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Autore: Imbranata09    24/09/2016    11 recensioni
Dal capitolo 1^
Ho sempre creduto al colpo di fulmine. Quello che ti fa scoprire innamorata di una persona in pochi istanti. In quel momento in cui gli occhi di due innamorati si incontrano e non esiste più nulla intorno a loro. Non ci sono i problemi di lavoro, i colleghi impiccioni, i figli che strepitano per essere ascoltati, le bollette da pagare, … non esiste niente se non la persona amata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap. 20°
"E' tutto finito"


Per questo capitolo mi aspetto di conoscere il parere di tutte voi che leggete la storia!


 
Pov Edward
Dicembre 2014

Finalmente siamo atterrati a Boston e velocemente entro nell’auto già pronta a bordo pista. Questi tre giorni lontani da casa sono stati pesanti e il tempo sembrava scorrere più lento del solito. Sono riuscito a sentire poco Bella. Ho avuto diverse riunioni con il mio staff di Los Angeles  e, dopo aver deciso le strategie di vendita, ho incontrato molti potenziali clienti; infine, ieri sera c’è stato il gala alla presenza di numerosi esponenti internazionali per lanciare il nuovo prodotto finanziario della mia società.  Sto lavorando parecchio per riconquistare la credibilità che aveva, una volta, la società di famiglia anche se questo comporta dover lavorare e viaggiare di continuo. Non amo partecipare alle feste e ai gala ma sono momenti di socializzazione importanti e  che mi danno l’occasione di stringere contatti importanti. Mi sono fatto accompagnare da Irina e non penso che la situazione si ripresenterà. Il  suo atteggiamento nel volersi sempre mettere in mostra mi ha infastidito. Le ho parlato durante il rientro a casa. Le ho fatto capire che se tiene ancora ad essere la mia assistente deve avere un atteggiamento più professionale e non prendersi certe confidenze.  Il nostro rapporto, malgrado la quasi parentela, deve rimanere sul piano professionale.
Già da un paio di mesi Irina lavora per me e lo fa anche egregiamente. Da quando il divorzio è divenuto effettivo ha dovuto cercare lavoro perché ha ottenuto da Emmet un assegno di mantenimento veramente esiguo. D'altronde anche lui non naviga nell’oro e lo studio legale dove lavora si occupa solo di cause minori.  Quando Irina si è presentata nel mio ufficio non ero sicuro che assumerla fosse un bene. Non ha un buon rapporto con Bella e diverse volte sono intervenuto in discussioni fra di loro. Però glielo dovevo perché in questi anni mi ha sempre aiutato con Erin. E, devo ammettere, che è professionale e competente.
Come previsto, mia moglie non ne è stata per niente contenta. Anzi, è stato uno dei motivi di discussione che ci hanno portato a non parlarci per circa una settimana. Alla fine ne ha visto solo i lati positivi: con l’impegno lavorativo, Irina non sarebbe stata sempre di mezzo tra lei ed Erin.
In aereo pare abbia capito il mio punto di vista e, soprattutto, che non ho intenzione di discutere con mia moglie ancora per causa sua. Ha storto il muso e sono sicuro che, appena metterà piede in casa, andrà a riferire le mie parole a mia madre e mia sorella.
Da quando il divorzio è diventato definitivo e di Emmet non sappiamo più nulla, è diventata particolarmente attaccata alla mia famiglia. Continua a vivere a Villa Masen pur non capendone i motivi. Ma nessuno, in quella casa, ha avuto da ridire. Per cui lascio perdere. Mi piacerebbe sapere che fine abbia fatto mio fratello e spero che non si stia cacciando nei guai e che non abbia bisogno di aiuto. Prima di sparire del tutto so che si è incontrato con Bella e lei lo ha trovato una splendida persona. Da lei ho saputo che si è completamente disintossicato, ha spesso di bere ed ha un lavoro che gli piace. Sono orgoglioso di lui e del percorso che ha intrapreso e spero che un giorno potrò dirglielo in faccia.
Mi sono reso conto cheIsabella è al limite della sopportazione con mia figlia e la mia famiglia e, della partenza di Emmet, è quella che ne ha risentito maggiormente. Probabilmente è l’unica a sapere dove si sia cacciato, ma non ha mai tradito la sua fiducia, neanche con me.
“Signore, Jim mi ha comunicato che è atteso a villa Masen per una cena fra 20 minuti. Mi reco direttamente li o vuole prima fermarsi a casa?” ricordo solo in questo momento che oggi festeggeremo il compleanno di mia madre. In realtà è stato ieri ma ha preferito rimandare la cena di famiglia a causa della mia assenza.
“Bella ed Erin sono già da mia madre o sono ancora in casa?” sinceramente, avrei preferito passare una serata in tranquillità con mia moglie visto che è da parecchio che non riusciamo a rimanere in intimità. 
“La signorina Erin è già dalla signora Masen, mentre sua moglie è rimasta a casa” aggrotto la fronte alle informazioni che è riuscito a reperire il mio uomo. Perché Bella non è andata da mia madre? Spero non sia successo niente di nuovo in mia assenza.
“Portami a casa e ritieniti libero per la serata. Andrò da solo da mia madre”
“Bene, signore” i minuti che passano sembrano interminabili. Anche se non lo ammetto, in cuor mio sono consapevole che ci sarà stata nuovamente stata maretta in famiglia. Sospiro pesantemente quando il cancello della villa si apre. Osservo dal finestrino che tutte le luci in casa sono spente, tranne una luce soffusa a provenire dalla camera da letto padronale . Evidentemente c’è solo Bella in casa.  La macchina si ferma  direttamente davanti all’ingresso. Jack si affretta ad aprirmi la porta e prendere il mio bagaglio a mano.  Lo lascia all’ingresso, sarà qualcun altro ad occuparsi di portarlo in camera.
“Buona serata, Signore” lo osservo mentre si allontana. Guardo le scale e con il cuore che mi pesa mi affretto a salire.
“Bella?” la chiamo dopo aver aperto la porta della nostra camera. La voce è un po’ tremante perché non so cosa aspettarmi.  La luce è la luce soffusa, come mi ero reso conto dall’esterno e la trovo che è appoggiata alla balaustra della finestra. Mi da le spalle, sicuramente ha sentito la porta e la mia voce ma non si è voltata. Mi avvicino a lei e, di passaggio, noto sul letto la valigia aperta e diversi vestiti tirati fuori dall’armadio. Le lascio un bacio sul collo.
“Ehi! Che succede qui? Sei di partenza?” lentamente si volta verso di me. Ha gli occhi gonfi ed ho conferma che sia successo qualcosa.
“Vado via, Edward. Torno a casa” poche semplici parole che mi fanno fermare il cuore.
“Cos’è successo?”  mi fissa e, per la prima volta, i suoi occhi sono freddi. Non c’è traccia dell’amore che prova per me.
“Cosa ci faccio qui, a parte scaldarti il letto?” spalanco gli occhi. Bella non è mai stata così schietta con me.
“Che cazzo dici?” butto la giacca sul letto e allento il nodo della cravatta. Bella respira pesantemente prima di riprendere a parlare con più calma.
“Edward, sii onesto. Perché mi vuoi in casa tua? Perché hai voluto sposarmi” continua a fissarmi.
“Perché ti amo! Perché voglio costruire una famiglia con te, perché ..” non mi fa finire di parlare che mi aggredisce con un fiume di parole. E sono consapevole che è tutta rabbia repressa a causa mia.
“Quale famiglia, Edward? Se tu sei il primo a vergognarsi di me! Preferisci farti accompagnare ai ricevimenti dalla tua assistente piuttosto dalla donna che dici di amare.  Sono molto belle le foto che mi ha inviato tua sorella ieri sera e, devo ammettere, che con Irina sotto braccio eri molto sorridente. Molto più di quanto sorridi ultimamente quando sei con me, a casa …” le parole di Bella mi colpiscono perché, effettivamente, in quattro mesi che è qui in America non le ho mai chiesto di accompagnarmi negli impegni ufficiali.
“Bella, non pensare male … “
“Non devo pensare male, Edward? Gli unici momenti che passi con me sono quelli in questa camera. Tua figlia non mi sopporta. Tua madre e tua sorella pensano che sia un’approfittatrice” scuoto la testa.
“Bella, parliamone stasera. Andiamo alla cena organizzata e … “ ma ancora una volta mi interrompe per riversarmi addosso altre parole.
“Edward, tua figlia non vuole che venga. Si è fatta venire una crisi isterica e tua sorella l’ha portata via stamane. Tua madre mi ha chiamato per dirmi che non sono ben accetta a casa sua” spalanco gli occhi.
“Bella, dammi tempo per risolvere la situazione. Ti amo e ammetto di aver gestito male il tuo arrivo qui a Boston. Erin non ti odia. Quando siamo insieme non è ostile. Adesso andiamo a cena e poi ne parliamo. Ti prometto che mi impegnerò a cambiare la situazione ed io sarò il primo cercando di essere maggiormente presente in casa ed in famiglia” spero di averla convinta. Il telefono squilla nella mia tasca e sono sicuro che sia mia sorella che sollecita la mia presenza. Ma evito di rispondere. Bella se ne accorge e sembra innervosirsi maggiormente.
“Edward, vai. Non ho intenzione di  venire e farmi maltrattare ancora” sospiro. Non riuscirò a convincerla.
“Bella, devo andare …” la guardo preoccupato. Per la prima volta ho paura di non trovarla al mio rientro. Bella si avvicina al comodino e apre il cassettino. Non so cosa prenda.
“Edward, non penso che sia corretto che continui ad indossarla” poggia nel palmo della mia mano la fede. Non avevo fatto caso che non la indossasse.
“Bella, sistemeremo tutto. Abbi fiducia in me” la bacio. In maniera dolce e, dopo qualche istante, risponde al mio bacio; le infilo nuovamente la fede all’anulare.
“Promettimi di aspettare il mio rientro prima di prendere qualsiasi decisione. Non rimarrò a cena. Mancherò pochissimo. Il tempo di recuperare Erin e sarò a casa” ci fissiamo negli occhi e sbuffa. Sono riuscito a convincerla!
I minuti che seguono sono tremendi. Per la prima volta da anni ho paura del futuro immediato che mi attende.
 
Non posso dire che Bella abbia torto. Da quando è a Boston abbiamo avuto numerosi problemi. Nulla ci è venuto a favore e con Erin è sempre peggio. Carlisle più volte mi ha esortato a prendere la situazione in mano e spero che non sia troppo tardi. Anche Esme ha notato che la presenza e l’influenza di Rosalie e Irina, nella vita di mia figlia, sono deleterie. Anzi, mi ha spronato a servirmi di una tata, se occorre, ma di evitare di portarla a Villa Masen. Avrei dovuto ascoltarla prima e non attendere che la situazione precipitasse!
 
Arrivo a Villa Masen in poco tempo entro velocemente, c’è molta gente ma non mi rendo conto di chi sia già presente. Cerco con gli occhi mia figlia e la trovo a giocare con la cugina. La chiamo ad alta voce e si volta verso di me.
“Erin, vai a prendere il giaccone. Andiamo via” sento gli occhi di tutti  su di me. Probabilmente è la prima volta che parlo a mia figlia con un tono di voce duro e, forse, è proprio questo che la fa scattare e correre subito al guardaroba.
“Edward è questo il modo di comportarsi davanti agli ospiti?” mia madre è adirata ma stasera non è aria. Mi avvicino per risponderle perché, in fondo, non voglio che estranei sappiano delle beghe familiari.
“E’ esattamente la stessa maniera con cui ti sei comportata con mia moglie. Se lei non è gradita alla tua tavola, allora non ci saremo neanche Erin ed io” non si aspettava queste parole da me. Rimane perplessa e, sicuramente, non sa cosa rispondere per non fare scenate davanti gli ospiti.
“Edward, ne parliamo domani” Rosalie si è avvicinata e mi prende per un braccio per portarmi nell’atrio e mi lascio trascinare. Quasi contemporaneamente a noi, arriva anche Erin con il suo giaccone in mano.
“Erin, non andate via adesso. Porta …” Rosalie cerca di gestire la situazione.
“No, non rimarremo a cena”
“E come lo spieghiamo agli ospiti?” Rosalie mi fissa con odio.
“Nella stessa maniera in cui spieghereste l’assenza di Bella” nel frattempo ho aiutato Erin ad indossare il suo giaccone e la prendo in braccio andando via. Sono sull’uscio quando mi volto verso mia sorella.
“Rosalie, questa è l’ultima volta che ci vediamo se non imparate a trattare con il rispetto che le è dovuto Bella. Riferiscilo anche a tua madre” mi volto e vado via.
 
Non so cosa mi aiuti a calmarmi leggermente mentre guido al ritorno a casa. Forse, la presenza di Erin che è palesemente spaventata. Guido con più lentezza e rispetto i limiti di velocità.
“Perché non hai voluto che Bella venisse alla cena della nonna?” il mio tono cerca di essere più dolce ma devo cominciare a far capire anche la situazione. La piccola non mi risponde e vado avanti io a parlare.
“Erin, Bella fa parte della nostra famiglia. Non sarà la tua mamma perché tu una madre ce l’hai. Ma si occuperà anche di te, sia quando io sono presente che quando non lo sono. Capisci quello che voglio dire?” annuisce con la testa.
“Bene, finora non sei stata molto gentile con lei e l’hai offesa spesso. Ma, da adesso, sono sicuro che ti comporterai bene. Altrimenti mi costringi a punirti”
“Va bene, papà”
“Domattina, prima di andare a scuola, voglio che chiedi scusa a Bella e le prometti che non ti comporterai più come hai fatto fino ad oggi”
 
Nel frattempo siamo giunti davanti al cancello di casa ed ho uno strano presentimento. Noto che la luce della nostra camera è ancora accesa. Sospiro pesantemente prima di entrare. Aiuto Erin a togliere il giaccone e la spedisco a dormire, dopo essermi assicurato che avesse già cenato.
 
Mi dirigo direttamente in camera ma di Bella non c’è traccia e mi accorgo subito che i suoi oggetti sono spariti; apro l’anta della cabina armadio e vi trovo appesi solo alcuni vestiti che ha comprato a Boston ma che non ha mai avuto occasione di indossare.  Il suo notebook sempre poggiato sullo scrittoio, adesso non c’è. Il caricabatteria del suo smartphone, sempre sul comodino, non c’è più.
 
Comincio a perdere la calma. Mi tolgo nervosamente la giacca e la cravatta e li butto sul letto.
Faccio un giro completo della casa. Inconsciamente spero solo che abbia cambiato camera. Magari si è spostata in una di quelle per gli ospiti. Ma è tutto vuoto.
 
Torno in camera alla ricerca del mio telefono ma vengo distratto da mia figlia. Non le lascio neanche il tempo di parlare che le urlo contro.
“Erin va subito a letto!” è la prima volta che uso un tono duro con mia figlia ma, per la prima volta, adesso non è lei la mia priorità.
 
Trovato il telefono, chiamo Mary mentre cammino nervosamente per il corridoio e osservo Erin che si lava i denti; purtroppo Mary mi dice di non sapere dove possa essere. Mi dice che Bella le ha concesso la giornata libera, dopo che Erin è andata via con la zia, durante la mattinata. Evidentemente aveva già previsto di andare via.
Provo a chiamare Emmet ma, come al solito, non risponde. Non ho altri numeri da contattare. I miei zii, cui Bella è legata, sono a Londra e la famiglia di Bella non la sento da agosto.
 
Sono così incazzato che sbatto il mio iphone contro il muro. Non mi interessa che si rompa in mille pezzi. In questo momento non mi può essere utile nella mia ricerca.
 
Jim! All’improvviso si accende una lampadina. Lui potrà dirmi  dove l’ha accompagnata: di sera non è mai uscita senza il suo autista e corre nel mio ufficio per chiamarlo con l’interfono. Questa sera è di vigilanza e sarà nel suo ufficio.
 
Ma, una volta avvicinatomi alla scrivania, il mondo si ferma: la fede di Bella è poggiata sopra una cartellina. La apro e dentro ci sono i documenti del divorzio già firmati!
È tutto finito.
 
  
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