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Autore: DryJ    24/09/2016    1 recensioni
La Francia, era questa la meta, tutto quello che i pochi soldi racimolati con fatica dal padre avevano permesso loro di scegliere. Ed ora quella terra, nuova e sconosciuta a cui si erano preparate per mesi per apprenderne la lingua, le stava attendendo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donna Barrat, Etienne de Sancerre, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur, Nuovo personaggio | Coppie: Etienne/Donna, Ian/Isabeau
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 PROLOGO


Regione: Irlanda del nord
Contea di Ulster
Giovedì 20 Dicembre, anno 1235
Ora dei vespri

 

Una porta spalancata.
Un grido disperato.
Sangue.
Sangue ancora fresco.
Sulle pareti, sul pavimento. Ovunque.
Una figura stava accasciata al suolo, rozzamente scomposta, la gola solcata da un profondo taglio, sul volto vi era ancora impressa l'ombra di un terrore folle.
Le due giovani erano lì ormai da un'ora a giudicare dalla luce. Cassandra aveva urlato fino a ferirsi la gola, aveva urlato così tanto da sentirsi mancare per poi decidere di assecondare il suo corpo, lasciandosi scivolare e ora stava seduta per terra stringendosi forte al petto, oramai esanime, dell'uomo. Piangeva in silenzio, quasi a non voler disturbare quel macabro sonno in cui era scivolato quello che la mattina era stato suo padre. << Presto, presto! Non possiamo tardare oltre! Non abbiamo più molto tempo, dobbiamo proseguire e raggiungere il molo prima che faccia buio o saremo spacciate!>> disse Sèlene, sua sorella maggiore, che in quel momento raccattava tutto quello che poteva con fare nervoso e ansioso per infilarlo in malo modo dentro delle sacche abbastanza capienti ma mal ridotte dagli anni e dall'umido.
Il sole era arrivato ormai al capolinea e ricordava loro che, adesso, avevano davvero poco tempo.
Cassandra non sembrava udire le parole concitate di sua sorella, si limitava a restare immobile a fissare un punto remoto nel nulla della loro piccola e povera dimora, quasi del tutto rasa al suolo. Fogli, libri, sedie ed i pochi mobili che ornavano la casa erano sparsi qua e là per tutta la stanza.
Sèlene aveva impiegato tutta la sua forza di volontà per ricacciare indietro le lacrime e reagire. Avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto urlare, si sarebbe voluta lasciar andare al dolore ma non erano quelli il tempo e il luogo adatti per farlo. Doveva salvare se stessa e sua sorella, lo aveva promesso e non poteva venire meno al suo giuramento. Angosciata, gettò uno sguardo fuori dalla finestra rendendosi conto che se non si fossero sbrigate anche loro avrebbero incontrato lo stesso destino del loro povero padre.
<< Coraggio! Dobbiamo andare, non possiamo più restare qui!>> la giovane, nervosa, prese la sorella minore di peso e saldamente l’afferrò per le braccia staccandola dal corpo con non poca fatica, nonostante ella fosse minuta e apparentemente fragile oppose tutta la forza e la resistenza di cui disponeva in quel momento, suo malgrado, senza successo. Non voleva abbandonarlo, non di nuovo.
La ragazza la scosse con forza per cercare di farla tornare presente a se stessa. << Lo capisci sì o no che se non andiamo via ora ci verranno a prendere e tutto quello che lui ha fatto per noi sarà stato vano? Vuoi infangare così la sua memoria e il suo coraggio? Io non credo.>> la guardò, vederla ancora così assente le fece salire il sangue al cervello << Cassandra ti prego devi collaborare, papà non vorrebbe questo e tu lo sai!>> le disse quasi urlandole addosso ormai preda dell'ansia, senza smettere di scuoterla.
Questa sì limitò a voltarsi verso di lei alzando leggermente la testa per incrociare lo sguardo cupo e severo di sua sorella, annuì in silenzio, si sciolse dalla stretta e raccolse la sacca che le era stata assegnata, se la caricò in spalla, si calò il cappuccio del mantello sulla testa e fu pronta.
Sèlene ringraziò il cielo, si caricò a sua volta il bagaglio sulla spalla, pregando tutti gli dei che conosceva, supplicandoli di proteggerle e assisterle in quel viaggio disperato.
Uscirono dalla porta sul retro arrivando alla piccola stalla ove riposava tranquillo il loro unico cavallo. La creatura si rizzò subito non appena le vide entrare, pigramente si avvicinò alla staccionata per farsi accarezzare. Era anziano ma era la loro unica speranza. << Mi dispiace Gar ma niente coccole per te oggi>> disse Sèlene mentre gli accarezzava il muso e il collo robusto. L'animale le rispose con uno sbuffo agitando la criniera e la ragazza non poté fare a meno di sorridergli. Il tempo però scorreva veloce e dovevano correre, così aiutata da Cassandra sellarono il cavallo e assicurarono le sacche ai due lati dell'animale. Infine salirono in groppa, la sorella minore davanti e l'altra dietro tenendo il controllo sulle redini. Entrambe non poterono non guardandosi intorno con paura, sentendosi braccate e osservate da mille occhi invisibili.
Sèlene fece un respiro profondo, per poi spronare il cavallo al galoppo, incitandolo con la voce.
In brevi istanti sì allontanarono, lasciando quello scenario di morte alle loro spalle. Attraversarono il bosco per arrivare in aperta radura, erano esposte e questo le rendeva bersagli facili. Senza indugiare oltre e con il cuore a mille continuarono a galoppare senza mai voltarsi indietro, le stavano seguendo, sentivano lo scalpitio degli zoccoli sempre più forte dietro di loro. Sèlene incitò maggiormente l'animale, sentiva la creatura schiumare e i suoi muscoli arrivare fino allo spasimo per la grossa fatica. Pregò con tutta se stessa.
Aveva paura e così poco tempo, il sole era ormai del tutto calato e le ombre dietro di loro aumentavano.
Qualcosa sibilò accanto alla sua guancia per andare poi ad infrangersi contro un albero poco più avanti.
Bruciore fu quello che lei sentì. Un rivolo di sangue le scese caldo fino al mento. Strinse i denti imponendo a se stessa e a Gar di mettere più distanza possibile.
Cassandra davanti a lei si rannicchiò verso il collo del cavallo per evitare di essere colpita a sua volta.
Fu la cavalcata più lunga di sempre.
Raggiunsero il molo giusto in tempo. Ansanti si gettarono giù dal destriero, slegarono i bagagli con mani tremanti e dopo aver liberato e ringraziato la creatura corsero a perdifiato verso il barcaiolo, un uomo alto, grosso e sporco.
Le squadrò da capo a piedi, sospettoso e restio per il fatto che le due arrivarono trafelate e che non accennarono ad abbassarsi i cappucci per farsi vedere in viso. Sèlene però, dal canto suo, non gli diede il tempo di porre domanda alcuna, gettandogli tra le mani una piccola sacca contenente delle monete d'argento. Il barcaiolo ne valutò il contenuto con occhio critico e solo dopo alcuni secondi che parvero interminabili le lasciò salire a bordo. Le ragazze si incamminarono a passo svelto sulla scaletta che consentiva di raggiungere il ponte della nave, si guardarono intorno alla ricerca di un posto appartato dove stare, individuandolo quasi subito accanto ad alcune botti sotto una piccola copertura creata da alcune travi che a loro volta andavano a formare la tettoia di quella che probabilmente era la cabina del capitano.
Rimasero li, distanti da tutti gli altri passeggeri. Si accovacciarono proteggendosi dalla pioggia imminente, strette l'una all'altra in silenzio, assaporando il loro amaro dolore. Diedero un ultimo sguardo alla riva consce del fatto che, con molte probabilità, non avrebbero più rivisto la loro amata terra.
Alcuni uomini sganciarono le ultime cime permettendo così alla nave di incamminarsi lenta con le vele che si gonfiavano e muovevano col passare del vento.
Era una nave mercantile non tanto grande e non sicuramente una delle più veloci, ma qualsiasi cosa sarebbe andata bene per loro se questa avesse dato la possibilità di allontanarsi da lì.
Il sangue si gelò nelle vene e il cuore saltò nella gola di entrambe quando i loro sguardi scorsero, sopra una collina poco distante dal molo, cinque uomini vestiti di nero che montavano cavalli neri. Uno si sporse più degli altri e impennò il cavallo con rabbia. Istintivamente le sorelle si strinsero ancora visibilmente provate, nessuna delle due riuscì a staccare gli occhi da quelle figure nere come la notte.
L'unica magra consolazione che avevano era la soddisfazione di aver posto non poca distanza tra loro ed i cacciatori.
Una volta raggiunto il mare aperto le giovani si rilassarono, Cassandra si adagiò con la testa sulle gambe di sua sorella, Sèlene portò la testa all'indietro posandola contro le assi della copertura, chiuse gli occhi ascoltando il ticchettio delle gocce sul legno e si abbandonò alla stanchezza.
La Francia, era questa la meta, tutto quello che i pochi soldi racimolati con fatica dal padre avevano permesso loro di scegliere. Ed ora quella terra, nuova e sconosciuta a cui si erano preparate per mesi per apprenderne la lingua, le stava attendendo.

   
 
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