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Autore: Jashin99    26/09/2016    1 recensioni
Spoiler capitolo 502!
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Cercò di articolare una frase, invece uscirono solo dei rumori sconnessi di rigurgito; infine balbettò: -C-Chi...-.
-Pew.-.
La parete la investì come un treno in corsa, e crollò seduta urlando di dolore, lasciando sul muro una macchia tirata di sangue.
Si sentiva come un burattino senza fili, incapace di muovere altro che non fosse la testa; e anche solo fare quello era straziante.
Ed era bastato uno sputo per ridurla così.
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Ecco come avrei scritto io il capitolo 503, e meno male che non è così!
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Brandish, E.n.d., Lucy Heartphilia, Natsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Mari... perché... questo...-.

Tossì, bagnandosi le labbra di rosso dolore.

Rotolò di lato per poi ansimare al cielo.

Il fiato le pesava, ogni respiro le si bloccava in gola in un grumo di sangue che sembrava doverla uccidere, finché non lo sputava lasciandosi sempre più esanime; e ogni suo sussulto ravvivava la profonda ferita allo stomaco, lancinante come una lama rovente.

Ma non era niente rispetto al dolore sul suo cuore.

Pensavo... di valere qualcosa per te... ma come puoi pensare... che io stessi tradendo il mio...”.

Uno spasmo più forte spezzò i suoi pensieri e li trasformò in urla; tremò, girò gli occhi e si immobilizzò.

Sono morta?”.

Poi una voce di donna.

-Eccoti!-.

Un angelo? No, questa sembra più una strega...”.

-Tu... tu chi...-.

Era faticoso anche solo guardarla, né sentiva quello che le stava dicendo, se non un nome.

-Natsu...-.

Natsu, quel ragazzino che l'aveva salvata.

Quello a cui aveva riattivato il tumore.

Quello che ora lei voleva salvare.

Natsu.




-Natsu!!!-.

Era divertente vederla agitarsi sulla sedia, mentre contemplava la vista del suo amico che aveva fatto a pezzi.

Non l'aveva ucciso, non ancora, aveva aspettato pazientemente che lei si svegliasse per finirlo davanti ai suoi occhi impotenti.

Così avrebbe espiato il suo peccato, lei aveva ucciso la sua amica, ora avrebbe ucciso uno dei suoi.

-No!!! Natsu!!! Ti prego, apri gli occhi!!! Natsu!!! Na-

ZAK

Gli tagliò la gola.

La ragazza ammutolì.

-Oh, povero, povero Natsu...- Tenendogli ancora la testa alta stringendolo per i capelli, si abbassò in modo da appoggiare la guancia alla sua.

-Non sei riuscita a fare niente per aiutarlo, vero? Povero Natsu, che amica inutile che ti sei scelto, eh? Scommetto che ora la odi per la sua totale incapacità, ho ragione?- Gli piegò bruscamente la testa di lato, facendogli scricchiolare il collo.

-Vero che ho ragione???-.

Quella era rimasta immobile, con la bocca spalancata e tra le labbra ancora quel nome.

-Certo che- Si rialzò si spolverò le mani: -se la cara Randi non lo avesse messo fuori gioco, forse la tua inutilità non gli avrebbe nociuto così tanto... mmm, non hai molta fortuna con le amicizie, ragazzina!-.

Ahahah! Com'era bello vederla così! Ma voleva che odiasse, che odiasse Randi, perché non poteva permettere che la amasse, non poteva permettere che qualcun altro amasse la sua Randi!!!

-Con lui sono stata gentile, l'ho tenuto bloccato per quasi tutto il tempo. D'altra parte, lui non aveva colpa, a parte essere mio nemico.-.

Le si avvicinò e le alzò il meno col dito, scrutandola da più vicino.

Oh, forse l'aveva scioccata troppo, non sembrava nemmeno notarla anche se le stava a un palmo di distanza. Peccato, nemmeno piangeva, non leggeva neanche un po' di disperazione nei suoi occhi, davvero davvero un gran peccato.

-...ma non pensare che per te sarà così. Sentirai ogni cosa, ogni singola parte della tua anima scivolare via dalle tue ferite a mano a mano che ti tagliuzzerò, e urlerai pietà, poi mi implorerai di ucciderti subito.-.

-Non sarai accontentata, non finché non lo deciderò io. Questo perché tu sei in mano mia, e quanto vivi e quando muori spetta a me stabilirlo. E tu, mia cara, non vivrai ancora a lungo, ma quello che basta a farti credere che sia troppo.-.

Era abbastanza vicina da appoggiare la fronte alla sua, e premere gli occhi sui suoi.

Ancora niente.

-Tsch!- Si rialzò, non l'aveva neanche sentita gridare che fastidio!!!

Le diede uno schiaffo, sperando di sentire almeno un gemito.

Nulla, nulla, nulla, per quanto la continuasse a colpire nulla!!!

-Va bene!- Alzò il coltello: -Forse questo ti scalderà la voce!-.

Come ogni Spriggan, ed essendo anzi la Principessa della Guerra, conosceva a menadito i punti vitali di una persona, e quelli più dolorosi; dunque evitò cautamente i primi e maciullò i secondi con furiosi colpi di taglio.

Lacerò le clavicole, trapassò le articolazioni temporo-mandibolari, tagliò gli incavi di ginocchia e gomiti, trafisse il plesso solare, lesionò i fianchi, fracassò il coccige, ferì il prolabio, lese le costole, e ancora gli occhi e le orecchie e le cosce e le braccia e le mammelle e poi ogni cosa, le andava bene qualsiasi cosa che la facesse urlare, e lei urlava, gridava, supplicava, latrava come una cagna in calore con una scopa in culo e Dimaria non poteva chiedere niente di meglio che sentirla.

Una cosa la infastidiva, che non chiedesse pietà per sé, ma per il suo amico.

-È morto, troia! È morto morto morto, morto per colpa tua!!! Tu l'hai ucciso come hai fatto con Randi!!!-.

-NO!!! NATSU!!! TI PREGO!!! TI PREGO!!! NATSU!!! ARGH!!!-.

ZAK ZAK ZAK

Rapida e precisa come un barbiere la sminuzzava spruzzandosi addosso sangue e carne, che mai più di prima era fiera di averne i vestiti sporchi.

-MUORIMUORIMUORI!!!-.

Un colpo più forte, e smise di urlare.

Piegò la testa davanti, e Dimaria sorrise.

Randi, ti ho vendicata.”.

BLICK BLICK

Rimase a contemplare il suo operato quasi ipnotizzata dal rumore delle gocce di sangue che colavano dai suoi capelli e dal suo volto sfigurato fino a terra.

Poi, colta da un attacco di risate, le sferrò un calcio in pieno viso che la fece quasi capovolgere; osservò con divertimento il suo capo rimbalzare all'indietro e poi accasciarsi sulla spalla, e si prelibò della sua espressione dormiente che stonava così tanto in quello sfondo rosso da avere un che di artistico.

Ma se ne pentì subito, quella donna non doveva suscitare niente che non fosse disprezzo, perciò doveva fare qualche piccolo ritocco a quella faccina... dunque le si avvicinò e alzò il coltello, pronta a calarglielo tra gli occhi; ma, quando provò a muovere la mano, trovò il braccio rigido come congelato, e così scoprì tutto il corpo.

C-Cosa? È come se... come se qualcuno stesse usando la mia magia!”.

No, non era solo quello, perché la sua mano si aprì in uno spasmo e fece cadere la lama, e così tutto il suo corpo iniziò a tremare, e sudare, e lei a battere i denti.

C-C-Cos'è questa... questa sensazione? Non ho mai provato un gelo simile in vita mia! Cos'è che mi impedisce anche solo di muovermi???”.

Poi capì.

Paura? Io provo paura? Io, la Principessa della Guerra? Io-Io ho paura???”.

Sì, paura, autentico terrore la stava attraversando, più freddo del ghiaccio di Invel e più letale della maledizione di Sua Maestà.

C'era un'aura gigantesca alle sue spalle, di quelle che non aveva mai visto nemmeno tra gli Spriggan, superiore persino a quella di August, e molto, molto più minacciosa, sentiva i suoi occhi sulla pelle, il suo alito sul collo, le sue unghie davanti agli occhi i suoi denti pungerla si voltò e-

Niente.

Non era cambiato niente rispetto a prima.

Dimaria proprio non capiva.

Possibile che mi sia immaginata tutto? Sì, dev'essere l'emozione, ma nessuno ora mi può fermare! E anche se fosse posso ucciderlo quando voglio! Ahahah! Che stupida che sono stata! É stata solo sug-

Le corde.

Le corde.

Non c'erano.

Il ragazzo non era più legato.

Perché non era più legato?

Perché non era più legato?

DOVE CAZZO ERANO FINITE LE CORDE???

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!- Si lanciò ciecamente in avanti spaccando la testa a quel moccioso.

O almeno così quella era l'intenzione.

Nonononononononono!!! NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”.

I frammenti della lama luccicavano in aria come fiocchi di neve al sole, mentre il manico scottò tanto da costringerla a mollarlo e, caduto a terra, fuse anche il pavimento.

Impossibile!!! Ho fermato il tempo!!! Come può la sua magia essere ancora attiva???”.

Indietreggiò, spinta da un irrefrenabile impulso di fuggire via, e fece bene, perché l'aria attorno al ragazzo prese fuoco.

-Ah!- Cadde per lo spavento finendo seduta, e vide con orrore le vampate avvicinarlesi. Cercò di strisciare via, ma quello che vide la raggelò.

Il ragazzo si era alzato, o meglio, l'istante prima era seduto e quello dopo era in piedi, solo che alle sue spalle c'era ancora l'immagine di lui seduto, avvolto dal fuoco, era come se ci fossero due foto sovrapposte nella dimensione immobile del tempo.

E ancora, si mosse verso di lei e contemporaneamente rimase immobile, portandosi dietro quelle fiamme che bruciavano l'aria, no, bruciavano la dimensione, la sua dimensione!

E d'un tratto le presero i piedi, le gambe, il corpo e tutto quanto, ma senza ferirla e poi si dissolsero, lasciandosi dietro il fumo del tempo.

Ora ce n'era uno, uno solo, ma più spaventoso di tutti gli altri messi insieme, le sue braccia erano nere, le sue guance macchiate di scuro, gli occhi chiusi come se stesse dormendo, la bocca schiusa che mostrava due file di denti aguzzi come quelli di una bestia, i folti capelli tra il vermiglio e lo scarlatto e il viso piegato in basso, così che quando avrebbe aperto gli occhi avrebbe visto lei per prima.

Il suo aspetto era forse più strano che inquietante, ma osservare come sembrava rilassato in mezzo al fuoco che lo avvolgeva avrebbe terrorizzato il guerriero più coraggioso.

E fino a quel momento Dimaria era stata convinta di esserlo.

Poi, infine, sollevò le palpebre; e capì di essere condannata.

Erano rosse, di un rosso più acceso del fuoco, eppure la guardavano con scarso interesse, quasi con noia, e allo stesso modo si spostavano, lentamente, da una parte all'altra della stanza; ma non celavano una certa asprezza che sfumava in potenziale crudeltà, come se reputasse lei, il pavimento e la troia dietro allo stesso infimo livello.

Erano gli stessi occhi che aveva visto a Sua Maestà la prima volta che l'aveva incontrato, quando aveva sterminato il suo popolo. E ora erano volti su di lei.

Cercò di articolare una frase, invece uscirono solo dei rumori sconnessi di rigurgito; infine balbettò: -C-Chi...-.

-Pew.-.

La parete la investì come un treno in corsa, e crollò seduta urlando di dolore, lasciando sul muro una macchia tirata di sangue.

Si sentiva come un burattino senza fili, incapace di muovere altro che non fosse la testa; e anche solo fare quello era straziante.

Ed era bastato uno sputo per ridurla così.

-As...petta...-.

Il ragazzo le si avvicinò camminando con calma, la stessa con cui l'aveva spazzata via appena l'attimo prima.

-Fer... ugh... mati...-.

Si fermò di fianco alla ragazza, guardandola con gli stessi occhi stanchi; poi tornò a lei e la puntò con l'indice.

-No...- Voleva gridare, voleva scappare, voleva fare qualsiasi cosa, invece riusciva a malapena a mantenere i sensi e a sopportare il dilanio che ora era il suo corpo.

Il ragazzo alzò le dita e lei si sollevò da terra, stretta da una morsa invisibile al collo che iniziò a soffocarla.

-Blugh! Argh! Non farl- Annaspò in cerca di aria, invece si sentì strozzare di più; riuscendo appena a socchiudere le palpebre, vide con orrore che il ragazzo stringeva tra le mani una sfera di fuoco.

Ah...ah!!! No!!! No!!! Ti prego, no!!!”.

-Aspetta! Aspetta!!!-.

Piegò la mano per lanciare e tutto quello che Dimaria riuscì a fare fu ripetere morbosamente quella parola, mentre una vaga idea di salvezza si faceva strada sulla sua mente.

-AspettaASPETTAaspettaaspettaaspettaASPETTAaspettaaspettaaspettaaspettaASPETTA

aspettaASPETTAaspettaASPETTAaspettaaspettaaspettaaspettaaspettaASPETTA!!!-.

Lui aspettò, allentò la morsa, e lei poté gridare euforica: -La tua amica è ancora viva!!! E io sono l'unica che può salvarla!!!-.

-Prego?-.

Dimaria fece una risata isterica, stava funzionando, incredibile ma vero quella mocciosa ora era la sua chance!

-Esattamente come ho detto! Le sue ferite sono gravi, ma se blocco il suo tempo potrai guarirla con tutta calma!!! Proprio così, non puoi uccidermi, o morirà anche lei!!! Ahahah!!!-.

Già, non può uccidermi!!! Non può farmi niente!!! Sono salva!!! Quella dannata è la mia ancora di salvezza!!! Il mio scudo indistruttibile!!! Sono-

PUM

Co

sa

?
Ecco, ora è morta.

disse lui

abbassando il piede

la sua ancora il suo scudo si era spiaccicato

alla parete con un disinvolto calcio laterale

e ora giaceva completamente scomposta a terra

Cosa COSA cosa cosa cosa COSA cosa cosa cosa cosa COSA cosa COSA cosa COSA

cosa cosa cosa cosa cosa

COSA???

-Che faccia buffa che fai. Vabbeh, se non c'è altro...-.

Come vide il fuoco riaccendersi tra le sue dita i suoi pensieri ripartirono di colpo e si sentì urlare a squarciagola: -Era tua amica no???-.

-Eh?- Fece quello piegando la testa: -Sul serio?-.

Non fingeva, era davvero stupito, e poi si grattò la ferita al collo come se gli prudesse. Come se gli prudesse e basta.

-Che fastidio però... quel coltello era un po' smussato per i miei gusti...-.

Sm...smussato? Il... coltello?”.

Ma allora... perché?

Perché la strangolava in quel modo???

Lo disse ad alta voce senza rendersene conto, se ne accorse solo quando lui le rispose indicandola con indice e medio uniti: -Manchi di stile.-.

-

Come?

-Totalmente. Sei una vergogna per gli occhi, mi sembra di vedere un bambino con in mano delle forbici.-.

Dimaria boccheggiò, stavolta non per l'aria che le mancava, non per il dolore, nemmeno per l'incredulità, ma per la rassegnazione.

Non c'era verso che quel pazzo potesse risparmiarla ormai.

-Ci vuole stile in tutto, specialmente in quello che ti piace fare. Infliggere dolore è il mio passatempo quotidiano, e sentire come lo rovini è in sé una gran tortura, non posso proprio sopportarlo.-.

-Ti faccio un esempio.-.

Agitò le due dita e Dimaria guardò con scarso interesse la sua mano alzarsi verso di lui.

-Ci sono due modi di spezzare un dito. Quello buono e il tuo. Questo è il tuo.-.

Il mignolo le si piegò pericolosamente all'indietro.

No non-

CRACK

-AH!!!-.

-Questo invece è il mio.-.

Stavolta fu il polpastrello dell'anulare a torcersi, poi una volta rotto toccò alla falange intermedia, e infine alla prima falange.

SCROK SCROK SCROK

-ARGH!!!-.

-Ecco, hai capito la differenza? Devi dare il climax, donna! Oh, il tuo dito sembra una chiocciola, non trovi! Uhm, mi sembri un po' scettica, meglio che te lo rispiego. Ah, che pazienza!-.

CRACK CRACK CRACK CRACK CRACK CRACK...

Un taglio una pugnalata uno squarcio uno smembramento, ogni osso rotto era un aumento di livello e un incentivo a urlare più forte.

Si era sempre considerata la più abile combattente con le mani degli Spriggan, adesso avrebbe pagato oro per non averle mai avute; comunque non le sarebbe servito a molto, perché passò presto alle dita dei piedi, poi alle piante, poi alle gambe e via così a risalire.

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!! BASTA!!! BASTA TI PREGO!!!-.

-“Basta, basta ti prego”? Sei una delusione, si lamentava meno l'altra donna. Beh, la stava torturando una dilettante...-.

L'altra donna, intendeva quella ragazza, e aveva ragione, in neanche due minuti l'aveva raggiunta e superata quella macchia informe sul pavimento, lei, la grande Dimaria Chronos Yesta, la Principessa della Guerra, la Valchiria, e un sacco di altri appellativi di cui solo uno si meritava.

Verme.

La verità che non aveva avuto il coraggio di ammettere a sé stessa ora le appariva lampante come la sua morte ormai vicina.

La verità era che si era resa conto della sua rabbia troppo tardi; la verità era che non aveva potuto credere a ciò che aveva fatto, e dunque si era sfogata con quella ragazza, la cui unica colpa era essere stata, pur nemica, un'amica migliore per Randi di quanto non lo fosse mai stata lei; la verità era che quell' “Era tua amica no???” non si riferiva al ragazzo, ma a lei.

Ah, forse una fine del genere non era così male. Non sarebbe mancata a nessuno, comunque.

-Mmm... vediamo la mia mira com'è...-.

Il ragazzo alzò il braccio, creando un'altra sfera che lanciò contro di lei.

Dimaria chiuse gli occhi.

Randi...”.




-Pa...pà? M-Mamma?-.

-Cosa fate? P-Perché non vi rialzate?-.

Dimaria indietreggiò, allontanandosi dai corpi esamini dei genitori.

Ma attorno a lei ce n'erano così tanti che se con un passo si allontanava da uno era di due passi più vicina a un altro.

-Zia... zio... fratellino... perché siete tutti a terra?-.

-Ora capisco.-.

Dimaria fu scossa da un brivido gelido che le fece accaponare la pelle; d'un tratto tutto era come sparito, era rimasta solo lei e quel ragazzo dagli occhi rossi che la fissava intensamente.

-Tu sei la reincarnazione della dea. Se sei riuscita a sopravvivere, allora le voci su di lei sono vere...-.

La...reincarnazione? Ma cosa stava dicendo? P-Perché la guardava in quel modo?

Mamma! Ho paura, mamma! Dove sei???”.

Il ragazzo unì i pugni in maniera strana, tenendo alzate alcune dita.

-Devi capire che non c'è nulla di personale. È solo sopravvivenza, bambina.-.

Dimaria si mise in ginocchio, tenendosi la testa tra le mani e piangendo.

Perché non succedeva nulla? Di solito quando piangeva la mamma l'abbracciava, perché adesso non lo faceva? Dov'era sua mamma???

-Maestà.-.

Mamma!” Dimaria rialzò il viso, ma non era lei. Era una bambina più o meno della sua età, dai capelli verde acqua e lo sguardo stizzito.

Eppure ai suoi occhi splendeva come un sole.

-Se la scena ti impressiona ti consiglio di allontanarsi.- Disse calmo il ragazzo.

-Non è questo, Maestà. È solo che non capisco bene... se adesso la uccide la dea si reincarnerà da qualche parte no?-.

-Non c'è più nessuno in cui possa farlo.-.

-Sì, ma se si sbagliasse sarebbe davvero una scocciatura, non le pare? Non sarebbe più saggio tenere questa mocciosa con noi e usarla come arma?-.

Il ragazzo aggrottò la fronte, le puntava ancora i pugni e i suoi occhi continuavano a terrorizzarla ma sembrava vacillante.

-È un pericolo per la mia vita.-.

-Ma non diceva ieri che gli Spriggan lo sono tutti?-.

Fino ad allora Dimaria era rimasta immobile con il batticuore, si era persino dimenticata della madre, l'unica cosa che capiva era che quella bambina le stava salvando la vita.

E quando il ragazzo smise di minacciarla ma si spostò proprio su di lei ebbe un sobbalzo.

-Hai ragione, e forse dovrei eliminare anche te...-.

La bambina trasalì e sbiancò in viso, poi qualcuno gridò: -NON LO FARE!!!-.

I due si voltarono di nuovo verso di lei, perché era stata proprio lei a urlare; ora era schizzata davanti alla bambina e aveva alzato le braccia a croce per difenderla.

-Ehi, ma che...-.

Dimaria singhiozzava e non la sentiva, non sentiva la sua mente domandarle perché lo stesse facendo, non sentiva il suo corpo che la supplicava di correre via. Semplicemente, sentiva solo l'impulso di proteggere quella bambina.

-TI PREGO, FARÒ CIÒ CHE VUOI!!! PERÒ NON FARLE DEL MALE!!!-.

Si fermò ad ansimare, e vide con sgomento il ragazzo abbassare le mani e sorridere.

-Se non altro per interesse vi lascerò vivere entrambe. Dunque devo considerare le tue azioni come un'asenso a unirti agli Spriggan, bambina?-.

Dimaria annuì, anche se non sapeva a cosa, l'importante era che erano entrambe salve.

Il ragazzo alzò i tacchi e le lasciò sole; Dimaria si voltò verso l'altra e vide che la guardava arrabbiata.

-Cosa credevi di fare? Le persone come te le odio! Credi che non sarei riuscita a cavarmela da sola???-.

-Ma...-.

-Tsch!- Deviò lo sguardo di lato, borbottando qualcosa che a Dimaria sembrò un ringraziamento, e se ne andò anche lei.

-Aspetta! Dimmi il tuo nome!-.

La bambina si fermò, facendo ondeggiare i capelli a caschetto, e si voltò di profilo, in modo che vedesse brillare controluce un occhio smeraldino e una smorfia appena accennante a un sorriso.

-Mi chiamo Brandish.- E uscì dalla casa.

-Brandish...- Ripeté incantata: -...Randi... ah! Aspettami!- Così, sorriso in volto, si precipitò a seguirla, lasciando lì i cadaveri della sua famiglia che ancora urlavano di terrore con loro labbra orribilmente digrignate.




So che non puoi perdonarmi... ma almeno... spero di riuscire a scorgerti almeno una volta da dove sto per finire...”.

Sorrise, aspettò il dolore, e venne, ma diverso da come si aspettava.

Pensava che avrebbe sentito una cannonata, e invece era come un proiettile che la colpiva alla pancia.

Un piccolo proiettile.

-Ah!- Riaprì gli occhi di scatto senza capire, poi la vide.

Ferita, ansimante, il braccio alzato verso di lei, ma ancora viva.

Viva.

-Uhm, e tu chi sare-.

Il ragazzo si bloccò e ruotò un poco il capo, socchiudendo occhi e bocca in un sorriso serpentino: -Beh, nessuno che valga la pena ricordare.-.

-Sei... proprio tu... Natsu?- Chiese tra pesanti sospiri.

-E chi altri-

SWISH

-dovrei essere?-.

Dimaria spalancò la bocca in un grido d'orrore.

-RANDI!!!-.

Più veloce del tempo, il ragazzo si era spostato alle spalle di Brandish e le aveva messo una mano sulla spalla.

-Co-

SLAM
In un attimo era volata al suo fianco
e il ragazzo le si era avventato addosso.

-As- Non finì neppure la parola che ricevette un pugno tra i denti, poi una ginocchiata sullo stomaco che la fece piegare in avanti, allora lui la colpì alla nuca con una gomitata e continuò così, lasciandosi dietro rumore di carne pestata e schizzi di sangue.

-No!!! Randi!!! RANDI!!!-.

-Ho come l'impressione che non devo lasciarti il tempo di reagire, qualcosa riguardo ai miei organi che esplodono.- Alzò un pugno che si infiammò: -Dunque con te la farò finita subito.-.

-NO!!! FERMATI!!! FERMATI!!!- Dimaria scalciò, batté i pugni, si dimenò in ogni modo per liberarsi, ma era inutile, totalmente inutile, e anzi ricominciava a non respirare.

Maledizione!!! E io sarei una dea??? Non riesco nemmeno a proteggere la mia unica amica!!!”. “No!!! Mi rifiuto di crederlo!!!”.

Puntò i piedi sul muro e flesse le gambe, pronta a lanciarsi.

Che importa se morirò??? Farò di tutto per salvarti Randi!!!”.

E saltò.

Sentì qualcosa spezzarsi in gola, anzi, la gola stessa spezzarsi, poi l'impatto con qualcosa di solido e infine col pavimento.

Rimase lì, immobilizzata, incapace di guardare altro che non fosse il soffitto e di respirare, sentendo il fiato mancarle sempre di più a ogni attimo, e una paura montarle da dentro di non essere riuscita a farcela in tempo.

Tempo.

Lei che perdeva col tempo, che paradosso.

Spalancò la bocca cercando aria, ma non riuscì a tenerla in gola, si sentì i polmoni bruciare e lottò con tutta sé stessa per non svenire.

Finché il tocco soffice di un dito al collo non la fece sussultare e prendere tutto l'ossigeno che si trovò attorno, riuscendo finalmente a mandarlo giù.

-Anf, anf, anf...- Così era ridotta, imperlata di sudore e appena consapevole di stare respirando, ma ancora quel polpastrello le solleticava la gola provocandole un'ondata di piacere in tutto il corpo, e forse fu quella a mantenerla cosciente.

Perché sapeva di chi era quel dito, e sapeva chi l'aveva salvata.

Ma il sollievo si tramutò nuovamente in orrore quando vide la sagoma del ragazzo campeggiare su di lei con due occhi di fuoco.

-Stronzastronzastronza!!! Mi hai fatto male lo sai??? Ma non è niente... non è niente rispetto a quello che hai fatto a lei!!! Brucia all'inferno, puttana!!!-.

Heh, tu guarda l'ironia della sorte. Era tornato tutto come all'inizio, con l'unica differenza che ora era lui ad avere il pugnale e lei il filo della lama sul collo.

Ma quella lama di fiamme avrebbe colpito anche Randi, e questo non poteva permetterlo.

Rotolò sul fianco in modo da vederla, bella anche nel sangue che la ricopriva, e si distese sopra di lei.

-Non potrai mai accettare le mie scuse- Sussurrò: -ma almeno permettimi di porgertele in questo modo...-.

Si serrò su di lei, pronta a proteggere ogni centimetro del suo corpo, e chiuse gli occhi aspettando il bruciore fatale.

Invece passarono i secondi e niente, se non un gemito dall'alto che alla fine la fece sbirciare.

Il ragazzo teneva ancora il pugno alto e un'espressione infuriata nel viso, ma con la coda dell'occhio spiava dietro di sé; attorno al suo petto si avviluppavano due braccia sottili, le scorgeva candide sotto gli strati di ferite incrostate, le cui mani stringevano i suoi pettorali.

E un ciuffo di capelli biondi gli spuntava da dietro il collo, dove la ragazza aveva appoggiato la fronte.

-Ti prego, fermati Natsu.-.

-Lu...cy...-.

-Ti prego- Ripeté, la voce interrotta dai singhiozzi: -non c'è bisogno che faccia questo. Per favore, Natsu, tu non sei così! Tu non sei... tu non sei...-.

-Ti prego, smettila, Natsu!!!-.

Dopo quell'urlo, calò il silenzio; interminabili istanti si succedettero davanti agli occhi immobili di Dimaria, finché non vide Natsu abbassare il pugno e scoppiare in lacrime.

-Sei ancora... credevo di... Lucy!!!-.

Si inginocchiò, e lei con lui.

-Scusami! Scusami, scusami, scusami Lucy!!! Ho fatto una cosa imperdonabile!!! Pensavo di averti uccisa!!!-.

-Va tutto bene.- Pianse lei: -Va tutto bene, Natsu. Va tutto bene.-.

Già, andava tutto bene. Non se lo sarebbe mai immaginato nemmeno nei suoi sogni più remoti, ma di loro quattro nessuno era morto.

Va tutto bene, Randi.” Pensò anche lei prima di chiudere gli occhi.

Va tutto bene...”.




Aveva caldo, tanto caldo, così caldo che le bruciava la pelle.

Dimaria rinvenne di colpo, tutto era annebbiato e confuso, eccetto per la persona davanti a lei.

Quella non l'avrebbe mai scambiata per nessun altro.

-R-Randi?-.

I vestiti quasi assenti ma eleganti, la posa dritta, il cipiglio in volto: era proprio la ragazza che conosceva.

-Dove siamo?-.

-Lontano. Molto lontano.-.

Ah, ecco. Quel tono arido era proprio quello che si aspettava da lei, anche se in cuor suo aveva sperato... no, non era riuscita nemmeno per un istante a farsi qualche illusione.

-Con te hai provviste per una settimana; a sei giorni di cammino da qui troverai una città.-.

-Una città? Ma che... che dici...-.

-Non so dirti in che direzione è, non l'ho chiesto. Ti auguro buona fortuna, davvero, Mari.-.

Dimaria fece per raggiungerla, ma inciampò e finì faccia sulla sabbia.

-Urgh! Randi! Aspetta! Cos'è successo???-.

Brandish chiuse gli occhi qualche secondo prima di risponderle: -Abbiamo perso purtroppo. Gli altri di noi, quelli che sono sopravvissuti, sono in carcere a vita. Tu invece potrai rifartene una, Dimaria. Consideralo un mio ringraziamento. Addio.-.

Si voltò e si incamminò, lasciando dei piccoli buchi sulla rena.

-Brandish!- La chiamò disperata: -Aspetta! Brandish! Brandish!!!-.

Si mise in ginocchio per gattonarle dietro, ma si allontanava molto, troppo velocemente.

-Ti prego!!! Brandish, ti prego!!! Tu sei la mia unica amica!!!-.

-Ti prego!!!-.

Brandish non si fermò, non la guardò, non diede cenno nemmeno di averla sentita.

-Ti prego...-.

Infine scomparve dalla sua vista.

Dimaria si accovacciò su sé stessa e si fece travolgere da un'amarezza che solo allora si rese conto di possedere, e pianse, forse per la prima volta dopo la morte della sua famiglia pianse di autentico dolore.

Io... cosa sono... ora? Cosa è... rimasto... di me... se tu non ci sei più?”.

Però... io lo capisco... io lo capisco... e lo accetto... perciò... perciò addio... Brandish...”.

Grazie.”.




Si appoggiò sullo sportello dell'aereo, tirando un profondo respiro.

Addio, Mari.”.

-Le hai mentito.- Le fece notare Lucy, sopraggiungendole alle spalle.

Brandish la guardò, con suo sollievo sembrava guarire di una benda ogni volta che la vedeva.

-Sai dov'è la città.-.

Lei annuì gravemente.

-È dalla parte opposta da dove mi sono allontanata. Se cercherà di seguirmi, morirà. Se accetterà di lasciarmi andare, sarà libera.-.

Lucy le sorrise con fare quasi consolatorio.

-Le volevi bene, eh?-.

Scosse la testa.

-No, affatto. Forse non se lo poteva ammettere, ma lo sapeva anche lei.-.

Guardò fuori dal finestrino, osservando le nuvole sfrecciare via verso dove c'era quella che era stata la sua prima amica.

-Noi due, alla fine, non ci siamo mai sopportate.-.


Angolo dell'autore

Uhm... cosa avrò voluto dire con questa storia? Forse che sono un poco sadico? Forse che mi annoio? Forse che dovevo farla uscire la settimana scorsa e sicuramente non a quest'ora?

Sì, probabilmente è l'ultima.

Vabbeh, ci sto prendendo la mano a fare questo tipo di storie (almeno spero), perciò chissà che in futuro...

Alla prossima XP!

   
 
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