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Autore: Sakkaku    25/09/2016    2 recensioni
Un giornalista si ritrova a dover documentare l'ultima giornata di un killer prima che venga giustiziato. Il suo caso ha creato molto scalpore tra la popolazione, perché è stato il protagonista di una strage. Questo compito gli sta stretto, eppure lo deve portare a termine, dopotutto il materiale è già pronto, deve soltanto essere pubblicato e lui ha visto e sentito cose che preferirebbe dimenticare, ma è impossibile.
Genere: Generale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Articoli di giornale

 

I° Articolo

 

Buongiorno a tutti gentili lettori.
Sicuramente non vi aspettavate un articolo del genere da parte del nostro giornale.
Vi annuncio di essere stato incaricato di documentare l'ultima giornata di Paul Dicme. Come redazione abbiamo avuto questo "privilegio". Ritengo superfluo darvi informazioni in merito a chi sia Dicme. Negli ultimi mesi tutti avrete sentito la notizia al telegiornale o letto la notizia su qualche quotidiano di quest'uomo che ha sterminato un quartiere intero nel giro di una notte. Nessuno è a conoscenza di come ci sia riuscito, sebbene non sia una domanda che dovremmo porci. Come anteprima, vi proponiamo il suo ultimo sogno, così come lui l'ha descritto e le sue successive dichiarazioni al suo risveglio.
Una piccola precisazione, poi prometto di lasciarvi alla lettura dell'articolo vero e proprio. Lo stesso Paul Dicme ha espressamente richiesto di raccontare il sogno scritto al presente, così facendo ritiene di consentire a chi legge di immedesimarsi. Nei prossimi giorni pubblicheremo la documentazione dell'intera giornata, a seconda dello spazio a disposizione, eventualmente lo stesso verrà suddiviso in più parti.

Tutto questo è sbagliato.
Dicme cerca di respirare lentamente. Chiude gli occhi, cercando di rilassarsi.
Quando li riapre, intorno a lui vede una strage.
Corpi ridotti a brandelli.
Sangue dappertutto.
I suoi ricordi sono confusi, non riesce a ricordare come ci sia arrivato in quel posto.
In quella casa. Di certo non conosce i proprietari. Si guarda intorno, cercando di capire.
Il suo sguardo si sposta sulle mani e sulla camicia.
Sangue.
Dopo una seconda occhiata Paul si accorge che non si tratta del suo. Questo lo confonde ancora di più. Cerca di sforzarsi, di ricordare. Ma è tutto vano.
Niente. Nella sua mente c'è un vuoto totale.
Dicme sposta lo sguardo sui cadaveri, o almeno quello che ne restava. Non riesce a comprendere se li conosce oppure no.
Inizia a mancargli l'aria. Fatica a respirare. Ora sta iperventilando.
Il luogo intorno a lui inizia a girare vorticosamente, come una trottola. Paul sente i sensi abbandonarlo. Sviene su quel tappeto sporco di sangue, in mezzo a quei corpi sfracellati.

Dicme si sveglia di soprassalto, gridando, con il cuore che batte talmente forte che gli pare di sentire la sua forma sotto la pelle del petto, come se volesse scappare dal suo corpo. Appena i suoi occhi, riabituati all'oscurità, vedono le sbarre, si calma.
Di nuovo quell'incubo.
- Hei, Paul hai finito di urlare? - lo riprende una guardia avvicinandosi alla sua cella - Se hai problemi ti facciamo visitare dallo psicologo.
- Sto bene. Era solo un brutto sogno.
- Mi chiedo cosa hai sognato di così brutto. Forse i fantasmi degli innocenti che hai smembrato ti stanno tormentando, è la loro vendetta. Consolati, domani sarai libero, verrai giustiziato e ovunque andrai dopo, rimpiangerai i brutti sogni. O forse hai paura?
- Senti guardia, non sono spaventato, intesi?
- Certo Paul. Continua a ripeterlo fino a convincertene, solo allora forse prima o poi qualcuno ti crederà.
Dicme si sdraia nuovamente sulla sua brandina, tenendo gli occhi aperti.

Paul Dicme ha sterminato un quartiere intero nel giro di una notte. L'assassino sostiene di essere innocente, nonostante le numerose prove trovate dalla scientifica. La colpa è della sua ira accumulata in questi anni, alla fine è esplosa e si è manifestata nel peggior modo possibile. L'avvocato di Dicme fino all'ultimo accusava dell'accaduto le persone del quartiere, compresi i bambini, i quali assillavano ininterrottamente il suo cliente chiedendogli favori per dei lavoretti in casa o per aggiustare i giocattoli rotti. La giuria ha giudicato Dicme colpevole e in questo momento si trova in carcere, in attesa dell'iniezione letale. Alla fine di questa giornata sarà giustiziato. Mi ha confidato che solo in quel momento dirà la verità. Un attimo prima che il contenuto della siringa gli entrerà in vena, prima che quel veleno lo uccida, esprimerà il suo disgusto verso i vicini del suo quartiere. Paul Dicme è certo che questo gesto lo renderà famoso. Molto più del suo pluriomicidio di massa.
Mi auguro soltanto una cosa, e spero vivamente che nessuno dei miei colleghi giornalisti o scrittori famosi scriva mai una biografia dopo la sua morte, così come nessun produttore cinematografico crei un film basato sulla vita di questo criminale.
Una persona del genere non deve ricevere pubblicità, si rischia soltanto di creare simulatori.
Sono consapevole di sembrare ipocrita, d'altra parte sono stato scelto per documentare questo giorno, però è una cosa imposta non una mia decisione. I futuri articoli dovranno essere presi come tali, l'ultima giornata di un carcerato condannato a morte, niente pubblicità per i suoi crimini, soltanto la conseguenza delle sue gesta
Mi astengo dal ripetere le sue ultime parole, perché se le citassi questi articoli diventerebbero qualcosa di poco gradito da leggere. E questo non è per davvero la mia intenzione, però mi pare di averlo già accennato in precedenza.

  
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