Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |      
Autore: lotusflower19    24/09/2016    1 recensioni
E' inutile vivere nel passato, poiché il presente è ben diverso. Eppure esiste qualcuno che insiste nel credere che prima o poi tutto gli tornerà indietro, tempo compreso. Oh, quante sciocchezze che fluttuavano nella mente d'un giovane ancora troppo strampalato e immaturo.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
[NB: volevo giusto intromettermi per spiegare che questa FF è parecchio confusa, all'inizio, 
dovete tenere conto che raccontare tutto subito annoierebbe, motivo per cui ho deciso che 
la storia di Jungkook verrà svelata capitolo per capitolo. Alla fine tutto sarà più chiaro ]

 


 

과거의 유령
 
Dipingere su una tela vergine era un atto quotidiano che al figlio dei Jeon risultava oramai indubbiamente necessario. Si chiudeva in una camera dall'utilità parecchio discussa della casa, affianco alla piccola finestra in legno che lasciava filtrare, dalle bianche tende bianche, una luce soave, rilassante, capace di far concentrare il giovane unicamente su ciò che a breve sarebbe apparso grazie ai movimenti sinuosi del pennello immerso nelle tempere. “Che colore utilizzerò questa volta?” pensò il giovane tra sé e sé, fissando la tavolozza in legno posato sul tavolino riposto alla propria destra. Aveva a sua disposizione una vasta gamma di tonalità di vari colori a propria disposizione, eppure nessun colore pareva soddisfarlo appieno. Il disegno che voleva idealizzare doveva essere unico, a sua detta. L'ispirazione, in quella sera autunnale, tardava ad arrivare. Pareva essersi incastrata fra i rami tinti di rosso del giardino adiacente alla casa. Il frustrante ritardo portò Jungkook ad irritarsi maggiormente ogni qualvolta che la lancetta dell'orologio emetteva un ticchettio che gli perforava insistentemente il timpano. Finì col lanciare il pennello a terra, con rabbia, sporcando il parquet bistro d'un rosso passionale. Gli doleva il petto, spingendolo a sdraiarsi in posizione fetale sul letto e stringendo con forza la maglietta dal tessuto latteo, come per strapparsela via e sentirsi libero. Troppi ricordi che gli riportavano alla mente il suo sorriso, quello solare che lo faceva imbarazzare. Gli capitava spesso di allontanarsi dalle ragazze, per via della sua timidezza, evitando il più possibile il contatto con loro, trattandole come delle bambole di porcellana che, se non trattate con cura, finivano successivamente in cocci perdendo la loro integrità. Avere diciassette anni e ritrovarsi rinchiusi in casa col terrore di rivivere la stessa situazione antecedente, poteva diventare un ossessione che non ti faceva smuovere da quel letto sfatto. Lentamente le palpebre divennero un sipario che calò portando con sé il buio più silenzioso e calmo, riuscendo a far addormentare il giovane. In men che non si dica il mondo dei sogni lo avvolse, riportandolo al giugno dell'anno precedente.

Lei era qui, col suo vestito azzurro chiaro proprio come il cielo limpido che osservavano distesi su quel campo di girasoli, luminoso proprio come i suoi occhi. «Ti sei mai chiesto che consistenza hanno le nuvole?» la risposta di Jungkook fu così assurda da strappare una risata sonora nel mentre che il suo cappello di paglia veniva tirato via con forza da quella brezza che scostava con dolcezza le ciocche corvine del giovane. «Zucchero filato, dolce e appiccicoso. In realtà nessuno le può portare via dal cielo perché si sono appiccicate ad esso, di fatti nessuno è così egoista da privarne il cielo» la curiosità di lei fu colta in pieno da quelle parole, nessuno mai prima d'ora le aveva dato una risposta simile. «E tu, Jungkook, saresti mai così egoista da rubare una nuvola?», «Se lo facessi, sarebbe unicamente per donarla a qualcuno... tipo te.» Il resto del sogno continuò solo ad immagini prive di suoni, come in un film muto. Inutile tentare di ricordare i discorsi fatti durante quell'afa estiva che coi giorni poteva solo aumentare fino a scemare nel mese di settembre. Assieme all'estate sparirono svariate cose, persone. Questa prima estate era diventata un incubo, per il semplice fatto che viverla da solo era diventato triste. Perfino il ritratto dei girasoli che tempo fa aveva appeso al muro non ebbe più il coraggio di guardarlo, preferendo di gran lunga bruciarlo per alleviare il dolore che andava spedito nella direzione del cuore. Che codardo, nemmeno affrontava i suoi problemi da vero uomo. Piuttosto gli faceva molto più comodo renderli cenere, nascondendo il restante sotto terra seppellendolo una volte per tutto. “E se tornasse? Che le diresti? “Scusa, ho bruciato un ricordo che reputavo prezioso”? Patetico, da parte tua, aspettarla ancora qua” gli riferì la propria coscienza, prima che il sipario tornò spedito in alto, tirato su da quel meccanismo a lui ancora sconosciuto.

L'ennesimo sogno che la riguardava, mischiato alla malinconia che si portava dietro dal settembre scorso. Proprio quel giorno festeggiava un anno da quell'avventura indimenticabile accompagnato dal profumo di ciliegie che proveniva dai lunghi capelli castani raccolti in due trecce scompigliate, che lui aveva incominciato a ricollegare a quel viso. Quando poi, una settimana fa, si ritrovò tra i banchi di scuola seduto all'ultima fila con davanti una graziosa signorina con la stessa capigliatura, pensò automaticamente che si trattasse proprio di lei. «Hwa...» non riuscì a completare il nome, sibilando il resto e giocando con le proprie mani. E non appena ella si voltò, si rese conto di aver fatto cilecca un'altra volta. «Mh? Volevi chiamarmi, per caso?» scosse il capo e mordendosi il labbro inferiore, facendolo sanguinare, prese in considerazione l'idea di frenare quella corsa alla ricerca di un fiore probabilmente appassito di cui l'unica cosa che rimaneva impressa era la bellezza eterna immaginata dalla mente di un pazzo che non concepiva nemmeno il lasso di tempo che ci fu da quel giorno a quello presente. Reputò quei primi sette giorni un inferno, poiché quella sua compagna di classe era praticamente identica al suo piccolo girasole e questo non lo poteva sopportare, proprio no. Quando poi la poveretta tentò di approcciarsi a Jungkook, ricevette come risposta «Lei è unica, non mi serve un rimpiazzo. Mi spiace» vedendolo poi uscire dal cancello in ferro arrugginito, senza più far ritorno. Da quel giorno, Jungkook, si chiuse in camera sua. Ebbe il terrore di incontrare nuovamente qualcuno fin troppo uguale al suo fiore, nascondendo ogni ferita sotto a dei cerotti color carne che gli avrebbero permesso di risultare meno malaticcio, data l'ossessione nei confronti di una persona di cui parlava solo a se stesso. Ma quel giorno ci fu qualcosa di molto più interessante che gli fece comprendere quanto il mondo continuasse anche senza di lui. Non aveva tempo da perdere con un nullafacente attaccato al fantasma del passato, vivendo con la vista offuscata continuamente. Nel momento in cui si rese conto di ciò, non fece altro che rimpiangere il tempo perso in quel vicolo buio su cui si sedeva a guardare la luna, in memoria dell'ultimo giorno d'estate passando tra il cielo stellato ed il fischiettio assordante dei fuochi d'artificio.

E quando si issò sul petto fissando l'orologio, aggrottando le sopracciglia, notò come le lancette si furono soffermate nell'esatto momento in cui cadde in quel sonno profondo. Solo ora ripresero a muoversi, come se fosse durato tutto un minuto.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: lotusflower19