100 modi per uccidere Barbabianca
#21
Freddo glaciale
La Moby Dick stava navigando placidamente in un mare piatto e assolutamente noioso; nulla di strano, se non fosse stato per il clima glaciale che c'era in quel tratto di rotta. Tutto l'equipaggio era imbacuccato dalla testa ai piedi, e a stento si potevano vedere gli occhi attraverso gli strati dei vestiti. Persino Ace, che di norma aveva sempre caldo anche quando gli altri morivano per ipotermia, era munito di giacca e cappello. La situazione era piuttosto grave, dunque.
Il ragazzo lentigginoso stava attraversando il ponte con l'intenzione di andare sottocoperta, quando qualcosa di abbastanza pesante gli cadde a pochi metri dal naso.
“Presto, presto!” gridò qualcuno, avvicinandosi al malcapitato che si era appena schiantato sul pavimento. Era volato giù dalla vedetta, ghiacciato come uno stoccafisso e privo di sensi. Era forse la settima volta che succedeva in quei giorni infernali.
“Io gliel'avevo detto di coprirsi di più!” lamentò un altro membro della ciurma, accorso ad aiutare il suo compagno svenuto e portandolo sottocoperta.
E fu in quel momento che ad Ace si accese una lampadina, mentre sulle sue labbra si dipingeva un sorriso malefico.
Come era solito fare, aspettò la notte per agire, in modo che nessuno potesse vederlo; in quel caso il freddo era dalla sua parte, in quanto aveva rimbambito la maggior parte dei neuroni dei presenti sulla nave. Lui era un'eccezione, perché di neuroni ne aveva ben pochi.
Uscì dal suo nascondiglio non appena appurò che nessun rumore molesto si sentisse in lontananza, e si mise all'opera; cosa che gli costò quasi tutta la notte. Era stato più che meticoloso, meglio di quanto non facesse di solito.
Il mattino si svegliò non appena sentì delle urla disumane provenire da tutta la nave.
“Fa un freddo cane!” era il lamento più comune.
“Ma chi è quell'imbecille che ha nascosto tutti i vestiti?”
Ed Ace sghignazzava, facendosi strada per riuscire ad arrivare in tempo a godersi lo spettacolo sul ponte. Erano tutti letteralmente in mutande, ed anche il vecchio Barbabianca doveva esserlo; ci aveva messo più cura affinché non trovasse nemmeno un suo vestito che si era dimenticato di avere nell'armadio.
Il ragazzo, già compiaciuto, si sfregò le mani non appena capì che il capitano era seduto sul suo solito trono a prua. Affrettò il passo, ma la scena che gli si parò davanti fu tutt'altro rispetto a ciò che si aspettava.
C'era una grossa vasca che fumava, piena di acqua apparentemente bollente e che faceva pure le bolle; delle bolle belle grosse. E il capitano era lì dentro, accerchiato da quasi tutti gli altri comandanti.
Ace sgranò gli occhi stupefatto, e non solo per quella gigantesca vasca. Che poi, da dove diavolo l'aveva tirata fuori?
“Gurarararararara ragazzo, ti piace la mia personale vasca termale?” rise il vecchio, non appena si accorse della sua presenza.
Ace lo guardò con tant'occhi, pensando solo ora, mentre il suo sguardo si era posato dove non avrebbe dovuto, che forse, le mutande avrebbe anche potuto lasciargliele.