
Non cambi mai, ti dico con un sorriso. 
Se puoi, per favore, cambia, ma non troppo. 
Non fingere, non perderti, tieniti forte. 


Sai, qui la tv parla di tragedie e
tutti urlano, fanno confusione, 
dicono cose, fanno il contrario. 
Non ho cenato, non mi va,
mi vai solo tu. 
Tra poco prenderò quel treno e
sarò protetto dalla sua libertà. 
Poi correrò da te
mentre tutto scorre veloce,
mentre i bambini sono a scuola,
un vecchio compra il quotidiano,
un uomo in giacca e cravatta prende frettolosamente il taxi,
una donna si sistema i capelli,
un ragazzo cammina per la strada con le cuffiette nelle orecchie. 
Se ce la faccio, se sopravvivo 
guardami, affoga nei miei occhi vuoti e riempili. 

Ho scritto il tuo nome sulle brutte copie dei compiti in classe,
sulla sabbia,
sugli scontrini,
sulle pareti dei bagni di scuola.
Ti ho cercato nelle nuvole,
nelle canzoni d’amore,
nelle albe temute,
nelle notti insonni,
nella lacrima dell’occhio sinistro. 
Sono io,
riconoscimi. 
Vieni con me, portiamoci via. 

Sai, non so neanche se la fai, di solito, la colazione. 

  
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