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Autore: Imbranata09    27/09/2016    9 recensioni
Dal capitolo 1^
Ho sempre creduto al colpo di fulmine. Quello che ti fa scoprire innamorata di una persona in pochi istanti. In quel momento in cui gli occhi di due innamorati si incontrano e non esiste più nulla intorno a loro. Non ci sono i problemi di lavoro, i colleghi impiccioni, i figli che strepitano per essere ascoltati, le bollette da pagare, … non esiste niente se non la persona amata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap. 21°
"Ricominciare daccapo"

 
Grazie a tutte per le recensioni. Sono contenta che il precedente capitolo vi sia piaciuto e, sostanzialmente, crediamo tutte che Edward sia un cretino! Ma abbiate pazienza: saprà riscattarsi!
Ed anche per questo capitolo,che è il mio preferito, vorrei conoscere la vostra opinione!

Pov Bella

Marzo 2015


A metà marzo la primavera è già esplosa a San Francisco. Ovunque, i colori sono vivaci e l’odore del mare, quell’odore salmastre, si sente un po’ ovunque.

Il ponte immenso e rosso, il tram su rotaia, la baia bellissima, soprattutto,  illuminata di notte e il saliscendi delle strade costeggiate da case di stile vittoriano mi hanno fatto innamorare di questa città, sicuramente lontana anni luce dalla mia Londra. A tratti dà l’idea di una piccola cittadina. Non ho visto molto di questo vasto paese che è l’America ma, penso, non ci possa essere città più europea di questa.

Non era in programma che mi trasferissi in California.

La sera che sono andata via da casa di Edward mi sono recata in aeroporto con l’intenzione di prendere il primo volto in partenza per Londra. Purtroppo, sulla mia carta di credito la disponibilità residua era di meno di 100 dollari. In tutti i mesi che ho trascorso a Boston non ho chiesto un solo centesimo al mio ex marito. Né lui si è mai preoccupato di chiedere se avessi bisogno di denaro. Già erano tanti le cattiverie che mi venivano rivolte. Non volevo aggiungere anche quella di sfruttarlo economicamente.

Così, quella sera, ho chiamato mio fratello spiegando quello che era successo e della mia necessità che mi ricaricasse la mia carta. Che avevo intenzione di tornare a casa e che mi serviva i soldi per il biglietto. Avrei restituito quanto prima.
Purtroppo nel giro di poco più di un’ora si sono avvicendate diverse telefonate ed ognuna mi ha fatto male. Mio fratello, le mie amiche, i miei genitori. Tutti a dirmi che sapevano come sarebbe andata a finire. Tutti si sono sentiti in dovere di  farmi ramanzine sul mio comportamento, tutti a dirmi che dovevo assumermi le mie responsabilità.

E lì, in quell’atrio dell’aeroporto, sola e con le valige contenenti tutti i miei averi, non ci ho visto più. Nessuno mi ha chiesto come stessi. Nessuno si è preoccupato di informarsi se stavo affrontando quella situazione da sola oppure avevo l’appoggio di qualche amico. Anche semplicemente a tenermi compagnia in attesa della partenza.

Ho semplicemente staccato il telefono e mi sono seduta su una poltroncina con i miei bagagli al seguito.

Sono rimasta tutta la notte a riflettere. In quel momento ero, di fatto, sola e come tale mi sentivo. Non avevo nessuno da chiamare e non volevo tornare indietro. Anche Edward aveva provato a contattarmi diversi volte ma avevo sempre staccato la chiamata.
Il mio cervello viaggiava a mille. Penso di essere riuscita ad elaborare più concetti contemporaneamente.

Ero in America ma il mio permesso di soggiorno mi permetteva di rimanere lì solo perché sposata ad un cittadino americano. Non potevo neanche trovarmi un lavoro che mi permettesse di mantenermi. D’altro canto madame Leblanc, che avevo contattato alcuni giorni prima, mi aveva chiaramente fatto intendere che, qualora fossi tornata a Londra,  non mi avrebbe ridato il mio precedente impiego. Si è impegnata solo a farmi avere delle referenze che, finora, non mi sono servite a nulla!

Nel giro di pochi mesi avevo perso tutte le mie sicurezze: famiglia, amici, lavoro, amore. Non riuscivo neanche a piangere. Forse, perché non riuscivo a decidere per cosa piangere prima.

Non so come abbia fatto Emmet a trovarmi. So che, ad un certo punto, ho voltato lo sguardo alla mia destra e l’ho trovato seduto accanto a me che mi fissava preoccupato. È stato in quel momento che le lacrime hanno cominciato a scendere copiose e non riuscivo a fermarle. Emmet mi ha stretto a se e mi ha fatto sentire, per pochi istanti, nuovamente al sicuro.
Qualche tempo dopo mi ha detto che aveva ricevuto un sms da Edward preoccupato nel non sapere che fine avessi fatto e che era stato parecchio tempo seduto accanto a me prima che me ne accorgessi. Anche Esme ed Alice lo avevano contattato, preoccupate, quando ho smesso di rispondere alle loro telefonate ed ha capito di dover venire immediatamente alla mia ricerca. Fortunatamente era a Boston per firmare gli ultimi incartamenti del divorzio.

Emmet non mi ha fatto domande, né mi ha colpevolizzato. Mi ha messo davanti ad una scelta. Mi avrebbe pagato il biglietto per Londra, se era mia intenzione tornare a casa, oppure seguirlo a San Francisco.

E così ho fatto.  Mi ha accolto in casa sua e mi ha aiutato con i documenti per poter lavorare. Mi ha aiutato anche economicamente. Senza chiedermi niente. Mi ha messo a disposizione tutto ciò che era in suo possesso. Si è occupato di me come un vero fratello. Mi ha fatto conoscere i suoi nuovi amici e mi ha aiutato ad integrarmi nella nuova città.

Non sono riuscita a trovare lavoro nel settore per cui ho studiato. D'altronde si è sempre detto che l’arte e la cultura non pagano!
Sempre Emmet mi ha presentato ad un suo amico che ha un ristorante extra lusso e, anche senza esperienza, mi ha assunto come cameriera di sala. Lo stipendio è buono e lavorando su turni ho la possibilità di cercare anche qualcosa di meglio, nel mio settore.

Non so se tornerò a Londra. Per adesso sto bene in questa città. Vivo con Emmet anche se ci vediamo poco. Ho insistito per pagare la mia parte di affitto ma preferisce che metta da parte i soldi per raggranellare un gruzzoletto e decidere cosa fare della mia vita.
Anche lui, a San Francisco, ha ricominciato una nuova vita. Lavora come consulente legale per una importante società finanziaria ed ha una relazione sentimentale seria con la figlia del proprietario. Mi ha detto che per parecchio non ha saputo chi fosse. Kate, così si chiama la sua ragazza, lavora per la sua stessa azienda e nessuno gli aveva mai detto che era la figlia del capo!

Me l’ha presentata e non penso di esserle rimasta simpatica! Come non penso che abbia reagito bene al fatto che vivo con il suo ragazzo.
In compenso, lui è felice. Sicuramente la sua famiglia gli manca. Eppure qui è sereno. La lontananza gli sta facendo bene. Ed è riuscito a rigenerarsi.

Ed è proprio per questo motivo che questa mattina mi trovo in un bistrot carino con vista sulla baia. Voglio chiarire la questione “Kate” perché voglio il meglio per Emmet e voglio far capire alla sua ragazza che non sarò mai d’intralcio nella loro relazione. Emmet ha già sofferto troppo nella sua vita ed è giunta l’ora che anche per lui la ruota giri.

Sono in anticipo e questo mi permette di riflettere sulla mia vita.

Edward mi manca come potrebbe mancare l’acqua ad un pesce. Mi manca tutto di lui. Le nostre chiacchierate mai banali, mi manca vederlo sorridere, anche se negli ultimi tempi lo faceva poco. Mi manca sentirlo ridere in giro per casa e mi mancano i suoi abbracci, sempre calorosi. Ogni volta che ripenso ai pochi ma bei momenti passati insieme un gruppo si forma sempre alla gola.
Non l’ho più sentito. Accendo di rado il mio vecchio smartphone con il numero che tutti conoscevano. Ed ogni volta trovo un suo tentativo di chiamata. In questi mesi ho inviato solo una mail per sapere se aveva mandato avanti i documenti del divorzio e fornirgli il nome del mio legale. Su consiglio di Emmet ho scelto un suo collega di Boston. Ma lui non ha mai risposto alla mia mail.

Le mie riflessioni si interrompono quando vedo arrivare Kate. Ha un passo ed uno sguardo molto severo.  Mi alzo per salutarla anche se è  guardinga. Ordiniamo una colazione abbondante e parliamo del più e del meno. La conversazione stenta a decollare e penso sia meglio affrontare subito il motivo dell’incontro.

“Kate, sicuramente hai immaginato il motivo per cui ti ho chiesto di incontrarci“ la fisso e lei fa altrettanto.
“In effetti … “ lascio il mio bicchiere, mi pulisco con il tovagliolo e prendo un grosso sospiro.
“Ok. Ti chiedo solo di lasciarmi parlare. Poi, potrai dirmi tutto quello che pensi“ annuisce e si siede comoda.
“Kate,  tengo molto ad Emmet. Non nel senso che starai immaginando, ma per vero affetto fraterno e non voglio che abbia altre delusioni dalla vita. So che ti ha raccontato di Rosalie, della sua famiglia e dei problemi con la Cullen Limited e con le accuse del fratello. Ma, per tutelarmi, non ti ha raccontato la mia storia e, credo, tu ti sia fatta un’idea sbagliata della nostra amicizia“ mi fissa e annuisce.
“Cosa penseresti dell’uomo che dice di amarti ma che vive, si confida ed ha un rapporto molto stretto con un’altra donna? “ rifletto ed ha ragione.
“Arriverei alla tua stessa conclusione! “  Dopo un momento di silenzio comincio a parlare.
“In realtà Emmet è mio cognato. Non so ancora per quanto tempo o se lo sono ancora, ma sono la moglie di Edward“  mi guarda  con gli occhi spalancati.
“Edward Cullen sposato? Ma scherzi! Se lo considerano l’uomo più ambito dello stato! Non è mai trapelato nulla sui giornali! “ sorrido e racconto la mia storia.
“Ci siamo conosciuti l’anno scorso  a Londra, la mia città natale. Una sera, era tardi, durante un suo viaggio di lavoro venne nella galleria in cui lavoravo. Avevamo già chiuso ed ero sola in ufficio. Comunque, lo feci entrare e da li è nata la nostra storia. Quella sera stessa andammo a cena insieme. La scusa era di ringraziarmi per essere rimasta al lavoro malgrado il mio orario fosse già finito. In realtà non avevamo voglia di lasciarci! Lui rimase a Londra per 5 giorni e ci vedemmo tutti i giorni. È stato il classico colpo di fulmine. Quando ritornò a Boston ci sentivamo in ogni momento della giornata e di notte. Lunghe mail, skype,…. Le solite cose insomma! Non c’era giorno che non mi faceva recapitare un suo pensiero: dai mazzi di fiori alla semplice colazione con i muffin del mio bistrot preferito“ mentre parlo ricordo con nostalgia quei momenti magici che ho vissuto e faccio fatica a trattenere le lacrime. Kate se ne accorge e mi sorride gentile. Forse, è la prima volta che le riesce con me.
“Quindi vi siete innamorati. Ma quando vi siete sposati? “ è curiosa.
“Andammo avanti in questo modo per 5  mesi. Edward veniva a Londra almeno spesso, a volte anche per passare una sola notte insieme. Ma stavamo male nel vivere la nostra storia e migliaia di kilometri l’uno dall’altra e a giugno di l’anno mi chiese di sposarlo. Lo abbiamo fatto ad agosto a Londra. Oltre noi, c’erano solo i bodyguard!” adesso, nel ricordare quel momento, non riesco più a trattenere le lacrime e, gentilmente, Kate mi passa un fazzolettino. Continuo il racconto.
“Non era presente nessuno, solo le sue guardie del corpo che ci fecero anche da testimoni. I miei familiari erano contrari ad un matrimonio così affrettato ed i suoi non ne sapevano niente. Tra l’altro era venuto fuori che la mia coinquilina era sua cugina – vado avanti nel racconto. Del mio arrivo a Boston, dei problemi  di Erin, della sua famiglia, del comportamento di Edward.
“… era come se Edward avesse due vite distinte: quella pubblica di cui io non facevo parte e quella strettamente privata, formata solo da noi due, che si consumava in camera da letto o, al massimo, in qualche piccolo ristorante lontano da Boston e da occhi indiscreti“ mi fissa non capendomi.
“Che vuoi dire? “
“Pur essendo sua moglie non facevo parte della sua vita. Se aveva un impegno pubblico andava solo o accompagnato dalla sua assistente o dalla sorella. In 4 mesi mi ha portato a cena fuori solo 3 volte e sempre ha scelto ristoranti fuori Boston e poco frequentati. E’ stata la colf a farmi conoscere la città. Indicarmi a quale coiffeur rivolgermi o quale palestra frequentare. Ed uscivo con Emmet, a volte,  per svagarmi” e neanche questa volta la lacrima riesco a trattenerla.
“Le uniche persone ospitali con me furono Emmet e i genitori di Alice. Per tutti gli altri ero un’arrampicatrice sociale che aveva fatto il colpo della sua vita. E per tutti non intendo solo la sua famiglia, ma anche il personale di servizio e le sue guardie del corpo. Non avevo amici a Boston, non mi aveva presentato a nessuno. Passavo le giornate da sola, in casa e nessuno mi rivolgeva mai la parola”– mi guarda triste.
“Bella, non ne sapevo niente. Hai ragione, Emmet non mi ha detto nulla di te“mi sorprende il gesto di Kate: allunga la mano sulla mia e mi accarezza.
“Malgrado tutte le dicerie non ho mai preso un solo dollaro di Edward. Non ha mai aperto un conto per me, né intestato una carta di credito. Potevo utilizzare la sua e doveva confermare, anche telefonicamente, il mio utilizzo. La sera che sono andata via di casa avevo in tutto 100 $. Avevo dato fondo a tutti i miei risparmi in 4 mesi! Ero all’aeroporto e non sapevo come pagare il biglietto aereo per Londra. Chiesi aiuto ai miei familiari che non vollero sentire nulla di quello che mi stava accadendo.  Avevo chiamato anche al mio precedente datore di lavoro per chiedergli se era disponibile ad aiutarmi, ma aveva assunto un’altra persona. Non conoscevo nessuno a Boston. I genitori di Alice, erano in vacanza. Ero seduta ad una poltroncina della sala d’attesa dell’aeroporto quando è venuto Emmet a recuperarmi! – sorrido ripensando a quel momento.
“È stato quando venne a Boston per definire il divorzio di Rosalie? “ annuisco.
“Si, stava tornando a San Francisco quando ha ricevuto un sms di Edward che non sapeva dove fossi. Parlammo seduti al bar. Raccontai quello che era successo e lui mi raccontò della sua nuova vita e di te, Kate! Quando annunciarono il suo volo, mi fece scegliere: mi avrebbe pagato il volo per Londra oppure potevo seguirlo qui e ricominciare una nuova vita.  Mi disse che, in ogni caso, anche a Londra dovevo ricominciare tutto daccapo e se non mi fossi trovata bene, mi avrebbe messo lui stesso sul primo volo per Londra! “sorride.
“Si, questo è da Emmet“
“Lo hai capito meglio tu in pochi mesi che non la famiglia. Emmet ha un cuore immenso. Non mi avrebbe mai lasciato sola in aeroporto senza mezzi sufficienti a cavarmela. Kate, quello che vorrei farti capire è che non ho secondi fini con Emmet. Gli voglio veramente bene, come ad un fratello. Mi ha aiutato quando tutti mi hanno voltato le spalle. Ed ora che ho trovato un lavoro stabile cercherò un appartamento per lasciarvi i vostri spazi“ scuote la testa.
“Non ce n’è bisogno, Bella. Ammetto che sono stata gelosa di te e del vostro rapporto ma ora capisco molte cose. Anche per Emmet sei importante. Non mi ha mai detto i motivi, ma una volta si è lasciato sfuggire che tu sei stata l’unica, pur non avendo voce in capitolo, a credere in lui nello scandalo della Cullen Limited e mi ha raccontato che lo hai accompagnato a diverse sedute di terapia per smettere di bre” mi guarda e sorride e capisco che ha veramente afferrato quello che volevo dirle.
“Lo penso veramente. Emmet non è capace di far del male ai suoi familiari.
“Una curiosità. Sei scappata da casa di Edward e lui non ti è corso dietro? Ti ha lasciato andare? “ annuisco.
“Mi ha chiamato numerose volte le prime settimane. Ma non mi ha mai scritto mail per sapere dove mi trovassi. Inoltre, con tutti gli investigatori di cui dispone, se solo avesse voluto, ci avrebbe messo meno di mezza giornata a sapere dove mi trovo”
“Non l’hai più sentito? “
“No, non ho sentito più nessuno, neanche i miei familiari. A dire il vero ho staccato il telefono e preso un altro numero. Diciamo che mi sono resa irreperibile. Ho chiamato solo i genitori di Alice ed ho detto loro dove mi trovavo pregando di rassicurare i miei familiari, ma di non dare alcun tipo di informazione. Quando mi sarò ripresa mi farò viva io“annuisce.
“E con Edward sei ancora sposata? “ sorrido amaramente.
“Gli ho mandato una mail chiedendogli di provvedere al divorzio. Prima di andare via di casa avevo scaricato da internet il modulo da compilare da depositare in tribunale e gliel’ho lasciato con l’anello di fidanzamento. Ma non ho più saputo nulla.  Conoscendo la sua famiglia ed il suo entourage penso che abbiamo provveduto subito“scuoto la testa mentre Kate si alza e si avvicina, abbracciandomi.

“Mi dispiace veramente, Bella. Ti conosco poco, ma non meriti di vivere una situazione così brutta“ sono commossa dal suo affetto.
“Senti, per questo fine settimana andiamo tutti nella nostra villa al mare. Scenderemo in spiaggia e ti farò conoscere i nostri amici di famiglia. Saranno 2 giorni da sballo e ti faremo conoscere un sacco di uomini! Ti rimetteremo in carreggiata! “ scuoto la testa divertita alle parole di Kate.
“Kate, verrei volentieri ma oggi ho un appuntamento in ospedale. Credo di essere incinta! – non riesco a finire la frase che Kate fa cadere la tazzina con il caffè dentro. L’ho proprio sconvolta.
“Cazzo!” ecco ha espresso quello che penso anche io. Dopo mesi mi ritrovo a ridere di cuore. Dopo pochi istanti Kate si riprende e la vedo indaffarata al telefono.
“Perfetto! La mia ginecologa ti può ricevere anche subito. E' la migliore in città! Andiamo a scoprire se c’è un baby Cullen in arrivo!” e, dopo aver lasciato una bella banconota sul tavolino, mi trascina via alla scoperta del mio futuro.
 
 
 
 
  
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