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Autore: Tinucha    23/09/2016    4 recensioni
Leon Vargas e Violetta Castillo, due ragazzi uniti da un passato burrascoso, entrambi orfani di genitori a causa di un incidente mortale. E se quel giorno avessero perso la vita sia German e Maria, i genitori di lei che Lucia e Fernando? Se Violetta e Leon si rincontrassero, cosa accadrebbe?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Quindi praticamente nella seconda strofa devo girarmi tra le braccia di Broadway e lui deve sollevarmi? >> domanda Violetta, gustandosi il suo lecca-lecca alla fragola e guardandomi interessata. Annuisco, torturandomi le labbra. << Ma è così buono quel coso? >> << Perché? >> domanda confusa. << Non lo so, lo guardi come se fosse la tua unica ragione di vita. >> Ridacchio, quando si posa una mano sul cuore guardandomi sconcenrtata. << Tutto ciò che è fragola è la mia ragione di vita, Vargas. >> Scuoto il capo, per poi guardare la ragazza dinanzi a me che persa nei suoi pensieri mi finisce addosso. << Nata. >> la richiamo, sorridendole. << Oh ciao, Leon. >> ha il sorriso spento, gli occhi privi di vita, le guance incavate. << Nata, lei è Violetta, Vilu, lei è Natalia, la figlia di Antonio >> le vedo sorridersi e porgersi la mano. Violetta sgrana gli occhi nel notare il tatuaggio che la riccia ha al polso. << OH. MIO. DIO. Sei una fan di Mengoni? >> Strepita, spalancando la bocca e facendoci ridere entrambi. << Sì, immagino che lo sia anche tu. >> << Sì, sì, assolutamente sì. E la canzone 'Non passerai' è la mia preferita, lo voglio anch'io quel tatuaggio. >> << Come mai sei così esaltata? Ho sentito le tue grida dall'entrata. >> Ride Camilla, raggiungendoci con dei libri tra le mani. << Ha tatuata la scritta 'non passerai' voglio sposarla, okay? >> << Vilu, non per stravolgere i tuoi piani, ma credo che tu la stia spaventando. >> Nata ride, un sorriso che non accompagna molto i suoi occhi. << Credo che sposerò un bel brizzolato, magari con gli occhi azzurri ed il suo giubbottino di pelle, ma se mi dovesse andare male verrò a cercarti. >> e mi incanto, mi incanto nell'udire quella genuina risata che proviene da quella piccola, innocente ed ingenua creatura che cammina al mio fianco, dannandomi.



POV NATA
Titubante busso alla porta dell'ufficio di mio padre, spalancandola dopo aver ricevuto il suo consenso. Il fiato mi si mozza, quando davanti ai miei occhi compare la figura slanciata di Massimiliano, è scomodamente seduto su una delle poltroncine in pelle della stanza, i jeans aderiscono al suo corpo, la maglietta nera e stretta lo slancia, deglutisco salendo a guardare i suoi capelli brizzolati, gli occhi sono scuri, le labbra carnose, e quel piercing al sopracciglio gli dà un tocco da cattivo ragazzo. << Scusate, ehm, papà, volevo sapere se devo aspettarti per tornare a casa. >> Mi inumidisco le labbra, cercando di riportare i miei occhi solo e soltanto sull'uomo che mi ama davvero, mio padre. << Sì, Nata, e mi raccomando a tuo cugino Damien, sono un po' smemorato ultimamente e dovremmo andarlo a prendere da scuola più tardi. >> Annuisco, giocando con l'elastico stretto attorno al polso ed apro la porta, correndo fuori. Ho bisogno di aria, quella stessa aria che lui mi ha tolto. I palazzi, le case, lì fuori tutto quel grigio con lui sembrava di viverlo a colori, mi ricordo il modo in cui sfrecciava con la moto spaventandomi, per poi rassicurarmi con un bacio, ricordo come mi stringeva quasi a voler dire che fossi l'unica, con me non rideva, sorrideva. Uno di quei sorrisi che nessuno poteva veder nascere sul suo viso, uno di quelli genuini, che ti lasciano mille ferite sul cuore, un sorriso assassino, di quelli che ti uccide con calore, non gelidamente. Inciampo nell'erba fresca, respirando affannata, le sue mani sulla mia pelle, nei luoghi più nascosti. Massimiliano giocava, giocava con i miei sentimenti, prendendosi gioco delle mie debolezze, eppure quando lo guardavo negli occhi capivo che quello che ci univa non era una menzogna. Io e lui siamo esistiti. Non so come, non so perché, ma lui apparteneva a me, tanto quanto io appartenevo a lui. E sono così confusa mentre sorreggo in mano la sua catenina, quella stessa catenina che tempo prima mi promise non sarebbe più stata mia se tra noi fosse mai finita.


POV LUDMILLA
Cammino nervosamente verso il tavolino a cui è seduto e mi fingo indifferente, sedendomi alla sedia che mi spetta. << Che vuoi? >> << Avrei voluto spostarti la sedia come un gentiluomo se solo fossi stata meno avventata. >> roteo gli occhi, sbuffando. << Marco, la parola gentiluomo non appartiene al tuo vocabolario. Ora posso sapere perché sono qui? >> il cuore martella nel petto, ma lui mi ignora richiamando l'attenzione della cameriera. << Due gelati, uno limone e l'altro al cioccolato. >> mi guarda dritta negli occhi mentre pronuncia quelle parole. << Allora? >> << Allora, che?! >> << Mi ricordo il gusto preferito del tuo gelato. >> << Ti aspetti che mi metta in piedi sul tavolo e cominci a ballare la macarena? >> domando scetticamente. << Dannazione, Ludmilla, datti una calmata! >> << Io sono calma. >> << No, ce l'hai con me. >> << Ah ce l'ho con te? Come mai sarò stata così cattiva? Infondo mi hai solo tolto la verginità ed usata come un fazzoletto usa e getta, conoscendo i miei punti deboli e manipolandomi. >> Sbollisco quella rabbia, solo quando vedo i suoi occhi cambiare colore. Sono caldi, liquidi. << Possiamo comportarci come due persone mature? >> << Pensi che se non lo fossi sarei ancora qui? >> Sospira, annuendo. << Mi dispiace averti cambiata così. Ti ricordo diversa, sorridevi sempre e mandavi tutte le persone a fottersi perché non ti importava il loro giudizio. Mi guardavi diversamente, Ludimilla, in un modo che nessuno ha fatto mai, non pendevi dalle mie labbra, ma dai miei sorrisi, dai miei occhi. Mi carezzavi i capelli dopo aver fatto l'amore, e trovavi dolce il fatto che assaporassi le tue labbra ogni qualvolta ne avessi il bisogno. Non chiedevi, rimanevi in disparte anche al solo costo di avermi con te e poi parlavi, parlavi continuamente anche se ti dicevo che odiavo la tua voce ed amavo i tuoi silenzi. Mi parlavi delle tue aspettative, immaginavi il tuo futuro, non come quello che vedi nei film, non come quello che una bambina immagina con le sue bambole. Vedevi un futuro anche negativo, uno realista. Immaginavi una carriera come cantante, tre bambini, forse quattro, e la cosa più spiazzante era che tu immaginassi il tuo futuro con me, nonostante continuassi a gridarti contro che non saremmo mai stati niente. Ti prendevi gioco della mia rabbia, arrossivi ai miei complimenti o anche solo se ti scostavo una ciocca di capelli dal viso. Ma non lo fai più, non fai più niente di tutto questo, ed a me manca. Mi manchi. Mi manca svegliarmi e non poter sentire più le tue labbra sulla mia pelle, mi manca non poter più imprigionare i tuoi polsi e baciare la tua pelle candida, mi manca non sentire più i tuoi lunghi monologhi sul perché mi considerassi uno stronzo. E non so perché tutto questo possa mancarmi, non lo so perché non sono mai stato bravo con le parole, né con le cose sdolcinate come i sentimenti. L'ultima volta in cui abbiamo fatto l'amore mi hai urlato contro che ero un robot, privo di emozioni, una specie di macchina. E poi quella volta.. >> Deglutisce, serrando le palpebre per poi guardarmi dritta negli occhi, il suo sguardo duole << ..quella notte, mi ricordo i tuoi occhi spenti, poi quelle lacrime, il mascara colato sul viso mentre nuda mi ordinavi di prenderti, di fare quel che volevo perché le mie uniche intenzioni erano quelle di avere possesso solo e soltanto sul tuo corpo, Ludmilla, ti sbagliavi. >> Stringo forte le mani in due pugni, non riesco a sopportare quel dolore che mi squarcia il petto, lacerando anche la mia parte più profonda. << Marco, che cosa vuoi? >> Domando, respirando a fondo. << Sono tante le cose che posso volere. >> << Dimmene una, ad esempio. >> << Te, ad esempio. >> il mio mondo smette di girare in quell'istante.


POV CAMILLA
<< Camilla, no, quello non è il freno, ma l'acceleratore. >> sgrana gli occhi, stringendo con forza la parte laterale dell'auto, ed io lo guardo ridendo. << Fede, sta' calmo, non ho intenzione di ucciderci entrambi. >> << Ne sei sicura? Non sarà mica per quella moretta a cui ho guardato il culo l'altro giorno? Lo sai che sei tu l'unico amore della mia vita. >> si posa una mano sul cuore, facendo il baciamano ed io fingo di continuare a ridere. Se solo sapesse ciò che sento, magari farebbe meno l'idiota. I suoi occhi sono grandi, luminosi, vivi ed accesi. Parla freneticamente, ovviamente per la maggior parte del tempo spara soltanto cazzate, ma a volte sembra quasi intelligente, me ne compiaccio. << Oh mio principe, quanto siete romantico >> Arriccia il naso, mollandomi la mano. << Credo che se fossi nato in quell'epoca mi sarei tuffato dal terrazzo del mio castello. >> mi mordo il labbro inferiore, scuotendo il capo. << Te l'ho mai detto che sei un coglione? >> << Ed io te l'ho mai detto che hai delle belle e peccaminose labbra? >> Mi irrigidisco, i suoi occhi scendono a carezzare quella mia parte, accompagnati dalle sue dita maestre. Con il pollice ne segna il contorno, credo di non avere più fiato nei polmoni, l'ossigeno scarseggia sempre di più, i suoi occhi non smettono di guardare quel punto del mio viso. Deglutisco rumorosamente. << Parla Camilla, dì qualcosa. >> Ordina. Sgrano gli occhi, come siamo arrivati qui noi due? Mi stava solo dando lezioni di guida. << Federico, non credo sia una buona idea. >> i suoi occhi sono ancora puntati sulla mia bocca, si allontana, guardando dinanzi a se, silenziosamente. Rimaniamo in un imbarazzante silenzio per qualche minuto. << Dove eravamo rimasti? >> domanda voltandosi, quasi come non fosse accaduto nulla.

POV NATA
|A questo incrocio dimmi dove si va
con un passo in più.
Tu che forse un po’ hai scelto di già
di non amarmi più.|

Alzo lo sguardo, trovo il suo sorriso, sembra vivo, perduto in una sua realtà. Massimiliano mi ha cambiato la vita, non riesco ancora a capire se in meglio o in peggio. Forse mi ha rovinata, forse ero rotta e mi ha aggiustata. Si sistema i capelli, passandoci dentro quelle dita che un tempo avevano il posto su di me, sul mio corpo, e presta attenzione alle parole di Broadway, ha lo sguardo vacuo, poi attento, e poi non ci capisco più niente quando le sue labbra si increspano in una bellissima curva e scoppia a ridere. Non lo sto ascoltando, ma la sua risata sembra quasi superare il rumore della musica, e vorrei facesse lo stesso con i miei pensieri.



|E come quadri appesi leve senza pesi,
che non vivono.
Come quando c’era una vita intera,
due che si amano.|


Non so se mi ha amata, però i suoi occhi sono sempre stati sinceri, mai mentitori, non conoscono bugie, perché nessun altro conoscerà il lato buono che aleggia in lui. Forse non sono stata l'unica nella sua vita, ma mai nessuna potrà occupare il posto delle mie labbra, delle mie mani, sulla sua pelle. Ride, vive, ed a me scoppia il cuore.

|E salgo ancora in alto perché
è lì che c’eri tu.
Ma ora serve il coraggio per me
di guardare giù.
E non c’è niente che resiste
al mio cuore quando insiste
perché so che tu non passerai mai,
che non passerà
(non passerai)
non mi passerai
(non passerai).|

E quando in quel dannato secondo i suoi occhi incontrano i miei, per un istante credo che potrei morire. Il modo in cui continua a sorridere, quello in cui continua a pugnalarmi con quella forza, mi fa stringere lo stomaco. E la presa è sempre più forte, e non lo so se fa male, non sento nulla. Come quando la mattina appena sveglia guardo il soffitto senza provare alcuna emozione, e solo ora tornando a guardarlo mi ricordo di quando alzandomi ridevo perché non sapevo come svegliarlo, solo ora ricordo che lui dormiva al mio fianco, o forse ero io a dormire di fianco a lui. So solo che l'ho amato, e che lo amo ancora. So solo che non potrei mai smettere, perché il vero amore, se inizia, non finisce, mai.

|Okay allora adesso confesso
non avevo che te.
Come faccio a vivere adesso
solo, senza te?
E senza i tuoi sorrisi e tutti i giorni spesi
oggi che non c’è.
E che è una porta chiusa e nessun’altra scusa da condividere.|

I suoi occhi sembrano perforarmi l'anima, è un lettore innato, semmai dovessi chiedere a qualcuno di leggermi lui sarebbe l'unico. Brucia. Brucia il modo in cui mi guarda. Bruciano le sue mani che si stringono in due pugni, quelle stesse mani che un tempo erano colpevoli del mio piacere. E chino il capo, come un'idiota lo faccio, perché non sono pronta, non sono pronta a qualcosa di forte come lo sono i suoi sguardi. Non sono pronta a sentirmi grande, sono solo un'eterna bambina. 


|E salgo ancora in alto perché
è lì che c’eri tu.
Ma ora serve il coraggio per me
di guardare giù.
E non c’è niente che resiste
al mio cuore quando insiste
perché so che tu non passerai mai,
che non passerà
(non passerai)
non mi passerai
(non passerai).|

Sfioro quel segno oramai indelebile sulla pelle. No Massimiliano, non mi passerai mai.

|E quanto amore mancherà
e troppo rumore in un giorno
che non va.
E non posso comprendere
che non passerà.|

Salto giù dal muretto udendo il mio cuore smettere di battere, i suoi occhi rincontrano i miei, guarda le mie mani, e poi si volta. Ha scelto quella vita a me. Un'altra volta. Ancora.

|E salgo ancora in alto perché
è lì che c’eri tu.
Ma ora serve il coraggio per me
di guardare giù.
E non c’è niente che resiste
al mio cuore quando insiste
perché so che tu non passerai mai,
che non passerà
(non passerai)
non mi passerai
(non passerai)|

E quando penso che quel dolore possa essere finito, scompare, sorreggendo il casco, guardo le sue scarpe, e quasi senza pietà, calpesta il mio cuore ammaccato a pochi passi da lui. No, non mi ha riparata. Massimiliano è la mia malattia, non la mia cura.
La mia rovina.
È un amore malato, non impossibile.


POV VIOLETTA
Sbuffo, posando le mani sui fianchi ed imprecando malamente. << Ma Leon, se ti dico che sono alta un metro e sessanta, sono alta un metro e sessanta, okay? >> Ride, continuando a tenere il sopracciglio inarcato. << Violetta, è impossibile che tu sia alta un metro e sessanta, sarai a malapena un metro e mezzo. >> mi fingo offesa, continuando a guardarlo. A volte mi chiedo come va la vita lassù dalle sue parti, effettivamente non sono alta un granché, ma di certo non può farmene una colpa. << Voglio misurarti. >> << No, scordatelo, non è necessario, sono alta un metro e sessanta, punto. >> << Voglio esserne sicuro, muoviti. >> << No. >> controbatto ancora, convinta di aver vinto almeno per questa volta. Inutile dire che pochi minuti dopo mi ritrovo dinanzi a lui che attentamente prende a controllare la mia altezza. Deglutisco, ha le labbra schiuse, sembra perduto in un mondo tutto suo. << Visto? Sei un metro e mezzo! >> Strepita soddisfatto, scendendo ad incontrare i miei occhi. Rabbrividisco, il suo sguardo mi manda il cervello in tilt. << Già, sono alta solo un metro e mezzo. >> sussurro rauca, riposizionandomi in un punto qualunque nella stanza e quando alzo nuovamente lo sguardo mi maledico. I miei occhi, incontrano le sue labbra. << Castillo, Castillo, cosa stai facendo? >> Mi inumidisco le labbra con la punta della lingua, incapace di abbandonare quei pezzi di carne. << Guardami, Violetta. >> Ordina, afferrandomi prepotentemente il mento. Incontro quei pozzi verdi, ancora. Mi sento persa, ancora. << Sai quanto sbagliato sia ciò che stai facendo? >> Annuisco, silenziosa, interdetta. << Io sono il tuo professore di ballo, d'accordo? >> torno ad annuire, le sue dita si intrecciano tra i miei capelli, e li tirano piano facendo sì che io inclini il capo. Quelle stesse labbra che pochi secondi fa erano il mio desiderio più grande, scivolano a baciarmi avide e possessive la pelle sensibile del collo. << Fa' silenzio, Violetta. >> Ordina ancora raucamente. << Sono il tuo professore. >>_
_Mi sveglio di soprassalto, sono accaldata, sudata, sconvolta. Nella mia mente si ri-proiettano quelle dannate immagini, il respiro è pesante e le cosce sono strette tra di loro quasi a formarne una sola. Deglutisco i cento groppi che ho bloccati in gola, stringendomi nelle spalle. Non capisco cosa stia cambiando in me, trovo solo sbagliato ritrovarmi così giovane a desiderare ardentemente qualcuno. Infosso il volto nel morbido cuscino e lo maledico.
   
 
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