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Autore: DAlessiana    24/09/2016    4 recensioni
Edward fissava la foto, che conservava nel portafoglio, con sguardo perso e la mente affollata di ricordi.
"Parlami di lei..." la voce di Bella fu una dolce melodia che interruppe il filo di pensieri del ragazzo, che per qualche minuto si era dimenticato della presenza della sua fidanzata.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Era passata una settimana da quando, sia Jasper che Emily, erano usciti dall'ospedale. Ed ora si preparavano ad affrontare il loro primo giorno di scuola dopo tutto ciò che era successo.

“Sei ancora viva, questo è già un buon segno! Com'è andata?” esclamò Jasper, appena vide Emily davanti l'armadietto alla ricerca del libro perduto.
“Oh beh, probabilmente uscirò di casa quando compirò vent'anni, ma per il resto tutto bene. A te?” domandò, di rimando, Emily. Suo zio non era stato troppo chiaro su quanto sarebbe durata la sua punizione, si era limitato a dire finché non mi dimostrerai che posso fidarmi di nuovo di te.
“Mio padre non è stato molto dettagliato su quando potrò riprendere qualcosa che assomigli ad una vita sociale, però riesce a parlarmi!” esclamò il giovane Cullen. La ragazza sorrise, ancora non le andava giù il fatto di aver coinvolto anche Jasper nei suoi casini.
“Sei stato punito per un mio errore...” sussurrò, chiudendo l'armadietto. Tra poco avrebbero dovuto affrontare il test di matematica che avevano saltato la mattina di quel giorno maledetto.
“No. Sono stato punito per aver mentito, per essere uscito a notte fonda e per essere entrato in un locale del quale non avrei dovuto neanche sapere l'esistenza. Sono cose che ho fatto da solo, tu non c'entri!” replicò Jasper, guardandola negli occhi. Avrebbe potuto lasciarla da sola oppure chiamare suo zio, così non avrebbe alimentato l'ira di suo padre. Era stata una sua scelta, nessuno lo aveva costretto. Emily ricambiò lo sguardo, sorridendo, lui riusciva sempre a infonderle sicurezza.
“Salve, ragazzi! Pronti per il compito?” una voce vellutata spezzò la magia che i loro occhi avevano creato e una Alice saltellante fece il suo ingresso.
“Più o meno. La trigonometria non mi è mai piaciuta” fu Emily a rispondere, schiarendosi la gola. Il cuore le batteva velocemente e fissò rapita Jasper mentre baciava con passione la giovane Swan.
“Oh, sta tranquilla se hai bisogno puoi sempre chiedermi aiuto. Mi siederò davanti a te!” esclamò Alice, in quella materia, come in tutte le altre, i suoi voti erano impeccabili.
“La mia ragazza è un genio, non te lo avevo detto?” domandò Jasper, in tono ironico, baciandole una guancia. Emily finse una risata e tutte e tre si avviarono verso l'aula di matematica.

Due ore più tardi era come se si fossero tolti un grosso peso. Il compito era andato alla grande, almeno secondo il loro punto di vista, e la cosa li rallegrava particolarmente.
“Beh, io vado a ripassare biologia. Edward ha detto che mi dava una mano e mi aspetta in biblioteca. Grazie ancora per quell'esercizio Alice, mi hai salvata!” esclamò Emily, dopo qualche minuti. Alice scosse la testa come a indicare che si trattava solo di una sciocchezza e insieme a Jasper la guardò uscire di scena, per poi avviarsi verso il cortile.
“Venerdì è il mio compleanno” disse Alice, iniziando una conversazione come se fosse un argomento come un altro.
“Lo so...” replicò Jasper, incitandola a continuare con lo sguardo. La ragazza si scostò una ciocca dietro l'orecchio, segno di imbarazzo.
“E tu sei in punizione” continuò, lasciando di nuovo il discorso in sospeso. Il giovane Cullen iniziò a preoccuparsi.
“So anche questo!” affermò lui, soffocando una risata isterica. Dove voleva andare a parare la sua dolce metà? La piega che stava prendendo la conversazione non gli piaceva per niente.
“Stavo pensando, se tu parlassi con tuo padre e lo convincessi a darti il permesso per venire a cenare da me? Ci saranno anche i miei genitori! Non voglio passare quel giorno senza di te.” buttò fuori il resto tutto d'un fiato, spiazzando il suo fidanzato. Jasper sospirò, non aveva ancora ripreso un dialogo con suo padre che gli permettesse di fare certe richieste.
“Posso provarci, ma non ti garantisco niente.” disse, nonostante tutto non sapeva dire di no allo sguardo da cerbiatto della sua ragazza. Alice sorrise, baciandolo, Jasper ricambiò nonostante la preoccupazione che aveva preso possesso della sua mente. Non era per niente sicuro che il padre accettasse, anzi, le probabilità che glielo negasse erano molto alte, forse troppo.

Quando tornarono a casa, Edward e Jasper, la trovarono vuota. Probabilmente il padre era stato trattenuto a lavoro, negli ultimi giorni capitava spesso. Da ciò che avevano capito, pare che avesse un caso delicato tra le mani e che c'entrasse un ragazzo più o meno della loro età. Una cosa era certa: quel paziente non gli faceva chiudere occhio da tre giorni. Lo trovavano sempre di prima mattina, con un tazza di caffè tra le mani, a sfogliare per l'ennesima volta la stessa cartella clinica. Si sentiva in dovere di salvarlo e stava davvero dando tutto se stesso per quel ragazzo che, in fin dei conti, neanche conosceva.

“La voglia di studiare trenta pagine di storia è sotto zero!” esclamò Edward, distogliendo il fratello dai suoi pensieri. Si buttò sul divano, lasciando lo zaino a terra vicino all'appendiabiti accanto alla porta d'ingresso.
“Come lo è la tua voglia di parlare. Che succede?” domandò, dopo qualche minuto, e gli fece segno di sedersi accanto a lui, Jasper non obiettò.
“Alice mi ha chiesto di convincere papà a darmi il permesso per andare a cenare da lei, venerdì. È il suo compleanno e non vuole passarlo senza di me” rispose il minore, rendendo partecipe Edward dei suoi pensieri. Quest'ultimo, per poco, non scoppiò a ridergli in faccia.
“Vi vedrete comunque a scuola, Jazz. Credi davvero che papà ti faccia questa grazia?” replicò, in tono retorico, il maggiore. Neanche la madre, quando erano piccoli, riusciva a convincere il padre a diminuire o concedere qualcosa quando erano in punizione. Era un'impresa persa in partenza.
“Grazie del conforto, Ed. Io lo so e tu lo sai, quella che non sa com'è fatto papà è Alice. Le ho detto che ci avrei provato e ho seriamente intenzione di farlo, tentar non nuoce.” ribatté Jasper, sperava di ottenere un minimo di appoggio fraterno.
“Cosa dovresti chiedermi, Jasper?” domandò, in tono serio, una terza voce maschile, inconfondibile. I due fratelli si voltarono verso la porta e videro il padre fare il suo ingresso, evidentemente non avevano sentito lo scatto della serratura.
“Ehi papà, bentornato! Io ho un sacco di pagine di storia da studiare. Ci vediamo più tardi!” esclamò Edward e, alla velocità della luce, prese lo zaino e corse su in camera sua. Jasper deglutì, stavolta era solo ad affrontare la volontà paterna.

Il mattino seguente, all'entrata dell'edificio scolastico, Jasper fu accolto da una Alice saltellante. Sospirò pesantemente, doveva dirle che non aveva ancora parlato col padre, che era solo un vigliacco e non era riuscito a trovare la forza di affrontarlo. Il giorno prima, quando Edward li aveva lasciati soli, si era dileguato rapidamente anche lui con la scusa di avere molto da studiare e, appena chiusa la porta della sua camera, si era dato mentalmente dello stupido.
“Ciao!” esclamò la ragazza, buttandosi tra le sue braccia. Il giovane Cullen la accolse e, per un attimo, stringendo quel corpicino così fragile, dimenticò tutto il resto del mondo.



-Risorgo dalle ceneri! 
Scusate per l'immenso ritardo, ma tra ritorno a scuola e influenza non ho trovato molto tempo. Poi l'ispirazione non arrivava...insomma un mix perfetto, direi! 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima! <3

  
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