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Autore: Lady Lara    26/09/2016    8 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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XL Capitolo
La felicità tra le braccia …
 
Corti capelli bruni scorrevano tra le affusolate dita bianche. Una carezza si soffermava tra quei capelli morbidi e ribelli e poi la mano scendeva verso la nuca, ad accostare maggiormente il capo di Killian a quello di Emma, persi in quell’unico bacio, che neppur loro sapevano più da quando avevano iniziato.

 Il braccio sinistro di lui la stringeva saldamente alla vita, incredulo della felicità che in quel momento aveva tra le braccia, momento desiderato ardentemente e voluto da giorni, nel terribile dubbio che lei non fosse più sua. La mano destra di Killian, nello stesso intento di quella di Emma, aveva sfiorato il suo candido ed elegante collo di cigno, risalendo tra i capelli dorati della sua nuca, avvicinandola a sé in quel dolcissimo, passionale bacio.

Quanto quell’umido, sensuale atto, poteva raccontare alle loro anime affini!
Il calore che si espandeva nel loro petto e nei loro visceri, in quel momento tutto per loro, così agognato, gli raccontava che pur nelle ferite delle offese, nella permalosità del loro smisurato orgoglio, nei loro medesimi errori … non avevano smesso un secondo di amarsi, cercarsi, volersi.
Erano stati vicini nell’anima … pur distanti nel corpo.

Era quello il “vero amore”? L’amore delle favole? Quello decantato da secoli da mille poeti? Quale prova avrebbe mai potuto dirlo? Si sarebbero gettati mai nel fuoco l’uno per l’altra? Non potevano saperlo, non gli interessava saperlo! L’unica certezza era essere lì, in quel preciso momento, soli, nella fioca luce della lampada a petrolio che rischiarava la sala della villa di Lady Barbra.

 I loro corpi si desideravano ardentemente come ardentemente le loro anime volevano ricongiungersi  ma, ancora più forte, in quel momento, era l’urgenza di parlarsi, di sgretolare i muri che proprio le parole avevano eretto, barricandoli e imprigionandoli a se stessi.
Fu necessaria una grande forza di volontà per interrompere quell’appagante lungo momento di unione delle loro labbra. Il respiro affannato e le pulsazioni cardiache accelerate, non rendevano facile parlare. Con le fronti poggiate l’una all’altra, le labbra schiuse, così vicine da respirarsi reciprocamente, sfiorandosi nel desiderio di ricominciare, la voce maschia di Killian uscì, roca e sospirata, dalla sua gola.

– Emma  … Emma … sono stato un codardo … ho avuto paura che mi dicessi che mi stavi lasciando … ho sentito che qualcosa mi si spezzava dentro e stavo sanguinando … ti ho ferita … con parole che non sono vere, non mi appartengono, dimenticale se puoi, te ne prego … sono andato via senza darti il tempo di spiegare, temevo di spezzarmi del tutto a quello che avresti detto, ma in fondo alle scali sono tornato sui miei passi perché anche se mi sentivo lacerare … sentivo di più il calore del mio amore per te … poi è successo quello che sai con Eddy e non ho avuto più modo di risalire da te … Non sai quanto ti ho voluta in questi giorni e … questa mattina … hai portato il sole nella mia cabina, poi ho visto che come giorni fa non avevi il mio anello al dito e si è riaperta la ferita … sono stato più idiota della volta precedente. Scusami, perdonami o … schiaffeggiami se vuoi … ho bisogno di ascoltarti ora … tanto quanto ho bisogno che tu sia ancora mia … dimmi ciò che è successo, non ho più paura se ti tengo tra le braccia …

Ora la teneva stretta al suo torace, ancora con gli occhi chiusi e la fronte su quella di Emma. Lei gli portò le proprie mani sul petto, con i pollici a sfiorare la pelle lasciata scoperta dal profondo scollo della sua camicia nera.
Non fu meno roca e modulata dall’emozione, la voce di Emma, nel rispondergli.

 – Anche tu devi perdonare me amore mio! Non ho affrontato il discorso nel modo migliore quella sera. E questa mattina … volevo vederti, accertarmi che stessi bene … volevo abbracciarti e stringerti a me … ero così preoccupata … avrei dovuto farlo anche con la sciocchezza che mi hai detto … invece … invece il mio orgoglio ha prevalso …
- Oh! Emma!

Nuovamente Killian cercò con passione le sue labbra, ma Emma si liberò di quel contatto, troppo presto per lui.

– Ascoltami Killian … se dobbiamo chiarirci … smetti di baciarmi …
- Ti sto facendo perdere la concentrazione Swan?

Era tornato il solito Killian, spavaldo, spiritoso, malizioso e seducente. Emma rise sulle sue labbra morbide, profilate dalla peluria della barba, altrettanto sorridenti.

– Sei un diavolo tentatore … non riuscirei ad apostrofare una parola …
- Va bene Swan … sarò un perfetto gentiluomo … ti starò lontano per i prossimi due minuti!
– Due minuti!! Non credo che mi basteranno!

Lui alzando un sopracciglio e sorridendo maliziosamente, la prese per i fianchi, accostandola al suo bacino.

– Facciamo cinque Swan …

Tentò ancora di baciarla, ma lei si svincolò ridendo e muovendo l’indice davanti al suo viso

– No, no, no … sei un bugiardo, avevi detto che ti saresti comportato da gentiluomo e mi avresti ascoltata … ora mi ascolti, punto!
 – Mmm … Swan … sei la solita fiscale … va bene!
– Vedi … quella sera oltre a scoprire la verità su Henry, volevo portarti la notizia di essere riuscita a far firmare il documento di separazione a Neal …

Killian stava ridiventando serio e accigliato, non poteva nemmeno sentirlo nominare quell’uomo!

– Andai da lui pronta agli insulti, alle sue illazioni su di noi, alle sue rimostranze … gli avevo detto già prima di partire che avrei chiesto l’annullamento a mio padre e appena tornata gli avevo accennato di averlo fatto veramente. Lo sapeva … e … non ha fatto nessuna rimostranza, era solo profondamente ferito quando gli ho risposto alla domanda su di te … mi ha chiesto se ero stata tua …
- Tu?!
– Non posso negare quello che provo per te Killian! Gli ho detto la verità … che ci amiamo e che ci siamo sposati … Era cinereo in viso … aveva perso ogni speranza di riconquistarmi … ci stava provando …
 - In che senso Emma … “ci stava provando”?!
 – Killian! Lascia stare in che senso! Voleva semplicemente riavere sua moglie! Il fatto che prima di partire ero andata da lui, come ti ho raccontato, effettivamente gli aveva dato, come sospettavi, delle speranze! Beh! Le ha viste crollare davanti a quella notizia. Non aveva le forze per parlare! Mi ha chiesto se tu mi rendevi felice e gli ho risposto che non potevo esserlo di più!
– Oh! Emma!
– Lui ha reagito prendendo il documento e firmandolo, poi mi ha detto che mi amava e che quello era l’unico modo per dimostrarmelo e rendermi felice …
 - Mmm … tu gli hai creduto?
 – Si … lo conosco bene … so quando dice la verità …
 - Allora hai strappato il documento per restare con lui?!!
– Ma che dici Killian?! Non saltare subito a conclusioni o finiamo come l’altra volta … lasciami parlare …

Killian si era effettivamente innervosito, irrequieto si mordeva il labbro inferiore senza sapere dove guardare. Emma si era zittita, aspettando che si calmasse e, quando lo vide riconcentrarsi su di lei, riprese il discorso.

 – Quando stavo per uscire dalla stanza mi ha chiesto un “unico favore” … di non portargli via Henry … è stato come ricevere un secchio d’acqua gelida in viso …

Ora Killian serrava la mascella, nei suoi occhi si vedevano lampi di ira.

 – Non sono riuscita a rispondergli nulla, sono andata nella mia stanza … ho pianto … io … io non posso lasciare Henry e … non posso privarlo del padre … di quello che crede suo padre. Ho preso l’annullamento delle nozze … ero ancora in lacrime, arrabbiata … disperata, ho lacerato accidentalmente o forse volontariamente il documento …
 - Così ne hai fatto mille pezzi …
 - Nooo! … Non è strappato del tutto … si legge quanto scritto da mio padre e le firme sono intatte …
 - Swan … se è così non è irrimediabile … lo porteremo lo stesso a tuo padre e potrà ratificarlo … poi … noi potremmo … sposarci come volevamo se … mi vuoi ancora …
 - Ti voglio con tutta l’anima e il corpo Killian! Ma con Henry? Io non voglio lasciarlo a Neal …
- Emma! Tu credi che lui sia sincero con te … certo ha firmato … ti ha detto belle parole … ricordati di chi è figlio … del “mago della menzogna e dell’oscurità” … sapeva perfettamente che avresti portato con te Henry … sa quanto lo ami quel bambino … ti ha ricattata … ti sta manipolando come suo padre fa con la gente …
 - No Killian era sincero, stava soffrendo veramente!
 – Mio Dio Emma! Sei una donna intelligente, ma la tua bontà non ti fa vedere la malvagità negli altri! Lo stai difendendo addirittura e stai prendendo le sue parti! Sei tu che mi hai detto cosa ti ha fatto Emma! Io non posso credere che sia diventato improvvisamente buono e voglia favorire un rivale ad avere quella che vede ancora come sua moglie! Ho subito un attentato Emma! Non fatico a credere che l’unico a Storybrook  a conoscermi come Captain Hook e ad avere interesse nel vedermi morto, sia lui!
– No Killian! Non è possibile! Neal è un debole … non ha neppure spirito d’iniziativa … non sa nemmeno battersi per quello che vuole!
– Non si è battuto lui Emma! Nel caso ha mandato ben cinque sicari a farmi fuori e se non ci fossero stati Jeff ed Eddy, probabilmente ci sarebbero riusciti!
– No! Lo conosco troppo bene, parli per gelosia Killian … ma non hai motivo di essere geloso di lui …

Killian le si avvicinò e la strinse nuovamente per i fianchi accostandola a sé.

– Che sono geloso amore mio … è una verità sacrosanta che non potrò mai negare! Ma se non è Neal il burattinaio che tira i fili … ho solo un altro nemico al mondo che mi vuole morto al punto da usare l’inganno … suo padre Rumbl Mc Cassidy!

Emma a sentire quel nome si strinse maggiormente a lui portandogli le braccia intorno al collo, con uno sguardo di terrore e i verdi occhi sgranati, puntati in quelli azzurri e accigliati di Killian, gli prese poi il viso tra le mani.

 – Se una o l’altra delle ipotesi dovesse essere vera, tu stai correndo un rischio enorme ad essere con me Killian …
 - Emma … non provare a darti colpe che non hai, andrò fino in fondo a questa storia! Ne parlerò anche con tuo fratello, domani verrò alla Rocca e ci rivedremo ancora, voglio vedere anche Henry, mi manca … come mi manchi tu … Se Rumbl è il mandante, sappiamo che il suo interesse principale, oltre liberarsi del sottoscritto, potrebbe essere riprendersi il figlioletto, anche Belle sarebbe in pericolo … August deve sapere … Se Neal è veramente innocente … prenderò il largo per cercare il padre e il suo “complice”, lo stanerò e lo abbatterò … era il mio compito nella Regia Marina, ora sarà il compito dell’uomo che deve proteggere “la sua famiglia”!

Emma aveva gli occhi umidi a sentirlo dire quelle parole “la sua famiglia”, era commossa per il suo ardore nei confronti suoi e di Henry e molto preoccupata per la sua incolumità.

 – Amore … io non credo di meritarti … se resterai qui, dove sarò costretta a restare io, non potendo portare via Henry a Neal, sempre se è innocente, saranno distrutti tutti i tuoi sogni, è vero che potremmo continuare a stare insieme, tu saresti ancora il mio corsaro e andremmo avanti con i piani che abbiamo concordato con la rete del Maine, ma il tuo sogno di Neverland, tutto quello che vuoi fare per quella gente … la tua Irlanda … Amore io non voglio spezzare i tuoi sogni … voglio che tu possa realizzarli, anche se questo dovesse significare che dovrò rinunciare a te …
- Emma … questo che dici, potrebbe essere valido … soltanto se il mio sogno più grande … non fossi tu!

Non resistette oltre Killian ad impossessarsi irruentemente delle labbra di Emma e lei questa volta non lo allontanò. Erano ancora stretti l’una nelle braccia dell’altro, in piedi, vicino alla parete e quella parete diventò il loro punto di appoggio. Emma infilò le mani sotto il pastrano di pelle indossato da Killian e fece in modo di farlo scivolare dalle sue spalle. Mentre lui continuava a baciarla voluttuosamente, lei fece cadere anche il suo panciotto, mandandolo a far compagnia al pastrano. Killian si sganciò velocemente la spada, buttandola a terra non curante e poi bramoso raggiunse con la stessa mano il seno sinistro di Emma. Ne tastò, attraverso la camicia di lino, la corposa consistenza e ne sentì il capezzolo reagire sotto il suo palmo. Desiderò di strapparle via quella camicia che si tendeva sul seno prominente di Emma, come mai prima di allora, desiderò il contatto diretto con la sua morbida pelle e baciarne ogni centimetro. I bottoncini della camicia faticavano a restar chiusi su quelle due meravigliose colline. Emma nel frattempo aveva aperto i pochi bottoni della camicia di Killian e ne sfiorava il muscoloso petto villoso, sentendolo rabbrividire al suo tocco. Le mani di Emma su di sé scatenarono in lui ancor di più il desiderio di accarezzare e assaporare la sua candida pelle nuda. Le bloccò le mani per impedirle di stimolarlo troppo, la stava sentendo all’inverosimile e voleva portare prima lei al piacere. Le spinse le braccia in alto e le bloccò ai polsi, sopra la sua testa, tenendoli contro il muro con la sua mano di legno. Il movimento delle braccia di Emma, alzandosi e tendendosi in quel modo,  tirarono ancor di più la stoffa ormai attillata e tre asole si aprirono improvvisamente, come in un’esplosione, mostrandogli il profondo incavo dei seni floridi di Emma, in una visione che lo deliziò in un modo che non avrebbe nemmeno sperato.

Un brivido corse su tutto il corpo di Emma, nel momento in cui Killian le sfiorò con il dorso della mano l’interno del seno, tra l’incavo. Il contrasto tra il calore della sua pelle ed il freddo dei suoi anelli le avevano regalato una sensazione così sensuale, nella semplicità del gesto, che si sentì sciogliere. Vide Killian meravigliato e sinceramente sorpreso di quanto quei bottoni dispettosi gli avevano mostrato, non solo i rigonfi abbondanti e l’insenatura tra di essi, ma ciò che quell’insenatura celava. Da una sottile catenina in oro, che la principessa portava al collo, pendeva, nel piacevole incavo del suo seno, l’anello con brillante che lui le aveva messo al dito, come simbolo del suo sempiterno amore.

 – Oh! Emma … non l’avevi perso o messo via … era qui … sul tuo cuore … fortunato … custodito nel calore tra i tuoi stupendi seni …

Emma sorrise guardando la direzione che gli occhi azzurri del suo uomo avevano preso, incantati.

– Come hai potuto pensare che mi separassi da questo anello! Per me questo anello sei tu, sei sempre con me, anche quando mi sei distante, o per lontananza o perché abbiamo litigato. L’avevo tolto dal dito solo perché Neal aveva capito cosa significasse e … quando l’ho visto soffrire … bè … mi sembrava di offenderlo maggiormente tenendolo al dito.

– Emma … adoro la tua sensibilità, ma in fine dei conti sei stata sincera con lui, vorrei che tu lo rimettessi al dito, significa che tu sei mia … tanto quanto io sono tuo … tu mi appartieni Emma e io appartengo a te, da prima di Neal … lo sai … anche se non ci eravamo visti in volto …. Per me è stato come averti riconosciuta … come aver ritrovato una parte di me tra la folla di quel ballo di compleanno …
 - Hai ragione … per me è stato ed è lo stesso …

Emma sollevò le mani verso il proprio collo e sganciò la catenina dorata. Estrasse l’anello dalla catena e lo tenne sulla mano sinistra. Killian le prese la mano con la sua di legno e con la destra, preso l’anello, lo mise nuovamente al suo dio anulare.

 – Sei la mia sposa Swan … nulla mi potrà separare da te, nemmeno la morte ..

Fu lei ora ad aggrapparsi al collo della camicia di Killian e a baciarlo con impeto, passione e desiderio. Lui rispose con la stessa passione, poi, senza separare la bocca da quella di lei. In un gesto veloce della mano, le tirò i due ultimi bottoncini della camicia di lino bianco, insinuò le mani nell’apertura e tirò fuori dalla gonna la camicia, scoprendole interamente il torace fino alla vita. Lasciò le labbra della sua donna spostandosi leggermente indietro a guardarla. Lei era rimasta spiazzata, i palmi delle mani poggiati indietro,  verso la parete che la stava sostenendo, le labbra schiuse, gli occhi languidi di desiderio e i biondi e ondulati capelli scompigliati che le ricadevano sulle guance e il seno, ormai del tutto in mostra nella sua prorompente sensualità. Killian incantato da quella visione per lui “divina”, sollevò le mani verso di lei senza toccarla e si ritrovò a scendere in ginocchio al suo cospetto.

– Sei la meraviglia del Creato Swan …

La guardò ancora dal basso, con lo sguardo innamorato e adorante, poi, prendendola per i fianchi, affondò il viso nelle pieghe della gonna, all’altezza del pube, respirandola. Emma gli accarezzò ancora i capelli con le mani, accostandosi maggiormente al suo viso con il basso ventre, lo voleva ardentemente, lo stava desiderando pazzamente, nei flutti della sua eccitazione. Killian portò le mani in basso, scorrendo lungo la gonna e arrivando a toccare le sue sottili caviglie. Risalì carezzevole lungo le sue gambe, rivestite da calze setose, viaggiando sotto l’ ampia gonna nera. Egli raggiunse le giarrettiere di pizzo, cercando la stoffa morbida della culotte; il cuore gli balzò nel petto, accorgendosi che l’indumento che si aspettava non c’era. Guardò in viso la sua donna che lo osservava maliziosamente, il suo sguardo da meravigliato diventò impertinente, sollevò un sopracciglio e con il suo sorriso sghembo, mostrando appena i denti tra le labbra, fu evidente, ad Emma, il movimento “goloso” della punta della sua lingua, mentre si sfiorava i denti.

Si rialzò, percorrendole con lo sguardo bramoso il torace nudo, si posò sui suoi occhi verdi e, mentre parlava, riscese sulle sue labbra schiuse.

– Eri sicura che non sarei riuscito a resisterti  Swan …

Emma alzò il viso verso di lui e con un’espressione seducente, che lui le aveva visto di rado, prendendogli il mento barbuto tra le labbra e mordicchiandolo lentamente gli sussurrò sensualmente:

- No Killian … ero sicura che io … non sarei riuscita a resisterti …

La bramosia di possedersi li spinse a gettarsi nuovamente l’una nelle braccia dell’altro, stringendosi l’uno all’altra, appassionatamente, con il seno di Emma contro il petto egualmente nudo di Killian, sentendo il calore della loro pelle, accarezzandosi, fondendosi l’uno nell’altra, avvinti in un ennesimo profondo bacio, in un intrecciarsi frenetico e desideroso delle loro lingue, che si assaporavano con l’avidità causata da giorni di mancanza e reciproco bisogno.
Killian si separò dalle sue labbra per continuare a baciarla sul volto, scendendo lungo il suo collo e il morbido seno. La sua mano intanto, come si accorse Emma, armeggiava intorno alla sua vita, cercando un modo di toglierle la gonna.

– Amore … sto rimpiangendo il mio uncino … dimmi come si toglie questa ingombrante gonna …

Emma non gli fece aggiungere altro, sorrise rimpossessandosi delle sue labbra e continuando quel languito bacio, mentre gli prendeva la mano, portandola a scoprire un laccetto alla sua sinistra. Continuando a baciarla lui emise un mugolio di soddisfazione e tirò il laccio. L’arricciatura in vita, della gonna di Emma, si aprì e l’indumento le scivolò facilmente lungo le snelle gambe.
Killian desiderava guardarla nell’intera sua bellezza. Nonostante Emma non volesse lasciar andar va le sue labbra, egli si distaccò da lei, percorrendo nuovamente con lo sguardo il suo corpo. Doveva essere stata una visione per lui molto stimolante, poiché Emma si rese conto di quanto, come in precedenza la sua camicia sul seno, ora i pantaloni di pelle del suo amato erano stretti, sul turgore evidente del suo pube.
Lui continuava a guardarla estasiato, nessuna donna era mai sembrata più sensuale ai suoi occhi. Lei era ancora appoggiata alla parete e lui ammirò le sue lunghe gambe snelle vestite dalle calze nere con la giarrettiera di pizzo, estese fino oltre la metà delle cosce. La camicia di lino bianca, lunga fino ai glutei, completamente aperta a mostrare il suo seno procace e il ventre piatto. Poi i suoi occhi di lapislazzuli, si posarono sul monticello dorato della sua amata.

– Ho trovato il tuo tesoro nascosto my Swan …

Lei strinse le gambe e lui, malizioso, sorrise ancora sfiorandosi i denti con la lingua.

 – Non mi sfuggirai Swan, sei un bottino prezioso e allettante, avrò il tuo oro e le tue pietre preziose!
– Dovrai batterti per averlo!
– Non mi sfidare Swan … sono un pirata abituato a depredare e saccheggiare … Ora inizierò l’arrembaggio …

Veloce da spiazzare e sorprendere Emma, già stuzzicata da quel gioco di doppi sensi, Killian la prese in braccio e si diresse sul grande sofà in velluto marrone che campeggiava nella sala, con davanti un vasto tappeto color canna di zucchero, un tavolinetto da the intarsiato sopra e due altre poltrone, difronte, egualmente in velluto marrone. La depose sul velluto del divano e lei gli circondò il bacino con le gambe.

– Non pensare di bloccarmi così … per prima cosa ti ruberò un bacio mia Principessa …

Fu quel che fece, in modo tenero e dolce, poi si spostò con le labbra verso le palpebre chiuse di Emma e a bassa voce  le sospirò:

- Ora ruberò i tuoi smeraldi e poi saranno miei i tuoi rubini …

Era tutto così sensuale per Emma, lui, la sua voce roca e sussurrata, ciò che le diceva e ciò che agiva, muovendosi delicatamente su di lei, baciandola e intanto accarezzandola, con le dita leggere, intorno all’aureola delle piccole gemme rosse che aveva chiamato rubini. Quelle gemme si tesero allo spasmo con quelle piacevoli carezze e, come le aveva annunciato, le rubò una ad una nel suo modo languido, portando le labbra su di esse, avvolgendole e succhiandole. Lei lo lasciò fare, sentendo il calore della sua bocca su di sé e godendo a quell’umido contatto, mentre il freddo dei ciondoli e della catena che lui portava al collo, scorreva sulla sua pelle dandole un ulteriore brivido. Si rilassò alzando le braccia verso la propria testa, inarcando la schiena e sentendosi portata da onde di piacere, galleggiando tra le braccia del suo amato. Lui rialzò il viso da quella sensuale “razzia” per guardarla in volto e, a vedere la sua espressione di piacere intenso, così abbandonata ed aperta a lui, completamente fiduciosa, sentì che non avrebbe potuto amarla di più di quanto l’amasse. Era la donna per lui, incarnava ogni suo ideale ed ogni suo desiderio, era la sua anima gemella! Nulla dava a Killian maggiore felicità e sicurezza del suo essere uomo, del tenerla così vicina e renderla a sua volta felice. Lo aveva detto lei stessa poco prima, lui la rendeva felice, lo aveva confidato anche a Neal. L’amava e le era grato per ciò che lui stesso era al suo fianco, lei ne faceva un uomo migliore … la voleva ringraziare per questo, per la felicità e per il piacere che sapeva regalargli. In quel momento poteva farlo con quelle carezze, con i suoi baci e prima di farla sua e rendersi suo, decise di farle provare ancora più piacere di quello che le aveva dato. Stuzzicò ancora la fantasia e l’eccitazione di Emma, parlandole e descrivendole le sue intenzioni, sapeva che lei era già pronta, la sentiva premere verso il suo inguine turgido e ancora imprigionato dai pantaloni di pelle. Scendendo verso l’ombelico di Emma continuò a disseminarle piccoli caldi e umidi baci sulla pelle, la sentiva fremere sotto le sue labbra e ciò lo rassicurava di quanto lei stesse provando.

– Amore lo sai cosa adesso la mia avidità di pirata sta cercando …

Lei non riusciva a parlare per l’eccitazione, la vide deglutire e inarcarsi ancora sotto di lui, facendo svettare più in alto le sensuali colline infiammate dai baci.

 – Il tuo oro …  voglio il tuo oro Emma … lo cercherò  a fondo nel tuo forziere  e alla fine sarà mio … adesso …

Fece scorrere le sue dita dall’ombelico al monticello dorato, in una lentezza per Emma esasperante. Lei voleva sentirlo, lo desiderava da troppo tempo.

– Allora Captain Hook, corri a prenderlo perché apparterrà solo a  chi ne è degno!

Killian sorrise baciandola tra i morbidi riccioli dorati, lei fremeva per l’eccitazione e l’impazienza, ma a lui piaceva infliggerle quella piacevole tortura che la portava ad un desiderio crescente e ad abbattere ogni barriera di pudicizia, rendendola completamente libera e scevra da ogni tabù. Delicatamente le sue dita esplorarono “il forziere d’oro”, si avvidero dell’abbondante flusso che le conduceva sulla strada del tesoro più prezioso. Scesero in quella via, si addentrarono tra i flutti e fecero gemere Emma nella richiesta di … continuare fino in fondo , di “rapirla” e portarla via ...

 Voleva regalarle ancora un bacio, non le avrebbe rubato nulla di quell’oro, voleva dare, non gli importava del ricevere, nonostante anche la sua eccitazione fosse arrivata al punto del non ritorno.  Il bacio di Killian fu profondo e piacevole, lì nel punto in cui Emma lo avrebbe sentito fino alle viscere, nello spasmo dell’orgasmo che riuscì a donarle. I forti tremiti muscolari scossero Emma, fino a lasciarla abbandonata e rilassata sul velluto del sofà, con Killian che si rialzava per guardarla ancora in viso, gioendo del piacere che le aveva saputo far vivere. Emma riaprì i suoi “smeraldi” e lo vide con le braccia puntate ai suoi fianchi, il torace nudo distaccato da lei, mentre la osservava sorridendo compiaciuto e la parte alta dei pantaloni di pelle ancora chiusi ad imprigionarlo.

– Sai una cosa Captain Hook?
– Cosa my Swan?
– Questo sofà è scomodo e … tu sei ancora troppo vestito …
- Vuoi un campo di battaglia più vasto Love?
– Assolutamente si my Captain!
– Come tu desideri my Lady …

Killan si allontanò da Emma sorprendendola, poi lo vide raccogliere il suo mantello nero di lana, di cui lei si era liberata, lì vicino al muro dove giaceva la sua gonna.

– Ottobre sta finendo Love … la casa è fredda … non vorrei che ti prendessi un raffreddore …

L’avvolse nel mantello e la prese in braccio, con l’intenzione di portarla al piano di sopra dove li attendeva la stanza con il letto a baldacchino che già li aveva ospitati.

 – Grazie Killian … ma con te vicino è difficile che io possa sentire freddo …

Le sorrise ancora guardandola in viso, per lui era la stessa cosa, il calore nel petto non lo abbandonava mai se lei era nei paraggi o se solo la pensava. La strinse di più a sé, lei gli portò ancora le braccia al collo e unirono di nuovo le labbra. Killian salì velocemente le scale, Emma gli sembrava leggerissima e gli accarezzava la nuca. Poi dolcemente e con tono preoccupato gli chiese se il taglio al collo gli desse dolore

– Emma … se sono con te non sento nessun male … sento solo felicità …

Raggiunsero la loro stanza e lui la depose sul letto.

– Caro Captain Hook ora tocca a me … contrattaccherò il tuo arrembaggio e credo che libererò i prigionieri per prima cosa …

Kilian rise divertito. Anche lei sapeva giocare con i doppi sensi …

 – Non ce ne sono molti … di prigionieri da liberare ma … temo che non potrò oppormi al volere della “Salvatrice”…

Era in piedi davanti ad Emma, seduta sul letto, e la vide maliziosa e decisa, avvicinarsi a lui, con l’intento di liberarlo di quei pantaloni in pelle che erano veramente diventati fastidiosi. Volarono via gli ultimi indumenti del “pirata” e si ritrovarono sul letto, Emma su di lui, intenzionata a gestire quel nuovo momento del loro amore. Portò le sue mani candide sul torace del suo uomo, accarezzandolo piano, così muscoloso e tonico rispetto al suo, morbido e candido. Emma amava quella differenza, come l’amava Killian. Sfiorò la peluria bruna che scuriva la pelle calda di lui, lo rendeva così virile ai suoi occhi, come la morbidezza e il chiarore della sua pelle la rendevano femminile e desiderabile agli occhi innamorati del suo uomo.

 – Killian lo sai che anche tu hai delle pietre preziose che ho intenzione di rubarti?

Rise ancora il Capitano

– Prenditi … tutto … quello che vuoi di me Love!

Emma, come aveva fatto Killian su di lei, gli rubò con due piccoli baci le sue preziose acquemarine e poi scese, con mille piccoli tocchi delle sue labbra e della lingua, lungo il suo collo, andando sempre più giù e raggiungendolo dove lui dimostrava chiaramente quanto la desiderasse. Schiuse le labbra su di lui e gli regalò i suoi baci e le sue carezze con delicatezza e lentezza, mentre anche lui, come prima lei, sentiva la gioia di quell’intenso piacere.
Il desiderio di completarsi era ormai al culmine e lei, posizionandosi sul suo bacino, lo fece scivolare lentamente dentro di sé, con un sospiro di sollievo che emisero insieme. Fu una sensazione bellissima che provarono entrambi, iniziando a muoversi per darsi di più.

– Emma … ti amo troppo … mi sei mancata così tanto … ho paura che non ti resisterò abbastanza e resterai delusa …
 - Puoi continuare finché vuoi …
- Love … è pericoloso … ora … ti  sto sentendo ... così tanto …
 - Proprio non vuoi avere un bambino per ora Killian?
– Amore … desidero tantissimo un bambino nostro … l’altro giorno quando sono andato alla Rocca e tu non c’eri … Henry mi è corso tra le braccia … io … io … non avevo mai tenuto tra le braccia un bambino … è stato … meraviglioso … ho sentito di amarlo … ho desiderato che fosse veramente mio figlio … così tenero … piccolo … affettuoso … da proteggere! Non voglio sostituirmi all’affetto che prova per quello che crede suo padre, ma per me sarà come se fosse mio. Ho allevato Eddy, è stata la persona con la quale ho avuto un rapporto simile a quello tra padre e figlio, ma con lui, lo sai, ho dovuto essere fin troppo duro, viveva su una nave pirata, sottoposto a rischi continui, poteva morire da un momento all’altro, durante gli arrembaggi lo mandavo sottocoperta … ho dovuto insegnargli a sopravvivere. Con Henry provo un sentimento ancora più forte e insieme più tenero … Lo voglio un nostro bambino Emma …
 - E il mio onore? Avevi detto che non era il momento …
 - Love, dopo quello che ti ho detto di aver provato … credo che nel momento in cui un bambino viene concepito … quello sia il momento in cui era giusto che fosse così … Se tu lo vuoi … non mi fermerò questa notte … Andremo via insieme quando avrò finito la ricerca di Rumbl e Barba Nera, lo sapremo solo io e te … il tuo onore sarà salvo …

Emma non rispose a parole, ma i movimenti languidi del suo bacino e i tessuti che si  contraevano ritmicamente intorno al suo turgore erano un chiaro consenso.
Killian si portò seduto, accarezzandole la schiena e affondando il volto tra i suoi seni, mentre il movimento di lei diventava più veloce e spasmodico e le sue mani gli accarezzavano i capelli bruni. L’altezza del Paradiso stava per essere raggiunta da entrambi. Killian la rovesciò con passione al suo fianco e invertì le loro posizioni. La penetrò vigorosamente, affondando in lei ripetutamente, facendola gemere di piacere e sentendo lo stesso contemporaneamente. Il Paradiso stava mostrando la luce che li stava avvolgendo completamente.

– Emma … dimmi che lo vuoi veramente!  
– Si, Killian perché ti amo!

Fu come un’esplosione di luce e onde che si infrangevano, rendendoli fluttuanti l’una nelle braccia dell’altro, mentre unirono anche le labbra in quella che fu l’unione totale di due corpi e due anime.

Nella quiete che seguì quella tempesta di passione, continuarono a restare abbracciati, godendo del calore e del contatto della loro pelle nuda, continuando ad accarezzarsi.

 – Emma … ti rendi conto che mi hai accolto totalmente dentro di te?! Questa notte potremmo aver concepito veramente il nostro piccolo!

Era profondamente emozionato e commosso nel dirle quella consapevolezza.

– Killian … chi ti dice che non l’avevamo già concepito a Neverland o sul tuo veliero?!
 – Love che stai dicendo?!

La guardò negli occhi, all’emozione si aggiunse la sorpresa e la curiosità, cosa stava dicendo la donna che amava? Era vero? No, non poteva essere!

 – No non può essere … me lo avresti già detto …
- E se te lo dicessi ora?
– Non ci crederei … potresti dirlo solo per non farmi partire a caccia dei nostri nemici!
– Effettivamente potrebbe essere una buona strategia per tenerti con me …
- Emma … mi nascondi veramente qualcosa?
– No amore mio, tra qualche mese avremo sicuramente un piccolino tutto nostro, perché se non era vero prima … dopo poco fa … diventerà vero!

Killian la rovesciò nuovamente sul letto e la baciò con nuova passione e desiderio.

– Abbiamo ancora il resto della notte Emma … rendiamolo ancora più vero!

 
Cornovaglia, tanto tempo fa …
 
La criniera bianca della puledra di Gwyneth si muoveva al vento, mentre trottava allegramente verso la parte opposta del villaggio. I lunghi finimenti che la tenevano imbrigliata, finivano nelle mani della sua padrona, che sedeva comodamente nel calesse che guidava di persona. Da mesi ormai aveva dovuto rinunciare a cavalcare e suo marito Artorius aveva dovuto rassegnarsi a non poter fare l’amore con lei tutti i giorni, come avrebbe voluto, a causa dell’arrivo del loro primogenito. Il pancione al termine dei nove mesi era molto evidente ormai e Gwyneth non era mai stata più raggiante nella sua femminile bellezza. La sua rotondità scioglieva di tenerezza Artorius e quando si ritrovavano nella loro alcova, amava baciarla sul seno che, con la gravidanza, aveva preso un volume che lo eccitava  più del solito. Amava sollevarle lentamente la veste per scoprire e contemplare quella sfericità, lo avrebbe fatto per ore, accarezzandola, voleva sentire il loro bambino scalciare e poggiava il capo sul suo ventre, incantato da quei movimenti e prima di ricoprirlo con gli indumenti, non poteva fare a meno di parlare al loro piccolo e depositare un bacio su quella rotondità che cresceva ogni giorno di più, fino ad impedirgli di possedere sua moglie. Temeva di farle male e di far male al loro piccolo, anche se lei lo aveva tranquillizzato e quando lo desiderava anche lei sceglieva la posizione più confacente per gestire lei l’amplesso, in modo da poterne avere una reciproca soddisfazione. Sapeva che suo marito l’amava con tutto il cuore e la stimava immensamente, era fortunata in questo e con il passare dei mesi non solo era cresciuta la stima e l’ammirazione verso di lui, era cresciuto, in modo proporzionale al suo pancione, anche l’affetto per quell’uomo bello, coraggioso, leale, forte ed autorevole come lei lo considerava.

 Artorius era un uomo molto attraente e non era difficile rispondere al suo appetito sessuale, ma se avesse dovuto dire che il suo amore per lui era diventata passione … avrebbe mentito a se stessa. Nonostante fossero passati circa sei mesi dalla partenza del Primo Cavaliere di Artorius, Sir Cillian Flinth, detto Lancillotto, lei non era riuscita ad estirparlo dal proprio cuore e dalla propria mente. In realtà non voleva affatto dimenticarlo, come avrebbe potuto dimenticare l’amore e la passione che avevano provato l’uno per l’altra e che lei ancora continuava a provare? Avrebbero coronato il loro sogno d’amore e ora quel bimbo che cresceva nel suo grembo sarebbe stato figlio di Cillian, ne sarebbero stati così felici! La sorte era stata contraria e avevano sposato in fine altre persone, almeno fortunati nell’esserne amati.

Quella mattina aveva litigato con Artorius, non era stata una vera e propria lite, ma finché non si erano spiegati si erano un po’ guardati in cagnesco. Dalla partenza del Primo Cavaliere, ogni due massimo tre giorni, Gwyneth aveva preso l’abitudine di andare a trovare Donna Eva, la madre di Cillian. Artorius aveva promesso al suo migliore amico che avrebbe vegliato sulla donna e Gwyneth lo faceva di persona.
La verità stava nel cuore di Gwyneth e non l’avrebbe rivelata a nessuno, neppure alla stessa Donna Eva. Andare a trovarla era per lei come ritrovare qualcosa di Cillian, entrare in quell’umile dimora le ricordava l’odore della pelle dell’uomo che amava con l’anima e il cuore. La madre di Cillian era diventata per lei come la sua stessa madre, una madre che lei non aveva conosciuto molto, visto che era morta quando era piccola. Nei mesi lo aveva detto ad Eva, le aveva chiesto ad un certo momento se, quando stavano tra loro, poteva chiamarla “Madre”, l’anziana donna se ne era profondamente commossa, le aveva risposto di non sentirsene degna, ma sarebbe stato per lei un grandissimo onore poterla chiamare “figlia mia”.
 
– Potresti partorire da un momento all’altro Gwyneth! Mi spieghi perché tutto questo attaccamento a Donna Eva?
– Artorius, per me Eva è come la madre che non ho conosciuto … ha avuto tre figli, lo sai, mi sta dando tanti buoni consigli sulla gravidanza e sull’allevamento del bambino, mi da affidamento, avessi avuto mia madre al mio fianco sicuramente si sarebbe comportata come lei, inoltre sai che è rimasta sola, due dei suoi figli sono morti e l’unico che le è rimasto è partito per la missione che gli hai assegnato! Non mi sembra una brutta cosa ricambiarla con un po’ di compagnia!
– Hai legato più con lei che con mia madre Gherda, anche lei ti potrebbe dare buoni consigli! Inoltre Eva potrebbe vivere qui a palazzo con noi. Si potrebbe occupare di te e poi del piccolo, insieme a Lady Elenoire …
- Lo sai quanto è orgogliosa Donna Eva! Vuole restare nella casa dove l’ha lasciata suo marito, per lei quelle quattro mura sono piene di ricordi, non è facile abbandonarli, nemmeno suo figlio è riuscito a persuaderla a partire con lui e sua moglie Milhena per l’Isola Verde.
– Figuriamoci Gwyneth! È orgogliosa e cocciuta come suo figlio! Per quello sono simili, anche se Cillian è il ritratto di suo padre e da lui ha ripreso il coraggio e la saggezza.
– Hai conosciuto il marito di Eva?
 – Eduard? Certo che l’ho conosciuto! Era un uomo fiero e leale. Mio padre Vinicius lo ammirava e stimava moltissimo. Quando con la legione romana venne qui, cercò di evitare spargimenti di sangue. I romani erano in numero superiore, mio padre non era un sanguinario e volle dare una possibilità alla sua gente e ai Celti di integrarsi pacificamente, aveva conosciuto mia madre e si erano innamorati, pensava che avrebbero potuto avere una convivenza pacifica. Il capo del villaggio voleva una prova di forza tra tre Romani e tre dei suoi. I primi due romani batterono i primi due Celti. Il terzo romano a battersi fu proprio Vinicius e  buttò a terra il terzo Celta che era un omone robusto. Fu in quel momento che il giovane Eduard, meno robusto di mio padre, si fece avanti per difendere l’onore del suo popolo. I suoi stessi sembravano schernirlo, ma mio padre disse loro che quel ragazzo aveva più coraggio di tutti loro messi insieme e decise di accettare la sua sfida. Non si aspettava l’agilità e gli scatti fulminei di Eduard e finì lui al tappeto. Tutti rimasero di sasso, sia i Romani che i Celti. Sai che fece Eduard? Diede una mano a mio padre nel rialzarsi e gli disse di avergli voluto dimostrare che i Celti potevano riuscire in ogni impresa che avessero voluto e avrebbero accettato la convivenza con i romani solo per loro volontà e non per sottomissione! Vinicius rimase molto colpito, da quel giorno diventarono grandi amici, non c’era occasione che mio padre non si confidasse con lui per prendere una decisione, era il suo migliore amico, come Cillian lo è per me. Vai pure da Eva, Gwyneth … promettimi di non strapazzarti troppo. Non ho nulla in contrario che tu la frequenti o che sei più affezionata a lei che a mia madre, mi preoccupa solo la tua salute e quella del nostro piccolo!

 Le si era avvicinato e le aveva messo una mano sul pancione, abbracciandola. Le diede ancora una carezza su di esso e un tenero bacio alla sommità della fronte, poi l’accompagnò al calesse e l’aiutò a salirci sopra.

– Non tardare a tornare Gwyneth … non farmi stare in pensiero …
- Caro, stai tranquillo non ho intenzione di attardarmi troppo, tra andare, stare un po’ e tornare starò via un paio di ore.

 
Presto avrebbe avvistato la casupola di Eva, le aveva portato un cesto di confetture, probabilmente con esse avrebbero cucinato insieme un dolce. Eva cucinava molto bene ed era un’esperta nella preparazione di dolci. Sapeva quanto Gwyneth fosse golosa e le faceva trovare sempre qualche sua specialità. Con la gravidanza l’appetito le era aumentato, ma Eva le aveva detto di mangiare soprattutto verdure e carne, tutto ben cotto, i dolci erano buoni, ma aveva scoperto che facevano ingrassare. Gwyneth non era una donna pigra, non stava mai ferma. Tra gli impegni di governo e le beghe quotidiane, aveva mantenuto l’abitudine di arrampicarsi tutti i giorni sulla torre del mastio, dove di prima mattina andava ad osservare quell’”azzurro” che gli riportava gli occhi di Cillian e altra abitudine mantenuta era di andare al lago una volta a settimana per nuotare. Lady Elenoire l’accompagnava sempre quando andava da quelle parti, lei e altre due dame di compagnia facevano la guardia e le preparavano, con lenzuoli tesi, un rifugio dove spogliarsi e dove asciugarsi e rivestirsi. Quelle brave donne non nascondevano il loro sgomento e stupore nel vedere la loro Regina entrare in acqua completamente nuda. Lady Elenoire insisteva sempre per farle indossare una tunica di lino, ma Gwyneth si sentiva libera e semplicemente se stessa, quando nuotava in quel modo. Era stato proprio a causa di quella sua abitudine che aveva conosciuto casualmente Cillian. Era stato un giorno che si bagnava in quel punto riparato del lago, lui ignaro era andato a pulirsi del sangue di lupo che lo aveva lordato dopo l’uccisione dell’animale selvatico. Si erano ritrovati improvvisamente l’una difronte all’altro e quello stesso giorno si erano amati per la prima volta, attratti con una forza al di sopra della comprensione umana. Nel tempo che avevano vissuto il loro amore, prima di diventare la Regina, moglie di Artorius, Gwyneth ricordava le volte che nella loro nudità avevano nuotato insieme, immergendosi in quell’acqua pura come il loro amore, inseguendosi, fermandosi ad abbracciarsi, baciarsi e spesso unendosi carnalmente tra quelle lentissime e appena increspate onde.

 
 – Cara Madre!

Nonostante la pesantezza della gravidanza, Gwyneth scese agilmente dal calesse per abbracciare Donna Eva.

 – Figlia mia, sei proprio un’incosciente a metterti in viaggio questi ultimi giorni! Non ti offendere cara, ma vedi come il pancione ti è sceso dall’altro giorno che sei stata qui?
– Non mi offendi Madre, so che lo dici per preoccupazione, mi sento benissimo e avevo voglia di stare un po’ con te, il piccolo si muove molto poco in questi giorni, non l’ho detto a mio marito … avevo bisogno di parlartene … è normale così o …

Donna Eva le sorrise e l’abbracciò materna.

 – Vieni dentro figliola e siediti. Il tuo bambino sta benissimo, non si muove come prima perché non ha più abbastanza spazio! È ora che metta fuori la sua testolina per guardare il mondo e sarà sicuramente un maschietto vivace!
 – Sul vivace ne sono sicura, non mi fa dormire la notte già ora … sul maschio non so come fai a dirlo!
– La forma della pancia … si è mantenuta appuntita nonostante sia scesa parecchio … non so perché è così, ma posso dirti che tutte le donne che ho conosciuto, che hanno avuto maschi, avevano questa conformazione. Ricordo il mio pancione quando aspettavo Cillian …

Quando Eva iniziava a parlare di suo figlio, Gwyneth ne era felice e inizialmente tratteneva il fiato per l’emozione, poiché quando Eva raccontava di lui, lei riusciva a vederlo, piccolo, moro e con quei suoi meravigliosi occhi azzurri, che combinava le cose che sua madre descriveva.

– Gwyneth cara, ti consiglio di non attardarti troppo, credo che tra oggi e domani partorirai, sono giorni di luna piena, vedi? Sta già comparendo, oggi sorge prima del buio. È meglio che ti avvii!
– Si Madre hai ragione, vado a vedere lo stallone di Cillian, è un po’ che non lo faccio correre, ma un biscotto dei tuoi lo riconsolerà!

Eva sorrise e lasciò che la Principessa andasse dal cavallo di suo figlio. Non passarono che pochi minuti da che Gwyneth si fu allontanata che Eva sentì un grido acuto provenire dalla stalla e un nitrito spaventato.

– Dea Madre Gwyneth!

Donna Eva percorse il breve tratto che separava la casa di pietra dalla stalla a gambe levate, nonostante la non più giovane età.
Entrò trafelata nella stalla e vide la giovane Principessa piegarsi in due, reggendosi il pancione, mentre sul viso le si dipingeva una smorfia di dolore. In terra, tra i suoi piedi, Eva vide scorrere un piccolo rigagnolo di liquido.

 – Figlia mia! Presto, presto, cerchiamo di arrivare in casa … ti si sono rotte le acque, tuo figlio ha fretta di vederti in viso …

Con cautela, tenendo sotto il braccio Gwyneth, Eva la condusse in casa.

– Figliola ti farò sdraiare sul pagliericcio di Cillian, lo tengo sempre pulito, le lenzuola le ho cambiate proprio stamane, lo faccio come se potesse tornare da un momento all’altro…

Gwyneth sentiva come se i visceri le si stessero staccando e contrazioni fortissime le partivano dai reni, percorrendole tutta la muscolatura dell’addome. Sentì imbarazzo all’idea di partorire sul letto di Cillian, ma contemporaneamente sentì che in quel momento lui le era più vicino di quanto la reale distanza che li separava, lo permettesse. Non avrebbe mai immaginato, né saputo, che in quel preciso momento Cillian, camminando sulla riva del fiume dove stavano costruendo un villaggio, si era improvvisamente piegato in due su una roccia, sentendo un fortissimo crampo  all’addome. Nemmeno Cillian seppe mai perché in quel momento di dolore il suo primo pensiero fosse lei.

 
Eva correva dal giaciglio di Gwyneth al caminetto, dove stava facendo bollire un paiolo di rame pieno d’acqua. Aveva preso da una cassapanca diversi panni di lino e li aveva preparati su un panchetto di fianco alla puerpera.

– Figliola mia, apri più che puoi le gambe e tienile piegate, se afferri le tue caviglie potrai spingere meglio. Ogni volta che senti arrivare il dolore e contrarre i muscoli dell’addome, spingi, respira e poi rispingi come se dovessi andare di corpo, le contrazioni sono molto vicine, Il tuo bambino sta uscendo …

Eva era molto chiara nei suoi suggerimenti e Gwyneth si fidò ciecamente di lei.

– Sei bravissima Gwyneth! Stai spingendo nei momenti giusti … figlia mia vedo la sommità della testolina di tuo figlio … altre due spinte e lo potrò prendere!
Gwyneth stringeva i denti nel dolore e nello sforzo, le lacrime intanto le bagnavano i lati degli occhi. Continuava a sollevare il dorso per spingere meglio, aggrappata alle sue stesse caviglie, poi finalmente sentì che qualcosa scivolava fuori da sé.
Con uno dei panni di lino, bagnati nell’acqua preparata da Eva, questa aveva tirato fuori da lei, in quell’ultima spinta, un esserino roseo, sporco di sangue che già stava facendo sentire al mondo la sua voce.

– Bravo Principino! Hai pianto subito e quanto sei bello!

Gwyneth piangeva per la gioia ora e aveva sentito benissimo che era un maschietto. Eva tagliava intanto il cordone che ancora lo teneva unito a lei. Il piccolo strillava forte mentre Eva lo puliva.

– Scopriti il seno Gwyneth, lo allatterai subito e vedrai se questo giovanotto smette di assordirci!
– Ma non ho latte Madre!
 – Macché non hai latte! Il latte bianco arriverà presto, prima lo attacchi alle mammelle e prima arriverà il latte! All’inizio avrai il colostro, per il piccolo va già bene … fidati.  

Gwyneth ancora sdraiata, si scoprì i seni come Eva le aveva suggerito e la donna le portò il suo piccolo avvolto in panni di lino puliti. Il neonato si agitava piangendo e muoveva le braccine in modo convulso. Come fosse stata una magia, appena la bocca della creaturina arrivò a contatto con il capezzolo scuro che Gwyneth gli offriva, iniziò a succhiare avidamente, portando le manine a stringere automaticamente il seno di sua madre. Tenne tra le braccia il suo bambino, guardandolo succhiare e respirando il suo odore, riconobbe quell’odore come il suo stesso odore e per lei fu come un profumo. Accarezzò la testolina di suo figlio e poi gli prese una manina. Il piccolo strinse con forza il dito indice di sua madre. Per la prima volta da che Cillian era andato via, Gwyneth sentì nuovamente di avere ancora la felicità tra le braccia.
 
Artorius preoccupato per sua moglie, che non era tornata da lui, corse a cavallo per la strada che lei aveva preso, sperando di incontrarla. Vide il calesse davanti alla casa di Donna Eva, scese di corsa, aprì la porta, trafelato. L’angoscia sparì dal suo volto quando li vide e Eva si allontanò per lasciare che Artorius piangesse di gioia con sua moglie.
 
Per tre giorni furono ospiti da Donna Eva, non era il caso di far alzare troppo presto la Regina. Eva era felice di averli con lei e il terzo giorno, quando Artorius fece portare un carro più comodo per la sua sposa e suo figlio, riuscì a convincerla ad andare al castello con loro, Gwyneth aveva bisogno di lei. Eva sapeva che non avrebbe mai visto la nascita di un suo nipotino, se Milhena e Cillian ne avessero avuti, erano troppo lontani, assistere Gwyneth e il suo piccolo, confortando Artorius, fu per lei come farlo per suo figlio e sua nuora.
 
Terra di Eire, tre mesi dopo…

Il fiume in quel punto formava un guado, non era difficile da attraversare a cavallo, ma bisognava chiedersi se in inverno la portata di acqua del fiume, che i nativi chiamavano Boyne, non fosse così abbondante e torrentizia da impedirne l’attraversamento.

Cillian Flinth si era data una risposta a quella domanda tre mesi prima. Ricordava ancora il momento in cui stava ragionando sulla cosa, seduto su quella roccia dove sedeva anche adesso, guardando lo scorrere lento dell’acqua. Difficile da dimenticare, improvvisamente dei crampi mostruosi lo avevano attanagliato all’addome. Non aveva mai provato un simile dolore, ne aveva avuti altri in vita sua ma in quel modo proprio no! Si era accasciato sulla pietra dove sedeva, non riusciva neppure a camminare. Si era dovuto distendere tra l’erba e come in un’allucinazione gli era sembrato di avere vicina Gwyneth e le era sembrata sofferente non meno di lui. Era solo in quel momento, si era allontanato dal villaggio Celta dove era ospitato insieme a sua moglie e agli altri che erano partiti con lui, per ispezionare il terreno lungo il fiume. Il suo intento era di costruire una stazione commerciale lì dove aveva trovato il guado. Gli ci vollero un paio di ore per sentirsi affievolire quei dolori, dopodiché come se nulla fosse mai stato, si era sentito sollevato e stranamente sereno. Aveva ripreso la sua ispezione e si era reso conto che in inverno il guado non sarebbe stato percorribile, avrebbero costruito un ponte e da lì un fortino nello stile dei Romani.

“Certo … la soluzione migliore per iniziare sarà un Droichead  Àtha, come dicono i Celti di questa Verde isola di Eire, un Ponte sul guado, cominceremo quanto prima, diventerà con il tempo una grande città”
 
Da quel giorno erano passati tre mesi e nove da che si era imbarcato con sua moglie e gli altri, per giungere in quella meravigliosa Isola verde, verde come un paio di occhi che non c’era giorno non vedesse guardando quei prati.

Seduto sulla roccia controllava come i lavori procedessero. Ogni tanto portava gli occhi sul progetto che teneva tra le mani. Lui stesso l’ aveva disegnato su quella pergamena. La mano sinistra cominciava a dolergli, non poteva tenere a lungo neppure una cosa leggera come quella pergamena? Merlin aveva avuto ragione alla fine, non avrebbe ripreso più l’uso completo di quella mano! In fin dei conti l’aveva voluto lui stesso! Aveva peggiorato la situazione partecipando in incognito al torneo. Voleva morire quel giorno!  Non ce la faceva più a vedere Gwyneth con Artorius! Invece aveva vinto ed era stato ferito, danneggiandosi definitivamente la mano. La cosa peggiore era stata che Gwyneth, quando lo aveva visto sanguinante cadere da cavallo, era corsa verso di lui, lasciando la sua postazione di Regina, affianco a suo marito Re Artorius. Da quel giorno Artorius aveva iniziato a guardarlo diversamente, era più taciturno con lui e nonostante lo consultasse sempre per primo, tra i cavalieri della Tavola Rotonda, egli sentiva la tensione crescere tra loro, finché non gli aveva ordinato di partire per l’Isola Verde e creare una nuova alleanza con gli altri Celti che abitavano da quelle parti.

Visto quanto stavano costruendo insieme, da tre mesi a quella parte, il compito del Primo cavaliere era riuscito benissimo! Aveva scritto ad Artorius pochi giorni prima. La nave per la Cornovaglia, al comando del Captain Silver, era partita da poco e lui  non avrebbe avuto una risposta prima di almeno altri tre mesi. Dubitava che il Re, finito l’incarico, lo facesse tornare in patria … meglio così … pur lontano chilometri da Gwyneth e con una moglie meravigliosa al fianco, continuava a pensarla e a sognarla ad occhi aperti, figuriamoci averla vicina! Aveva detto mille volte a se stesso di smettere di pensarla, specialmente ora che Milhena stava per dargli un figlio. Era una moglie straordinaria, la stimava moltissimo. Era una donna che lo amava con devozione, si chiedeva come ci riuscisse, nonostante l’impulsività che egli spesso dimostrava con i propri scatti di ira. La sua era l’ira dell’insoddisfazione, amava in un cero modo Milhena, era una persona che meritava di essere amata, ma non provava per lei quella passione che avrebbe voluto darle con tutto il cuore, non ci riusciva, era più forte di lui. Si adoperava in cento modi per lei, ma sentiva di non darle mai abbastanza, anche se lei si dichiarava “la donna più felice del mondo quando era tra le sue braccia”.

In quei mesi Milhena era cambiata molto fisicamente, la gravidanza le aveva comportato parecchi fastidi, sia nausee che forti dolori di schiena. Nonostante questo, era felice di aspettare suo figlio, gli diceva di essere sicura che fosse un maschio come suo padre e che avrebbe avuto di sicuro i suoi occhi azzurri. Lui le rispondeva che se fosse stata una femmina sarebbe stato contento comunque, l’importante era che fosse una persona sana e che lei stesse bene. Lei allora lo abbracciava e lo baciava, accarezzandolo spesso in modo provocante, stuzzicandolo finché lui non si decideva ad accontentarla, soddisfacendo il bisogno di contatto intimo che si vedeva chiaramente negli occhi e nei gesti di sua moglie. Aveva sempre pensato che una donna incinta non avesse certi bisogni, sua moglie gli dimostrava il contrario e gli diceva che non tutte le donne incinte avevano un marito affascinante e desiderabile come il suo. Lui si portava la mano verso la guancia e l’orecchio, sua moglie a volte riusciva a metterlo in imbarazzo e poi rideva di lui, riprendendo a baciarlo con passione. Non aveva mai pensato a se stesso come un uomo affascinante e attraente, anche se metà delle ragazze del villaggio erano innamorate di lui, come gli dicevano Artorius e Valerius, non se ne era mai accorto, ai suoi occhi esisteva soltanto Gwyneth …
 
– My Lord!

Il piccolo Sean, un ragazzino di circa nove anni, figlio della levatrice Zelina, rosso e ricciuto di capelli come la sua alta e bella madre, era arrivato di corsa al suo fianco.

– Sean! Respira ragazzo! Che succede?
– La mamma dice che dovete venire subito al villaggio, Lady Milhena ha forti dolori, dice che il bambino sta per na …

Sean non aveva finito la frase, Cillian era già partito al galoppo con il suo cavallo baio. Suo figlio stava venendo al mondo e lui sarebbe stato lì con sua moglie ad accoglierlo.
Era entrato come il vento nella casa di pietra dell’insediamento autoctono.

 – Milhena! Milhena!

Era corso nella stanza dove si trovava il loro letto matrimoniale. Milhena era impegnata nelle doglie e Zelina stava ispezionando tra le sue gambe.
Cillian non sapeva cosa fare, voleva rendersi utile ma contemporaneamente si stava sentendo di troppo. Zelina si rialzò da quella scomoda posizione.

– Ah! Bene siete arrivato, meglio così!

Cillian intanto si era avvicinato a sua moglie che urlava dal dolore. Quelle urla gli fecero accapponare la pelle. In un attimo le fu vicino, la prese per le spalle e le diede un bacio sulla fronte, cercando di consolarla e farla calmare.

– Zelina va tutto bene? È normale che stia così male?
– My Lord, sta partorendo è una primipara è impaurita e poi non sopporta molto il dolore, quindi … la sentirai urlare parecchio. Non tutte le donne urlano così, comunque se le resti vicino la tranquillizzi, vedi che già non urla più come prima?

Tanto per contraddire la levatrice, Milhena cacciò un altro urlo che otturò l’orecchio più vicino a lei di suo marito.

– Va bè … come non detto!

Zelina gli riservò un sorriso smagliante e si allontanò per andare a prendere il paiolo con l’acqua che aveva fatto bollire. Portò panni di lino ed un paio di cesoie.
Era una donna simpatica e allegra, sdrammatizzava anche le cose più tragiche con le sue smorfiette buffe che non riuscivano a sconvolgere la sua bellezza.
Il travaglio di Milhena sembrava non finire più. La giovane puerpera stava soffrendo veramente!
 Zelina diventò accigliata, qualcosa non stava andando per il verso giusto. Cillian era sul letto dietro alla moglie, la teneva abbracciata, tenendogli le mani sotto il seno, massaggiandole il pancione scoperto.

– Zelina … voglio sapere cosa succede là sotto … sono ore che Milhena è in questo stato, non ce la fa più è bagnata di sudore freddo, che posso fare?
 – My Lord, stai facendo già la cosa giusta, continua così … Purtroppo il bambino è messo di traverso e questo è grave … posso provare una manovra manuale, tu fai i movimenti che ti mostrerò sulla pancia di tua moglie, al resto ci penserò io.

Gli mostrò come massaggiare il pancione e lei tornò davanti alle gambe aperte di Milhena. La testa bionda della donna era appoggiata al petto di Cillian. Egli si rese conto che il momento era tragico veramente, quei capelli biondi e la testa poggiata sul suo petto gli ricordarono un’altra testa bionda che tante volte era stata tra le sue braccia così poggiata.

“Gwyneth amore mio … dovresti aver partorito anche tu ormai .. spero che non sia stato così mostruoso … Artorius ti sarà stato vicino? Chi ti avrà aiutata? Avrei voluto esserti vicino, tenerti per mano … fosse stato nostro figlio … Mi dispiace Gwyn … mi dispiace … farò con Milhena come avrei fatto con te …”

Milhena cominciava ad essere disperata, non vedeva soluzione alle sue doglie, per quanto avesse spinto si sentiva morire per il dolore e aveva iniziato a piangere. Cillian la baciò sulla fronte madida di sudore freddo e continuò a massaggiarle il ventre come gli aveva detto Zelina

– Amore mio non piangere, il nostro piccolo ora uscirà … vedrai tesoro starete bene … amore … stai con me … ti prego resisti Milhena, ti amo …

Continuò a sussurrarle tenerezze all’orecchio e lei sembrò riprendere coraggio e volontà di farcela. La situazione era veramente anomala, Cillian non si aspettava una cosa del genere e sgranò gli occhi quando vide la mano di Zelina affondare dentro Milhena. Cillian era sconvolto, vide lo strano movimento della pancia di sua moglie, Zelina, con la mano destra nel suo interno e la sinistra sulla pancia, stava facendo ruotare il bambino per portarlo nella posizione naturale del parto. Milhena gridava per il dolore e grondava sudore freddo. Cillian stava sudando non meno di lei ma cercava di darle coraggio, continuando a dirle che stava andando meglio, che era brava, presto sarebbe stato tutto finito …
Zelina, con le maniche del vestito verde tirate su oltre i gomiti, tirò fuori la mano destra insanguinata, Cillian perse un battito chiedendosi che altro accidente stesse capitando. La levatrice capì dalla sua espressione la domanda.

– Tranquillo! Il bambino ora è nella posizione giusta, adesso dovrà lavorare la nostra Milhena, spingi quando senti le contrazioni e tu My Lord come senti la pancia indurirsi massaggiala verso il basso.

Obbedirono entrambe alla donna e finalmente dopo poche altre spinte, Zelina gridò che la testolina era finalmente fuori e che il peggio era passato. In effetti, passata la testa il resto fu veloce. Zelina dovette dare dei colpetti al piccolo per farlo piangere, spiegò al padre accigliato che era necessario per farlo respirare, il piccolo aveva sofferto abbastanza con sua madre. Al secondo colpetto il neonato fece sentire il suo pianto, aveva una vocetta potente pensò suo padre, sicuramente li avrebbe tenuti parecchio svegli la notte!
Con le cesoie Zelina tagliò il cordone e lo arrotolò stretto sul pancino del piccolo. Lo pulì con i panni di lino imbevuti di acqua tiepida e poi lo vestì con i vestitini che la mamma aveva amorevolmente preparato in quei mesi.

– My Lady e My Lord auguri e complimenti, questo è un giovanotto che sa sopravvivere! Come chiamerete questo splendido maschietto?

Milhena era talmente esausta che riuscì a parlare con un filo di voce.

– Evan … lo chiamiamo Evan …
- Si tesoro lo chiameremo così, ma io che sono suo padre, per darti merito della grande fatica e del rischio che hai corso, voglio che oltre al mio nome porti anche il tuo …
 - Allora benvenuto piccolo Conte Evan Flinth Jones e che tu sia il primo di una lunga serie di Conti Flinth Jones nati nella Terra di Eire!

Zelina con la sua innata allegria contagiò anche Milhena che questa volta pianse di gioia a sentire che suo marito aveva aggiunto al suo cognome anche Jones, il cognome che le aveva dato suo padre.

 – Ora cara mammina, devi scoprire quelle belle poppe di cui ti ha fornito la Dea Madre e iniziare a far succhiare il piccolo, non ti preoccupare se non vedi latte, insisti!
– Zelina non ce la faccio … sono troppo stanca!
– Bé  effettivamente di sangue ne hai perso e buttando fuori anche la camicia del piccolo ne hai perso altro … mmm! Ci penserà il paparino … io corro a prepararti del brodo di carne, ti devi rimettere in sesto tesoro!

Dette queste ultime parole mise in mano a Cillian suo figlio e veloce come il vento andò in cucina. Il piccolo continuava a piangere, Cillian lo guardava tra il felice, il preoccupato e lo spaventato … che diavolo doveva fare? Sua moglie era stanca e non ce la faceva a reggerlo, mica lo poteva allattare lui! Allattare lui?! Gli venne un’idea. Con il piccolo Evan in braccio, si mise seduto dietro la schiena di sua moglie. Milhena avrebbe attaccato al seno il piccino, lui avrebbe fatto da supporto a moglie e figlio. Milhena poggiava sul suo petto, il piccolo tenuto al suo seno dalle braccia forti di Cillian iniziò a succhiare e in un momento sembrò tornata la pace in quella stanza.

Cillian, da sopra la spalla di sua moglie, guardava la scena tra le sue braccia. Milhena aveva mantenuto la promessa: Evan aveva i capelli bruni come i suoi e sicuramente altrettanto ribelli, visto il ciuffetto dritto sulla testolina, gli occhi erano chiusi al momento, ma sicuramente sarebbero stati chiari, o azzurro intenso come i suoi o celesti come quelli della madre. Con la sua piccola famiglia tra le braccia Cillian pensò a come era terribile e meravigliosa la nascita. Aveva sofferto con sua moglie, ma avere quel piccolo tesoro li ripagava di ogni sofferenza. Pensò a Gwyneth, forse in quel momento anche lei aveva tra le braccia il suo piccolo, forse era biondo come i genitori. Le augurò di sentire la stessa felicità che stava sentendo lui in quel momento. Tra le braccia gli sembrò di avere la felicità di tutto il mondo.
                                                                         
                                                                          ***
 
Storybrook 1726 ...
 
Finalmente Emma e Killian avevano avuto la possibilità agognata di ritrovarsi, chiarirsi e … amarsi.

Era stata una notte di grande passione. Nonostante la stanchezza non avrebbero voluto dormire per continuare ad amarsi all’infinito, accarezzandosi reciprocamente, continuando a perdersi in baci ardenti e amplessi ancora più ardenti. La veglia sarebbe stata innaturale e si addormentarono quasi all’alba, senza accorgersene.

Il sole li trovò ancora avvinghiati l’una all’altro. Emma sul torace di Killian che la teneva stretta a sé, mentre i capelli di lei coprivano oltre alla sua schiena, anche il petto di Killian. Fu lui a svegliarsi per primo, rendendosi conto di avere un dolce peso sul cuore. Avrebbe voluto averlo sempre quel tipo di peso sul petto. Abbassò lo sguardo sulla testa bionda sul suo torace, la strinse ancora alla vita con il braccio sinistro, privo della mano di legno e con la destra le spostò i capelli per vederla in volto. Era così serena e felice nella sua espressione appagata d’amore che Killian provò una grande tenerezza. Le depose un bacio sulla fronte e la sentì muoversi su di sé. Lei si mise più comoda su di lui, portando le gambe ai suoi fianchi e posizionandosi meglio sul suo torace, alzò piano la testa, portò le mani sotto il mento e aprì gli occhi verdi per guardarlo. Trovò il sorriso felice di Killian a darle il buongiorno e rispose con un sorriso ed un bacio sulle sue labbra sensuali.

 – Buongiorno mio pirata … come vedi alla fine la battaglia l’ho vinta io, ti ho atterrato finalmente …
 - Swan … da te, se mi atterri così, lo accetto molto volentieri e visto che ti sei messa … comoda … se vuoi puoi ancora farlo …
 - Mmm … Jones sei sempre una tentazione ma è tardi … devo tornare alla Rocca … tra poco si sveglia Henry e io di solito sono con lui. Comunque tra poco ci rivediamo no?

Killian sarebbe andato a parlare con August e avrebbero avuto ancora dei momenti per stare insieme.

– Aspetta! Non ti rivestire con quella fretta … vieni qui!

Killian si era alzato dietro di lei e prendendola per una mano l’aveva fatta voltare verso di lui. Ancora ambedue nudi, si trovarono l’uno difronte all’altra. Killian si inginocchiò davanti a lei, lasciandola sorpresa. Con la testa alzata verso di lei la guardò negli occhi e prendendola per i fianchi avvicinò il suo ventre alle sue labbra.

– Emma … se questa notte che mi hai accolto in te, veramente un piccolo fiore sta mettendo radici ... voglio che possa sentire il bacio del suo papà …

Le depose un tenero bacio al disopra del pube ed Emma con le lacrime agli occhi gli accarezzò nuovamente la testa.

– Oh Killian! Come l’ho sentito io, nel profondo del cuore … stai certo che è arrivato anche al “nostro fiore”.

Emma era consapevole che veramente nel suo grembo il loro frutto d’amore stava crescendo da circa tre mesi, non lo aveva detto esplicitamente perché lui aveva risposto che non le avrebbe creduto. Killian ora sapeva che c’erano ottime probabilità che avessero concepito quella stessa notte, era fermamente convinto di volere un figlio dalla donna che amava e per questo le decisioni che doveva prendere quella mattina, erano finalizzate a proteggere quella che sentiva ormai la sua famiglia, Emma, Henry e il “piccolo fiore”.
Si rivestirono, Emma si pettinò i capelli con le dita, davanti allo specchio.

– Devo ricordarmi di portare una spazzola da tenere qui, ho i capelli di una selvaggia!

Killian le si avvicinò e l’abbracciò da dietro, le depose una serie di piccoli baci lungo il collo …

- Emma …hai i meravigliosi capelli scompigliati di una donna che ha fatto l’amore tutta la notte con il suo uomo …
 - Ecco appunto! Dovrò portarmi una spazzola la prossima volta!
– Questa è musica per le mie orecchie, quindi non devo neppure proportelo di rivederci questa notte, lo sai già che ti voglio tutte le notti a venire vero?

Fu lei ora a voltarsi e a cercare le sue labbra

– Ho bisogno di sentirti al mio fianco anche io Killian, è stata una tortura questi ultimi giorni, specialmente sapere che eri arrabbiato con me e in pericolo … facciamo in modo che non succeda più amore, ho bisogno di sentirmi tra le tue braccia, non voglio più essere separata da te …
 - Tesoro, lo sai comunque che da quanto uscirà dalle indagini, probabilmente dovrò partire a caccia di Rumbl e Barba Nera?!
– Ho paura di quei due mostri Killian! Quando penseresti di partire?
 – Domenica prossima Eddy e Anny si uniranno in matrimonio ed io sono il testimone dello sposo, nei giorni seguenti partirò, le scorte sono già state caricate, l’idea era di partire con te ed Henry, ma ovviamente ora questo è impossibile, mi dovrai aspettare e intanto custodirai il “nostro futuro”, io lo difenderò dal mare …

Le diede un’ultima carezza sul viso e poi portò la mano al suo ventre ormai rivestito con la gonna. Ancora un bacio, prima di rivedersi dopo poche ore alla Rocca …
 
***
La sera del duello …

Niente era andato come aveva organizzato!
Rumbl camminava nervosamente su e giù per la stanza che condivideva con Tamara.

– Non posso crederci! Hook è riuscito a salvarsi insieme ai suoi, nonostante i cinque migliori sicari di Barba Nera! Il sesto uomo che li seguiva si è salvato solo perché non si era fatto vedere e poco fa mi ha dato la notizia.

Il massacro si era appena concluso e Big Jack, che aveva assistito non visto, aveva fatto il suo dovere di staffetta e di corsa era tornato alla “Reine de France” ad avvisare il Duca.

 – Ora dobbiamo cambiare i nostri piani Marie Claire! Uccidendo Jones avrei provocato una bella ferita anche ad Emma, se quello che mi hai raccontato corrisponde a verità.
 – Quello che ti ho raccontato ieri sera è vero Robert e il fatto che sia Killian che Emma, sotto mentite spoglie, erano alla taverna, ha stuzzicato la mia fantasia, ora si sono sicuramente conosciuti e ho la sensazione che la “piccola” Emma abbia realizzato il suo antico sogno …
- Pensa … pensa … pensa …

Rumbl si picchiettava la fronte, come a stimolare il pensiero strategico per una nuova azione nefanda. Quando faceva così a Tamara sembrava veramente un folle!

 – Non possiamo restare su questa nave purtroppo … quindi parlerò con il Capitano Champitrion … lo farò ripartire entro questa notte, in modo che non possa essere interrogato, sono sicuro che domani mattina le autorità giudiziarie saranno qui …
 - Ripartiamo dunque?
– La nave ripartirà! Io e te abbiamo parecchio lavoro da svolgere. Big Jack ha detto che quel Jason si è rintanato in chiesa … è stato un pessimo investimento purtroppo, se parlasse potrei essere riconosciuto, dovrò usare un altro travestimento e un nuovo nome, ho detto al ragazzo di chiamarmi Robert Smith, ormai non potrò più usarlo e non potrò ripresentarmi da Angus …
- Un altro travestimento?
– Si, qualcosa che nessuno penserebbe mai … dovrò tenere d’occhio personalmente Jones! Pensa … pensa … pensa … ci sono “mia diletta”!
– Hai avuto un’altra illuminazione?
– Si Cara … sarai tu ad andare da Angus O’Danag  per scoprire la verità su Lady Barbra!

La risata da “folletto maligno” riecheggiò nella stanza. Tamara sentì un brivido gelido percorrerle la schiena …
 
 





Angolo dell’autrice.
Purtroppo questa sera il sito mi impedisce di pubblicare, ci proverò domani e vedrò se i suggerimenti della mia cara “amica di penna” Gio funzioneranno. Se andrà bene Gio significa che sei una buona maestra, in caso contrario è la conferma che io sono una pessima allieva!
Comunque sia spero che questo capitolo vi abbia allietato. Mi mancavano i momenti CaptainSwan e questa volta ce ne sono stati. Piccola curiosità: ho visto lo spoiler della prima puntata di OUAT dopo aver scritto la scena del divano, ai miei è andata decisamente meglio, vi pare?!  Questa notte in America la prima visione, spero che la puntata finisca meglio di come comincia, per loro, sono troppo carini e io sono una loro fans ( non si era capito vero?) Adoro l’amore romantico con quella parte di sensualità che i due bravi attori sanno regalarci.
Allora cari amici di penna o anche solo di lettura! Fatemi sapere, se potete, cosa pensate del capitolo. Buona settimana a tutti e soprattutto buona visione della SESTA stagione.
Un abbraccio dalla vostra Lady Lara
   
 
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